mercoledì 29 giugno 2005



Berlusconi ha dichiarato: sarò io il candidato premier nel 2006.

Non avevamo mai avuto dubbi. In verità era stato lui che aveva cercato di depistare i cronisti per lasciare a noi un po’ di suspence. Ve lo immaginate Berlusconi disoccupato? Noi si. Saremmo felici che lo fosse. Dopo il disastro economico dei cinque anni di incarico che lo hanno visto prendere ben 52 provvedimenti negativi contro 19 positivi sarebbe auspicabile, nell’interesse del paese, che non fosse rieletto. D’altronde, chi sarebbe l’alternativa alla dittatura del fai da te legislativo?: l’ammucchiata “rosso falce-verde sole-quercia e margherita”? Ma per favore. Saremo costretti a subire per un altro quinquennio la follia politica di mediocri politicanti. Ecco cosa ci tocca vedere. Purtroppo.

martedì 28 giugno 2005



Approvata, in un ramo del Parlamento, la riforma della giustizia.

La maggioranza gioisce e non fa mistero di essere felice. L’opposizione invece si strappa i capelli. Che cos’è successo? Dopo anni di discussioni e un rinvio alle camere è stata approvata la riforma della giustizia al Senato. Maggioranza e minoranza in Parlamento fanno capire, fraudolentemente, che la riforma della giustizia è rispettivamente per i primi indispensabile per la sopravvivenza del buon funzionamento della magistratura, mentre per i secondi è pessima perché non serve a niente e rovina il lavoro dei giudici. Questi i fatti e passiamo alle opinioni. Siamo alle solite. Stiamo perdendo tempo. La riforma della maggioranza o quella proposta dalla minoranza sono entrambe riforme inefficaci e pericolose perché non risolvono il “problema dei problemi”, che è la certezza della pena e la severità delle decisioni dei giudici. Una riforma che non contempli efficacia, tempestività e certezza delle sentenze è una riforma condannata alla totale inutilità. Entrambi gli schieramenti fanno solo demagogia e non capiscono che non ha senso separare le carriere dei giudici o cose del genere quando il cittadino per avere una sentenza deve aspettare 10 anni! All’italiano medio non interessa un fico secco se c’è o meno la separazione delle carriere! E’ da dementi credere o, peggio, far credere che i problemi della giustizia con questa legge miglioreranno. Incredibile. Quanta male fede esiste fra la lobby degli avvocati da una parte e la lobby dei giudici dall’altra. Lor Signori sappiano che i cittadini italiani hanno capito chi è il vero responsabile dell’inettitudine della giustizia. E’ il sistema pattizio dei compromessi, realizzato da una classe politica buonista e dai legulei azzeccagarbuglieschi del partito del Presidente del Consiglio che fanno di tutto per non far funzionare il pianeta giustizia. Fra patteggiamenti, sconti, condizionale, ammissioni di colpe per riduzioni di pena, ecc... la Giustizia (con la G maiuscola) rimarrà una chimera e i mascalzoni e i delinquenti in questo paese continueranno a prosperare. Si deve essere veramente stupidi per credere a questa classe politica che ci prende in giro dalla mattina alla sera. Dunque, che fare? Purtroppo nulla. Non si può fare nulla, quando la razionalità è stata sottomessa alla mascalzonaggine e alla idiozia umana di imbroglioni di sinistra e di destra. Ma una cosa è possibile: quella di non abboccare né alle sirene della maggioranza, né a quelle dell’opposizione. Tutte e due le posizioni sono viziate di incapacità.

sabato 18 giugno 2005



Mancata ratifica della Costituzione europea e quote latte sempre in primo piano.

Jean Claude Juncker, Presidente di turno dell’Unione Europea, a conclusione del suo stressante lavoro di compromesso per raggiungere un’intesa sul bilancio del prossimo settennato, ha detto: “Ci sono due idee di Ue a confronto. Quella di coloro che vogliono l'Unione solo come un mercato unico, anche se di alto livello, e quella di coloro che la vogliono integrata politicamente. Il premier del Granducato ha dichiarato di aver addirittura provato vergogna quando i dieci Paesi entrati nell'Ue ultimamente hanno fatto un estremo, generoso tentativo di salvare l'accordo offrendo di sacrificare parte delle loro risorse economiche pur di salvare l'accorso”.
Questi i fatti. Passiamo adesso alle opinioni. E’ incredibile, ma purtroppo vero: i famosi paesi europei che hanno la presunzione di stare meglio degli altri e di essere i primi della classe sono i più avari, gretti e avidi del continente. Fa sensazione identificare i grandi ideali dei popoli europei con quelli limitati e gretti dei loro rappresentanti di oggi. Il nucleo forte dell’Unione, i famosi Chirac, Blair, Schroeder, Berlusconi e Soci si sono ormai dichiarati per quello che sono: una combriccola di politici, che hanno un orizzonte limitato alle sole “quote” latte o simili. Dove sono i Grandi dell’Europa? Dove sono i famosi Capi di Governo europei di una volta che hanno sempre "volato alto" verso la costruzione di un ideale di Europa Unita? Possibile che sia rimasta solo questa specie minore che non ha scrupolo di vedere l’Unione come una fiera di bestiame, immersa fino al collo di egoismi nazionali, in cui il "contrattare tutto" nel proprio interesse economico e nazionale è ormai la regola? Una sola cosa vogliamo dire: che pena ci fanno questi piccoli europei, veri pigmei della bassa politica internazionale. I veri Grandi dell’Europa si stanno rilevando proprio le Nazioni ultime arrivate. Forse sono loro gli autentici europei in cui albergano i veri ideali di un’unica Europa autenticamente unita. Alla storia il giudizio sui nani delle nazioni fondatrici dell’Europa. A Mr. Blair vogliamo dire una sola cosetta: che pena vedere un socialista (se mai lo è stato) fare politica come la conservatrice Thacher! La Storia lo giudicherà. A noi tutta la nostra disistima e disapprovazione.

giovedì 16 giugno 2005


Naufragi di matrimoni e pettegolezzi nel mondo dello spettacolo.

Da un po’ di tempo fanno riflettere i successi di vendita e di ascolto di riviste e programmi televisivi che hanno al centro del loro interesse la vita pubblica e privata di attori cinematografici e televisivi nonché, in generale, di gente dello spettacolo.
Premesso che non abbiamo nulla da ridire sui comportamenti privati delle persone cosiddette “importanti”, e premesso che ogni persona ha diritto alla riservatezza della sua vita privata, la tesi cambia quando si parla di persone “pubbliche”, nel senso di personaggi che gravitano nel mondo della politica e dello spettacolo. Per questa categoria di “lavoratori” un po’ atipici, la dichiarazione sopraddetta non vale più, proprio perché riguarda personaggi che vivono di pubblicità e di spettacolo in un mondo in cui l’informazione veicola il senso stesso del loro lavoro. Dunque, dopo anni di pettegolezzi, chiacchiere e indiscrezioni scandalistiche ci sentiamo in dovere di dire qualcosina circa il senso delle notizie che circolano sui media nazionali e internazionali a proposito delle dichiarazioni che vengono fatte da questi personaggi o su questi personaggi. Ecco un esempio recente: “L'attrice Jennifer Aniston accusa l'ex marito Brad Pitt che a far naufragare il loro matrimonio è stato il tradimento con l’altra attrice Angiolina Jolie. Il perché della separazione bla bla bla…”. Questi i fatti. E passiamo alle opinioni.
Diciamo la verità, il primo impulso che ci è venuto in mente alla notizia del naufragio del matrimonio della coppia statunitense è stato: “ma chi se ne frega”! Successivamente, però, abbiamo pensato che se una notizia del genere a noi non fa né caldo e né freddo e non perdiamo un solo istante del nostro tempo a sprecarlo per queste insulsaggini, temiamo che la stessa notizia, purtroppo, interesserà molti milioni di lettori e di consumatori di questo genere di informazioni che non abbiamo timore di definire frivole e insignificanti. Ci chiediamo com’è possibile che il mondo attuale, globalizzato, in cui le scoperte scientifiche e la tecnologia svolgono un compito importante per elevare la gente sul piano culturale e della conoscenza, che ad avere più successo siano trasmissioni televisive e informazioni della carta stampata in cui si parla esclusivamente di pettegolezzi e fatti scandalistici del tipo “grande fratello” o la vasta e scema gamma di reality show? Scusateci, ma non abbiamo paura di dire che ci vergogniamo di appartenere a una società, non solo nazionale, ma anche internazionale e intercontinentale, in cui al centro dell’interesse dei media si mettano queste colossali e inutili argomenti, piuttosto che i fatti culturali veri e propri. Oroscopi, indiscrezioni, chiacchiere, scandali circa la scappatella di quel o quell’altro personaggio televisivo, interessi miliardari intorno alle nozze di un famoso calciatore e cose analoghe, ci fanno capire come questa società è arrivata alla fine di un ciclo. Tutte le possibili risposte ci fanno capire che siamo “alla frutta”. Questo sistema di vita, cosiddetto occidentale, così come lo abbiamo costruito finora, non funziona più. Anzi, non solo non funziona più ma è addirittura pericoloso che esso continui a funzionare in questo modo, deleterio e sbagliato. Il rischio è che a continuare su questa linea la comunicazione si imbarbarisca sempre di più sia dal punto di vista del contenuto del messaggio (negativo e infruttuoso), sia dal punto di vista dell’abitudine a considerare normale una informazioni che non contiene nulla che interessi il lavoro o lo spirito ma che produce sicuramente ricadute negative sul piano valoriale. Il punto d’arrivo è che si rischia di perdere totalmente la bussola, trascinando irreversibilmente l’intera società nel baratro del “nulla mediatico”. Per favore! Usiamo la testa e mettiamo in funzione il cervello! Finiamola di alimentare con il nostro denaro, che poi è il denaro dei più poveri e degli esclusi, questi giri pazzeschi e buoni a nulla di mediocrità dello spettacolo che sono cattivi maestri, sul piano dei valori e delle grandi scelte etiche e morali, per la gente comune, purtroppo sprovvista di strumenti culturali adeguati per resistere alle sirene della volgarità e della inconsistenza. Ci vorrebbero possenti pernacchie (alla Totò) tutte le volte che gente banale e insignificante come quella che si vede in televisione in ogni momento della giornata, si presenta a fare spettacoli senza contenuto e senza valore.

lunedì 13 giugno 2005


Una sconfitta elettorale di proporzioni gigantesche.

Il quorum al referendum non c’è stato. Dunque, la proposta referendaria non è passata. La legge 40 rimane così com’è. Cosa dire di questo ennesimo flop dei sostenitori dell’anticlericalismo (ma anche dell’antiamericanismo, dell’antieuropeismo, dell’antiglobalismo, dell’antipatriottismo, dell’antitutto) in Italia? Due semplici considerazioni. La prima. Gli italiani hanno punito la pattuglia radicale e radical-comunista per la loro presunzione. Costringere quasi quarantaquattro milioni di concittadini ad andare a votare su un tema impossibile com’è quello sulla procreazione assistita è stato un terribile errore. Chi paga adesso per la rottura di un clima di dialogo costruttivo tra cattolici e laici? Seconda considerazione. Mentre in televisione si discuteva del sesso degli angeli, con dibattiti che facevano paura anche a filosofi competenti e preparati, alla televisione francese andava in onda uno straordinario programma che riguardava l’inaugurazione dell’aereo più grande del mondo di produzione europea. Cioè, mentre in Francia tecnici, ingegneri, politici discutevano delle ricadute positive sull’economia europea da parte del progetto Airbus 380 (a cui l'Italia ha negato la sua partecipazione), nell’Italietta radical chic di Pannella, Bertinotti e Soci e in quella in mutande di Berlusconi, Bossi e Compagnia si discuteva di morale, di etica e di tirare per la giacchetta gli italiani per costringerli ad andare a votare o al mare su un tema che non ha appassionato nessuno, tranne Lor Signori. Questi ultimi non hanno capito che la gente comune ha altri problemi a cui pensare. I poveri cittadini onesti sono costretti a pensare a come affrontare la quarta settimana del mese sia con gli stipendi che si ritrovano, sia con l’euro che è stato lasciato in mano ai pescecani del commercio. E intanto la recessione continua anche nel secondo trimestre e il Pil si abbassa sempre di più. Abbiamo visto com’è andata. La sinistra laicista e anticlericale ha perduto clamorosamente, trascinando nel disastro tutto l’elettorato moderato antiberlusconiano. Il centrodestra gongola. Come se avesse vinto alla lotteria. I poveretti non sanno che stanno scavando la fossa per tutti. Povera Italia, cosa sei costretta a subire da questa classe politica di governo e di opposizione!

martedì 7 giugno 2005


Lingue straniere, traduzioni e … piccola Italia.

Estate. Straordinaria stagione dell’anno. Tempo di ferie, di vacanze, di viaggi all’estero. Si prenota, si paga, si va all’aeroporto e … bum, si arriva. Europa, America, Asia, Africa, Oceania. Le mete possono essere diversissime. Le città straordinariamente disuguali. Gli usi e i costumi fonti di meraviglia e di grande interesse. Tutto è bello e avvincente. Ma una sola cosa è sempre la stessa e, purtroppo, monotona. In un mondo costituito da paesi differenti, completamente dissimili tra loro, l’italiano in vacanza trova sempre la stessa difficoltà: la lingua per comprendere e comunicare. E’ incredibile come si possa verificare sempre la medesima situazione. In nessun paese del mondo si è facilitati a parlare italiano. Anzi! Sembrerebbe che tutti i paesi del mondo si fossero coalizzati in una grande associazione, l’ACCLIE, Associazione Contro la Comprensione Linguistica degli Italiani all’Estero, il cui unico scopo è quello di rendere difficile la vita al turista italiano, ostacolandolo nella comprensione dei fatti e degli eventi in quel luogo. Tutti d’accordo e uniti nell’impedire al turista italiano, di capire, di rendersi conto, di comunicare, di relazionare, di socializzare. Insomma, in una sola parola di comprendere cosa gli succede intorno. Usi e costumi, vita e cultura, storia e geografia, televisione e sport del luogo sono sempre cifrati, crittografati, incomprensibili. Non si capisce mai niente. Inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, portoghesi, olandesi e persino greci trovano sempre, nei paesi all’estero, fuori dal proprio, cartelli nelle loro lingue nazionali, facilitazioni e agevolazioni nella comprensione. Agli italiani no! Annunci fonici, segnaletica e macchinette traduttrici in tutte le lingue, meno che in italiano. Guide turistiche, programmi televisivi, avvisi e informazioni, menù nei ristoranti, guide nei musei e, persino, programmi di traduzione in internet, tutti rigorosamente in qualunque lingua, tranne l’italiano. Delle due l’una. O i soldi spesi dall’italiano all’estero non interessano, oppure sotto ci deve essere qualcosa di brutto. Come si dice in questi casi: gatta ci cova! Ora, nel mentre ci sembra difficile, se non impossibile, giustificare la discriminazione economica, affermando che i soldi degli italiani non sono buoni (l’euro vale lo stesso da qualunque parte si provenga e si vada), vuol dire che la risposta giusta è l’altra. Cioè, che sono gli italiani che non sono ben visti. Diciamo che se ne farebbe volentieri a meno. A parte la pizza, per gli italiani all’estero non c’è quasi niente che ricordi loro di essere “a casa”. In più sono mal visti per tutta una serie di questioni più o meno variegate. A cominciare dalla fortissima antipatia che produce il solo aggettivo italiano riferito alla nazionalità del premier Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio che, con il suo colossale conflitto di interessi, ha creato il caso. Questo antipatico miliardario televisivo lombardo, per gli italiani all’estero, è stato una disgrazia. Anche qui, il pirata di Arcore con la bandana, ha colpito ancora. Piove, governo ladro!

sabato 4 giugno 2005


Disgusto e desiderio di fuga.

Siamo disgustati dal livello del dibattito politico assunto in questi ultimi mesi in Italia. Il confronto delle idee sui quattro referendum in materia di procreazione assistita e le conseguenze dei due no di Francia e Olanda sulla Costituzione Europea stanno avvelenando, in modo rozzo e cinico, l’intera vita politica italiana. Tutti contro tutti. Amici e nemici, tutti contro. Lotta al coltello sia nei partiti, sia tra i partiti. Francamente, non se ne può più. L’informazione politica, esasperata dal tentativo di fare audience, lo dimostra. Telegiornali e telegiornalisti, radiogiornali e commentatori radiofonici, carta stampata quotidiana e periodica con i loro amanuensi di turno, televisione satellitare con i loro mezzibusti imbellettati, internet e i telefonini con i loro maniaci della rete, ce la stanno mettendo tutta per ispirare disgusto nella politica. E ci stanno riuscendo. In tutta questa confusione (perché di questo si tratta), a perdere la bussola e la pazienza è il paese intero. Che perde. Colpa di chi? Di un impazzimento collettivo e generalizzato, in cui i professionisti della polemica e dell’avvelenamento del dibattito politico hanno interesse a distrarre, dai temi di fondo della cultura e della società, gli italiani più equilibrati e più disponibili al ragionamento dai temi politici. Non c’è più un solo angolo nel quale rifugiarsi per recuperare un po’ di dialettica politica seria e ragionata, non sporcata dalla polemica sterile e inutile. Una sola decisione. Sospendiamo le nostre riflessioni per un po’. Vogliamo dedicarci per qualche tempo alla lettura, alla buona lettura, alla sana lettura, che ci permetta di sgombrare dalla mente, per quanto possibile, le polemiche e i veleni del modo di discutere, pessimo e tutto italiano, di temi politici. Cercheremo di vedere il minimo di televisione. Chissà che fra un po’ non saremo riusciti a disintossicarci e a recuperare un minimo di ottimismo. Ce lo auguriamo di cuore.

venerdì 3 giugno 2005


Richiesta di ritorno alla lira e ignoranza dei ministri leghisti.

I Ministri della Lega, Maroni e Calderoni, hanno chiesto di indire un referendum sull’euro per verificare se i cittadini italiani sono d’accordo nel ritornare alla vecchia lira. Il fatto, dice qualcuno, si commenta da sé. E’ una barzelletta, dice il leader di Rifondazione, Fausto Bertinotti. Questi i fatti. E veniamo alle opinioni. Noi non crediamo che la richiesta dei due ministri leghisti sia una barzelletta. Il fatto è che la richiesta non è venuta da due persone qualunque, ma da due ministri della Repubblica. Quello che colpisce è l’ignoranza mostrata dai due ministri in materia costituzionale. Essi, infatti, con la loro richiesta hanno dimostrato di non sapere che, in materia di trattati internazionali, la Costituzione vieta la possibilità di ricorrere al referendum. Dunque, cosa dire della spacconata leghista? Una sola cosa: che sono due ignoranti che dovrebbero essere licenziati in tronco per avere dimostrato di non conoscere il testo fondamentale per cui guadagnano centinaia di migliaia di euro all’anno. Se questo paese fosse serio, il minimo a questo punto che potrebbe loro succedere sarebbe un licenziamento in tronco. Ma si sa, che in Italia, togliere il posto di lavoro a un lavoratore che non lo merita è più difficile di un cammello che passi per la cruna di un ago. L’aspetto straordinario della vicenda è che il Presidente del Consiglio non chiarisce qual'è la posizione del Governo in questa vicenda. Dov’è la serietà di un Presidente del Consiglio che dovrebbe tutelare l'interesse del paese? Sotto le scarpe.

giovedì 2 giugno 2005


Ancora sulla vergognosa consuetudine della raccomandazione.

Questa rubrica si interessa di politica e società. Dunque, anche di costume. Oggi intendiamo parlare di questo genere di argomento. Curiosando tra gli articoli dei quotidiani abbiamo scoperto l’ennesima perla del malcostume italico. Intendiamo riferirci alla scorciatoia preferita dai furbi per arrivare primi nella corsa al posto, nei vari concorsi pubblici. In Italia, la letteratura della raccomandazione è lunga e ricca di episodi come quello denunciato qualche giorno fa da un medico genovese. Si tratta di un medico che è stato “sollecitato” dal suo superiore, un Dirigente di una azienda sanitaria medica, a far vincere il concorso a un suo raccomandato. Il Dirigente in questione ha fatto pressioni, non solo psicologiche, per agevolare il cammino del suo pupillo verso il posto da assegnare con il sistema della raccomandazione. Il medico in questione, presidente di una commissione medica, si è rifiutato di valutare positivamente l’interessato, opponendosi alla pratica, tutta italiana, di danneggiare i più bravi. Risultato? L’ha pagata cara, perché è stato rimosso dalla carica che occupava, rimanendone punito e retrocesso nella carriera. Questi i fatti. La nostra opinione è la seguente. Male ha fatto il medico, presidente della commissione che ha subito la ritorsione, ad aver reagito scompostamente, protestando vivacemente contro il suo Dirigente per non avere accettato la raccomandazione. Egli ha sbagliato tattica. Avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato, ma in modo meno traumatico, cambiando metodo. Diciamo questo perché siamo al corrente di un analogo episodio accaduto qualche anno fa a un nostro amico, il quale è stato membro di una commissione regionale medica che doveva giudicare, analogamente al fatto genovese, chi tra i cento candidati avesse dovuto vincere il concorso riservato comprendente un posto di direttore in un centro regionale. Ecco i fatti. Alla fine della correzione degli elaborati della prova scritta e a qualche giorno dall’inizio del colloquio orale, il Presidente della commissione ricevette dal suo superiore una telefonata. In forme ipocrite e falsamente gentili, il Dirigente si informò di come stesse il suo subalterno gerarchico, di cosa stesse facendo di interessante in quel periodo di forzata assenza dal servizio e di cosa avesse di bisogno nel suo lavoro. “Come sta?”. “E’ un po’ che non ci sentiamo, vero?”. “Come stanno i suoi familiari? ” Ecc.. Improvvisamente il cambiamento di tono della voce. ”Dunque! Caro il mio dipendente! Il reale motivo della mia telefonata è un altro. La chiamo per informarla che il mio amico, tal Pinco Pallino, deve essere valutato da lei tra qualche giorno, in relazione al concorso regionale di cui lei è il presidente. Ebbene, posso stare sicuro che lei farà il suo dovere?”. Ecco le testuali parole dette dall’illustre Dirigente. La risposta non fu meno arguta. “Carissimo Dirigente. Ma certamente! Può stare tranquillo che il suo pupillo sarà trattato con tutti i riguardi”. E la telefonata finì li, con questa “assunzione di responsabilità”. Un piccolo particolare. Durante il colloquio, è vero che il candidato raccomandato fu trattato con tutti i riguardi. Si. Ma al contrario! Perché il presidente della commissione fece esattamente tutto il contrario di quello che aveva detto al suo superiore. E cioè, fece i salti mortali per mettere in difficoltà il candidato raccomandato e alla fine fece apparire che il non brillante posto in graduatoria acquisito dal raccomandato non gli consentì di fargli vincere il concorso. Naturalmente sia il candidato, sia il Dirigente avevano intuito che non era stato aiutato. Ma non avevano potuto dire nulla perché il Presidente della Commissione giurava di avere aiutato oltre misura il candidato. Conclusione. Il concorso alla fine risultò corretto, il candidato raccomandato non raggiunse lo scopo di vincere il concorso e il Dirigente, suo malgrado non potè retrocedere il suo dipendente che aveva esaminato il raccomadato. Certe volte, per vincere la guerra, è necessario perdere una battaglia. Il risultato fu comunque raggiunto. Ne valse la pena.

mercoledì 1 giugno 2005


Novità all’ultimo momento nel Referendum del 12 e 13 Giugno 2005.

A pochi giorni dal referendum sulla “procreazione assistita” del 12 e 13 Giugno, una confusionaria trasmissione televisiva, confezionata all’ultimo momento dalla TV di Stato, svela, in "zona Cesarini", che l’attuale normativa sulla procreazione assistita presenta una contraddizione che ha dell’incredibile. Pensate che, secondo una corretta interpretazione giuridica dello stato attuale della normativa vigente, allo stato attuale esistono (coesistono) due leggi. Una è l’attuale legge n.40 del 2004, che afferma che è obbligatorio tutelare fino a casi limiti estremi l’embrione, impedendo a chiunque modificazioni e manipolazioni (anche terapeutiche) sul futuro nascituro. L'altra, quella sull'aborto del 1976, che afferma che quando l’embrione diventa feto e, pertanto, "personcina” nel grembo della madre, si può consentire a quest’ultima di abortire, “purchè entro e non oltre un certo numero di settimane”. Capito? Prima si fa il diavolo a quattro per impedire qualunque intervento medico e poi si permette con relativa "facilità" ai genitori di decidere se eliminare o meno l’esserino vivente. Ditemi voi come chiamare questo fatto: incongruenza, illogicità, incoerenza, distrazione del Legislatore? No! Noi la chiamiamo incompetenza e inaffidabilità di un’intera classe politica che, quando legifera, non pensa alle conseguenze e al quadro normativo ma a una sola cosa: preservare l'ideologia preconcetta del partito che essa esprime, infischiandosene delle conseguenze. Siamo dell'avviso che questo referendum è sbagliato e dannosissimo. Una squadra di attori grossolani, come sono i radicali, hanno montato su questa pessima rappresentazione politica, facendo spendere allo Stato qualcosa come trecentocinquanta milioni di euro che avrebbero potuto essere spesi per temi più importanti. Invece no. Dobbiamo subire le pulcinellate di questi guitti della politica italiana che, adeguatamente sostenuti da una sinistra anticlericale e antimoderna, impongono a un intero Paese di mobilitarsi contro voglia per votare una serie di referendum che i cittadini italiani avrebbero volentieri evitato. Per contro, da parte della Chiesa cattolica, stiamo assistendo a una messa in scena che ci ricorda il 1948, ovvero "o la vita o la morte", con una campagna di mobilitazione che impone a tutti i cattolici di sostenere il "non voto". L'alternativa è quella di una minaccia più o meno esplicita che produce una pressione psicologica straordinaria sui cittadini contrari al referendum. Insomma, come dire che ci stiamo trovando "tra l'incudine e il martello". Purtroppo, questa è la sensazione che stiamo provando in questi momenti. E non è una bella cosa.

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