martedì 29 maggio 2012

Il calcio in mano agli imbroglioni.


Dirigenti della Federazione calcio e del CONI: fermate il campionato e date una lezione educativa ai calciatori. Fateli smettere di giocare per un anno senza se e senza ma. Radiate tutti i giocatori che sono stati complici della ennesima truffa. Fatelo per il bene del calcio e di tutto lo sport italiano. Non avete altra scelta se volete salvare il buon nome dello sport di questo paese. All'estero siamo diventati inaffidabili ed è necessario prendere decisioni drastiche. Se non lo farete sarete complici degli imbroglioni.

domenica 27 maggio 2012

Smettiamola una volta per tutte di dire che “sono tutte eguali”.


Non sappiamo quali siano i criteri con i quali l’Agenzia delle Entrate e i Ministeri dell’Istruzione e della Salute, decidono l’ammissione al 5‰ a enti e associazioni no-profit. Sappiamo che è molto difficile essere al tempo stesso scrupolosi ed equi. Ma che vengano ammesse organizzazioni come quella della “Draca Onlus” crediamo che ci sia qualcosa che non vada bene nella attribuzione del marchio doc alle associazioni ammesse. Il Presidente a cui è intestata questa associazione sarà un ottimo presidente. Il fatto è che noi non ci spieghiamo come mai questa onlus abbia avuto visibilità e ottenuto di entrare nell’elenco del 5‰. E come lei tantissime altre. Vuol dire che basta fare domanda che si ottiene un posto nella lista? Di solito si associa il 5‰ e l’8‰ a enti e istituzioni di elevato rango, come la chiesa cattolica, un ente di ricerca contro i tumori, un prestigioso museo d’arte, ecc. L’ammissione di questa onlus potrebbe anche essere accettata se non fosse che è un’illustre sconosciuta come lo sono altre migliaia del genere. Basta vedere chi sono gli ammessi al 5‰ e si potrà prendere atto della più colossale accozzaglia mai vista e accettata dalla Pubblica amministrazione a fare cassa. Tutti vantano grandi curriculum teorici e significatività di valori perseguiti. A chiacchiere. Ma in concreto che cosa fanno queste organizzazioni? Spendono un po’ di soldi pubblici per qualche convegno con annesso intrattenimento culinario e poi nulla. Vale la pena dar loro soldi pubblici sprecandoli? A nostro parere non è corretto distrarre denaro di tutti, specie in questo momento di crisi economica per fatterelli, quando ci sono situazioni limiti inaccettabili, come per esempio le pessime condizioni in cui versa il Museo della Scienza di Firenze che non ha neanche i soldi per la pulizia. Si regalano quattrini per quisquilie inutili e non si bada ai grandi tesori dell’arte e della scienza che avrebbero bisogno urgente di interventi di sostegno. Disse Seneca: “Bonis nocet qui malis parcet”.

mercoledì 23 maggio 2012

Alemanno e il sacco di Roma.


La stanno spogliando, come fece nel 1527 l'Imperatore Carlo V d'Asburgo, con le sue truppe piene zeppe di lanzichenecchi. Questa volta c’è una differenza. Il “sacco” sta avvenendo non in forme violente ma lentamente; minimizzandolo e celandolo, con la scusa della crisi, a necessità. La via maestra è il classico nepotismo, con prebende date ai propri familiari e agli amici che sfiorano certi premi di lotterie; arruolando silenziosamente a colpi di nomine improvvise uno stuolo di compagni di partito e di militanti di organizzazioni collaterali senza meriti, nelle presidenze di molte municipalizzate; premiando il parassitismo (come quello dei vigili urbani che sono letteralmente scomparsi dalla “circolazione” o quello dei tassisti); fornendo consulenze d’oro a ingegneri ignoranti (come quelle date all’Acea); permettendo a palazzinari più o meno senza morale di costruire immensi agglomerati di case inutili e controproducenti per la città senza avere previsto prima i servizi indispensabili. Insomma, stanno facendo il “loro mestiere”, che è quello di spolpare la città, con efficienza e scientificità. La circostanza è interessante sotto il profilo politico. Per una coincidenza astrale, unica e irripetibile, il Sindaco Alemanno e la sua degna comare il Presidente della Regione Lazio Polverini si sono trovati nella felice circostanza di presentarsi alle elezioni per le due cariche nel migliore momento storico e politico del peggior Berlusconi, che ne ha garantito l’elezione, con la collaborazione attenta e interessata delle gerarchie cattoliche. Adesso si trovano in mano un potere enorme senza dover dare conto ad alcun padrino, per le note vicende giudiziarie del loro sponsor Berlusconi distratto dagli obblighi di presenziare ai suoi processi. A nostro giudizio il Sindaco Alemanno non sta lavorando bene per la città. Anzi, sta lavorando malissimo. Ma non si deve dire. Con la pessima prassi romana che ci sono cose in cui è meglio non immischiarsi si sta consentendo a un gruppo di indigeni di spogliare la città e di darne una immagine da "terzo mondo". Questa è l’atmosfera che si respira nella capitale in questo primo anno del post-berlusconismo. Noi non accettiamo forme di silenzio-assenso e di autocensure. Per giustificare questa ipotesi di giudizio estremamente negativa dell'attività del Sindaco, presentiamo la lettera pubblicata oggi sul CdS dal sig. Stefano, che dice: ”[…] mi capita spesso di scrivere dopo uno dei miei viaggi all’estero, dove mi indigno nel vedere le situazioni paradisiache altrui, soprattutto nel versante della lotta al degrado e all’illegalità, confrontandole con la realtà romana. Mi sono arreso per i confronti con tutte le altre città europee. Ma che addirittura debba invidiare una città come Tunisi (si, proprio Tunisi) nel confronti con Roma lo trovo incredibile … Infatti, sono stato 3 giorni in quella città e ho visto che i venditori illegali sono stati concentrati solo nella città vecchia e in ogni caso lontano dai monumenti lì tutelati; niente scritte né manifesti sui muri; niente lavavetri, questuanti e “cappottini” ai semafori; niente posteggiatori abusivi, baracche e ricoveri di fortuna lontani dalla città e visibili solo in periferia. Ma perché tutti, proprio tutti, comprese città definite da “terzo mondo”, ci devono dare lezioni su come si deve regolare la vivibilità nelle città? Perché non abbiamo il minimo senso del rispetto di noi stessi e della nostra storia, di cui le (ex) magnifiche città italiane come Roma dovrebbero essere vanto e biglietto da visita della nostra cultura?” Ogni commento è superfluo.

lunedì 21 maggio 2012

Inno nazionale, fischi e responsabilità.


Siamo alle solite. All’inizio della partita di finale della Coppa Italia di calcio, la cerimonia di apertura prevedeva che venisse cantato l’inno nazionale di Mameli.

Durante l’esecuzione la folla ha fischiato ripetutamente e non da settori isolati. Il fatto non meriterebbe alcuna considerazione se non permettesse di fare della pedagogia sul grave atto di inciviltà mostrato allo stadio. Partiamo da una domanda: perché la folla ha fischiato? Non lo sapremo mai con certezza. Fatto sta che la folla ha fischiato. Possibile che decine di migliaia di tifosi siano allo stato brado nel campo dell’educazione e che manifestano un deficit così grave di civiltà e di cultura dello sport? Anche qui non lo sapremo mai con certezza. Una sola cosa però è indubitabile: l’incapacità dei dirigenti della federazione calcio e della classe politica ad agire per eliminare o ridurre considerevolmente il pessimo fenomeno di malcostume. Il fatto ci permette di fare un’ultima considerazione. E’ evidente che una folla oceanica di persone incivili non si può dall’oggi al domani educarla se non cambia qualcosa nel mondo del calcio. Ci viene in mente il proverbio “a mali estremi, estremi rimedi”. Se la situazione è così degenerata vuol dire che le responsabilità di chi l’ha prodotta sono enormi. Dunque, il programma di rieducazione dovrebbe prevedere:
- Licenziamento in tronco per incapacità dell’intera classe dirigente del calcio;
- Licenziamento in tronco per incapacità dell’intera classe dirigente del CONI;
- Sospensione per almeno un anno della manifestazione di coppa Italia di calcio come elemento di riflessione per la gravità oggettiva del danno arrecato allo sport italiano;
- Diminuzione dei finanziamenti del calcio e aumento automatico dei fondi agli altri sport per incentivare il fair play e il rispetto dei simboli;
- Legge che obblighi tutti i responsabili diretti e indiretti di atti di violenza e di maleducazione a multe salatissime da regalare alle scuole per finanziare progetti educativi volti a creare futuri cittadini consapevoli dell’importanza del vivere civile negli stadi;
- Obbligo alle scuole di creare una pedagogia del rispetto dell’inno nazionale e della cultura dei valori dello sport.
Ci fermiamo qui. Ci mordiamo però la lingua nel pensare che per decenni le violenze perpetrate nel calcio sono sempre state tollerate con rassegnazione e fare omertoso dall’intera classe politica, di ogni schieramento. Che puzza che viene da questi politici, principali responsabili dell’inciviltà di un mondo sempre alle prese con magistratura e reati.

venerdì 18 maggio 2012

Il vero nome di certe “cose”.


C’è un bel libro del 1986 scritto da Giuliano Toraldo di Francia dal titolo “Le cose e i loro nomi”, pubblicato da Laterza, in cui l’autore giustifica una relazione causale che intercorre tra le cose e i loro nomi. Insieme a questo c’è anche una brillante pubblicazione di Sara Gigada, dal titolo “Nomi e cose. Aspetti semantici e pragmatici delle strutture nominali”. I due libri differiscono parecchio nei loro intenti perché il primo si interessa alle relazioni scientifiche tra i nomi delle cose e le cose medesime mentre l’altro, che è del 1999, ha come interesse il nesso del nome con la cosa non solo dal punto di vista linguistico ma anche semiotico e semantico. Il secondo libro ci interessa più da vicino perché l’autrice mette in evidenza l’enfasi sul comportamento sociale della parola e del nome. Voi direte ma qual è il senso di questa premessa? La risposta ha a che vedere con la campagna attuale di animosità che c’è in Italia contro Equitalia, la società preposta alla riscossione delle imposte. Questa campagna si sta manifestando con episodi di intolleranza di singoli individui, ma anche di gruppi autogestiti che organizzano il dissenso. E’ noto che in Italia c’è una fortissima evasione fiscale che ha radici lontane e tiene conto del DNA dei cittadini di questo infausto paese abituati da modelli di comportamento inadeguati sotto il profilo etico e morale. Il fatto grave è che non solo l’italiano medio non paga le tasse ma addirittura si vanta di non pagarle. Ci chiediamo, alla luce delle categorie scientifiche e linguistiche esplicitati dai due autori richiamati sopra, che significato si può dare all’”evasione fiscale collettiva” degli italiani che può essere sintetizzata dal fatto inverosimile che in Italia e solo in Italia il padrone di un’azienda dichiara al fisco un reddito inferiore a quello dei suoi dipendenti. E, soprattutto, qual è il vero nome da dare a questi cittadini in ragione della cosa che fanno? Ebbene noi abbiamo la risposta. Questa risposta non ammette «se» e «ma». E’ unica e chiarissima nel suo significato semantico e pragmatico. Chi non paga le tasse è un ladro. Lo ripetiamo in caratteri maiuscoli per coloro che fanno finta di non capire: è un LADRO. Lo si sappia. E non ci sono giustificazioni di nessun tipo, perché la questione è definitivamente spiegata dal significato del sostantivo.

martedì 15 maggio 2012

La Mission di ETICASEMPRE.


L'associazione ETICASEMPRE di Gigliola Ibba, ha pubblicato il documento chiamato "Missione". Si tratta del documento che guiderà tutte le azioni che intraprenderà l'associazione. "Custoditelo, rileggetevelo e diffondetelo nella vostra comunità". Sono parole di Gigliola Ibba. Ecco il testo originario:

IN CHE COSA CREDIAMO

Noi crediamo che l’etica – intesa come la libertà dell’individuo di perseguire i propri obiettivi nel rispetto e nel bene degli altri – sia la base fondante di un nuovo modello di vita. I nostri fondatori, i nostri soci, i nostri sostenitori sono convinti che solo il comportamento etico potrà consentire:
- alla politica di svolgere il vero ruolo per cui ha ricevuto il mandato dagli elettori: quello di porsi al “servizio del cittadino”, e agire unicamente nel suo interesse;
- al mondo degli affari di contribuire allo sviluppo del Paese, in un ambiente equilibratamente competitivo, senza cercare scorciatoie e connivenze che generano corruzione e distorsioni sociali;
- alle imprese di poter operare sul territorio, con la piena, tempestiva e corretta collaborazione delle istituzioni per conseguire, senza lacci e lacciuoli, i loro obiettivi e quelli dei loro dipendenti;
- alla finanza e alle istituzioni finanziare di agire, non più e non solo, nell’interesse di pochi, ma soprattutto di quello dei molti che necessitano delle fonti di credito per la loro famiglia, la loro azienda, i lavoratori che da loro dipendono;
- ai cittadini di operare nel rispetto di se stessi, della comunità in cui vivono, dell’ambiente, ma al contempo di non considerarsi più “sudditi”, ma “attori” di un sistema democratico che conferisce loro il diritto di essere adeguatamente rappresentati e di ricevere i servizi da loro finanziati con la tassazione;
- alla comunità tutta di agire nel rispetto della “cosa pubblica” e dell’ambiente per consegnarlo intatto, e se possibile migliorato, alle nuove generazioni.
La nostra azione si pone quindi l’obiettivo di ricreare le fondamenta di questi valori che nel tempo, nel nostro Paese, si sono andati affievolendo o sono stati addirittura calpestati.

CHI SIAMO

I nostri fondatori, i nostri soci, i nostri sostenitori hanno firmato, per far parte della nostra associazione un “codice etico” che li impegna a rispettarne i valori e a lottare per riportarli nel nostro Paese. Pur incoraggiando ciascuno a perseguire le proprie idee politiche anche nell’esercizio del voto, i nostri aderenti si sono impegnati a non iscriversi o ad operare per nessun partito politico. Noi intendiamo costituire/essere un movimento di opinione in cui è bandita ogni discriminazione relativa a credo politico, religioso, nazionalità, sesso e ogni altro ancora, che si pone al solo servizio dei cittadini italiani e stranieri che vivono nel nostro Paese.

COME CONSEGUIREMO LA NOSTRA MISSIONE

Noi intendiamo, con l’apporto volontario di soci, sostenitori e di quanti condividono le nostre idee:
- stigmatizzare i comportamenti non etici delle categorie che operano in modo difforme dai principi etici che abbiamo illustrato;
- diffondere i nostri valori etici, a partire dalle scuole, perché siano formati i cittadini di domani;
- portare assistenza a quanti dalla mancanza di principi etici sono stati penalizzati, come ad esempio gli anziani, i giovani, i lavoratori, le imprese.


IN CHE MODO CI SIAMO/CI STIAMO ORGANIZZANDO

Abbiamo formato un’organizzazione, coordinata dal Presidente, costituita da gruppi di lavoro. A ciascun gruppo, presieduto da un capo-progetto, è affidato il compito di ideare e realizzare le azioni più idonee ad operare nelle aree sopra descritte. Sono parte integrante della struttura la segreteria organizzativa, il responsabile dei rapporti con il web e i sistemi telematici che supportano e facilitano il dialogo e il collegamento diretto con tutti i nostri interlocutori. Al Presidente e ai capigruppo si affiancherà un “Comitato di Saggi”, in rappresentanza di tutte le categorie professionali. A loro verrà affidata la cura di diffondere il nostro credo nell’ambito della loro categoria e di assistere i Capigruppo e il Presidente nelle azioni che andremo ad espletare.

QUALI SONO I VALORI CHE CI GUIDERANNO

- Il rispetto del nostro codice etico che abbiamo sottoscritto (v. allegato).
- La competenza, la passione, l’impegno nel progettare e dare esecuzione alle nostre azioni.
- La capacità di monitorare sistematicamente i “fatti”, le notizie che richiedono il nostro intervento e di reagire nel più breve tempo possibile.
- L’esempio e le capacità necessarie alla diffusione di questi valori.


COME CI FINANZIEREMO

I finanziamenti di oggi derivano esclusivamente dagli apporti personali dei fondatori e dalle quote di iscrizione dei soci. Ci adopereremo però per ottenere da chi condivide le nostre idee – organizzazioni o privati – fondi per realizzare i progetti a cui teniamo di più: la sensibilizzazione dei bambini della scuola dell’obbligo attraverso programmi nelle scuole; il supporto sia economico che psicologico che terapeutico agli anziani incapienti; i programmi di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro; offrire alle organizzazioni e ai loro interlocutori gli strumenti idonei a riconoscere e sviluppare i valori etici per porli alla base della loro crescita. Noi intendiamo accettare finanziamenti solo da individui e organizzazioni che aderiscono ai nostri principi.

COME CONTROLLEREMO LE NOSTRE SPESE

La nostra è un’associazione senza fini di lucro. L’attività , ad esclusione della segreteria e del responsabile del web, viene realizzata esclusivamente da volontari – Presidente e Capigruppo inclusi – che non percepiscono nessun emolumento in qualsiasi forma. Il nostro bilancio – benché non richiesto dal nostro statuto - verrà certificato da un’organizzazione indipendente che dia garanzia di operare con i principi di eticità qui espressi.

CHE COSA CHIEDIAMO A CHI CONDIVIDE LE NOSTRE IDEE

Purtroppo non è per tutti possibile offrire un contributo di lavoro. Chiediamo pertanto a chi condivide le nostre idee di aiutarci a farle rispettare e a diffonderle nelle loro famiglie e nella comunità in cui vivono.
NOI VOGLIAMO RIPORTARE NEL NOSTRO PAESE L’ORGOGLIO DI ESSERE ITALIANI E, NEL TEMPO, DI CONSEGNARE AI NOSTRI FIGLI IL NUOVO MODELLO CHE NOI AVREMO CONTRIBUITO A CREARE.

mercoledì 9 maggio 2012

Berlusconi e la paura dei suicidi.


Monti l’aveva detto e chiaramente: “il mio governo non è responsabile dei suicidi degli italiani. La colpa è della crisi economica e finanziaria che è stata prodotta dai governi precedenti”. Non l’avesse mai detto! Apriti cielo! Immediatamente 42 parlamentari del Pdl al servizio di Silvio Berlusconi hanno immediatamente protestato per la dichiarazione. Il Segretario dello stesso Pdl Alfano ha minacciato la crisi politica e lo stesso Berlusconi ha fatto sapere di essersi arrabbiato molto. In poche parole Monti ha dovuto rimangiarsi tutto. Silvio Berlusconi ha la coda di paglia perché in verità lui è l’unico ad avere per intero la responsabilità di tutto. Ve lo ricordate mentre cantava insieme ai suoi sostenitori la canzoncina “meno male che Silvio c’è”? Ve lo ricordate il suo sorriso beffardo che irritava gli avversari dichiarando che Lui & Bossi sarebbero stati inamovibili? Monti non ha avuto il coraggio di dire ciò che pensa per opportunismo. Lo comprendiamo. Noi non abbiamo paura di dire la verità e diciamo chiaramente che Silvio, mentre cantava “meno male che Silvio c’è”, invece di produrre leggi a difesa del lavoro e dell’economia che faceva? Se ne andava a letto con le sue burlesquine, facendo sesso e divertendosi da morire. E mentre i piccoli imprenditori si suicidano lui che fa? Dice che "non bisogna appiattirsi sul governo Monti". Lui se ne infischia della crisi economica e finanziaria; lui se ne ride dei licenziamenti e della cassa integrazione. Ha una montagna di soldi e non si suiciderà mai. Perché molte persone si sono suicidate e continuano a suicidarsi? Lo diciamo a tutto tondo: perché Silvio Berlusconi, pessimo Capo del governo precedente, non ha combattuto a-de-gua-ta-men-te la crisi per tempo. Ha prodotto viceversa le condizioni di crisi morale prima ancora che economica nel paese costringendo i piccoli imprenditori a chiudere e decretando il loro fallimento. Ecco perché la gente si suicida: per colpa sua. Altro che "meno male che Silvio c'è".

domenica 6 maggio 2012

Un paese governato da ciarlatani populisti e persone servili.


Ma come è stato possibile? Negli ultimi dieci anni, dal 2001 al 2011, per otto anni su dieci, abbiamo avuto come Presidente del Consiglio un individuo, Silvio Berlusconi, che è il titolare di dichiarazioni irresponsabili. A parte le corna e il cucù in due riunioni di Capi di governo dell’UE (cose da pazzi), a parte la dichiarazione che “siccome il fisco ci tartassa è lecito non pagare le tasse” (incitamento alla disubbidienza e all’evasione fiscale), ecc.. adesso abbiamo l’ultima (sul suo bunga bunga): “i travestimenti delle ragazze ai miei festini erano solo gare di burlesque”. E poi aggiunge: “le donne, per loro natura, sono esibizioniste. E se poi sono dello spettacolo gli piace di montare degli spettacolini” (gravissima offesa alle donne serie che sono la maggioranza delle donne italiane). Queste sono alcune perle dell’ex Capo del governo che ha guidato rovinosamente l’Italia nei 4/5 dell’ultimo decennio. Come è stato possibile? Quale disgrazia ci è piovuta addosso per aver dovuto subire come Primo ministro un “venditore di fumo” che non solo non ha capito la crisi ma che l’ha addirittura agevolata perché l’ha negata fino alla fine? E’ vergognoso che gli italiani e la chiesa cattolica, con i loro voti non certo “disinteressati”, gli abbiano permesso di sedere per tanti anni sulla poltrona di Presidente del Consiglio. Con un partito politico personale (Pdl) alle sue dipendenze come mero strumento di potere (si vedano le decine di leggi ad personam approvate in Parlamento) e la nomina di Prefetti indecenti che hanno agevolato le sue richieste (si veda quel Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi al “servizio” di una olgettina alla quale dopo essersi messo a “sua disposizione” dice: “mi saluti il Presidente”) gli italiani sono stati portati alla disperazione. A nostro avviso lui, e solo lui, è responsabile di tutto il sudiciume che si è scatenato in Italia negli ultimi lustri. Lui che si dichiara cattolico (e poi è pluridivorziato) lo vogliamo vedere quando si presenterà al cospetto di Dio. E là le barzellette non funzionano!

Support independent publishing: buy this book on Lulu.