lunedì 21 maggio 2012

Inno nazionale, fischi e responsabilità.


Siamo alle solite. All’inizio della partita di finale della Coppa Italia di calcio, la cerimonia di apertura prevedeva che venisse cantato l’inno nazionale di Mameli.

Durante l’esecuzione la folla ha fischiato ripetutamente e non da settori isolati. Il fatto non meriterebbe alcuna considerazione se non permettesse di fare della pedagogia sul grave atto di inciviltà mostrato allo stadio. Partiamo da una domanda: perché la folla ha fischiato? Non lo sapremo mai con certezza. Fatto sta che la folla ha fischiato. Possibile che decine di migliaia di tifosi siano allo stato brado nel campo dell’educazione e che manifestano un deficit così grave di civiltà e di cultura dello sport? Anche qui non lo sapremo mai con certezza. Una sola cosa però è indubitabile: l’incapacità dei dirigenti della federazione calcio e della classe politica ad agire per eliminare o ridurre considerevolmente il pessimo fenomeno di malcostume. Il fatto ci permette di fare un’ultima considerazione. E’ evidente che una folla oceanica di persone incivili non si può dall’oggi al domani educarla se non cambia qualcosa nel mondo del calcio. Ci viene in mente il proverbio “a mali estremi, estremi rimedi”. Se la situazione è così degenerata vuol dire che le responsabilità di chi l’ha prodotta sono enormi. Dunque, il programma di rieducazione dovrebbe prevedere:
- Licenziamento in tronco per incapacità dell’intera classe dirigente del calcio;
- Licenziamento in tronco per incapacità dell’intera classe dirigente del CONI;
- Sospensione per almeno un anno della manifestazione di coppa Italia di calcio come elemento di riflessione per la gravità oggettiva del danno arrecato allo sport italiano;
- Diminuzione dei finanziamenti del calcio e aumento automatico dei fondi agli altri sport per incentivare il fair play e il rispetto dei simboli;
- Legge che obblighi tutti i responsabili diretti e indiretti di atti di violenza e di maleducazione a multe salatissime da regalare alle scuole per finanziare progetti educativi volti a creare futuri cittadini consapevoli dell’importanza del vivere civile negli stadi;
- Obbligo alle scuole di creare una pedagogia del rispetto dell’inno nazionale e della cultura dei valori dello sport.
Ci fermiamo qui. Ci mordiamo però la lingua nel pensare che per decenni le violenze perpetrate nel calcio sono sempre state tollerate con rassegnazione e fare omertoso dall’intera classe politica, di ogni schieramento. Che puzza che viene da questi politici, principali responsabili dell’inciviltà di un mondo sempre alle prese con magistratura e reati.

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