domenica 27 maggio 2012

Smettiamola una volta per tutte di dire che “sono tutte eguali”.


Non sappiamo quali siano i criteri con i quali l’Agenzia delle Entrate e i Ministeri dell’Istruzione e della Salute, decidono l’ammissione al 5‰ a enti e associazioni no-profit. Sappiamo che è molto difficile essere al tempo stesso scrupolosi ed equi. Ma che vengano ammesse organizzazioni come quella della “Draca Onlus” crediamo che ci sia qualcosa che non vada bene nella attribuzione del marchio doc alle associazioni ammesse. Il Presidente a cui è intestata questa associazione sarà un ottimo presidente. Il fatto è che noi non ci spieghiamo come mai questa onlus abbia avuto visibilità e ottenuto di entrare nell’elenco del 5‰. E come lei tantissime altre. Vuol dire che basta fare domanda che si ottiene un posto nella lista? Di solito si associa il 5‰ e l’8‰ a enti e istituzioni di elevato rango, come la chiesa cattolica, un ente di ricerca contro i tumori, un prestigioso museo d’arte, ecc. L’ammissione di questa onlus potrebbe anche essere accettata se non fosse che è un’illustre sconosciuta come lo sono altre migliaia del genere. Basta vedere chi sono gli ammessi al 5‰ e si potrà prendere atto della più colossale accozzaglia mai vista e accettata dalla Pubblica amministrazione a fare cassa. Tutti vantano grandi curriculum teorici e significatività di valori perseguiti. A chiacchiere. Ma in concreto che cosa fanno queste organizzazioni? Spendono un po’ di soldi pubblici per qualche convegno con annesso intrattenimento culinario e poi nulla. Vale la pena dar loro soldi pubblici sprecandoli? A nostro parere non è corretto distrarre denaro di tutti, specie in questo momento di crisi economica per fatterelli, quando ci sono situazioni limiti inaccettabili, come per esempio le pessime condizioni in cui versa il Museo della Scienza di Firenze che non ha neanche i soldi per la pulizia. Si regalano quattrini per quisquilie inutili e non si bada ai grandi tesori dell’arte e della scienza che avrebbero bisogno urgente di interventi di sostegno. Disse Seneca: “Bonis nocet qui malis parcet”.

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