lunedì 30 luglio 2012

Votare Grillo? No grazie.


Messi con le spalle al muro per decidere se preferiamo che il prossimo governo sia di nuovo nelle mani della vecchia Casta o del nuovo astro nascente Beppe Grillo, siamo in difficoltà perché, a nostro avviso, si tratterebbe di passare "dalla padella alla brace". Chi è Grillo? Che tipo di politica sarebbe la sua in caso di vittoria? La risposta è una sola: un salto nel buio. Potrebbe succedere di tutto e il contrario di tutto. Di Beppe Grillo sappiamo che è un contestatore di sistema che vuole sfasciare tutto, cioè di un soggetto che contesta tutto e tutti. Grillo è come il terremoto: prima vuole buttare giù tutto e poi promette di ricostruire tutto. Promette. E se poi realizzerà non la città di prima ma una serie di capanni strambi si può dire che abbiamo fatto bene a votarlo? E poi “ricostruire” è un verbo di azione che da solo non significa nulla. La domanda è: come ricostruire? Con quali soldi? Con quali progetti? Questo non lo dice. Noi siamo dell’avviso che il vero politico non è colui che riesce a contrastare le idee di un altro, fatto di per se lodevole, ma di colui che sa proporre una sua ricetta ai problemi. Grillo nei suoi discorsi da palcoscenico dispensa critiche a destra e a manca ma non propone soluzioni di sistema. Alcune sue critiche, lo riconosciamo, sono utili e convincenti, ma altre sono inaccettabili. Il pericolo maggiore è che a tutt'oggi egli non sia portatore di un progetto politico coerente, credibile, sistematico, affidabile sotto il profilo della politica interna ed europea. Lui contesta il sistema, i partiti, i politici, il governo, l’UE. Contesta tutti ma non propone. Anzi quelle poche volte che lo fa rovina tutto. Un esempio? E' un alleato “forte” del più pericoloso dei contestatori No Tav che esistano nell’intero pianeta, quel pensionato bancario Alberto Perino, leader nascosto e furbacchione del movimento, che lancia la pietra e nasconde la mano. E noi dovremmo mandare in Parlamento il devastatore Perino? No grazie.

venerdì 27 luglio 2012

Linguaggio chiuso e crisi irreversibile.


Adesso è di moda la parola “tecnicalità”. La adoperano esperti di politica finanziaria, politici di diverse tendenze e giornalisti a caccia di attenzioni accattivanti. Un po’ come l’orribile “quant’altro” e addirittura più del terrificante “nella misura in cui”. Tutti questi capoccioni ci stanno inondando di mediocri e insicure pseudospiegazioni sulla inamovibilità dello spread a 500. Il bello è che nessuna spiegazione è convincente. Pertanto avanziamo noi una proposta, non tanto per spiegare le cause dell’alto valore dello spread quanto per renderlo il più marginale e irrilevante possibile. Non è necessario essere degli esperti di finanza per comprendere che se gli italiani invece di esportare capitali nei paradisi fiscali li investissero, comprando italianissimi BTP, il paese non avrebbe le difficoltà di rifinanziamento che ha oggi con i tassi altissimi di interesse che deve pagare per lo spread fermo a valori inaccettabili. Per risolvere il problema bastano due condizioni. La prima tecnica, regalando all’investitore che compra BTP le spese di commissione e la trattenuta erariale, salvo raddoppiare queste spese in caso di vendita prima della scadenza. Così lo Stato e le banche, tra minusvalenze e plusvalenze, non perderebbero nulla e gli italiani sarebbero stimolati a investire in Italia con conseguenze benefiche sul debito pubblico. La seconda condizione è politica e insieme etica. Sapete che la questione etica è un nostro "pallino". Forse è addirittura più efficace della prima e non costa neanche un centesimo di euro. E’ l’autoesclusione di tutti i politici presenti nell’attuale Parlamento. Insomma, un tutti a casa senza vitalizio. La conseguenza? Uno spread che si ridurrebbe a livelli germanici! Altro che.

giovedì 26 luglio 2012

Bugie e procedure legali ridicole.


Quello che conta nella società di oggi non sono né il soggetto, né i complementi ma il verbo. Verissimo. Il verbo indica l'azione che il soggetto compie o subisce. Indica, altresì, il tempo dell'azione, presente, passato, futuro, ecc.. e permette di comprendere meglio come il soggetto debba agire per conseguire nel migliore dei modi il risultato. Già, il risultato. Si cosparga il capo di cenere colui che nella vita non ha mai agito in questo modo perseguendo il proprio tornaconto. E se sono bravi i padri nell’usare la categoria del verbo a maggior ragione lo sono le figlie a seguire l'esempio dei loro padri. Chi meglio di Marina Berlusconi può essere scelta come conferma delle cose dette sopra? Chi meglio della primogenita di Berlusconi può incarnare il simbolo del papà vincente per eccellenza nella società italiana? Vediamo con un esempio quanto sia efficace questa metafora per rendere attendibile la scelta di far contare il verbo. Sentita come teste su un versamento di più di un milione di euro dati a Dell'Utri, il Presidente della Mondadori ha dichiarato che: “i versamenti non mi ricordo (verbo) di averli effettuati”. Capite? Ha un conto bancario dal quale sono partiti (verbo) trasferimenti di denaro per 1,1 milioni di euro a un soggetto indagato per gravi reati come Dell’Utri e non si è mai interessata (verbo) al flusso di denaro in uscita dal suo c/c, nonostante si trattasse di una bella sommetta. Poniamo ai nostri lettori una domanda. Vi è mai capitata una cosa del genere con il vostro conto corrente? Vi siete mai trovati nella sgradevole situazione di osservare una diminuzione del saldo del c/c di considerevole entità e di non aver fatto nulla? Strano. Marina B. ci ricorda la tragicomica vicenda dell'ex ministro di uno dei tanti governi di papà, il berlusconiano Scajola, che avendo acquistato una casa a Roma con vista sul Colosseo non sapeva nulla del fatto che qualcuno gli avesse pagato (verbo) “a sua insaputa” (sic!) più della metà del valore della casa in sede di rogito notarile. Come definire la dichiarazione della Sig.ra Marina ai magistrati? Sfrontata? Provocatoria? Grottesca? Sicuramente un fatto del genere non si sarebbe mai verificato in un altro paese serio dove, al solo sentire una dichiarazione improponibile, la figlia di colui che ha fatto votare (verbo) al Parlamento italiano una risoluzione a favore della “nipote di Mubarak” avrebbe rischiato l’arresto immediato per oltraggio alla Corte. In USA, per esempio, è proibito fare dichiarazioni da gnorri o asserire al magistrato di “non ricordare”. Mentre in italia … c’è Babbo Natale. Te capì?

lunedì 23 luglio 2012

L'accusa contro Napolitano.


Noi non pubblicheremo mai post qualunquisti. Il «qualunquismo», inteso come rifiuto di ogni ideologia e rigetto di qualunque sistema politico costituzionale basato sui partiti, non ci appartiene per idee, valori, concezione della vita e amore verso la politica, quella vera non quella della Casta. Questo non significa che noi non critichiamo i partiti. Ci mancherebbe altro. Ma lo facciamo consapevoli che la nostra critica possa “aiutare” i partiti medesimi a modificare i loro comportamenti distorti e dannosi. In quest’ottica abbiamo voglia di chiarire la nostra posizione relativa all’attacco, attualmente in atto, contro il Presidente della Repubblica Napolitano. Intanto non si tratta di un’accusa vera e propria ma di un vile e vergognoso disegno dovuto a squallidi personaggi che stanno facendo di tutto perché vogliono delegittimare Napolitano e avere campo libero nella loro opera distruttrice del percorso virtuoso di Monti del ritorno della politica alla normalità post-berlusconiana. Chi sono questi miseri soggetti? Due di loro sono personaggi a tutti gli effetti politici: Di Pietro e Grillo. Gli altri due si nascondono dietro gruppi di pressione giornalistica: i due giornali berlusconiani Libero e Il Giornale e il loro nemico Il Fatto Quotidiano. Che grado di credibilità hanno tutti questi soci che giocano allo sfascio globale? Zero assoluto. Basti solo pensare per un attimo al fatto che sono tutti estremisti, che fondano la loro visione della politica in modo massimalista e in poche parole sovvertitrice. E con i sovversivi pseudo-rivoluzionari c’è una sola medicina: non abboccare al canto delle loro sirene.

venerdì 20 luglio 2012

Una proposta contro il fallimento.


Dopo le vacanze estive l’Italia ha da rifinanziare il suo colossale debito pubblico mediante la sostituzione di 220 miliardi di euro di titoli di stato in scadenza. Attenzione. Non stiamo parlando di bruscolini. Stiamo parlando di una gigantesca massa di denaro che non abbiamo in cassa e che equivale a cinque volte la manovra fatta dal premier Monti in tutti questi mesi di lacrime e sangue. E’ una cifra spaventosa. Guai se gli investitori (e/o gli speculatori) non dovessero riavere indietro quanto prestatoci. Vorrebbe dire il fallimento dello Stato italiano. Credete che sia facile trovare investitori, soprattutto stranieri, che scuciono dalla propria tasca una quantità enorme di denaro senza avere dei "ritorni" all’insicurezza dell’investimento? Ebbene ciò è facile solo se pagheremo alti tassi di interesse. Il che significherebbe un ulteriore aumento del debito pubblico che, allo stato attuale, è di 1967 miliardi di euro. Fino a quando? Avanziamo una proposta. Supponiamo che metà dei 220 miliardi di euro siano da pagare agli stranieri e l’altra metà agli italiani. Mentre per gli investitori esteri si devono pagare tutti i 110 miliardi di euro con nuove emissioni di Btp, per gli italiani si imponga loro, in modo forzoso, di rinnovarli. Un corollario della proposta suggerirebbe di pagare a tutti gli italiani la sola parte eccedente i 50000 euro l’anno dello stipendio con titoli di stato, rimborsabili negli anni a venire. Sarebbe un vero e proprio sollievo per le casse dello Stato. Ciò permetterebbe di investire molti soldi per la crescita e l'occupazione. A noi la proposta piace. A Berlusconi e ai ricchi italiani sicuramente no. Ma chi se ne frega. Noi dobbiamo badare ad aiutare i più svantaggiati, non la Casta.

giovedì 19 luglio 2012

Mille e mille di questi post.


Questo di oggi è il nostro millesimo post che pubblichiamo in rete! 1000 post non sono pochi e Zenoaleko.blogspot.com è da tempo uscito dalla clandestinità. Esiste, ha una voce autonoma, viene letto e alcune volte addirittura copiato. Non propone alcuna pubblicità e cerca di seguire una sua coerente impostazione di commento e lettura critica dei fatti della politica e dell'attualità. Noi siamo soddisfatti di tutto ciò. In quasi dieci anni mille post significa grosso modo 100 post/anno, uno ogni tre - quattro giorni. All’inizio ogni post ci costava fatica. Pesavamo e ripesavamo gli aggettivi, usavamo la forma più impersonale e meno diretta possibile; i giudizi erano più sfumati, separavamo i fatti dalle opinioni in modo ossessivo; in politica ci preoccupavamo di tenere una posizione neutra, terza tra due antagonismi, etc. Oggi il post risponde più a un’esigenza educativa che di informazione personale. Ci interessa meno la forma e più il contenuto. Ci interessa veicolare idee che soddisfino il paradigma presente nel titolo del blog, che recita testualmente: «Blog di informazione e dibattito su temi di politica e attualità. In queste pagine il disprezzo per i disonesti è sempre assicurato. Molto forte è anche il desiderio di fustigare i costumi degli italiani e di censurarne i comportamenti incivili e delinquenziali». Si, perché in questi ultimi dieci anni, i comportamenti disonesti di molti nostri connazionali invece di diminuire sono aumentati esponenzialmente. E non se ne può più. In effetti il dibattito, col passare degli anni, l’abbiamo indirizzato più sui temi etici e sui costumi che sulla politica e l’informazione vera e propria. I fatti sono importanti. Non c’è che dire. Ma le implicazioni, a nostro parere, lo sono di più. Che il partito X prenda posizione a favore dell’aumento dell’IVA mentre il partito Y si oppone, ci interessa poco. Ma se il partito X propone l’ennesima legge ad personam o l'ennesima norma che favorisca gruppi di potere e lobbies più o meno potenti (vedonsi tassisti, farmacisti, avvocati, notai, speculatori, banchieri, sottobosco politico, etc..) allora ci arrabbiamo e avvertiamo l’esigenza di comunicare la nostra irritazione a chi ci segue, il quale merita di ascoltare una voce discordante dal coro sempre più stonato della politica odierna. In genere, in galera vanno i disonesti e non gli onesti. Non capiamo perché a vincere siano sempre i disonesti e la difesa dal carcere dei mariuoli sia lo sport preferito dei politici italiani di tutti i partiti. E poi vediamo in questi provvedimenti un elemento di asimmetria. Non si parla mai di dare un premio agli onesti ma solo ai disonesti. E’ accettabile questa mancanza di simmetria? Perché non costruire una società in cui i premi vengano dati solo ai cittadini onesti, pacifici, che non rubano e lavorano per il paese e invece si verifica tutto il contrario? Di tutto ciò che ci circonda abbiamo capito solo una cosa: che esiste un pregiudizio di fondo da parte di forze politiche massimaliste e sovversive nei confronti dei cittadini onesti, che seguono sempre le norme e i regolamenti e non trasgrediscono quasi mai. E’ una forma di razzismo al contrario che merita il nostro disprezzo. Ecco, cose del genere ci fanno arrabbiare e “scendiamo in campo” per dire la nostra. State tranquilli che non intendiamo mollare. E’ più forte di noi. Auguri ai lettori e all'autore del blog per questo millesimo post su zenoaleko.blogspot.com. Anche se tra mille messaggi ce ne saranno molti di modesta levatura e di banalità siamo contenti lo stesso, perché esistiamo, perché mostriamo i nostri limiti e diamo voce al confronto delle idee e, soprattutto, abbiamo il coraggio di dire la nostra, contri i 'potenti e i prepotenti', senza peli sulla lingua.

mercoledì 18 luglio 2012

Medicina per salvare l’«ammalato Italia».


La società italiana si trova in sofferenza. Le difficoltà non sono risolubili con i normali interventi di politica economica e sociale. Gli interventi straordinari del governo Monti rispondono a esigenze di urgenza che non si potevano evitare. Ma da soli non bastano e, peraltro, hanno avviato il paese a una recessione dalla quale è difficile uscirne. La società italiana, invece, ha bisogno di respirare "aria pulita" che porti speranza. Gli italiani hanno bisogno di ottimismo e, soprattutto, di avere e dare fiducia. E la fiducia può essere data e ottenuta a una sola condizione: che il prossimo Parlamento e il Nuovo governo lavorino finalmente in sintonia e in sinergia, senza più steccati e contrapposizioni di schieramento, per produrre le condizioni dell’ottimismo. E' necessario, pertanto, riscoprire il senso di appartenenza collettivo anche quando, ci si perdoni la polemica, non si vincono i campionati mondiali di calcio. Per contro è necessario un maggiore senso dello Stato in modo da percepire le Istituzioni come amici e non come nemici. Secondo questa tendenza sono obbligatorie norme “etiche”, costumi morali severi e regole certe. Sono altresì indispensabili leggi che isolino e puniscano la criminalità e la corruzione in modo rigoroso. Sono essenziali codici che regolino una volta per tutte l'immediatezza e la brevità dei processi e, soprattutto, la certezza della pena. Sono imprescindibili regolamenti che non solo non ostacolino ma che semplifichino la vita ai cittadini. Sono doverosi statuti precisi che rendano i servizi pubblici efficaci ed equi. Sono doverosi interventi economici e sociali idonei per creare la crescita nell’ottimismo. Bastano a questo scopo una nuova atmosfera di lavoro in Parlamento e tanti esempi di virtù esemplari dei futuri parlamentari per canalizzare le energie più vitali e produttive in una legislazione mirata a creare più credito e speranza nella società. Sobrietà, limpidezza, trasparenza, onestà, altruismo dovrebbero essere i pilastri di un rinnovato impegno per l’Italia, per l’italianità, per il paese tutto, unito e coeso. Insomma, si deve creare un circolo virtuoso per realizzare a un'Italia che guardi avanti e che faccia una "buona politica". La fiducia e l’ottimismo possono produrre il miracolo della crescita e dello sviluppo a lungo respiro. Solo così si potrà abbandonare il pessimismo e la sfiducia nelle istituzioni e nella politica che tanto hanno rovinato l’immagine dell’Italia nel mondo e creato nei cittadini sfiducia e scetticismo. Ma è altrettanto vero che è necessaria tanta serietà e determinazione per aiutare i cittadini che vogliono produrre, che vogliono lavorare, che vogliono essere protagonisti di un nuovo Rinascimento del paese. Recuperiamo lo spirito del boom economico degli anni ’60 e ripartiremo alla grande. Forza che ce la possiamo fare.

martedì 17 luglio 2012

Lingua inglese e politici italiani.


Una volta a scuola quando uno studente non riusciva a imparare si diceva che era un somaro. Ebbene i nostri parlamentari nella conoscenza della lingua inglese sono alla stessa stregua di un somaro. Non c’è ombra di dubbio che i politici italiani si fanno ammirare più per il loro politichese sfuggente che per la conoscenza dell’inglese. Lasciamo stare la lingua francese che una volta era la lingua preferita dal mondo della diplomazia e che la grande cultura italiana pretendeva come lasciapassare per rappresentare l’Italia all’estero e parliamo soltanto di inglese. Facciamo una statistica. All’estero nei paesi scandinavi (Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia) i parlamentari che hanno una conoscenza corretta dell’inglese sono il 100%. Fra questi parlano fluentemente l’inglese circa il 50%. Da noi, invece, su 945 fra onorevoli e senatori a parlare correttamente la lingua di Shakespeare non ci sono più del 5% del totale dei parlamentari. Se poi aggiungiamo anche il vincolo che la conoscenza della lingua deve essere anche fluente allora la percentuale si abbassa all’1%! Cose da pazzi. Saremmo felici di essere smentiti. Avete mai sentito parlare D’Alema, Bersani, Bindi, Finocchiaro, Rutelli, Vendola, Di Pietro, Fini, Berlusconi, Schifani, Cicchitto, Gasparri, La Russa, Bossi e tutta la pletora di avvocati e avvocaticchi del centrosinistra e del centrodestra in un inglese perfetto di Cambridge o di Oxford? No? E non li sentirete mai parlare in inglese perché loro stessi si vergognano. Nessuno di loro parla l’inglese fluente, alla Mario Monti, tanto per intenderci. Solo per questo motivo l'attuale premier dovrebbe essere confermato nella carica almeno per un'altra legislatura. E perché i parlamentari italiani non parlano inglese? Perché sono tutti dei provinciali. Ambiscono al massimo ad essere compresi nell’orticello del Bel Paese e basta. Lor Signori non si degnano di studiare e di apprendere l’inglese che a livello internazionale per un parlamentare è lo strumento di comunicazione più utilizzato al mondo. No. Loro sono i Signori del Parlamento Italiano, strapagati ma ignoranti in lingua inglese e in scienza. Chiedete loro di fare un piccolo sunto dell’Otello di Shakespeare e di enunciare il secondo principio della termodinamica. Ne vedreste delle belle. Si dovrebbero vergognare per la insufficienza della loro preparazione. E se in futuro mettessimo come sbarramento alla elezione dei nostri parlamentari il vincolo della conoscenza dell’inglese secondo lo standard internazionale del livello C1? Sarebbe una maniera elegante e sicura di trasformare radicalmente il nostro Parlamento in un’aula di persone certamente migliori di quelli attuali.

domenica 15 luglio 2012

La miopia di una classe politica votata alla sconfitta.


Non hanno capito nulla. Continuano imperterriti a non deviare dalla rotta verso l’autodissoluzione. E all’orizzonte non si vede ancora nessuno, tranne Mario Monti, che al timone della “nave Italia” possa evitare ciò che il Comandante Schettino ha prodotto con la sua inazione: il più grande suicidio di una nave italiana andata a sbattere su uno scoglio e la più grande ripulsa morale di tutti i tempi per aver abbandonato i crocieristi alla deriva. Lo stesso stanno facendo i nostri partiti e i loro politici. Berlusconi che rientra in gioco quando e come vuole contraddicendo in pieno le sue dichiarazioni che mai si sarebbe più candidato alla Presidenza del Consiglio e che senza dubbio si sarebbero fatte le primarie. Bersani che a pochi mesi dalle elezioni più importanti della storia italiana del terzo millennio ancora non ha deciso se si devono fare le primarie, se queste devono essere di partito o di coalizione e l’eterna diatriba della scelta della coalizione: con o contro Casini, con o contro Di Pietro e Vendola, da solo perché Segretario del suo Pd, etc. ” Si … però…” sembra il ritornello dell’emiliano doc che a tutt’oggi è una vera e propria incognita politica ed elettorale. E intanto si scoprono i soliti imbrogli della Giunta capitolina di Alemanno e del Pdl romano che hanno portato in carcere decine di iscritti al partito di Berlusconi mentre il Sultano di Arcore sta pensando di cambiare nome al partito. Ma a che gioco stiamo giocando?

venerdì 13 luglio 2012

La ricomparsa di Berlusconi.


Un fantasma si aggira sul palcoscenico della politica. Con una mossa a sorpresa riesce a cancellare mesi e mesi di discussioni ribaltando tutto e cambiando gli scenari. Berlusconi ritorna nell’agone politico e si candida per la sesta volta a Presidente del Consiglio. Ormai la notizia è ufficiale. Il proprietario di Mediaset, Silvio Berlusconi, ritorna a fare il suo lavoro di padrone del partito dopo una breve vacanza dal potere. Niente più primarie, niente più dibattito politico, al diavolo la democrazia. Il gioco si fa duro e il padrone vuole comandare. Dimenticavamo di dire che, accanto alla riconferma dell’altro fantasma Paolo Bonaiuti, c’è la novità di una donna come suo vice. Avevate dubbi? Le reazione alla sua ennesima discesa in campo sono dure. Prevale il sarcasmo ma c’è anche molta ironia. Una delle reazioni afferma che Berlusconi ha già fatto male all’Italia e la sua ricomparsa è una tragedia. Le prossime elezioni rischiano di essere solo un referendum pro o contro il padrone del Pdl che ne cambierà il nome perché i suoi sondaggisti dicono che è poco attraente. Lo deciderà il padrone, insieme ai nomi dei futuri parlamentari che saranno nominati con la stessa legge elettorale attuale. Al diavolo il Presidente della Repubblica che reclama il cambiamento. Da domani ci si rimbocca le maniche e il padrone riprenderà la scena televisiva. E, purtroppo, prevediamo che i sudditi lo continueranno a votare.

giovedì 12 luglio 2012

Spread e responsabilità.


Lo spread non scende. Immobile nella sua centralità dei quattrocentocinquanta punti lo spread è una tassa sulla italianità. Sei italiano? Devi pagare pegno. Quanto? Il 4,5 % in più dei tedeschi. Perché? Perché sei un italiano, cioè perché da sempre hai giocato allegramente a fare la cicala mentre i finnici, gli olandesi e, ultimamente, i tedeschi hanno fatto e fanno le formiche virtuose. Tu, invece, italiano furbetto, con i precedenti governi di centrosinistra e più ancora con i governi Berlusconi di centrodestra hai scialacquato e speso più di quanto hai guadagnato. Dunque, devi pagare pegno. Cosa si potrebbe fare per far diminuire lo spread? Nulla prima delle elezioni. In realtà i mercati con Mario Monti, lo spread lo avrebbero fatto già scendere a quota duecento. E allora perché non scende? Perché non si fidano degli italiani. Non si fidano cioè del prossimo governo del dopo-Monti. In aprile del 2013 con le elezioni politiche potrà succedere di tutto. In ogni caso non ci sarà più un Monti in grado di parlare direttamente e in inglese corretto con gli altri Capi di Stato. Chi sostituirà Monti? Nessuno lo sa e fatto più grave nessuno può fare ipotesi. Tutto è confuso. Solo lo spread ha le idee chiare. E ci farà vedere i sorci verdi.

domenica 8 luglio 2012

Una guerra tra pochi ricchi e moltissimi poveri.


Il problema più importante che ha oggi davanti a se l’Italia non è un problema di economia o di finanza, ma di etica. La nostra potrebbe sembrare un’affermazione retorica, da ingenui. La critica che si potrebbe fare è del tipo: “con lo spread a 500, con la BCE che non può prestare soldi agli Stati indebitati, con l’euro ai minimi, con il debito a duemilamiliardi, con la crescita sottozero, con la disoccupazione ai massimi e tu vai a pensare all’etica”? In realtà ci troviamo a una svolta per la sopravvivenza della società italiana. Qui o si migliorano i pilastri etici della società italiana o si muore. Non esiste una terza possibilità. Il fatto è che quelli sopra elencati sono i sintomi della malattia, non le cause. La vera causa del disastro è invece un’altra e ha a che vedere con l’antropologia e con l’immoralità degli italiani. In poche parole, le vere ragioni della crisi stanno nel fatto che da almeno mezzo secolo in Italia c’è in atto una guerra tra due eserciti. Il primo è ben organizzato nel territorio, dotato di mezzi finanziari e armi sofisticate e con truppe armate fino ai denti. Il secondo è senza armamenti, disorganizzato e posto ai margini in cui può fare solo resistenza. La differenza fra i due è enorme e l’efficacia del primo sovrasta l’infruttuosità del secondo. Chi sono questi eserciti? Il primo è la malavita organizzata in un’accezione più ampia, che comprende politici prezzolati, sottobosco di governo, dirigenti e funzionari infedeli, banchieri malfattori, parassiti e delinquenti di tutti i generi. L’altro è l’esercito dei disperati, di coloro che, nonostante tutto, credono ancora nell’etica e nei valori dell’onestà, dell’equità e della moralità. Finora la lotta è stata impari ma la crisi da un lato e la sospensione della linfa vitale ai politici del centrodestra dall’altra - dovuta alla presenza neutra al governo di Mario Monti - sta cambiando la percezione della battaglia e la prospettiva di riuscita. L’unica possibilità che ha l’esercito “dei giusti” è che durante la tregua del governo Monti il processo di deberlusconizzazione continui e, soprattutto, che si tolga ai berlusconizzati lo strumento del controllo della comunicazione televisiva, che nella Rai vede il massimo dei desideri del Sultano di Arcore per continuare a fare politica feudale. Nel frattempo è comparso un esercito di nuovi adepti, che sta vincendo alcune battaglie, che ha un comandante alla “Che Guevara” che si chiama Grillo, e che è in gioco per la battaglia finale. Sapranno i nostri eroi organizzarsi e armarsi bene per la battaglia finale? Si, a una sola condizione. Che tu che leggi queste poche righe ti convinca che dovrai fare qualcosa per combattere il primo e aiutare i secondi. Altrimenti, tra qualche anno in Italia, tu farai parte di una delle due sole categorie di classi sociali rimanenti: un milione di lacchè del Sultano e 59 milioni di disoccupati poveri condannati a una morte lenta per disperazione. Indovina in quale delle due ti troverai?

martedì 3 luglio 2012

Silvio Berlusconi e l’impoverimento dell’Italia.


E’ evidente a tutti che l’Italia si è impoverita. Nonostante gli sforzi del governo Monti, il paese è diventato più povero di prima. Molto più povero. Lo confermano implacabili le statistiche dell’Istat che fotografano un paese con milioni di disoccupati sulla soglia della povertà. Chi l’avrebbe mai detto. Il responsabile principale di questo tremendo impoverimento generale è questa classe politica e fra tutti i partiti e i loro segretari (in qualche caso è meglio parlare di padroni) emerge scandalosamente un solo nome: Silvio Berlusconi. E’ inutile che la sua stampa e le sue tv cercano di nascondere questa angosciante verità. Il fatto è che quest’uomo ha giocato sporco facendo credere che avrebbe risolto i problemi degli italiani quando invece li ha ulteriormente aggravati. Il suo è stato un colossale imbroglio e a perdere è stato l’intero paese, tranne lui che è diventato ancora più ricco. Questa è la tremenda verità ed è necessario ricordarlo da qui in avanti perché il padre padrone del Pdl ha la sfrontatezza di riprovarci e dice che vuole di nuovo “scendere in campo” e costruire un nuovo soggetto politico di centro-destra cambiando nome al suo partito e ricreando con la nuova (sic!) Lega Nord un asse preferenziale. Naturalmente, chiede alla Chiesa cattolica di supportarlo e di opporsi al tentativo di Casini di proporre al centro-sinistra un programma di governo fra forze moderate. Fate attenzione perché se ci riuscisse porterebbe gli italiani dalla povertà alla disperazione. Purtroppo, l’uomo è pericoloso come un cobra e potrebbe anche riuscirci perché la miopia di alcune forze politiche di opposizione da una parte e le sirene per incantare l’elettorato cattolico dall’altra, se unite in una combinazione micidiale a tenaglia tra martellamento delle sue tv e promesse alla Chiesa cattolica potrebbe permettergli tutto, anche di diventare di nuovo il prossimo Presidente del Consiglio. Non sottovalutatelo. Lui è l’unico che riuscì a emarginare il grande Indro Montanelli. Non è poco.

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