venerdì 20 luglio 2012

Una proposta contro il fallimento.


Dopo le vacanze estive l’Italia ha da rifinanziare il suo colossale debito pubblico mediante la sostituzione di 220 miliardi di euro di titoli di stato in scadenza. Attenzione. Non stiamo parlando di bruscolini. Stiamo parlando di una gigantesca massa di denaro che non abbiamo in cassa e che equivale a cinque volte la manovra fatta dal premier Monti in tutti questi mesi di lacrime e sangue. E’ una cifra spaventosa. Guai se gli investitori (e/o gli speculatori) non dovessero riavere indietro quanto prestatoci. Vorrebbe dire il fallimento dello Stato italiano. Credete che sia facile trovare investitori, soprattutto stranieri, che scuciono dalla propria tasca una quantità enorme di denaro senza avere dei "ritorni" all’insicurezza dell’investimento? Ebbene ciò è facile solo se pagheremo alti tassi di interesse. Il che significherebbe un ulteriore aumento del debito pubblico che, allo stato attuale, è di 1967 miliardi di euro. Fino a quando? Avanziamo una proposta. Supponiamo che metà dei 220 miliardi di euro siano da pagare agli stranieri e l’altra metà agli italiani. Mentre per gli investitori esteri si devono pagare tutti i 110 miliardi di euro con nuove emissioni di Btp, per gli italiani si imponga loro, in modo forzoso, di rinnovarli. Un corollario della proposta suggerirebbe di pagare a tutti gli italiani la sola parte eccedente i 50000 euro l’anno dello stipendio con titoli di stato, rimborsabili negli anni a venire. Sarebbe un vero e proprio sollievo per le casse dello Stato. Ciò permetterebbe di investire molti soldi per la crescita e l'occupazione. A noi la proposta piace. A Berlusconi e ai ricchi italiani sicuramente no. Ma chi se ne frega. Noi dobbiamo badare ad aiutare i più svantaggiati, non la Casta.

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