martedì 6 febbraio 2007

Il mio tredicesimo viaggio nell'Unione Europea: Dublino.

Dublin (1 Febbraio - 5 Febbraio 2007)

Il mio tredicesimo viaggio nella capitale irlandese è stato molto speciale. In primo luogo perchè Dublino è una capitale unica e straordinaria nel suo genere. Produce subito simpatia ed entusiasmo senza che se ne conosca il motivo. In verità, ci sono ragioni a bizzeffe per confermare questo suo status di simpatica, allegra e divertente città europea. In secondo luogo perchè il mio viaggio, unico finora della lista, è stato compiuto in pieno inverno. Per me, che non posso soffrire il freddo e che temo di prendere sempre un raffreddore alla prima infreddatura, trovarmi nell'emisfero boreale alla latitudine di 56° 26' nord in pieno inverno è stato di per sè un trauma. Credetemi. Il solo fatto di trovarmi nel mese forse più freddo dell'anno in una città del 'freddo nord Europa' ha rappresentato nella mia vita di viaggiatore europeo un caso quanto meno singolare. In terzo luogo perchè una delle ragioni del mio viaggio nel mese più corto dell'anno è stata quella di andare a vedere anche una partita di rugby del Six Nations. Da questo punto di vista il viaggio a Dublino mi ha permesso di conseguire un duplice obiettivo: visita alla città e visione della partita Irlanda-Italia. L'unicità di questo viaggio ha anche una ragione di tipo linguistico. Dublino è unica, perchè ha come lingua ufficiale l'inglese senza essere in Inghilterra. Vi sembra poco? E poi è la città di James Joyce, ovvero la città descritta in tutte le salse nell'Ulisse, il suo capolavoro. E' anche la città di Oscar Wilde e di George Bernard Shaw, del poeta William Butler Yeats e della tradizione celtica e, dulcis in fundo, è anche la città della birra Guinness. Vi sembra ancora poco? Io direi piuttosto che c'è molto, forse troppo per chi vuole visitare la città sul fiume Liffey all'insegna della scoperta delle sue bellezze in appena quattro giorni. Dunque, rischiosamente a mie spese, a Dublino in pieno inverno. Com'è andata? Benissimo. Adesso vi racconterò. Mi dispiace soltanto non aver potuto fare delle foto da mostrare qui nel web, ma la mattina della partenza, per la premura di perdere l'autobus per l'aeroporto, ho dimenticato di mettere in valigia la macchina fotografica. Questo sarà pertanto un resoconto più scritto che visivo, salvo qualche foto che ho scattato con il mio cellulare e di cui non si vede granchè. Mi dispiace, ma non ci posso fare nulla.
Come dicevo, ho programmato il viaggio con un eccesso di zelo che non ha precedenti nella mia non più breve storia di viaggiatore per le capitali d'Europa. La preparazione è stata meticolosa e ragionata. Niente a che vedere con il last minute. Vi basti sapere che mai ero stato così puntiglioso come in questo caso nel decidere l'abbigliamento. Credevate che sarei partito in maniche di camicia con un golfino sulle spalle e fare una passeggiata serale in O 'Connell Street con zero gradi celsius e 80% di umidità? No. Proprio no. Per la prima volta in vita mia sono andato in una capitale dell'UE con i doppi pantaloni per proteggermi dal freddo pungente di Grafton Street e del Croke Park. Ho fatto bene e non me ne sono pentito. Ma non c'è stato solo l'abbigliamento. Per certi versi questo è stato un dettaglio. Per esempio, ho studiato a fondo la localizzazione di alcune mete da visitare e ho preso informazioni sui luoghi più importanti della cultura irlandese nella capitale.
Ogni volta che faccio un viaggio cerco, per quanto possibile e in modo più o meno approfondito, di leggere della narrativa indigena in lingua italiana che mi possa aiutare a comprendere meglio e a sintonizzare il mio spirito e le mie conoscenze letterarie sulla specificità antropologica di quel popolo. Per esempio, leggere l'Ulisse di Joyce per chi intende fare una vacanza a Dublino è, a mio parere, indispensabile. Quel libro da solo vale più di dieci manuali di viaggio messi insieme. Il libro, e non solo quello, l'ho letto alcuni mesi prima della partenza. C’è da dire che di tanto in tanto, sulla stampa, compare qualche notizia che afferma che l'Ulisse non è un capolavoro letterario. Per me il libro lo è. Non dico nulla di nuovo e di interessante se affermo che è di difficile lettura. Ho tentato di leggerlo una prima volta da studente e, invero, non ci sono riuscito perché troppo lungo e scritto in forma letteraria non certo scorrevole. Così l'ho lasciato in naftalina per alcuni anni. Ho tentato di leggerlo di nuovo in un secondo momento, in cui la letteratura inglese mi interessò molto, ma anche questa volta non riuscii ad andare oltre un terzo dell’intero volume. Non lo ripresi più in mano ma adesso, con la maturità di adulto e in previsione del viaggio a Dublino l'ho disossato dalla prima all'ultima pagina. Si sa che quando c'è un interesse forte si legge di tutto, anche l'Ulisse. Certo è di difficile lettura ma avete mai provato a leggere il De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico? No? Cercate di farlo se ci riuscite. Vi sfido. L’edizione italiana è della UTET di Torino, nella sezione dei Classici della Scienza. Quello si che è un libro illeggibile, anche perché per capirlo non basta neanche una laurea in fisica in quanto il linguaggio è quello della prima metà del '500 infarcito di geometria euclidea e di considerazioni astronomiche dalla prima pagina fino all’ultima. E anche questo è un libro di 800 pagine. Vi giuro che è una tortura leggerlo. L’Ulisse al confronto è semplice come una favola per bambini. E le favole, spesso, si fanno leggere per l’interesse e la fantasia che riescono ad accendere nella mente dei lettori. Dunque, in verità ho riletto l'Ulisse per cercare di soffermarmi sulla descrizione dei molti nomi delle strade di Dublino così come le ha riportate a suo tempo Joyce nel libro. E' stato un esercizio piacevole e una scoperta interessante. Non mi era mai accaduto di leggere un'opera di narrativa così lunga (sono circa 800 pp) con la mappa della città in mano da consultare sistematicamente almeno una volta durante ogni pagina di lettura. Questo aspetto è molto importante nell'economia della conoscenza degli stili di vita dei cittadini di quella città, perchè permette di cogliere, secondo le proprie possibilità e le proprie sensibilità, l'anima dublinense. Se poi non si riesce, va bene lo stesso, almeno abbiamo tentato. E poi, come dice benissimo Duccio Canestrini nel suo interessante libro Andare a quel paese, non è una novità se dico che io mi riconosco appartenere alla categoria del "turista aperto ai saperi e ai sapori del luogo". Perchè? Ma perchè gustare "saperi e sapori" del luogo significa dare senso al viaggio e dare risposte al perchè di quel viaggio. Partire per le Maldive o per la Thailandia senza sapere se si va là con spirito, come ci ricorda Canestrini, "da godimondo o da vagabondo, da investigatore o da pirata, da improvvisatore o da garantito, da elegante o da sbracati" non è confacente con la mia indole di viaggiatore attento più al "come" e al "perchè" che al "dove". Dunque, Dublino non solo come capitale di uno Stato dell'Unione Europea ma Dublino come sede di scoperte e di conferme, di verifiche o di invalidazioni di ipotesi che ho sempre desiderato mettere alla prova ma che non ho mai potuto. Visto che in fondo in fondo a decidere nel mio caso il "dove" andare a fare turismo non è il vicino di appartamento, nè il collega di lavoro, nè - per l'amor di Dio - l'agente turistico del centro commerciale sotto casa, allora tanto vale fare le cose per bene e concentrarsi sulle buone letture del posto prima ancora di mettersi in viaggio. E poi, dove la mettete la sensazione piacevole di autostima quando per la prima volta in una strada della città di cui conoscete un po' la storia e la letteratura dite a voi stessi: "cara Dublino, ti conosco come le mie tasche. Dunque, non fare la furba, svelati serenamente e fatti apprezzare al meglio. Tanto ti conosco, mascherina". Credete che non l'abbia pensato? Io al vostro posto non avrei dubbi in proposito. Quando si viaggia da soli anche i pensieri più infantili e ridicoli hanno diritto di cittadinanza. Aiutano a prendere la vacanza con autoironia, tra sorrisetti e sonore sghignazzate in strada.
La data del viaggio non l’ho scelta io, purtroppo, ma il comitato organizzatore del torneo internazionale di rugby, l'RBS, perchè, come vi avevo detto prima, è coincisa con una delle cinque partite annuali fra le sei nazioni europee in gara nei mesi di febbraio e marzo di ogni anno. In questo modo ho preso due piccioni con una fava. Partenza venerdì 1 Febbraio 2007 dal Terminal B di Roma Fiumicino e ritorno il 5 febbraio 2007. Quattro giorni pieni, vissuti intensamente dalla mattina alla sera, con una giornata di pioggia e con un pienone di freddo indimenticabile all'insegna del turismo culturale e sportivo.
Alla fine sono rimasto più che soddisfatto. Ho fatto un pieno di ricordi che la mia memoria, ancora oggi, non fa che ringraziarmi continuamente per averle fatto questo gradito regalo. Un ricordo importante che si possa portare da un viaggio piacevole dovrebbe essere capace, dice Canestrini, di "ricordare a noi o a chi ci sta vicino un momento di piacere o di crescita, vissuto in viaggio. Se l'esperienza di viaggio non ci cambia, almeno un poco, è inutile viaggiare. Il miglior souvenir è proprio il ricordo di questi cambiamenti, che hanno suscitato in noi delle emozioni". Siamo d'accordo.
Iniziamo il racconto della vacanza nell'isola di S. Patrizio partendo dalla descrizione del viaggio. Parlerò al presente per il piacere di ricordare la vacanza come se fosse oggi. Andata per Dublino con un viaggio aereo su un vettore tipicamente indigeno Aer Lingus, volo EI 0403. Partenza da Roma Fiumicino alle 12.05 e arrivo a Dublino alle 14.20 ora locale, in un tempo di 3 ore e 15 minuti. Tariffa economica di 151.16 euro, tasse incluse, con un aereo Airbus industrie A320 Jet.Il viaggio è stato un po' lungo per le mie abitudini e sull'aereo ho avuto bisogno di una coperta che ho messo sulle gambe, avvisaglia questa di possibili fredde giornate da trascorrere nella bella città in cui c'è la statua di Molly Malone. Per il ritorno mi fu comunicato in precedenza da Ryanair di presentarmi all'aeroporto di Dublino, dalle ore 9.35 nell'area 8, al desk 808 il giorno della partenza. Accanto a me un signore irlandese che rientra a Dublino da Roma. Si è immerso a leggere un giornale alla partenza e l'ha mollato solo all'arrivo. Non ho capito se avesse veramente piacere di leggere le notizie oppure se era interessato a non parlare con alcuno dei passeggeri. Non ha detto una sola parola nell'intero viaggio. Praticamente un orso, ma ognuno è libero di viaggiare come vuole.
All'aeroporto, che si trova a 11 km a nord dal centro della città, c'è il conveniente Aircoach Dublin Bus che espleta la corsa di andata e ritorno tra l'aeroporto e alcuni alberghi di Dublino. L'autobus parte dall'uscita del terminal di arrivo ogni quarto d'ora, dalle 05:30 alle 23:30, di ogni giorno. Il prezzo della corsa semplice è di 9 euro. Ferma a Merrion Square North dove si trova l'albergo da me prenotato, che si chiama O'Callaghan Davenport Hotel. Ho monitorato sul web il percorso e il tempo impiegato dai vari autobus della linea, ottenendo conferma della previsione di un trasporto sicuro nei tempi e nei luoghi attraversati. Evidentemente Dublino non è Roma, e la Dublin Aircoach Bus non è l'azienda dei trasporti romana Atac che invece non perde occasione di variare a suo piacimento orari e percorsi in modo casuale, disorientando gli utenti viaggiatori. Addirittura saltano delle intere corse, con un allungamento dei tempi di percorso da far arrabbiare anche le tartarughe. All'uscita del Terminal ho atteso l'autobus per circa dieci minuti. Faceva veramente freddo e soffiava un'aria rigidissima che faceva rabbrividire in continuazione. Sono rimasto in fila facendo la coda al freddo fino all'arrivo dell'autobus, una vera salvezza salutato dai passeggeri con una manifestazione di sorrisi e di compiacimento. Il ritorno da Dublino per Roma avverrà con il volo 9432 Ryanair di martedì 5 febbraio 2007, alle ore 12.35. Per il ritorno mi fu comunicato in precedenza da Ryanair di presentarmi all'aeroporto di Dublino, dalle ore 9.35 nell'area 8, al desk 808 il giorno della partenza. Ma di questo ne parlerò alla fine. Penso di essere stato completo e dettagliato nelle informazioni di viaggio. Considero questa prima fase del viaggio molto importante perchè è la base di qualunque successo vacanziero. Arrivare in un paese straniero per la prima volta, senza informazioni adeguate su tempi e modalità dei trasferimenti non mi sembra la soluzione migliore di iniziare una vacanza. Naturalmente, tutto questo in my opinion. L'autobus è arrivato a Dublino in perfetto orario, solo che io non sono sceso alla fermata giusta. La successione delle fermate era O'Connelly Street dove c'è il Gresham Hotel, Grafton Street ovvero Trinity College e Merrion Square North presso l'American College. Dovevo scendere a questa fermata e invece la leggera pioggerellina che bagnava l'asfalto, l'affollamento del bus e la poca visibilità attraverso i vetri dell'autobus bagnati dalla pioggia mi hanno impedito di individuarla per tempo. Così sono stato costretto a scendere alla fermata successiva, cioè alla School House Hotel che era un po' distante dalla precedente. Ma un taxi che passava per la strada, fortunatamente per me, vedendomi con la valigia, si ferma e mi porta direttamente all'albergo. Ebbene da questa piccola disavventura ho imparato qualcosa. Al ritorno mi metterò alla fermata n.5 in Dawson Street vicino al Pink Shirt Shop e non sbaglierò fermata. Joyce a questo proposito scrisse un aforisma che pressappoco suona così: «Gli errori di un uomo sono l'anticamera della scoperta». Avevo scoperto che distrarsi in viaggio non è consentito. Al mio paese si dice che «chi non ha testa deve avere gambe». Ed è vero.Arrivo al O'Callaghan Davemport Hotel alle 16.30 circa e vado subito in camera a riscaldarmi. La camera che mi è stata riservata è la n. 608 ed è calda e accogliente. La si può vedere in basso con il televisore acceso. A sinistra il pieghevole dentro il quale alloggiare la tessera magnetica datami come chiave della camera. Settimo piano, room six-hundred-eight intestata al sottoscritto. La moquette sul pavimento mi fa sentire il suo soffice tessuto in modo piacevole e confortevole. La camera è arredata con gusto ed è completa di tutto. C'è anche il bricco dell'acqua con alla base una resistenza elettrica per riscaldare l'acqua per fare il thè. Ne approfitto subito e mi preparo una tazza calda di thè al latte e mi seggo su una delle due poltrone accendendo il televisore. Sorseggio la bevanda che è buona e, soprattutto, è bevuta al momento giusto. Ne avevo proprio bisogno. Alla televisione, la BBC sta trasmettendo un servizio sulle abbondanti nevicate nell'Inghilterra del sud e la protezione civile inglese deve darsi da fare per aiutare le migliaia di automobilisti bloccati dalla neve sulle varie autostrade. Ahi! Andiamo bene, mi dico. Speriamo che la neve si fermi nel solo paese di Albione. Ci mancherebbe altro che oltre al freddo ci si mettesse anche la neve. L'albergo O'Callaghan Davenport è centralissimo ed è a due passi dal Trinity College. Si trova nella Merrion North Square, a pochi metri dalla Oscar Wilde House. Percorrendo la Nassau Street verso ovest per andare in centro si arriva in fondo a sinistra nella bella e pedonale Grafton Street mentre a destra si va nella Westmoreland street che continua, verso nord, fino al ponte sul Liffey River che dà sulla O'Connelly Street. Come dire, nel vero centro di Dublino. Questo sarà una parte di percorso che farò a piedi tra poco, diciamo tra un'oretta circa, per andare al numero 20 di Temple Bar. Perchè in Temple Bar? Beh! Ovvio: per cenare. A pranzo ho mangiato maluccio in aereo, con un piccolo spuntino e adesso avevo fame. Dunque, urge dare rifornimenti all'organismo. La mia macchina biologica ne ha bisogno. Avevo prenotato un tavolo per le 19.15 al Gallagher's Boxty House il 29 Gennaio scorso, per questa sera, con un messaggio di posta elettronica inviato dal sito web del ristorante. Poche ore dopo a Roma, due giorni prima di partire, ricevevo nella mia casella di posta elettronica la conferma della prenotazione con questo e-mail:"HI, I'm pleased to confirm your reservation for 1 at 7.15 on Friday. Regards, Ruth Cunningham". Quando l'ho ricevuto ero soddisfatto del messaggio. "Così avrei trovato tutto pronto per cena", mi dissi. E' già sera quando mi incammino con l'ombrello per andare in Temple Bar. Mi sono fatto l'idea che il quartiere deve essere una specie di Trastevere di Roma, cioè una incantevole zona caratteristica, costituita da un dedalo di stradine piene di giovani, negozi, cinema e centri culturali, e naturalmente con un numero straordinariamente alto di ristorantini e pub irlandesi, dove la Guinness scorre a fiumi, subito a sud del Liffey River vicino a Dame street. All'uscita dall'albergo sento freddo e prendo atto di non avere portato dei guanti. Nulla è perduto perchè in Nassau street, sulla parte sinistra, c'è un negozietto di abbigliamento. La commessa è una ragazza spagnola e mi vende un paio di guanti di lana, neri, caldi a un prezzo economicissimo che indosso subito.La saluto dicendole che sono italiano e che capivo benissimo il suo spagnolo ma non il suo inglese. Mi saluta ridendo, dicendomi ciao in italiano. Imbocco Fleet Street e subito dopo, diritto diritto, Temple Bar. Al n.20 c'è la reception del ristorante. Arrivo con dieci minuti di anticipo e la proprietaria mi invita a ripresentarmi all'ora convenuta perchè non c'è posto. Perbacco, non scherzano mica questi irlandesi. "Sono più teutonici dei tedeschi", mi dissi. Ho il tempo di fare un giro intorno al palazzo per ripresentarmi al ristorante in perfetto orario. La serata scorre via piacevolmente. Mi sono seduto a un tavolo di fronte alla grande vetrata di una delle due stanze del ristorante, dalla quale potevo osservare la strada che veniva percorsa, in su e in giù, da frotte di italiani venuti a Dublino per la partita di domani, i quali senza prenotazione non hanno potuto gustare i piatti di 'casa Gallagher'. Il menù prevedeva per primo una zuppa di patate e porro, e per secondo un piatto tradizionale irlandese, chiamato Gallagher's Traditional Irish Stew, che è un caldo stufato di carne di agnello cucinato con patate, carote e prezzemolo. Ottimo. Per dessert un budino chiamato Sticky Toffee Pudding con un bicchiere da 500 ml di birra Guinness. Alla mia destra due signori anziani che cenano con il mio stesso menù. A sinistra, due donne che parlano con interesse tra di loro ma di cui non capisco una sola parola. E poi, non mi interessa neanche capire. Sono fatti loro. Alle 20.15, dopo un'ora all'interno del locale, ero in strada a percorrere a piedi la via del ritorno in albergo per andare a dormire. Non pioveva più ma il freddo era pungente. I miei orari non prevedono mai uscite notturne, soprattutto con un freddo del genere. Con quel tempaccio non c'era nulla di meglio, credetemi, che una buona dormita al calduccio nel letto e per il resto che i giovani si divertano. Il mondo è loro.
L'indomani è sabato 2 febbraio. E' la classica giornata grigia di un qualunque giorno invernale delle isole britanniche. Non piove e non pioverà fino a sera. Oggi è la giornata della partita di rugby tra la nazionale azzurra italiana e quella verde irlandese. Il campo di gioco si trova nella parte nord di Dublino vicino a Drumcondra e si chiama Croke Park. Dicono che è un pezzo di storia patria, in cui una delle due curve è stata ricavata dalle macerie che gli inglesi produssero sparando cannonate contro gli insorti irlandesi nel 1919, che è poi l'anno successivo alla conclusione della prima guerra mondiale, ma è anche l'anno della conferma sperimentale per la prima volta della relatività generale di Albert Einstein avvenuta da parte di un giovane fisico inglese, Sir Arthur Eddington. Ho sempre trovato interessanti le coincidenze nelle date di eventi importanti. Come per esempio il 1642 che è l'anno in cui muore Galileo e nasce Newton. Curioso no? Ce ne sono tante altre ma oggi parliamo di Dublino e di rugby e non di altro. La partita inizia alla 15.00 ma si può accedere allo stadio fin dalle 14.00. Così alle 11.00 prendo un autobus nella vicina Merrion Street upper che mi porta sulla Drumcondra Road Lower a due passi dalla Clonliffe Road che è la strada di accesso per arrivare allo stadio per le persone che avevano il mio stesso numero di serie del biglietto. Ma per eccesso di confidenza sbaglio fermata e per la seconda volta in due giorni consecutivi sono costretto a scendere alla fermata successiva e ritornale alla precedente a piedi. Devo dire che la passeggiata fuori programma alla fine è stata piacevole, perchè ho percorso una viale alberato che era un gioiello di verde e un'esplosione di fiori alle finestre delle case. Alle 12.00, in anticipo sui tempi della giornata, sono entrato in un pub in Drumcondra Road Lower. Ricordo che ero vestito apparentemente normale ma sotto avevo preziosi tessuti in grado di proteggermi anche dal freddo polare artico. Ordino un cappuccino e mi seggo su un comodo divano sorseggiando e osservando il viavai delle persone. Belle sensazioni. E ricordi straordinari di una bella giornata di sport. La faccio breve. Allo stadio entro tra i primi e trascorro un'ora di attesa osservando gli ottantamila spettatori che piano piano si infittiscono sugli spalti sempre di più a vista d'occhio. Lo stadio è un colpo d'occhio di colori prevalentemente verde ma ci sono anche i colori italiani dell'azzurro. Ed è un vero piacere stare là in mezzo a loro. A un punto di ristoro trovo una ragazza polacca che parla un po' di italiano che mi serve un thè caldo senza latte, nè limone, ma con quel freddo è piacevolissimo. Ecco il biglietto per entrare nello stadio. Il mio posto è sul lato ovest chiamato Hogan Stand, in fondo, alla terzultima sezione, la 734, nella parte superiore, fila U, posto n.7 dal quale si vede il panorama fotografato col mio cellulare della cerimonia degli inni nazionali delle due squadre. Vedo la partita dall'alto degli spalti con l'Italia che tiene testa alla forte squadra irlandese, ma alla fine perde per pochi punti di scarto. Devo dire la verità. Nonostante mi piaccia il rugby vedo distrattamente la partita. La mia attenzione è rivolta alla folla, agli spettatori della fila davanti a me, alle manifestazioni di interesse delle varie tifoserie e da altri particolari che con la partita vera e propria non hanno alcuna relazione. Perchè, in fondo in fondo, ciò che mi interessa è la novità, è la singolarità dell'evento, è il piacere di essere in un mondo completamente differente da quello che sono costretto a vivere quotidianamente a Roma. In una sola parola, ciò che mi interessa veramente è la realtà del mondo fuori dall'Italia che trovo interessante e che mi incuriosisce. Pochi minuti prima che la partita finisce sono già in strada per evitare la confusione del dopo partita a prendere un autobus con calma e senza ressa nella Drumcondra Road Lower per O'Connelly Street. Scendo davanti al General Post Office e cammino a piedi facendomi una piacevole passeggiata per rientrare in albergo. Mi faccio una doccia e riesco. Una pioggerella fastidiosa inizia a bagnare le strade. E' l'ora della cena. Questa volta vado a cenare in un ristorantino nell'Aston Quay, ovvero sul lungofiume Liffey. Il ristorante si chiama "Fitzgeralds Aston Quay". Fish & Chips, pinta di Guinness e per dessert una porzione di torta alle mele prima di ritornare in albergo a riposarmi. L'indomani sarà interamente dedicato a visitare la città con approfondimenti specifici su temi inerenti a musei e chiese. Dunque, è necessario un riposo da guerriero. Cosa che faccio subito, dormendo pacificamente per tutta la notte.
Si dice che viaggiare e vedere cose nuove elevi lo spirito. Vero. Verissimo. Qui viaggiare è da me inteso come realizzazione di un profondo bisogno di conoscere che nasce dalla consapevolezza che gli altri hanno sicuramente qualcosa di importante da insegnarci. Dunque, questa mattina, inizio del terzo giorno di permanenza nella città che vide Samuel Beckett studiare al Trinity College, ho l'animo giusto per conoscere, per scoprire e ammirare le cose belle di Dublino. Io non credo di far parte di quello zoo di viaggiatori che dicono: "quest'anno mi sono fatto la Thailandia; il prossimo anno mi farò l'India". Perchè? Perchè non ho la presunzione di affermare che con un micro-viaggio di quattro giorni potrò aver acquisito l'esperienza per poter giudicare con competenza e profondità di analisi lo spirito di un intero popolo. Ci mancherebbe altro. I miei viaggi nascono con l'intento di visitare solo le capitali degli Stati dell'UE. Sono già limitati nelle intenzioni e ancor di più lo sono nella realizzazione pratica della visita, perchè oltre al tempo mi mancano anche gli strumenti tecnici per comprendere un po' la filosofia di un popolo. Cioè, come si suol dire in questi casi, io sono un non competente, che è leggermente diverso dall'essere incompetente. Non so parlare le lingue, non ho basi adeguate di geografia umana, di etnografia, di antropologia, etc. In poche parole, sono impreparato a dare giudizi pertinenti su un popolo. Nè ho mai inteso darli. Dunque, questa mattina ho da imparare molto. In primis devo fare la visita della città a bordo di quegli strani autobus che ti fanno fare il giro turistico delle città visitando le principali attrazioni del luogo per avere, diciamo così, un po' il polso della situazione e per avere contezza della complessità della città. Successivamente, ho da visitare il famoso Trinity College e qualche museo importante, magari lasciando un po' di spazio all'improvvisazione che, in questi casi, non guasta. E poi si vedrà.
Ore 11.30 inizio il Gran giro turistico della città. Salgo sull'autobus davanti al Trinity College e mi accomodo vicino al finestrino. Fa freddo e piove leggermente. Mi attendono ventuno fermate perchè sono salito alla terza su ventiquattro da effettuare in un'ora e mezza circa. Si tratta di una bellissima visita della città in un'atmosfera rilassata con vicini di posto simpatici. C'è tempo per vedere molto della città e poi c'è anche un'audioguida che mi informa in italiano dei posti osservati. Con la mia guida di viaggio di Dublino e la cartina del City Tour mi metto ad osservare fuori. Scorrono davanti a me la National Gallery, il Dublin Castle, la Cattedrale di S. Patrizio, il Guinness Storehouse, etc. Il giro turistico mi dà delle coordinate interessanti che approfondirò oggi e domani con delle visite mirate. Ci sono pochi turisti sul bus. Quasi tutti sono tedeschi. Non c'è più un solo italiano in giro: sono partiti tutti, ieri sera con i voli charter, tranne qualche ritardatario. Ieri per la partita c'erano più di cinquemila supporter, oggi non si vede una sola maglia azzurra in circolazione. Sono uno dei pochi italiani rimasti. Ne vedo altri cinque al Trinity College durante la visita alla bellissima cittadella universitaria. Sono intenti ad acquistare souvenir nel negozio dell'Università. Rimango sbalordito dalla Old Library con la sua Lunga Sala, i suoi vecchi e pregiatissimi testi antichi e gli straordinari busti di marmo. Veramente notevole. Bello anche il Libro di Kells che vedo nella Biblioteca (biglietto di 8 euro) e tutta l'atmosfera che si respira negli edifici dell'Università. Anch'io mi fermo nel bookshop.Fuori piove ed io non ho intenzione di bagnarmi. Almeno in quel momento. Dopo si vedrà. Vedo molti turisti tedeschi aggirarsi per gli scaffali. In particolare un signore mi colpisce per il suo ombrello. Direi che non è un ombrello, ma un ombrellone enorme. E lui, con noncuranza, fa finta di non dare nell'occhio. Ma non ci riesce. Ci sono anche molti bambini che scorazzano per il negozio. Riesco a comperare una maglietta con il logo del Trinity College e una sciarpa chiamata "scarf green kells square" facendo una lunga fila. Ho intenzione di fare un regalo a casa. Ma dopo mezz'ora non ce la faccio più ed esco. All'uscita continua ancora a piovere e con il mio ombrello tascabile e il mio pacchetto regalo mi dirigo a piedi alla Cattedrale di S. Patrizio. Mi sembra una tappa obbligata e non ne posso fare a meno. Il giro delle chiese più importanti di una città è una costante nei miei viaggi all'estero. Mi piace vedere le differenze architettoniche ed artistiche fra le chiese cattoliche e quelle di altre religioni presenti nella città che visito. E poi i quadri appesi alle pareti, le sculture che ritraggono personaggi importanti, le volte, i soffitti, le cupole. Insomma c'è tanto da vedere e da gustare. Anche le chiese hanno dei sapori, oltre agli odori. L'importante è scovarli, sentirli, annusarli. E quattro chiacchiere con il parroco dove li mettete? Nella mia vita ho parlato all'estero con parroci cattolici, preti protestanti, ortodossi, muftì musulmani, pastori calvinisti, preti donne e clerici luterani, financo monaci buddisti. Un pout pourri di sacerdoti di tutte le salse. Un piacere parlare con loro. Entro finalmente nella cattedrale cattolica e nel lato sud trovo il responsabile che brontola contro alcuni turisti tedeschi che non appaiono interessati adeguatamente alle bellezze della cattedrale. Mi presento come un "pellegrino" italiano che viene da Roma. Apriti cielo. Si spalancano le porte del paradiso. Mi dice subito, in un curioso italiano, che mi stima molto perchè è sicuro che provenendo da Roma io sarò senz'altro interessato. In effetti lo sono, ma devo rafforzare in lui quest'idea e gli faccio tante domande che lo mandano in visibilio. Parla sottovoce, è competentissimo e parlerebbe con me fino a sera tarda. Mi racconta un sacco di particolari della Cattedrale legati alla città di Roma. Mi dà una brochure in italiano (nella figura a lato) e mi dice di stare alla larga dalle chiese anglicane.
Non sono molto d'accordo con lui su questo punto e, infatti, a poche centinaia di metri c'è l'anglicanicissima Christ Church Cathedral Dublin che visito. E' molto antica e bella. C'è un bel leggio medievale in ottone del XV secolo che mi colpisce per la sua rara bellezza. Per il resto tutto scontato. Non piove più e mi trovo a percorrere alcune strade che mi portano vicino al mio albergo in Grafton Street che ancora non ho visitato. La percorro in su e in giù dando uno sguardo alle vetrine. Alla fine entro al St. Stephen's Green Shopping Centre all'angolo tra S.King St e N. St.Stephen's Green. Si tratta di un centro commerciale con balconate ampie e cortile centrale. All'interno trovo di tutto. Ci ritorno l'indomani mattina, Lunedì 4 febbraio, perchè mi sentivo i capelli poco puliti e ieri avevo visto un barbiere. Entro e chiedo di fare lo shampoo. L'addetto gentilissimo mi fa scegliere anche il tipo di shampoo che preferivo, un kerastase profumato "antipelliculaire" che mi ha rimesso a nuovo. Mi sono sentito per un attimo una vecchia zitella inglese che va dal parrucchiere più per chiacchierare che per altro. Raramente avevo trovato all'estero un barbiere così pronto e disponibile. Ricordo una volta a Varsavia che stavo rischiando grosso con un barbiere indigeno perchè se non l'avessi fermato in tempo aveva capito che invece di uno shampoo mi doveva fare una tintura ai capelli, di un colore che solo lui avrebbe potuto immaginare. Alla fine, con un inglesissimo sorry, mi lasciò, fortuna per me, con i capelli appena bagnati dal pericoloso intruglio alchimistico. Mamma mia che paura per il mio scalpo! Da quel giorno niente shampoo all'estero. Oggi è un'eccezione. Da Grafton Street alla Dublino georgiana il passo è breve. C'era da vedere la National Library con la sua splendida sala di lettura citata perfino da Joyce nell'Ulisse e subito dopo il famoso Number 29 la piccola casa signorile visitata in meno di trenta minuti al numero 29 Lower Fitzwilliam St. Basta, ero stanco e in Grafton Street, all'angolo Con la Nassau Street vedo un Internet Cafè. Mi ci infilo dentro e su una comoda poltrona navigo un po' scrivendo qualche mail agli amici. Il pomeriggio e la sera li trascorro per intero sulla O'Connelly street osservando prima il famoso GPO e successivamente la James Joyce Statue, ovvero quella che io ho subito chiamato la "statua del rag. Filini". Con rispetto parlando per Joyce devo dire che la statua immortalata nella Earl Street North mi ricorda moltissimo da vicino la figura del ragioniere Filini, l'amico di Fantozzi, in tanti straordinari e comici film di Paolo Villaggio. Vedendo la statua di Joyce, con gli occhialini alla Filini mi è venuto in mente l'esilarante e breve dialogo avvenuto tra il rag. Filini e il rag. Fantozzi durante la partita a tennis tra i due: «Allora Ragioniere che fa, batti? Ma, mi dà del tu? No no, dicevo, batti Lei?? Ah, congiuntivo....». Ricordo il dialogo e mi metto a ridere per strada: c'è mancato poco che non andassi a sbattere contro l'altissimo e appuntito The Spire of Dublin. Ultima passeggiata dopo il Parnell Monument è una breve e veloce camminata in Henry Street e in Moore Street. Con il freddo che fa mi sento poco propenso di immedesimarmi in Leopold Bloom e gironzolare per le vie della nostra amatissima Dublino. La serata è bella ma fa veramente freddo per i miei gusti e anche se non piove devo preparare la valigia perchè domani si parte per ritornare a Roma. Così, dopo un piccolo bicchiere di Guinness in un pub vicino Grafton Street me ne ritorno in albergo. La vacanza sta finendo e si rientra alla base.
Si sappia: il ritorno può essere traumatico. Come dice Duccio Canestrini nel suo Andare a quel paese : "contrariamente a quanto recita l'adagio popolare, tornare, non partire, è un po' morire. Così come la partenza richiede un rituale di distacco, il rientro va un po' preparato, anche dal punto di vista psicologico". E non c'è miglior cosa che prepararlo ritornando in albergo la sera precedente al viaggio di ritorno per tempo e organizzare quest'ultima fase del viaggio. Sulla via del ritorno all'hotel i pensieri mi frullano nella testa con tanta forza centrifuga. Ritornerò a Dublino? E' la stessa domanda che mi sono fatto tante volte l'ultimo giorno di vacanza nelle capitali europee visitate. Sul piano delle probabilità dovrei rispondere no. Se penso di essere al tredicesimo viaggio e me ne rimangono ancora altri quattordici non penso proprio di ritornare a Dublino, non ho tempo per ritornarci ma non si sa mai. Quante volte siamo stati sicuri di non fare una determinata cosa e poi l'abbiamo fatta? Per esempio, io nella mia vita da giovane avevo sempre detto a me stesso che non sarei mai venuto a vivere a Roma e poi mi ci sono trovato impelagato per sempre mettendo su famiglia. Dunque, la risposta è "prima devo completare il tour europeo e poi si vedrà". Intanto, la mia testa formula un'altra domanda e cioè visto che Dublino mi è piaciuta e che adesso mi mette tristezza l'idea di partire e abbandonarla per sempre quale può essere un'altra maniera per continuare questo viaggio e lasciare traccia e memoria di questa mia esperienza? Ci sono due possibilità. O che dopo il rientro continuerò a mantenermi informato su quanto accade nel paese e nella città dove sono stato turista, oppure devo scrivere un resoconto di viaggio. Ed è quello che farò al mio rientro. Intanto, domani mattina si torna a casa. L'autobus è sempre lo stesso, la fermata però è diversa perchè per andare all'aeroporto mi dovrò trovare alle 8.00 in Dawson Street. Ma l'indomani a quell'ora il freddo è troppo pungente per tentare di fare una passeggiata a piedi con la valigia verso la fermata che dista almeno cinquecento metri. Così opto per un taxi dall'albergo che mi porta comodamente all'aeroporto.Arrivo all'aeroporto con molto anticipo e prima di fare il check-in intendo guardare bene l'aeroporto. Un buon viaggio di ritorno prevede anche una sana curiosità di aggirarsi per gli stand guardando la vita che si svolge e osservando il via vai dei passeggeri. Guardo il biglietto Il ritorno da Dublino per Roma. Si tratta del volo 9432 Ryanair di martedì 5 febbraio 2007, alle ore 12.35, con arrivo a Roma Ciampino alle ore 16.35 per un corrispettivo di 87,73 euro ed "eur priority board". Chi è a conoscenza di che cos'è questa "priorità" sa quindi che c'è la possibilità di salire sull'aereo tra i primi viaggiatori per prendere il posto che più si desidera. Mi viene in mente l'assalto alla diligenza. Speriamo che non sarà così, mi dico. In effetti non sarà http://www.blogger.com/img/blank.gifcosì.
Ciao Dublino. Non dimenticherò mai questo viaggio nel freddo di un inverno dei primi anni del terzo millennio. Ciao Irlanda. Ciao amici.Al prossimo viaggio. E adesso andiamo al report di viaggio di Atene nella capitale della Grecia.


Elenco dei report di viaggio delle capitali europee già pubblicati.

INTRODUZIONE ALLA SEZIONE VIAGGI
AMSTERDAM Nederland
LONDRA Great Britain
PARIGI France
VIENNA Österreich
MADRID España
LISBONA Portugal
BERLINO Deutschland
PRAGAČeské Republika
DUBLINO Ireland Dublin
ATENE Ελλάς Αθήνα
STOCCOLMA Sverige
HELSINKI Suomi
LUBIANA Slovenija Ljubljana
NICOSIA Cyprus Lefkosia
LA VALLETTA Malta
SOFIA Бългaри София
BUCAREST Romania Bucureşti
BRATISLAVA Slovensko
BRUXELLES Belgio
BELGRADO Srbija Београд
OSLO Norge
ZAGABRIA Hrvatsk
TIRANA Shqipëri
MOSCAРоссийская Федерация
BIBLIOGRAFIA LETTERATURA DI VIAGGIO

Manuali di viaggio e mappe adoperati nella mia vacanza a Dublino.







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