martedì 5 maggio 2020

Si può imparare qualcosa da un virus?


L'esperienza degli “arresti domiciliari”, a cui sessanta milioni di cittadini del Bel Paese sono stati costretti a subire, lascerà dei segni nel loro futuro? Sono convinto che li lascerà e robusti anche.
Sono del parere che l'esperienza di vita maturata in questi due ultimi mesi dagli italiani e da tanti popoli nel mondo è da considerare comunque positiva più per la rottura dell'abitudine alle prassi precedenti che per altro. Certo se il covid-19 non fosse mai esistito sarebbe stato meglio. Molto meglio. Ma le cose non sono andate così.
Non so voi ma io sto riflettendo sulla novità assoluta della mia “indifferenza” verso il denaro alla luce della convivenza con il virus. In questo periodo di inattività, mai provata in tutta la mia vita, ho preso coscienza che si può vivere con poco denaro, pensando solo alle necessità primarie. Penso cioè che mai come in questi due mesi io abbia pensato così poco al denaro a come spenderlo o a come guadagnarlo. Certo lo stesso non si può dire per tutti quegli italiani che vivono di commercio o di lavoro precario azzerati nella loro capacità di spesa quasi totalmente. Ma io in questo momento parlo di me percettore di reddito fisso e non degli altri.
Sono del parere che in questo periodo il denaro abbia perso, e in quantità considerevole, senso e significato. Potrà riacquistarlo in futuro, anche più di prima tuttavia rimane il fatto che l’asserzione rimane valida. Complice di tutto questo sono state le novità della rivoluzione tecnologica in atto che con una carta di credito e acquisti effettuati online mi hanno permesso di fatto di azzerare l’uso del contante e l’abitudine alla manipolazione delle banconote.
Non potendo uscire da casa ho pensato bene di acquistare il cibo solo online. Devo dire che mi sono trovato bene. Sicuramente ho speso di più; per contro ho pagato sempre con carta di credito ricevendo sempre la ricevuta fiscale senza mai adoperare neanche 1 euro di contante. Niente a che fare con le utilizzatissime banconote da 20 euro che prima uscivano ed entravano nella mia tasca ogni giorno molte volte. Nessuna preoccupazione di dover reperire banconote da 5 euro per le spese alimentari al mercato o nelle bancarelle. Insomma ho vissuto due mesi senza pensare una sola volta al denaro.
Dunque risulta vero che il denaro non è tutto. Senza esagerare sembra che in questa asserzione ci sia una consistente parte di verità. Penso a questo punto a cosa succederà dopo il dramma del covid-19, nelle fasi 2 e 3. Temo che si riprenderà la brutta consuetudine dell'uso delle banconote e di tutto ciò che da esso deriva.
Il commercio della droga, il lavoro nero, l’uso che ne fa la criminalità organizzata, insomma l’uso cattivo del contante molto probabilmente ritornerà come prima anche se niente sarà più come una volta. Chissà quante persone hanno fatto prima di me la stessa riflessione non solo relativa alla tipologia di tipo economico-finanziario ma soprattutto dal punto di vista etico e morale, facendo perdere senso all’idea dell’accumulazione del denaro, rivalutando di fatto la dimensione umana delle persone.
Credo che l'intera società mondiale ne ricaverà benefici nel riflettere su ciò. Tutte le polemiche sorte in questi due mesi vengono azzerate dalla portata valoriale che questa nostra modalità di vita ha comportato in noi.

sabato 2 maggio 2020

Il linguaggio educato e i toni moderati sono sempre d’oro.


Una notizia in rete di oggi afferma che negli ospedali di Mantova i morti per covid-19 sono diminuiti in modo eccezionale a causa dell’uso di plasma iperimmune ricavato dal sangue dei guariti. Le buone notizie come si suole dire sono sempre gradite. E questa lo è particolarmente. Dunque bene Mantova, bene il suo sistema sanitario pubblico e benissimo le conseguenze di questa efficace cura terapeutica contro il covid-19.
Potremmo fermarci qui se non esistesse una coda sgradevole che necessita di un chiarimento. Leggendo la risposta data sui social a questa notizia abbiamo trovato odiosa tutta una serie di polemiche inserite che stonano su un tema di così alta delicatezza che riguarda le cure sanitarie e la vita dei pazienti, nonchè la ricerca medica in atto per aiutare gli ammalati. Non è importante chi l’abbia scritta, né perché. È importante far notare che non va bene usare una notizia di sanità pubblica manipolandola per fini utilitaristici.
Chi legge la risposta data da un medico ha la sensazione di capire che l'intera notizia sia lo strumento più elegante per perseguire una polemica strumentale e pregiudiziale. Stona il contenuto della polemica ma stona di più il linguaggio e il tono dello scritto. Ci ricorda la stessa sensazione che proviamo quando tentiamo, senza riuscirci, di seguire le vicende della politica nazionale tra maggioranza e opposizione.
Rimanendo in posizione di terzietà, si è costretti ad allontanarsi subito con sgradevole sensazione di soffocamento quando si nota che i 3/4 degli interventi dei politici di questi ultimi anni sono volti a polemizzare tra di loro con toni e metodi di violenza verbale inaudita che ci disgusta. Ecco, questa è la sensazione che abbiamo provato alla lettura del messaggio polemico relativo alla nuova terapia. In questi casi il silenzio avrebbe dovuto essere la migliore risposta.

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