venerdì 28 febbraio 2014

Bugie e purghe in perfetto stile staliniano.


"Vadano fuori dal movimento. Saremo più coesi e forti". Questa è la dichiarazione di Grillo in merito alla crisi dei rapporti interni tra lui e alcuni suoi parlamentari. Avete capito che ci stiamo riferendo alla espulsione dei quattro senatori del M5S imposta da Grillo ai suoi. Due brevi riflessioni. La prima. Continuando di questo passo, alla fine Grillo si ritroverà sicuramente un movimento molto più coeso di prima, solo che il prezzo da pagare sarà di ritrovarsi solo in due, lui e Casaleggio. Assurdo. Seconda osservazione. Che pensare di un movimento che alle elezioni politiche ottiene il più grande risultato mai visto nella storia elettorale della Repubblica che, lentamente ma con continuità, si sta autodistruggendo da solo? Cosa pensare di un leader che ragiona in termini di "chi non la pensa come me si dimetta" e che in un anno di legislatura, con il 25% dei voti in Parlamento, non è stato in grado di far approvare nessuna legge che vada nell'interesse dei cittadini? A noi ci ricorda la scenetta comica di Valter Chiari che veniva chiamato in scena dal grande attore torinese Carlo Campanini in modo diretto e senza ambiguità. Bene. Grillo nel ruolo di Valter Chiari ci si ritrova benissimo per la sua forte capacità di sbagliare tutto e nella maniera peggiore. Per quanto ancora questo repertorio di inconcludenza politica?

martedì 25 febbraio 2014

Ma siate seri!


Ieri il dibattito sulla fiducia al governo Renzi è stato surreale. Sicuramente ha oltrepassato la dimensione della realtà alla quale siamo legati per tradizione e prassi. Questa mattina sui giornali i resoconti dei fatti di ieri vengono presentati dai giornalisti come se invece di un dibattito parlamentare si fosse trattato del festival di Sanremo. Mai vista una stampa così faziosa e ossessionata dai particolari. Tutti alla ricerca del dettaglio. Una platea di giornalisti alla ricerca della notizia sensazionale contro Renzi, esclusiva, in grado cioè di fare colpo sugli altri. Un giornalismo da chiacchiera e maldicenza che invece di informare e analizzare il discorso di Renzi sui contenuti e la praticabilità del suo progetto si sofferma sul pettegolezzo, sulla dietrologia o, peggio ancora, si attribuisce a Renzi di non avere detto nulla di straordinario ma solo battute ad effetto. Ci ricorda quando la critica stronca un bel film che "fa cassetta" e guadagna una montagna di denaro. Questi i fatti. Non parliamo poi degli interventi dei gruppi politici, a dire la loro sulle dichiarazioni programmatiche di Renzi. Dire che sono stati inutili e inefficaci è dire poco. Tra insolenze, irrisioni, violenza verbale, minacce e banalità di rito non c'è assolutamente nulla da ricordare. Tra la pochezza dell'analisi politica e la vaghezza delle critiche si inserisce l'incapacità delle forze politiche dell'opposizione di comprendere che le solite, trite e inutili dichiarazioni di schieramento ormai non fanno centro perché, al contrario, esaltano il loro vuoto di idee. Ormai è chiaro che hanno paura. Hanno terribilmente paura del marziano Renzi. Loro sanno che Renzi può far fallire in modo miserevole e definitivo la loro strategia politica che si basa solo sulla critica e la denigrazione e mai sull’apprezzamento delle novità. Un solo esempio per tutti. Renzi ha avuto il coraggio di affermare che se dovesse fallire sarà tutta colpa sua e ne trarrà le conseguenze. Terribile. Questo genere di affermazione è per loro di una pericolosità senza confronti, perché non si è mai visto in precedenza un premier che accetta l’idea di essere controllato a tempo, con scadenze certe sui risultati che dichiara di voler conseguire. Noi prima di giudicare vogliamo vederlo all'opera. Crediamo che possa farcela.

domenica 23 febbraio 2014

La Grande Maleducazione.


Il film La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino concorre tra pochi giorni al premio Oscar per il miglior film straniero. Il film del passaggio della campanella a palazzo Chigi per le consegne tra Enrico Letta premier uscente e Matteo Renzi nuovo premier, invece, potrà al massimo concorrere per il premio del più grande sgarbato Presidente del Consiglio uscente. Enrico Letta certamente ha battuto tutti. Freddezza, stizza, risentimento, forse anche rancore, hanno caratterizzato il suo gesto gelido della consegna della campanella a Renzi. Quel gesto, durato al massimo una frazione di secondo, peserà come un macigno sulla sua reputazione futura. Peggio di come si è comportato non avrebbe potuto. Possiamo dire che ha mostrato un volto che non conoscevamo, forse il suo vero volto, quello che aveva furbescamente nascosto nei mesi passati a palazzo Chigi. Brutta storia questa. I confronti precedenti sono poi tutti a suo sfavore. I cambi “Monti-Letta”, quello “Berlusconi-Monti”, l’altro “Prodi-Berlusconi” e addirittura quello tra “Prodi e D’Alema” hanno sempre fatto vedere il premier uscente che consegna la campanella all’altro in modo sorridente, col volto disteso, augurale, oseremmo dire amabile. Nulla a che vedere con la maleducazione di Enrico Letta che non ha guardato nemmeno un secondo in faccia il suo “avversario” Matteo Renzi. Se le cose stanno così siamo contenti che l’ex Presidente del Consiglio uscente sia stato licenziato in tronco. Si fa così con gli scortesi. Cosa gli sarebbe costato essere sorridente e magari ironico? Nulla. Dunque, dobbiamo pensare che Renzi avesse ragione quando lo incalzava di “fare qualcosa” per il paese, di far uscire il governo dalla paralisi e produrre cambiamenti efficaci. Letta non ha voluto fare nulla, nonostante Renzi lo avesse più di una volta ammonito che con lui alla segreteria del Pd il governo “o faceva o andava a casa”. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Adesso nessun ricorderà Enrico Letta se non per la sua maniera indelicata e sgarbata del saluto finale. Peccato.

giovedì 20 febbraio 2014

Abusivismo e cafonaggine del “Grillo sparlante”.


Il Segretario del Pd Matteo Renzi ha incontrato ieri Beppe Grillo durante le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Più che di un incontro istituzionale per discutere di programmi e di futuro governo si è trattato di uno show sgarbato e inutile dell'ex comico genovese. L'incontro è durato pochi minuti, il tempo di uno sconnessa e grossolana denigrazione in streaming che ha fatto vergognare tutti per la cafonaggine mostrata dal vecchio comico. Il comportamento del capo del M5S è stato letteralmente penoso. Un camionista si sarebbe comportato con maggiore garbo di lui e, soprattutto, sarebbe stato più efficace sul piano politico perché avrebbe sicuramente obiettato a Renzi idee e non inutili calunnie. Grillo non voleva andare all'incontro ma è stato costretto dai suoi iscritti. Ci è andato nel peggiore dei modi: impreparato, calunniando e mostrando il suo vero volto di grossolano inetto della politica. Anzi, c'è andato da abusivo, come Berlusconi, perchè entrambi condannati con sentenza definitiva. Non avrebbero dovuto essere lì. Emerge purtroppo quello che questi mesi hanno tante volte confermato, e cioè che la limitatezza propositiva di Grillo e la sua sterile aggressività non sono armi della politica ma conseguenze dei suoi cupi rancori. Sa criticare e basta. Ieri, tutto sembrava tranne che il capo di un partito che va all'incontro decisivo per discutere di politica. Beppe Grillo rappresenta il peggio di chi è incapace di proporre leggi, di chi non vuole confrontarsi democraticamente, di chi non desidera cambiare il paese. D'altronde lo ha detto lui stesso: "io un democratico? No, non lo sono". Abbiamo assistito alla recita di un uomo che si esprime in modo improduttivo, mostra un vuoto propositivo di idee, che sa solo dire frasi sconnesse e senza senso come "non sei credibile", "nonostante la tua giovane età sei un vecchio", “ti do un minuto per parlare” e cose disonorevolmente simili. Insomma, ha fatto una figuraccia che entrerà nella storia parlamentare italiana come modello negativo di comportamento. I giornali si stanno scontrando su chi ha vinto tra i due. Il dibattito così proposto è falso perché non c'è stato confronto. Renzi voleva parlare e Grillo non lo ha lasciato parlare. E comunque tra due soggetti in cui uno si rifiuta di discutere con l'altro non ci può essere confronto. L'asimmetria è evidente. E' chiaro che l’intollerante Grillo è in difficoltà. Lui sa che Renzi può togliergli i voti di protesta che ha preso alle ultime elezioni e, quindi, è costretto ad alzare i toni dello scontro. Aggiungiamo che ha una concezione del confronto autoritaria, volgare, inadeguata, in grado di trasformarsi da “grillo parlante” a “fascista sparlante” per essersi comportato come si comporta il bullo di turno al bar sport che parla di calcio. Spiace che milioni di italiani siano caduti nella trappola del comico. Lo avevano votato in tanti perché credevano che avrebbe fatto di tutto per proporre la modifica del paese, per concretizzare il cambiamento e per stimolare o, meglio, per incalzare il futuro Premier a cambiare veramente l'Italia, per renderla più equa, più vicina ai deboli, ai disoccupati e suggerire politiche per l’impiego e la crescita. Invece, nulla di tutto questo. E' stato di una sterilità stupefacente. Ci è apparso in difficoltà quasi fosse un abusivo della politica, rancoroso, incapace di proporre un minimo di menù programmatico. La sua gente alla fine si ritrova come prima e peggio di prima. I suoi sostenitori sono stati presi in giro da un volgare pifferaio, delusi per la inutilità del proprio voto che avrebbe dovuto cambiare il mondo ma che alla fine ha premiato l’ostinazione inservibile di un vecchio rancoroso capace solo di rifilare mediocri spettacoli da comico finto movimentista di periferia. Diciamo la verità: milioni di italiani votandolo hanno sprecato l'unico gioiello di valore che era loro rimasto: il voto. Ma a volere essere severi con questi milioni di italiani che hanno sprecato un’occasione irripetibile c’è da dire che lo hanno voluto loro. Chi sbaglia paga e chi è causa del suo mal pianga se stesso. E stanno pagando con l’autoesclusione dal cambiamento. Un vero peccato.

lunedì 17 febbraio 2014

Non se ne può più.


Dopo la chiusura di alcune fabbriche straniere presenti sul suolo italiano ci siamo chiesti perché tutte queste aziende, peraltro che godono di ottima salute, hanno chiuso o stanno chiudendo e si sono trasferite in paesi preferibilmente di lingua inglese? Due esempi per tutti: Yahoo delocalizza da Milano a Dublino e Microelettronics va via da Catania. L’ex Fiat (adesso FCA) addirittura fa le valigie e se ne va fiscalmente da Torino a Londra. Insistiamo nel dire che moltissime di queste aziende in Italia non avevano problemi economici e che i guadagni superavano largamente le perdite. Dunque, perché vanno via? Il tema è delicato, la questione è complessa ma la risposta, a nostro giudizio, è semplice se si ha il fiuto di comprendere il quadro politico e linguistico nazionale e la collocazione dell’Italia nel contesto internazionale. Cominciamo col dire che il nostro paese è un paese provinciale che si è rifiutato sempre di prendere delle iniziative a favore della comunicazione linguistica in inglese. L'Italia da sempre è stata concepita più come somma di municipi e campanili chiusi che come comunità aperta alla comunicazione internazionale. In Italia il provincialismo è norma e rappresenta la cultura di base dell'intera nazione. Gli italiani parlano solo di calcio e cucina. Mancano totalmente di interessi che travalicano il loro cortile. Producono così solo autoemarginazione e autoesclusione. A causa di queste stolte chiusure da cortile municipale è mancata una visione internazionale in grado di essere presente con efficacia nei mercati esteri. Le conseguenze non si sono fatte attendere. In Italia c’è una catastrofe industriale senza precedenti che sta trasformando il nostro paese in una nazione deindustrializzata su tutti i fronti. Continuiamo con ricordare che la Zona euro è in crisi per ragioni di politica economica filotedesca. Ricordiamo che l’Asia è diventata ormai l’unico polo dinamico dell’economia mondiale. Rammentiamo altresì che i paesi emergenti hanno finora intercettato quasi tutti i flussi di investimento lasciando all’EU solo le briciole. Aggiungiamo alla lista della spesa l’instabilità politica e la corruzione del Sistema Italia con il rapporto scellerato tra politica e criminalità economica e mafiosa che è parte integrante del Problema Italia e che da solo tiene lontani gli investitori esteri. Se si aggiunge, per ultimo, la inazione di politica estera commerciale del nostro paese, con la conseguente subordinazione di politica industriale a favore dei poteri politici extranazionali, abbiamo il quadro spaventoso che si presenta ai nostri occhi dell’impoverimento e della desertificazione industriale che riguarda il nostro disastrato paese. Per queste ragioni sarebbe necessaria una forte scossa di corrente in grado di far ritornare a crescere non solo l’economia ma soprattutto l’Etica con la E maiuscola ed eliminare le ingiustizie sociali a favore dei più ricchi (che spesso sono coloro che delinquono di più). Siamo ormai all’ultima spiaggia. Se mancherà questo ultimo respiro, il "moribondo Italia" spirerà e la legge della jungla sarà la norma in Italia. Matteo Renzi, a nostro parere, ci preoccupa perché temiamo un flop di proporzioni gigantesche. Ma è la nostra unica speranza. Noi (barando) ci dichiariamo ottimisti.

sabato 15 febbraio 2014

Buon compleanno Galileo.


Oggi è il compleanno di Galileo Galilei (a fianco in un quadro a olio su tela di Justus Sustermans). Nella giornata odierna il grande scienziato pisano festeggia il quattrocentocinquantesimo anno della sua nascita. Nacque infatti a Pisa nel 1564 e, dunque, compie oggi 450 anni. Abbiamo detto compie al presente perché interessa noi, non lui. E' morto infatti all'età di 78 anni, ad Arcetri l'8 gennaio 1642, lo stesso anno in cui nacque a Woolsthorpe in Inghilterra Isaac Newton. Il grande fisico inglese morì successivamente a Londra nel 1727. Si tratta di una delle più famose staffette della storia della fisica. Ce ne sono altre, naturalmente. Altrettanto famosa è quella che lega Maxwell a Einstein. L'anno in comune è il 1879. Quell’anno morì a Cambridge James Clerk Maxwell, inventore del campo elettromagnetico, mentre nacque a Ulma, in Germania, Albert Einstein, noto fisico tedesco inventore della teoria della relatività. Il Museo Galileo di Firenze, che si trova in Piazza dei Giudici 1, a due passi da Ponte Vecchio e da Piazza della Signoria, lo festeggia oggi con un’apertura straordinaria anche di sera. Alle ore 18.00 infatti si potrà gustare il cosiddetto "aperitivo galileiano". Attenzione, non si tratta di una bevanda, più o meno alcolica, servita con patatine fritte. E’ piuttosto un piacevole anticipo dei più avvincenti “pranzo e cena” galileiani, in cui verranno "portate in tavola" pietanze di tipo culturale come spettacoli teatrali, mostre, lezioni al Planetario, conferenze, visite e altre interessanti attività. Dunque, la sbornia ci sarà, ma si tratterà di una ubriacatura di cultura o meglio di una sbronza di amore per il grande anticipatore del metodo scientifico che pose le basi della scienza moderna. A questo link, se siete interessati, potete scaricare il programma completo dei festeggiamenti al grande toscano. Tornando a Galileo c’è da dire che i latini hanno inventato il termine Annus Mirabilis per indicare un anno in cui si sono verificate tante cose esemplari e straordinarie. Di mirabile Galileo fece molto. Tra le tante conquiste scientifiche ne scegliamo una sola come sintesi peculiare del suo lavoro inerente alla sua straordinaria abilità nel condurre esperimenti di laboratorio con il “piano inclinato”. Lo inventò come moviola, in grado di rallentare il moto di discesa di una pallina metallica dalla sommità alla base del piano inclinato. In tono ironico potremmo dire che la sua invenzione fu anticipatrice della famosa moviola nella trasmissione televisiva “La domenica sportiva”. Noi abbiamo contribuito alla divulgazione del suo pensiero in modo personale, costruendo addirittura un semplice sito web che riporta ben 17 esperimenti differenti, tutti effettuati con il piano inclinato, da noi presentati nella veste che più piaceva all’illustre pisano: quella della dimensione empirica della scienza. Siamo certi che accetterà volentieri il nostro regalo. Ecco il link al sito. Buon compleanno Messer Galilei. Le vogliamo tanto bene per tutto ciò che Ella ha fatto per l’intera umanità.

mercoledì 12 febbraio 2014

Elezioni europee e pollaio nazionale.


Mancano solo tre mesi alle elezioni europee e in Italia manca qualsiasi riferimento a questo evento. È sconcertante osservare questo strabismo politico. I partiti sono impegnati altrove e invece di far conoscere ai cittadini la propria opinione perdono tempo dietro riti inutili o peggio si interessano di polli e galline. C'è troppa confusione oggi nella politica italiana. Il risultato è un vuoto che prima che pneumatico è di idee. L'unico collante riconoscibile è l'antieuropeismo dei troppi partiti e partitini. Tolto il partitino di Monti e la corazzata di Renzi rimane un'accozzaglia eterogenea di forze che ricordano quei campetti di erba pieni di rifiuti abbandonati da orde di incivili merendari da pic nic legati tutti da un solo ideale: ingozzarsi e pensare solo al proprio budello. Ne fanno testo i comizi antieuropeisti di Grillo, tutti orientati ad attribuire a Bruxelles la colpa della disoccupazione, dello spread, della perdita del lavoro, dei licenziamenti, ecc. Se fosse così allora non si spiegherebbe come mai i paesi del nord Europa stanno bene e non soffrono questa malattia mentre i paesi del sud Europa stanno male e sono ammalati di debito pubblico e di un mercato del lavoro afasico. Il fatto è che quei paesi in tutti questi anni hanno lavorato sodo e hanno prodotto sistemi normativi e leggi a tutela del loro mercato del lavoro e della credibilità dei loro sistemi industriali, mentre nelle allegre economie dell’Europa mediterranea di Italia, Grecia, Spagna e Portogallo invece di copiare i paesi del nord e migliorare le politiche economiche e finanziarie si scialacquava a tutto spiano ingolfando il Parlamento di mozioni che avevano come scopo l’obiettivo di far credere che un’immigrata minorenne tunisina fosse la nipote di Mubarak. E’ o non è sconcertante questo modo di procedere? Rimane il fatto che Grillo, Berlusconi e l’intera galassia della destra sociale e fascista sono antieuropeisti e contro l’euro. Mutatis mutandis lo stesso dicasi per l’operazione spregiudicata dei partitini dell’estrema sinistra (rifondaroli e comunistelli vecchi e nuovi, verdi, vendoliani, marxistini camuffati, ecc.) che sostenendo il candidato comunista greco Alexis Tsipras spacciano con la menzogna un europeismo che invero nasconde un pericoloso cavallo di Troia, in grado di scardinare l’unità europea. In realtà l’unica proposta condivisibile è quella del Pd di Renzi, non tanto per il nome del nuovo segretario del Pd quanto per i valori condivisi di cui sono portatori le socialdemocrazie europee. Ognuno voti chi vuole. Noi non saremo certamente fra coloro che sosterranno il populismo e gli interessi personali dei vari padroni e padroncini di turno (M5S e Forza Italia) che, sia chiaro a tutti, consideriamo una vergogna come conducono il loro partito. Quando estrema sinistra e destra si alleano tra loro e parlano la stessa lingua biforcuta noi ci preoccupiamo. In breve: idealisti senza fortuna si, ma gonzi no.

domenica 9 febbraio 2014

Senza vergogna.


Sembra che il Ministro di Grazia e Giustizia brasiliano sia intenzionato a presentare all’Italia la richiesta di estradizione di un suo connazionale, ex direttore del Banco do Brasil. Il motivo riguarda il fatto che questo brasiliano è stato condannato in Brasile per associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio legati allo scandalo "Mensalao" delle mazzette date all'opposizione politica durante la presidenza di Lula. L’interessato si chiama Henrique Pizzolato. Sembra che costui, avendo il doppio passaporto italo - brasiliano, si sia rifugiato in Italia per evitare l’estradizione. Tuttavia adesso si trova in carcere perchè arrestato dai carabinieri. Questo il fatto di oggi che commenteremo brevemente. E’ inevitabile che chi legge la notizia immediatamente penserà al “caso Battisti”, il pluriomicida italiano che si è rifugiato in Brasile per evitare l’estradizione. C'è il rischio che si stia verificando, in modo imprevisto e per molti versi simile, la medesima situazione per Pizzolato a ruoli invertiti. In realtà i due casi sono molto differenti. Cesare Battisti vive in Brasile, protetto in modo ignominoso dalle autorità di quel paese perchè di fatto graziato dall'ex Presidente Lula l'ultimo giorno del suo mandato presidenziale. Il signor Pizzolato invece non è per nulla difeso dalle autorità di governo italiano e speriamo non lo sarà mai. In secondo luogo Pizzolato è stato condannato per corruzione a 12 anni di carcere mentre Battisti ha assassinato ben quattro italiani ed ha avuto una condanna all’ergastolo. Insomma, Battisti non è proprio un mariolo qualunque. E’ un pluriomicida che ha ucciso a freddo quattro persone. Quello che colpisce in questa vicenda è la sfrontatezza del ministro brasiliano che dimenticando il "pregresso" ha presentato la richiesta facendo, come si dice in questi casi, “il finto tonto”. Ci vuole un certo coraggio per agire in questa maniera. Che poi questo coraggio sia in realtà sfacciataggine e arroganza del tipo: “tu mi devi estradare Pizzolato mentre io non ti darò mai Battisti” è un’altra cosa. Noi siamo dell’idea che l’Italia, valutate le carte e la validità della richiesta, deve dare l’estradizione. L'ideale sarebbe ottenere uno scambio tra i due che da solo risolverebbe il caso in via definitiva.

sabato 1 febbraio 2014

Mastrapasqua e doppi incarichi.


Ci verrebbe da dire: “e bravo a Mastrapasqua”! Il suo caso è emblematico di come vanno le cose in Italia. Il garbato Capo dell’Istituto pensionistico dell’INPS è oggi sotto i riflettori della notorietà mediatica per avere, diciamo così, un po’ esagerato nel “doppio lavoro”. Ogni persona qualche volta esagera. Raramente a esagerare sono i poveri. Molto più frequentemente esagerano i ricchi sia nelle passioni, sia nelle pulsioni. Ebbene Mastrapasqua ha esagerato. Non sappiamo se per passione del potere o del denaro. Sappiamo solo che ha sicuramente esagerato! Già uno che si chiama Mastrapasqua non si presenta bene. Certo neanche altri che hanno dei nomi bizzarri, come o peggio del suo, appaiono indenni da sorrisetti ironici. Pescando in Europa per esempio il grande Winston Churchill si chiamava “Chiesa-collina”. Lo stesso Newton si chiamava “Nuova-tonnellata”. Mastrapasqua dovrebbe essere un nome composto da Mastro e Pasqua. Mastro è sinonimo di Comandante, quello che in gergo una volta si chiamava Capo. Vi ricordate quando anni fa si diceva di una persona alla quale si portava rispetto perché svolgeva una mansione delicata e importante? Lo si chiamava Capo. A Capo, a che ora parte il treno? Pasqua poi è un nome che allieta, è sinonimo di gioia, di felicità, di rinascita. Dunque, il Presidente dell’INPS dà l’idea del furbetto ma simpatico, di un tizio che esagera ma allo stesso tempo allieta e di cui si accettano anche i vizietti. Si, però che vizietti! Dai giornali apprendiamo che ne aveva tanti. Da solo circa 25 e insieme alla moglie raddoppia a 50. Ammazza! Venticinque incarichi per uno che è già Presidente dell’INPS sono troppi. Anche i neonati salterebbero dalla culla all’idea di uno così esagerato. Permetteteci pertanto di chiamare Mastrapasqua col suo vero nome che è “Mastrapasquino” ovvero Furbetto del Quartierino. Ecco, per noi va bene così. A fare il furbetto lo vediamo bene. Con quel visino magro ed emaciato che sembra un innocuo frate cappuccino noi lo vediamo bene come furbo di 25 cotte. Mentre in Italia ci sono milioni di disoccupati che non sanno come sbarcare il lunario e che farebbero il diavolo a quattro per averne uno solo di lavoro, anche scalcinato e poco retribuito, e mentre gli operai della Elettrolux sono costretti ad accettare la clausola capestro di autodiminuirsi il salario, da 1400 a 800 euro, questo “furbo nazionale” che fa? Si appropria di quasi tutti gli incarichi lucrosi possibili e immaginabili. Nessuna autocritica, nessun ravvedimento. No. Unica risposta: “la legge me lo permetteva”. Un ipocrita come pochi. Sulla moglie vogliamo dire una sola cosa. Non la conosciamo direttamente. Abbiamo saputo però che è anche membro di Acea, la famosa azienda municipalizzata romana che fa tanto arrabbiare i romani per il suo pessimo funzionamento. Adesso siamo in grado di capire perché Acea non funziona. Con un personaggio come questo, specchio fedele e simmetrico del marito, la domanda che viene spontanea è: poteva mai funzionare bene l’Acea? Conclusione. Parodiando l’ex Presidente francese Jaques Chirac che a proposito degli inglesi disse che con quello che essi mangiano è difficile avere loro fiducia, possiamo dire che con i Mastrapasqua e tutti quegli incarichi che i due ricoprono è difficile dare loro fiducia. Hanno troppo poco tempo per occuparsi seriamente di tutti i loro impegni. E’ meglio che si dimettano.

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