sabato 19 febbraio 2005

Che tristezza vedere peggiorata l’immagine che avevamo di un nostro “caro amico d’infanzia”.

Carlo Pedersoli si è candidato alle elezioni regionali del Lazio nelle fila del partito di Forza Italia. Fin qui la notizia. Niente di strano che si conosca per tempo il nome di uno dei candidati alle prossime elezioni regionali. Siamo tuttavia dell’opinione, che di questa notizia ne avremmo fatto volentieri a meno. Insomma, avremmo voluto che il Sig. Pedersoli non si fosse candidato né nel partito del presidente del Consiglio, né in altri. Perché? Per la semplice ragione che Carlo Pedersoli è in realtà il vero nome del famoso attore Bud Spencer. Siamo letteralmente rimasti di stucco quando abbiamo appreso la notizia. Siamo rimasti male e francamente ci ha fatto provare contrarietà il dover prendere atto che un’altra apprezzabile figura, mito dei nostri anni di gioventù, abbia preso la decisione di entrare in politica col rischio concreto di svilire un’immagine, che dire che è stata un’icona è forse riduttivo. In questo momento di grande amarezza abbiamo subito pensato alle forti emozioni che questo straordinario personaggio del cinema western degli anni ’70 ci ha regalato con i suoi straordinari film di azione. La coppia Terence Hill e Bud Spencer rimane per noi, al tempo giovani loro ammiratori, uno dei rari esempi di attori che hanno interpretato figure cinematografiche educatrici di valori. Maestri nell’inculcare con le loro gesta il senso dell’essere sempre dalla parte dei più deboli, i valori dell’altruismo e della generosità, i buoni sentimenti dell’amicizia, li abbiamo sempre considerati nostri incorruttibili maestri, nostri fratelli maggiori, nostri amici di sempre. Che tristezza, pertanto, vedere una figura come quella di Bud Spencer rovinata dalla sua partecipazione nella politica italiana. Cosa potrà fare il Sig. Carlo Pedersoli, alla sua ormai non più giovane età, nell’Assemblea Regionale laziale? Quale contributo positivo alla politica regionale potrà portare se non quella di permettere alla squadra politica che lo ha ingaggiato di sfruttare la sua immagine e portare acqua (cioè solo voti) al mulino della macchina elettorale del centrodestra? Che Bud Spencer venga o meno eletto onorevole all’Assemblea Regionale del Lazio francamente non ci interessa. Ma poteva benissimo risparmiarci il fastidio di dover tracciare, ancora una volta, un segno di spunta nella casella dei nostri più piacevoli ricordi per eliminare dalla nostra mente uno dei personaggi che più di tutti ci hanno fatto provare delle magnifiche emozioni nella nostra infanzia. Peccato!

venerdì 18 febbraio 2005

Motivazioni diverse, stesso risultato.

Ormai l’hanno capito anche i sassi. Centrodestra e centrosinistra, sul mandato di cattura europeo hanno, con motivazioni differenti, le medesime vedute: non lo vogliono. Con tempismo straordinario Centrosinistra e Lega Nord hanno bloccato un articolo del disegno di legge rimandando il tutto alle calende greche. Che pena vedere questi giochetti per il gusto di battere il Governo. E intanto il provvedimento di legge viene ulteriormente rinviato con la penosa conseguenza di vedere aumentare a livelli pericolosi l’irritazione nei nostri confronti degli altri partner europei, i quali lo hanno già approvato da tempo. Che pena!

giovedì 17 febbraio 2005

Aerei bloccati per sciopero a sorpresa.

Uno sciopero ingiustificato, senza preavviso, ha sconvolto gli scali aerei milanesi. Sorge legittima la domanda: di nuovo? Ma non avevamo detto che queste forme di lotta estrema appartenevano al passato? Ma questa storia degli scioperi selvaggi, non era stata superata una volta per tutte con un’apposita legge? Ma allora, la legge relativa alla regolamentazione del diritto di sciopero non è valida? E CGIL, CISL e UIL, cos'hanno da dire a questo proposito? Perchè continuano al solito a sostenere queste forme improprie di lotta sindacale? E’ inutile. Siamo sempre alle solite. L’inaffidabilità è la sola maniera in cui i cittadini di questo paese sono in grado di esprimersi. Ma per favore!

domenica 13 febbraio 2005

I desideri dei politici della sinistra italiana.

“L’Italia convochi il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, faccia ritirare gli americani dall’Iraq, anzi li sconfigga in battaglia e poi se ne riparla”. E’ una frase straordinariamente efficace del vignettista Vincino, che racchiude in estrema sintesi tutto il pensiero politico del popolo della sinistra. L’Unione, presa alla gola con un esemplare gesto atletico-politico dal gruppuscolo di estrema sinistra (in testa Rifondazione, con Verdi, Comunisti d’Italia e Correntone), è preda di un disastroso e ondivago atteggiamento di rinuncia collettiva di assunzione di responsabilità nella delicata e controversa questione della missione militare italiana in Iraq. Adesso che è palese a tutti che l’Italia è là non per militarismo bellico, ma per permettere a quello sfortunato paese di risollevarsi dalla morsa dittatoriale del precedente governo, emerge in modo chiaro e lampante la mancanza di coraggio dei politici del centrosinistra. Di questo si tratta. La frase di Vincino è sintomatica del fatto che la sinistra si trova sprofondata nella palude bertinottiana e non sa come uscirne. Un consiglio? Vada a imparare l’arte politica dall’Udeur di Mastella, che in questa vicenda è stato l’unico soggetto politico coraggioso. Ah! Dimenticavamo. Ci sono anche altri desideri, più o meno nascosti, nelle fila della sinistra. Eccone un campionario. Tutti si al referendum e poi cambiamento della legge, in modo tale che chiunque possa partecipare alla scorpacciata delle inseminazioni artificiali, omologhe o eterologhe, a piacimento. Insomma siamo al supermercato degli ormoni. In secondo luogo, matrimonio degli omosessuali ed equiparazione della loro unione a quella della famiglia normale. Ormai, della tradizionale famiglia italiana, costituita da padre, madre e figli, nessuno di questi politici di sinistra ci crede più. All’ombra dell’ombrello della “libertà di pensiero e di azione” si spacciano idee al limite della stabilità della società. In terzo luogo, il rogo dei figli dell’attivista del MSI bruciati vivi, a Roma nel 1973, da un gruppo di mascalzoni rivoluzionari di estrema sinistra. Tutta colpa di chi? Dell’attuale centrodestra che è andato a risollevare un caso che avrebbe dovuto rimanere sepolto nel ricordo di tutti e, viceversa, solidarietà a tutti i compagni di Potere Operaio che in questa vicenda sono da considerare delle “vittime del montaggio politico” del centrodestra. Brigatisti rossi, rivoluzionari alla Oreste Scalzone e simili, tutti liberi di rientrare in Italia e di riprendere la loro attività politica mediante indulti e amnistie generalizzate. In quarto luogo, le Foibe. Un’invenzione di Berlusconi e della RAI di Cattaneo, che non meritavano di mettere sullo stesso piano i partigiani del “democratico” e comunista Tito con tutti coloro che hanno gettato nelle foibe i fascisti italiani. Non era il caso di infangare il simbolo della rivoluzione marxista: la gloriosa “falce e martello”. Anzi. Guai a quei parlamentari europei che in questi giorni al Parlamento europeo stanno cercando di proporre di vietarne l’uso insieme alla svastica nazista. Costoro sono solo dei controrivoluzionari, che appartengono alla nuova classe politica dei paesi dell’ex-Est europeo, venduti agli Stati Uniti. Vero? Ci fermiamo qui, per carità di popolo. E poi dicono: ma come è stato possibile che nel 2001 Berlusconi abbia vinto le elezioni nazionali? E ancora continuano a non capire. Ma, come dice il proverbio, non c’è cosa più difficile che cercare di far sentire un sordo che non vuole sentire.

sabato 12 febbraio 2005

Non fai quello che desidero? E io non partecipo.

Anche se possiamo intuirle, non conosciamo le ragioni ufficiali per le quali la Chiesa cattolica spagnola ha ordinato ai fedeli di quel paese di astenersi dal partecipare al Referendum sulla Carta Costituzionale dell’Unione Europea. La CEE, Conferenza Episcopale Espagnola, ha giustificato come legittima l’astensione, perché non si sente obbligata ad aderire a un’iniziativa che ritiene errata nel merito. Possiamo tentare di spiegare il perché di questa decisione sulla base di una semplice analisi relativa alla situazione spagnola. Siamo, tuttavia, preoccupati per un altro fatto, inerente al pericolo che la Chiesa corre nel prendere decisioni di autoesclusione dalle grandi scelte che ineriscono alla vita sociale e politica dei cittadini dell’Unione. A nostro avviso, la Chiesa cattolica non ha compreso che la nascita dell’Unione Europea a 25, comporta l’introduzione di un nuovo soggetto politico che va al di là dei singoli paesi aderenti alla nuova Europa. Ciò ci induce a credere che ci siano ragioni più profonde che hanno indotto le gerarchie cattoliche a prendere questa sciagurata decisione. Si tratta, in breve, di questo. Si può essere ragionevolmente sicuri che la mancanza nel preambolo della Costituzione di un riferimento chiaro ed esplicito alle “radici cristiane” dell’Europa sia alla base del risentimento dei vertici della Chiesa. Possiamo aggiungere che la non esclusione dalla Carta costituzionale europea di chiare norme restrittive contro l’eutanasia, l’aborto, il matrimonio tra omosessuali, la fecondazione assistita, ecc.., sia un’altra spiegazione per il mancato sostegno ai si nei confronti dell’evento storico relativo alla ratifica della Costituzione. Non mancano anche ragioni relative ai rapporti tra Stato e Chiesa in Spagna che, in questi ultimi tempi, con l’avvento a capo dell’Esecutivo spagnolo del socialista Zapatero, non sono certo idilliaci. Vere o sbagliate che possono essere queste motivazioni, non si può non trarne una conseguenza non certo positiva. Così come in Italia, anche in Spagna il motto dei vertici della Curia cattolica sembra essere quel vecchio adagio craxiano che diceva che “è meglio andare al mare che votare al referendum”. Ci dispiace ammetterlo, ma questa scelta si sta imponendo come l’unico tipo di politica che la Chiesa sia in grado di proporre oggi ai cittadini dei paesi dell’Unione e francamente ci delude. Ci ricorda la reazione puerile del bambino che, non avendo ricevuto l’assenso dai genitori di poter soddisfare un suo desiderio, reagisce scompostamente dicendo che da quel momento non si alimenterà più. Ci chiediamo se le Autorità cattoliche abbiano valutato tutti i rischi della decisione. C’è in tutto questo un desiderio di recupero dello spirito cattolico dell’Aventino che fu l’unica e infelice risposta del Vaticano all’indomani della nascita dello Stato nazionale monarchico italiano dopo i fatti di Porta Pia. Noi crediamo che la Chiesa stia commettendo un grave errore politico, perché l’arroccarsi su posizioni di intransigenza comporta come conseguenza l’autoesclusione dalla vita nazionale dei vari paesi e la diminuzione del potere di persuasione sui cittadini. Così facendo la Chiesa si ritroverà emarginata dalle grandi scelte, lasciando completo spazio alle forze radicali e rivoluzionarie di sinistra, all’associazionismo gay, ecc.. E’ questo ciò che vuole la Chiesa del dopo-Woityla? Pensiamo che l’entourage del Papa stia scivolando verso una pericolosa china autolesionista. Chi vivrà, vedrà.

venerdì 11 febbraio 2005

QUESTIONARIO



Il grande gioco della "verità". Autointervista semiseria all'autore di questo blog.




Il tratto principale del mio carattere?
L'onestà
La qualità che preferisco in un uomo?
La lealtà
La qualità che preferisco in una donna?
La lealtà
Il mio migliore amico?
Quello che mi considera tale
Il mio principale difetto?
Ne ho molti
La persona a cui chiederei aiuto in un momento difficile?
Mia moglie
Il mio sogno di felicità?
Essere stato utile a qualcuno in un mondo giusto e in pace
Il mio rimpianto?
Non saper parlare una lingua straniera
L'ultima volta che ho pianto?
Quando è morta mia madre
Il giorno più felice della mia vita?
Quando è nata mia figlia
E quello più infelice?
Temo che ancora non ci sia stato
La persona scomparsa che richiamerei in vita?
Il grande giornalista Montanelli
La disgrazia più grande?
La seconda guerra mondiale
Materia scolastica preferita?
Letteratura italiana
Città preferite?
Roma, Parigi, Berlino, Praga
Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza?
Qualunque colpa non mi ispira indulgenza
Colore preferito?
Non ho preferenze
Fiore preferito?
La rosa
Uccello preferito?
La rondine
Bevanda preferita?
Il vino
Il piatto preferito?
La vera pizza margherita
Il mio primo ricordo?
Mia madre che cuciva mentre aspettavamo insieme mio padre che ritornasse dal lavoro
Il libro preferito?
I Buddenbrook di Thomas Mann
Autori preferiti in prosa?
Kafka, Manzoni, Tolstoi
Poeti preferiti?
Leopardi, Quasimodo, Ungaretti
Cantanti preferiti?
Mina e Frank Sinatra
Sport preferiti?
Il rugby
I miei eroi?
Tutti coloro che hanno donato la vita per un ideale di giustizia e di pace
Pittori preferiti?
Gli impressionisti
Trasmissione televisiva più amata?
Il telegiornale
Film più amato?
"Il buono, il brutto e il cattivo" (1966) di Sergio Leone
Attrice preferita?
Ingrid Bergman
La canzone che fischio più spesso?
Sono stonato, dunque non fischio
Personaggio storico più ammirato?
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini
Personaggio storico più detestato?
Mussolini
Clericale?
No, laico, e non laicista
Religioso?
Si, ma più tempo passa e più mi sento confuso
Cattolico?
Si, ma "critico", cioè con tanti dubbi
Tratti della personalità politica?
Liberale, ma non libertario
La politica come fede o la fede come politica?
Sono a favore della logica dei problemi e non degli schieramenti religiosi, politici, o peggio dei partiti
La politica è tutto nella vita?
No, la politica è un pezzo importante della vita, ma ci sono altre cose altrettanto importanti
Quali?
Sono dell’idea che ognuno di noi potrebbe essere migliore di com'è a condizione che la propria spiritualità riuscisse a portarlo dalla parte dell’uomo, delle sue debolezze, delle sue paure, dei suoi sentimenti e fosse intenzionato ad agevolare scelte e valori assoluti nella sua vita. Ma se si vogliono esempi concreti sono costretto a non essere originale e dico: la famiglia, gli amici, le buone letture e il produrre qualcosa in grado di migliorare noi stessi, anche mediante l'uso, perchè no, delle "nuove tecnologie"
Dunque, non si escludono in futuro scelte di impegno politico?
Sottolineo la mia scelta a non arruolarmi in plotoni politici che seguano l’onda della moda del momento.
Nomi preferiti?
Quelli comuni
Cosa detesto di più?
L'ingratitudine
Se potessi parlare a quattr'occhi con l'uomo più potente del mondo?
Gli direi di rendere la politica mondiale più giusta e più equa soprattutto nei confronti dei più poveri
C'è qualcosa del mio fisico che cambierei?
Assolutamente no. Non sono così stupido da andare da un chirurgo plastico e mettere a repentaglio la mia salute sprecando del denaro che potrei spendere per cause più nobili. Se dipendesse da me, chirurghi plastici e calciatori farebbero la fame.
Il dono di natura che vorrei?
Ne ho avuti già tanti che rischierei di vergognarmi ad averne altri.
Il più bel regalo mai ricevuto?
Un sorriso al momento giusto
Come vorrei morire?
Non decido io, dunque, sarà quel che sarà
Stato d'animo attuale?
Sereno
Il mio motto?
Sopravviverò

giovedì 10 febbraio 2005

L’Unione ha scelto di non scegliere.

E così l’Unione, il nuovo nome della vecchia formazione di centrosinistra, ha deciso. Voterà contro il rifinanziamento della missione militare in Iraq. Hanno vinto Bertinotti e l’ala radicale di estrema sinistra del raggruppamento, cioè Verdi, Comunisti Italiani e Correntone. Hanno perduto Margherita, SDI, Udeur, Italia dei Valori e Repubblicani. Il PDS non si sa bene come la pensa, ma in genere si schiera quasi sempre con la parte più estrema. Male. Il centrosinistra, a nostro avviso, comincia male. E chi comincia male …. rischia di perdere alle prossime elezioni. Ci sono in ballo qualche mezzo milione di voti potenziali che la politica estera può spostare da una parte all’altra dei due raggruppamenti. Il ricatto bertinottiano ha funzionato e il centrosinistra, pardon, l’Unione, è stata costretta a piegarsi. Ma l’Unione di chi e fra chi? Già cominciano le prime divergenze e la “disunione” in politica estera è l’unica certezza dell’Unione. C’è. E si vede. E non porta bene. Se l’Unione vincerà le elezioni del 2006 ne vedremo delle belle in politica estera. Un esempio di bella singolarità? In tutti i paesi del mondo, di solito, il meccanismo per far funzionare il sistema politico è impostato su un semplice paradigma, che consiste nell’idea che la forza moderata dei due schieramenti ingloba le ali estreme. Nell’Unione si sta verificando il contrario. E’ Bertinotti, cioè l’ala estrema, che sta intrappolando la parte moderata. Capperi! Se non è questa anormalità, cosa potrebbe essere anormale?

domenica 6 febbraio 2005

Competitività del sistema Italia e ricette berlusconiane.

Il Governo Berlusconi ha presentato recentemente una bozza di progetto per “risolvere” la grande questione della competitività dell’economia italiana. Si tratta di dieci punti che, a giudizio del Presidente del Consiglio, risolveranno una volta per tutte (dice lui) il problema del miglioramento della produttività italiana in economia. Ci possiamo credere? Sicuramente lo speriamo. Ma viste le premesse e l’avvicinarsi delle elezioni, siamo dubbiosi e inquieti e pensiamo che si tratterà dell’ennesimo bluff. Perché? Analizziamone il significato, punto per punto.
1. Intensificazione alla lotta alla contraffazione. Eccellente intento. Peccato che una volta individuati i falsari e gli organizzatori della contraffazione dei marchi, la magistratura, complice una legislazione penale con i buchi, sarà costretta a lasciare liberi gli autori dei falsi. Come è successo tante volte, prima si arrestano questi mascalzoni e poi li si rimettono in libertà. Il classico buco nell’acqua.
2. Competitività e Sud. Con gli imbrogli sistematici che vengono continuamente alla luce nelle regioni del Sud e con la presenza di organizzazioni criminali come la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra, tutte le risorse disponibili, con la connivenza del potere politico locale, sia esso di centrosinistra o di centrodestra, saranno preda dei malavitosi. Risultato? Un altro insuccesso.
3. Fisco e semplificazione. Qui la materia è più complessa e francamente non abbiamo fiducia in nessuna Agenzia che si propone il rischiosissimo obiettivo di migliorare e semplificare l’efficacia fiscale. Con gli imbroglioni che si ritrova questo paese, e con le tecniche sopraffini di “evasione-elusione” fiscale messe in atto da commercialisti, avvocati azzeccagarbugli, e intermediari sim e banche d’affari, se ne vedranno delle belle. Risultato: si prevede un altro clamoroso insuccesso.
4. Infrastrutture. L’ammodernamento delle infrastrutture come verrà perseguito? Con quale soldi? Al solito si daranno un po’ di finanziamenti a Comuni, Province e Regioni per dilapidare da qualche commissione, piena zeppa di bricconi, i capitali.
5. Più investimenti in ricerca e sviluppo. Si tratta, pensiamo, di fondi da destinare alla ricerca nel settore delle imprese e dell’Università. Non ne parliamo neppure. Qui i soldi “spariranno” letteralmente, ancor prima di comparire, a causa della "solidarietà" esistente tra Amministrazione, Sindacati e Presidenti di commissioni. Nulla da fare neanche qui.
6. Innovazione e tecnologie. Un altro personal computer a chi non lo usa o non lo sa usare. Nonostante le decine di direttive statali negli uffici, rivolte agli impiegati che dovrebbero adoperare la trasmissione telematica di dati e documenti, a tutt’oggi si va avanti con i faldoni di documenti cartacei. Si vedano gli atti che il cittadino richiede alle Conservatorie o al Catasto (quello di Roma è famoso per avere un arretrato di 30 anni!) e tutto sarà chiaro. In verità, gli stessi impiegati e i loro dirigenti non sanno neppure cosa sia una firma digitale o la crittografia a chiave pubblica. Più bluff di così.
7. L’industria. Qui sappiamo come andrà a finire. Si individueranno alcune aree industriali vicine alla politica del governo. Magari in quelle regioni governate dai Governatori del centro destra. Un po’ di soldini e tanto polverone. Nulla di più.
8. Il Tfr con lo sblocco di risorse. Questo tira e molla dura da anni ed è diventata una telenovela mielosa. Non se ne farà niente. Come al solito il Ministro del Lavoro maroni e isindacati polemizzeranno come sempre.
9. Aggiustamenti sul mercato del lavoro. Non abbiamo capito nulla di ciò che si intende proporre. Qui il livello di oscurità dei temi e della prosa pubblica rasenta l’inverosimile e farebbe invidia anche alla chiave privata della crittografia di PGP. Neanche Niccolò Copernico, nel suo De Revolutionibus Orbium Caelestium, avrebbe potuto essere più criptico.
10. Dulcis in fundo, Università e Ricerca. La principale novità sarebbe il credito agli studenti che è una bella intenzione. Ma a quale studenti si darebbero questi crediti? A quelli che escono dalla attuale scuola secondaria di secondo grado, dove gli esami di stato sono diventati una burla? Oppure a quegli studenti che non sanno né scrivere in corretto italiano, né conoscono alcuna lingua straniera in modo decente e sono dei ragguardevoli ignoranti nelle discipline scientifiche? Ma via!
La realtà è purtroppo un’altra. Nel Paese Italia, non c’è più “tensione morale”, non c’è alcuna “corrente etica” che soffi sulla attuale indifferenza e sul pessimismo dei cittadini. Da rilevazioni statistiche e da sondaggi è ormai chiaro che il cittadino medio ha una percezione negativa della vita che è costretto a svolgere nella società attuale. Mancano amministratori competenti, politici onesti e trasparenti, che perseguano intenti legislativi adeguate con leggi intelligenti e super partes. Ma cosa volete aspettarvi da un Governo, i cui primi atti legislativi sono stati l’eliminazione del falso in bilancio, l'aumento delle difficoltà per le rogatorie internazionali, la mancata ratifica del mandato di arresto europeo e, dulcis in fundo, la legge Cirami?

sabato 5 febbraio 2005

Dare a Cesare quel che è di Cesare e ai comunisti ciò che si meritano.

Al Congresso del Partito dei DS, il Segretario Fassino ha riconosciuto che l’unica resistenza di cui il neo Iraq si può vantare di avere è quella degli otto milioni di donne e uomini iracheni che sfidando le bombe del terrorista Al Zarqawi, sono andati a votare rischiando la vita. Bene ha fatto l’esponente dell’ala “liberal” del vecchio comunismo italiano a riconoscere ciò che è sotto gli occhi dei più. Qui per “più” non si intendono tutti quelli che discutono di politica, ma solo quelle persone di ogni diversità politica che siano in buona fede, al di là delle ideologie e degli schieramenti. Si può appartenere alla vasta comunità dei “più” pur militando nei DS, così come si può militare in AN, cioè nel partito del ministro degli Esteri italiano. Non fa differenza l’appartenenza. Qui il confine di demarcazione sta, come disse Popper, tra scienza e non scienza, cioè tra persone oneste e persone false e ipocrite politicamente, come per esempio sono quelli che militano in tutti quei movimenti dei “senza se e senza ma”, dei no-global, dei correntoni, dei verdi più o meno pallidi e squallidi, dei girotondini alienati e stressati dalla lunga attività di governo di Berlusconi, e di tanti altri. Detto questo, riconosciamo che in questa vicenda il Presidente del Consiglio Berlusconi ha vinto alla grande. E’ stato il primo e uno dei pochi a non avere mai avuto dubbi su dove stesse la “verità”. Non con l’irriconoscente Cancelliere Schroeder, o con il nervoso egogentrico Chirac, oppure con l’ambiguo Putin. No. Berlusconi è stato dalla parte giusta. E’ irrilevante se sia stato con il cowboy Bush. Ciò che conta è che è stato dalla parte giusta, cioè con gli otto milioni di cittadine e cittadini iracheni. Se poi, per i girotondini e contorno, ciò non sia vero, lasciamo che questi ipocriti ingannatori della politica nazionale continuino a girare. Magari gli si snebbiano le idee.

venerdì 4 febbraio 2005

Tra ineguagliabile e ridicolo.

Nei giornali di oggi, 5 Febbraio 2005, compare un articolo sui “nuovi servizi” dell’Università “La Sapienza” di Roma. In breve, si tratta di una chicca veramente degna di nota. Nella prima università romana, i professori si sono accorti che i laureandi del nuovo corso di laurea triennale non sanno scrivere la tesi di laurea in italiano corretto. Sembra incredibile, ma è così. Dunque, a detta del professore Luca Seriandoli, Direttore del corso ordinario di Linguistica italiana nella facoltà di Lettere della Sapienza di Roma, poco prima di laurearsi, gli studenti presentano la loro ricerca sottoforma di tesina, in cui appaiono errori ortografici e sintattici clamorosi perché non sono presenti in forma corretta né gli apostrofi, né le virgole, né i congiuntivi, né le coordinazioni e i tempi dei verbi nelle proposizioni. Per aiutare i Signori laureandi, ed evitare agli stessi di presentare i loro scritti in italiano maccheronico, il Consiglio di laurea ha deciso di istituire uno “sportello” di tutorato per migliorare le loro competenze linguistiche in italiano scritto. Per l’orale si vedrà in seguito. Risparmiamo i particolari della vicenda che interessano la struttura del corso di “recupero” e degli strafalcioni che maggiormente si notano negli scritti degli studenti e passiamo ai commenti. Primo dubbio. A 23-24 anni questi Signori si possono ancora chiamare studenti? Lascio ai lettori l’ardua risposta. Secondo dubbio. Il “fenomeno” interessa solo gli studenti romani oppure è generalizzato su tutto il territorio nazionale? Non c’è traccia di risposta nei citati articoli. Terza questione. Si tratta solo di studenti delle facoltà scientifiche oppure il fenomeno è più trasversale e interessa anche gli studenti delle facoltà cosiddette umanistiche? Silenzio anche su questo. Conclusione. Vista l’assoluta anarchia con la quale la lingua italiana è disonorata, è lecito aspettarsi un mea culpa dell’intera scuola superiore romana o no? E se sì, i Dirigenti Scolastici cosa intendono fare a questo proposito? Ma, soprattutto, in condizioni di assoluta ignoranza come quella denunciata dall’articolista del Corriere della Sera, è possibile che l’ineffabile Ministro della PI, con il suo codazzo di Consiglieri, Dirigenti Generali, Ispettori Ministeriali e Direttori Regionali facciano finta di niente? Al lettore l’ardua sentenza. A noi una piccola soddisfazione. Ecco la conferma sperimentale di tipo galileiano, che andiamo sostenendo da anni, che i governi e i ministri della PI di questi ultimi lustri, di centro sinistra e di centro destra, hanno governato malissimo. Se ci fossimo trovati in un altro paese, il minimo sarebbero state le dimissioni dell’intero staff governativo. Ma qui, si sa, siamo in Italia. Il paese delle lettere. Si. Quelle di raccomandazioni!

giovedì 3 febbraio 2005

Finalmente un po' di chiarezza.

Uno studio approfondito del Comune di Roma, basato sulla rilevazione del flusso di auto nelle principali strade della città, ha messo in evidenza che da quando c'è in atto il blocco delle auto, con il metodo delle targhe pari e dispari, la diminuzione del traffico nella giornata del divieto sfiora il 12%. Questo significa che sul 100% del parco auto, avrebbe dovuto circolare solo il 50%, mentre nella realtà ha circolato l'88% del totale delle auto. Cosa vuol dire questo? Che i romani se ne infischiano dei divieti e usano l'auto, rischiando la multa. Si conferma, ancora una volta l'incapacità degli automobilisti romani ad accettare quei codici di comportamento etici che sono sconosciuti a una larga fetta della popolazione della città eterna. Risultato? Il romano doc continua a circolare con il sedere incollato al sedile dell'auto. Morale? In questa città abbondano bulli, gradassi, sfrontati, spavaldi, arroganti, prepotenti, bellimbusti, prevaricatori, anarchici, gente del tipo "lei non sa chi sono io", che costituiscono una delle caratteristiche della popolazione romana. La sua peculiarità, è una palla al piede alla città di Roma, che nonostante tutto rimane una città meravigliosa e straordinaria. Parodiando Montanelli, a coloro che nonostante tutto vogliono continuare a vivere a Roma, dovremmo dire che è necessario “turarsi il naso e non respirare”. Naturalmente, finché è possibile. Sappiamo che questa visione della vita ha una caratteristica. Quella di vivere in apnea.

martedì 1 febbraio 2005

Fede e vita: un rapporto sofferto.

Come va, oggi, la fede religiosa in Italia? Non è necessario essere degli esperti se si afferma che abbiamo la sensazione che le cose non vadano molto bene. Siamo dell’avviso, infatti, che il cattolicesimo degli italiani perda terreno, anno dopo anno, lentamente, ma costantemente. Si va facendo strada, a nostro giudizio, una pericolosa forma di deriva religiosa che osiamo chiamarla, più propriamente, “religiosità atea”, in cui i fedeli vanno a messa ogni Domenica, ma nella vita privata di tutti i giorni, operano come atei, realizzano allegramente scopi conflittuali con la morale e l’etica religiosa e conducono una vita non proprio virtuosa e con poco senso della religiosità. Apparentemente irreprensibili dal punto di vista formale, svolgono una vita vuota e insignificante dal punto di vista dell’impegno concreto a mettere in pratica i principi fondamentali della dottrina di Gesù. Ci sentiamo di dire che convivono nei fedeli due tratti caratteristici: l’esigenza di dimostrare a tutti di essere dei credenti convinti e, contemporaneamente, di distinguere il senso religioso della Domenica con la vita pratica di tutti i giorni che, a loro parere, è un’altra cosa. Il cattolico medio italiano è un soggetto particolarmente insincero, un po’ ipocrita, che ha il disperato bisogno di giustificare a se stesso e agli altri di essere un sicuro difensore della dottrina cattolica, ma nello stesso tempo crede che sia possibile svolgere (continuare) una vita, che in molti casi, inevitabilmente, va contro i dogmi della Chiesa. Tipica, a questo proposito, è la massima che circola ipocritamente tra questa gente, che dice: “nel commercio il furto non è peccato”. E poi tutta una serie di comportamenti quotidiani “feriali”, ovvero dal lunedì al sabato, insignificanti, che evidenziano una decisa lontananza dai principi morali e religiosi affermati dalla dottrina della Chiesa. Attenzione. Non stiamo dicendo che tutti i cattolici sono così. Si tratta della maggioranza, silenziosa, inclassificabile perché poco presente, poco incline a comportamenti vistosi, che “lavora tutti i giorni” e va a messa tutte le domeniche. Non si tratta della minoranza, praticante, impegnata nel sociale, convinta e consapevole dell’importanza della missione della Chiesa. Questa minoranza è adeguata al ruolo che le si chiede, svolge un ottimo servizio e più non insistiamo. Qui ci riferiamo all’altra, indigena nella forma ma straniera nella sostanza, non disposta ad appoggiare, con atteggiamenti concreti e tangibili, una Chiesa che è sempre più impegnata nel magistero. Si tratta, in definitiva, di persone che non sono disposte a seguire gli insegnamenti del Vangelo in prima persona. Troppo forte è il distacco dalla parola di Cristo. A conferma di quanto detto vi è la sempre incompresa e inammissibile parabola del figliol prodigo, che da sempre non è accettata né nel metodo, né nel merito. Viceversa, questi aderenti, si preoccupano di pensare troppo al proprio particulare, al guadagno, che è diventato ragion d’essere della loro vita e fine dell’esistenza umana. Lo si nota dal fatto che queste persone ascoltano con poca attenzione le omelie dei sacerdoti, concordano in modo acritico sul ruolo della Chiesa nella società, e soprattutto non partecipano con azioni concrete ai progetti che la Chiesa crea per le missioni o per i poveri. In questa prospettiva, è tipico un certo atteggiamento di fuga, di deresponsabilizzazione, di doppiezza e di cinismo verso i problemi della fame nel mondo, dei diseredati, dei bisognosi, degli immigrati che hanno bisogno di tutto. E le cose non vanno meglio se ci si proietta in un futuro non immediato. I fedeli in Chiesa hanno sempre di più un’età media molto elevata, i giovani non accorrono a frotte ma partecipano in quantità non rilevanti, modeste, sebbene con grande e smisurato senso dell’altruismo, della generosità e del senso del dovere. Insomma, è un bel problema. Si vive in questo iato continuo, con una scissura permanente e contraddittoria tra quello che c’è e quello che potrebbe esserci. Se intervistati, nell’anonimato, si lasciano convincere ad essere veritieri e spuntano fuori considerazioni imprevedibili e incongrue. Un esempio? Intervistati sul perché in Chiesa si distraggono durante l’omelia a pensare ad altro, affermano che i “sermoni” sono sempre troppo vicini alla teologia e non danno spazio agli interessi quotidiani dei fedeli. Quasi sempre il commento del Vangelo è un discorso interminabile, noioso, infarcito di tecnicismi teologici, che interessano relativamente la “gente del popolo” come loro e che poco hanno a che vedere con la realtà quotidiana in cui essi vivono. Realtà difficile, che li impegna a vivere in un mondo dominato dalla fretta e dall’ansia del lavoro, in cui non c’è molto spazio per la vita spirituale. A loro giudizio, il celebrante si sintonizza quasi sempre su sermoni che producono ragionamenti pieni di rimprovero verso la gente cinica, che prevedono “predicozzi” non piacevoli per la loro risolutezza nello smascherare le ipocrisie e gli atteggiamenti di fuga dalle responsabilità. Mentre, viceversa, loro hanno tutto, il fuoristrada o la moto superaccessoriata, l’ultimo modello di cellulare senza fili, l’ultimo vestito alla moda, il conto corrente consistente e l’investimento effettuato con l’ultima certezza della finanza sicura. Il cenno di ritrovarsi menzionati come persone fortunate della società dei consumi, ai quali non manca nulla, irrita e rimane quasi sempre inascoltato e subito dimenticato. È così? Purtroppo, con buona pace dei sacerdoti, pensiamo che le cose vadano in questo modo.

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