giovedì 10 febbraio 2005

L’Unione ha scelto di non scegliere.

E così l’Unione, il nuovo nome della vecchia formazione di centrosinistra, ha deciso. Voterà contro il rifinanziamento della missione militare in Iraq. Hanno vinto Bertinotti e l’ala radicale di estrema sinistra del raggruppamento, cioè Verdi, Comunisti Italiani e Correntone. Hanno perduto Margherita, SDI, Udeur, Italia dei Valori e Repubblicani. Il PDS non si sa bene come la pensa, ma in genere si schiera quasi sempre con la parte più estrema. Male. Il centrosinistra, a nostro avviso, comincia male. E chi comincia male …. rischia di perdere alle prossime elezioni. Ci sono in ballo qualche mezzo milione di voti potenziali che la politica estera può spostare da una parte all’altra dei due raggruppamenti. Il ricatto bertinottiano ha funzionato e il centrosinistra, pardon, l’Unione, è stata costretta a piegarsi. Ma l’Unione di chi e fra chi? Già cominciano le prime divergenze e la “disunione” in politica estera è l’unica certezza dell’Unione. C’è. E si vede. E non porta bene. Se l’Unione vincerà le elezioni del 2006 ne vedremo delle belle in politica estera. Un esempio di bella singolarità? In tutti i paesi del mondo, di solito, il meccanismo per far funzionare il sistema politico è impostato su un semplice paradigma, che consiste nell’idea che la forza moderata dei due schieramenti ingloba le ali estreme. Nell’Unione si sta verificando il contrario. E’ Bertinotti, cioè l’ala estrema, che sta intrappolando la parte moderata. Capperi! Se non è questa anormalità, cosa potrebbe essere anormale?

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