lunedì 29 novembre 2010

La “tempesta wikileaks” in un bicchier d’acqua: finora una presa in giro.

La famosa e tanto strombazzata tempesta diplomatica che avrebbe dovuto rivoluzionare il modo di fare diplomazia nel mondo si sta trasformando in una pulcinellata. In pratica, finora, non è uscita fuori una sola notizia adeguata allo strombazzamento dei media mondiali. Non parliamo poi della tempesta in un bicchierino d’acqua che riguarda il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. E’ uno dei rari casi in cui siamo d’accordo con il Sultano di Arcore a proposito del suo giudizio tagliente sulle note trasmesse a Washington da un semplice “funzionario” dell’ambasciata statunitense a Roma, quando dice che si sta trattando di una presa in giro. Nessuna novità che non si sapeva. Cambia qualche aggettivo qualificativo ma la sostanza rimane immutata. A meno di notizie finora tenute nascoste si tratta di un caso mediatico di presa in giro planetaria. Noi non cadiamo nel trucchetto di far perdere di vista il vero problema. Qualcuno potrebbe affermare che questo colossale strombazzamento è stato messo in rete ad arte per difendere gli interessati. Noi non facciamo dietrologia: semplicemente ci atteniamo ai fatti. E i fatti dicono che in Italia c’è una “cricca di affaristi” al governo che stanno spogliando il sistema nazione per incrementare la ricchezza degli amici di Berlusconi. Il tutto condito da un assordante silenzio della Chiesa Cattolica. Sempre di più si scoprono reati e magagne commesse dalla cricca berlusconiana. Il vero scandalo è questo. E cioè che la cricca di affaristi berlusconiani non solo sta diventando ogni giorno di più inaffidabile e concentrata sui loschi negozi che permettono agli amici di lucrare gigantesche quantità di guadagni indegni, ma che sta affamando il paese perché toglie risorse alle famiglie in difficoltà e dà posti di lavoro ai soli amici della cricca. Su questa questione si dovrebbe intrappolare il Sultano di Arcore. Che poi i suoi festini siano “wild”, cioè selvaggi, come dice la nota segreta dell’ambasciata americana a Roma, piuttosto che ”educati” non cambia nulla: si tratta sempre di godurie sessuali inammissibili a un uomo politico che ha i privilegio di governare l’Italia con i voti di scambio della Chiesa cattolica. La vera questione è che quest’uomo non può governare il paese perché è un irresponsabile e godereccio individuo, che va contro i principi morali, etici e religiosi del cattolicesimo. Lo si cambi con un altro uomo del centrodestra, che non sia incosciente e imprudente come lui. Poi la Chiesa cattolica può ancora dare le direttive di votare il centrodestra, purché vada al potere un uomo probo, corretto, eticamente inattaccabile, che non instilli odio ogni volta che apre bocca davanti alle telecamere e che non abbia alcun conflitto di interesse. Il resto è noia.

sabato 27 novembre 2010

I porno-furbacchioni supporter di Berlusconi.

Eccoli qua i nuovi “furbetti del quartierino”. Il loro capo non è quel Ricucci Stefano che in gergo romanesco ha inventato questa espressione idiomatica per motivi poco leciti di scalata ad alcune banche nazionali. No, i nuovi furbacchioni sono dei parlamentari trasformisti berlusconiani che sono migrati, pensate, dall’Idv di Di Pietro al Pdl di Berlusconi. Come dire un salto da acrobati cinesi, ovvero da "irreprensibili condottieri di etica e di morale" sono diventati improvvisamente e per grazia divina sostenitori del Pinocchio nazionale Sultano di Arcore. L’organizzatore del trappolone per i gonzi cattolici è il parlamentare più grasso dell’intero Parlamento, che è stato definito da Gian Antonio Stella sulle pagine dell’inserto Sette del CdS del 28/10/2010 “il voltagabbana più veloce del pianeta eletto nel 2006 dai più accaniti antiberlusconiani dipietristi e subito traslocato, in cambio di una poltrona, tra i più accaniti berlusconiani”. Che ha fatto di più? In sintonia con le gesta di Berlusconi che ci ricordano la nipote di Mubarak, dopo avere inventato una fondazione, chiamata “Italiani nel mondo”, il gruppetto, comandato da Sergio De Gregori insieme a Esteban Caselli, Basilio Giordano, Nicola Paolo Di Girolamo, Amato Berardi & C., si è inventato un canale televisivo satellitare , l’888 di Sky, che ha messo in onda trasmissioni hard pornografiche. Una sola domanda agli elettori cattolici di Berlusconi: è una loro scelta consapevole quella di sostenere parlamentari di questa specie, dai principi morali non certo francescani? Ricordiamo che i senatori Caselli e Giordano hanno dichiarato che si inchinano all’identità cattolica e che la loro candidatura è la conseguenza di un sogno in cui Papa Giovanni Paolo II li ha invitati a candidarsi alle elezioni. Più ingenui di così … si muore.

giovedì 25 novembre 2010

Ai falchi dei giornali berlusconiani Napolitano piace solo se tace.

La vera emergenza spazzatura sono i giornali berlusconiani che attaccano persino il Presidente della Repubblica. La vera spazzatura non si trova nelle strade di Napoli e dintorni. Quella che c’è nella città partenopea è una spazzatura fisica, eliminabile, che produce cattivi odori che oggi ci sono ma che domani potrebbero non esserci più. Napoli ha la spazzatura nelle strade perché è una città che non possiede il minimo senso dell’organizzazione e del "fare sistema". In più c’è la pessima mentalità dell’individualismo e del menefreghismo tipicamente meridionale. Detto questo c’è da prendere atto che la questione spazzatura va molto al di là di una semplice disorganizzazione. Gli aspetti negativi e deleteri ci sono, è vero, ma siamo dell’opinione che è colpa degli uomini politici che governano quella e molte altre regioni del sud, perché con un sistema politico diverso dall’attuale e con gli uomini giusti nei posti chiave della politica campana l’emergenza rifiuti non ci sarebbe più. Ma la vera immondizia di cui vogliamo parlare in questo post, non è materiale. La vera immondizia è quella che tocca le coscienze e la morale dei cittadini. E questa attualmente non si trova a Napoli e nemmeno nei dintorni. Si trova nelle stanze vellutate dei palazzi del Presidente del Consiglio e ancor di più nelle sedi dei due giornali scandalistici che in un modo o nell’altro fanno capo alla famiglia Berlusconi: Il Giornale e Libero. E là che risiede il vero lerciume immorale di un giornalismo che aiuta il pessimo modo di fare del Capo (il ghe pensi mì) per permettergli una politica del malaffare, dei propri interessi e delle menzogne. Adesso, per continuare a stare al passo con la sozzura del loro giornalismo e continuare a "fare colpo" sull’opinione pubblica, i due giornali che producono un fetore insopportabile, mille volte più sgradevole dei rifiuti campani, se la prendono in accoppiata (questi si che sanno fare sistema!) con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, reo di essere rimasto dopo quattro anni di Presidenza equidistante da tutti e al di sopra di tutti. Questi giornali dell'Emiro sono riusciti a instillare odio e divisioni nel paese come non mai. Alimentano ogni giorno la disgregazione del sistema Italia riprendendo i vecchi temi del peggior leghismo lombardo, essendo essi stessi - nel più profondo del loro modo di sentire - più leghisti che berlusconiani. Si ritrovano ancora una volta nell’immondo letamaio della immoralità, fatta di menzogne sistematiche e di imbrogli organizzati come l’affaire Boffo, di arroganza e di furberie. Noi non sappiamo quando ci saranno le prossime elezioni. Siamo tuttavia dell’opinione che per aiutare questo paese, dove ormai con Berlusconi al potere, impera una cricca di affaristi finanziari e mediatici che si sono spartiti risorse, posti di lavoro e futuro delle nuove generazioni, è necessario far perdere le elezioni ai due compari di briscola: il rozzo Bertoldo leghista e il velenoso Enrico VIII di Arcore. Non vogliamo che i nostri figli assistano immobili alla distruzione dell’Italia così come l’abbiamo conosciuta nei tempi pre-berlusconiani che non era l’ideale ma almeno non era affaristica e immorale come l’attuale. E ricordiamo agli Eccellentissimi et Eminentissimi Cardinali di Santa Romana Chiesa cattolica che l’inferno è pronto ad accogliere tutti quei cattolici che daranno il voto all’anticattolico per eccellenza Capo del governo italiano.

sabato 13 novembre 2010

P.G.Battista e l’ipocrisia dei giornalisti italiani.

Vogliamo denunciare oggi “dalle colonne” del nostro blog lo scandalo di un modo di fare giornalismo in Italia. Si tratta della posizione assunta nel sito del Corriere della Sera dal giornalista P.G. Battista che, dopo la sentenza dell’Ordine dei giornalisti che ha condannato l’ex Direttore de Il Giornale Feltri, alla sospensione dalla funzione per tre mesi, trova il coraggio di difendere Feltri in modo così maldestro da apparire tanto sfrontato quanto indecente. Il dott. Battista ha una strana concezione della libertà di stampa e delle regole che esistono in un paese civile. Se queste norme sembrano inique allora dovrebbero essere cambiate. In mancanza di modifiche esse fanno parte delle Regole (con la R maiuscola). Il dott. Battista, viceversa, critica tutta la stampa di sinistra perché all’indomani della sanzione irrogata a Feltri dall’Ordine quasi nessuno ha preso le difese dello stesso Feltri. Dunque, se abbiamo capito bene per il dott. P.G. Battista l’Ordine dei Giornalisti non doveva prendere la decisione di sanzionare Feltri nonostante quest’ultimo abbia svolto una delle campagne giornalistiche più odiose e infami della storia d’Italia contro un uomo, l’ex Direttore dell’ Avvenire Dino Boffo, colpevole solo di avere scritto la verità contro l’immoralità dilagante del premier Berlusconi. Per il dott. Battista dunque le regole non hanno alcun valore. Che ci sia una norma che afferma che in caso di manifesta denigrazione di un giornalista da parte di un suo Collega l’Ordine può sospendere colui che denigra, al dott. Battista non interessa. Lui avrebbe voluto che Feltri potesse ancora continuare a denigrare Boffo, Fini e tanti altri senza rischiare nulla per far piacere al Capo. Che indecenza! E soprattutto che bel modo di ragionare. Avevamo intuito da tempo che questo Signore fosse un piccolo trombettiere pieno d’aria che nasconde il suo essere filo berlusconiano dietro una coperta trasparente di ipocrisia. Lui si che è un vero ipocrita, perché dietro il paravento della libertà di stampa nasconde il suo essere di parte fazioso a difesa del carnefice e non della vittima. Il tutto per mera piaggeria filoberlusconiana. Francamente un tipo del genere che scrive queste cose penose non vale niente. Dispiace che il CdS dei grandi giornalisti Montanelli e Spadolini mantiene un tipo del genere. Personalmente avremmo avuto piacere che l’ordine avesse confermato la punizione a Feltri per sei mesi. Un maestro di killeraggio come Feltri fa vergognare l’intera categoria del giornalismo italiano, nel quale ci sono bravi e cattivi maestri. Feltri è uno dei più cattivi. Battista non è né tra i bravi, nè tra i cattivi. Semplicemente non si nota.

venerdì 12 novembre 2010

La strana idea di verità di Berlusconi e dei suoi ministri.

Il Ministro degli Interni Maroni, esponente di punta della Lega Nord, è nei guai. Le sue dichiarazioni al Parlamento per il caso della minorenne marocchina salvata da Berlusconi con le sue telefonate alla Questura di Milano stanno confermando la strana idea di verità che mostrano di avere tutti coloro che frequentano e sostengono Silvio Berlusconi. Sul Presidente del Consiglio tutti gli italiani ormai si sono fatti l’idea che è un vero Pinocchio. Prima fa dichiarazioni e poi le smentisce. Inizialmente afferma che un oggetto è bianco e immediatamente dopo afferma il contrario e che la stampa lo aveva travisato. Dichiara che i media inventano le notizie perché gli sono contrari in politica. Quello che lascia perplessi è tuttavia il fatto che anche il Ministro Maroni, di solito un uomo di poche parole che si è sempre distinto per aver sempre fatto affermazioni sobrie e discrete, adesso è stato contagiato dallo stile comunicativo del capo del Governo, il Pinocchio per eccellenza, a dire frottole. Insomma Maroni è accusato dal Giudice Fiorillo di avere mentito in Parlamento. Se si esaminano attentamente i fatti di quella sera spuntano fuori tante bugie trasformate in verità dal ministro leghista. La prima panzana riguarda la minorenne marocchina spacciata per la nipote del Presidente dell’Egitto Ḥosnī Mubārak. La seconda invenzione riguarda la forzatura delle regole ritoccate dalla Questura milanese per obbedire al desiderio di Berlusconi di tirare fuori dai pasticci la sua protetta minorenne. La terza falsità riguarda la dichiarazione che quella notte non c’erano posti letto negli istituti milanesi per minorenni. La quarta fandonia riguarda il fatto che la Questura non ha ottenuto il via libera dal giudice titolare della pratica e nonostante tutto ha affidato lo stesso la minorenne a una ex-igienista dentale del Pdl che l’ha mollata qualche ora dopo nella notte nelle mani di una brasiliana dalla vita notturna non proprio monastica. Insomma, molte bugie e poche verità sotto il cielo di Milano. In verità il fatto grave è che Berlusconi considera norme e regole come orpelli che non hanno motivo di esistere perché lui è il Gran Capo, l’unico a non averne di bisogno. Così facendo si trasforma in un pericoloso modello antieducativo mentre, al contrario, avrebbe dovuto dare l’esempio ed essere un campione sicuro di correttezza. Roba da fine impero. Il “ghe pensi mì” di Berlusconi conferma l’inaffidabilità della persona e il pericolo che corre la democrazia italiana, unica anomalia d’Europa, di continuare ad avere un simile individuo nel posto di massima responsabilità che è la guida del governo. Che Dio ce ne scampi e liberi. Res satis est nota, plus foetent stercorac mota.

lunedì 8 novembre 2010

Berlusconi paracarro politico?

Gianfranco Fini ha definito la politica di Berlusconi come quella di un paracarro nella strada. In un lungo discorso davanti all’Assemblea del suo nuovo partito, il Fli, ha chiesto esplicitamente le dimissioni di Berlusconi da Primo Ministro. Ciò che sembrava impossibile appena un anno fa si è verificato oggi. Non vorremmo essere nei panni del duo Feltri-Belpietro, i “Direttorissimi” dei due giornali filo berlusconiani Il Giornale e Libero, che hanno messo nei pasticci il Premier. Ma chi gliel’ha fatto fare a Berlusconi a mettersi nelle mani dei due panzer del giornalismo d’attacco, maestri di killeraggio? Con i loro dossier e con le loro inchieste personali contro il Presidente della Camera hanno rovinato il loro padrone. Adesso Berlusconi è come il giocatore di pocker che ha già rilanciato sul piatto una grossa somma e trova qualcuno che rilancia a sua volta. Adesso o vede o passa. Non ha più la possibilità di rilanciare. In entrambi i casi la decisione è delicata e pericolosa perché non può permettersi di sbagliare. Certo non deve avergli fatto piacere sentirsi accusare di essere il capo di un partito vecchio, immobile e arretrato, come un paracarro, fisso, sempre là, immutabile e granitico che non cambia mai, vizietti compresi. E poi quei continui riferimenti alla sua immoralità e alla sua politica fatta di mancanza di regole, di subalternità alla Lega e di leggi ad personam devono averlo ferito profondamente. Un vecchio proverbio dice che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. E adesso? Provi almeno a uscirne dignitosamente. Ma lui attaccherà ancora di più, a testa bassa. Lo conosciamo, ed è pericoloso perché potrebbe trascinare il paese vero il basso ancora di più di quanto non lo abbia fatto fino adesso. Viviamo tempi bui. La colpa di tutto ciò? Semplicemente una: il voto che gli italiani, in massa, gli hanno regalato alle ultime elezioni con l'appoggio consapevole della Chiesa cattolica. Ce lo meritiamo.

giovedì 4 novembre 2010

Il Cacciatore e il Cacciato.

Sta finendo in burla. Diciamo che era prevedibile. In piena commedia all’italiana si sta verificando una di quelle rappresentazioni sceniche comiche che neanche Ridolini avrebbe fatto di meglio. Dunque, la Procura di Milano fa degli accertamenti sul caso della giovane marocchina liberata dal Principe Azzurro Silvio Berlusconi mediante una telefonata e afferma che il Presidente del Consiglio non può essere incolpato di nulla. In pratica, la faccenda è chiusa. L’avvocato Ghedini afferma che lui l’ha sempre detto che erano invenzioni mediatiche dei giornali di sinistra. Dunque, sessanta milioni di italiani sono stati presi in giro da una schiera di furbacchioni con una commedia all’italiana in cui si fa apparire Berlusconi una vittima dei media di sinistra. Ma stiamo scherzando? Non si è mai visto un Presidente del Consiglio telefonare a una Questura di notte per togliere dalla brace una sua amichetta minorenne dai facili costumi. E non c’è dolo è stato detto. Sarà, ma non si è mai visto nulla di simile. Addirittura leggiamo sui giornali che Berlusconi ha dichiarato che il Presidente della Camera Gianfranco Fini non è mai stato cacciato dal Pdl: "al massimo si è autoescluso" ha commentato con candore come sa fare solo lui. Ci domandiamo: e la polemica tra i due cofondatori del Pdl, vista in diretta da milioni di italiani nell’ultima Direzione del Pdl, in cui Fini alzandosi in piedi davanti a Berlusconi che lo incalzava disse "e allora che fai, mi cacci"? Pochi giorni dopo, in verità, Berlusconi lo cacciò via. E adesso vogliamo fare finta di nulla? “Ma mi facci il piacere” diceva in casi simili Totò, con un po’ di ironia. In Europa e nel mondo, con questo Berlusconi, oltre che la serietà abbiamo perduto anche la faccia. Ma quello che ci colpisce di più in tutto questo ciarpame è il rumoroso e assordante silenzio della Chiesa Cattolica che su questo evento di sporcizia morale non ha nulla da dire. Che tempi!

lunedì 1 novembre 2010

Berlusconi come il piccolo Cesare.

“Venderò cara la pelle” dichiara Silvio Berlusconi a chi gli chiede le dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri come conseguenza dell’abuso manifestato durante la telefonata fatta alla Questura milanese per liberare la partner minorenne tunisina. La sua è una dichiarazione non pacifica e per nulla favorevole a un armistizio. Il linguaggio e il tono mostrano la vera natura del Premier, per nulla disponibile a cambiare registro, mettere da parte le sue debolezze e lavorare per il bene del Paese. La stampa ha ormai certificato ampiamente i festini licenziosi organizzati nelle sue residenze private, in cui le invitate non si possono definire certamente delle “dame di compagnia”. Per tutta risposta il Capo del governo digrigna i denti e dice che “venderà cara la pelle”. Siamo dunque alla guerra: guerra di trincea, di logoramento, in cui ogni giorno se ne vedranno delle belle. Siamo dell’avviso che il Premier farà di tutto per resistere. Altro che Saverio Borrelli, Procuratore Capo di Milano, che dichiarò di volere resistere, per tre volte. Qui i numeri hanno altri ordini di grandezza e se proprio vogliamo prevedere un numero, diremo che Berlusconi si prepara a resistere almeno cento volte. Berlusconi ci ricorda il film “Little Caesar”, un film americano che racconta la storia violenta di un piccolo gangster italo-americano Enrico 'Rico' Bandello, interpretato dal bravo attore Edward G. Robinson, vissuto negli anni ’30 a Chicago. Nella scena finale si vedono decine di poliziotti che circondano l’albergo dove è stato scoperto il gangster. La scena è famosa. E’ quella finale quando il Capo della polizia con un megafono lo informa che è circondato e non ha scampo. Per tutta risposta il piccolo Cesare, alias Edward G. Robinson, grida dalla finestra la celebre frase: “venderò cara la pelle” e inizia a sparare contro la polizia che alla fine lo uccide con una scarica di pallottole. A proposito del protagonista, il critico cinematografico Stuart Kaminski racconta “l'ascesa inarrestabile e la caduta repentina; l'ambientazione metropolitana e l'allusione nel titolo alla romanità e ai suoi costumi decadenti, perfino la "taglia" ridotta del protagonista e il titolo del film che coincide col suo nome (Cesare Enrico Bandello): in Piccolo Cesare ci si imbatte con evidenza nella "prima chiara descrizione di quegli elementi che hanno caratterizzato il genere gangsteristico per più di quaranta anni". Il paragone ci sembra appropriato. Il finale un po’ meno, perché la polizia nel film è contro il gangster mentre qui è a favore del più forte. Anche questo è conflitto di interesse che non avremmo mai voluto constatare.

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