venerdì 12 novembre 2010

La strana idea di verità di Berlusconi e dei suoi ministri.

Il Ministro degli Interni Maroni, esponente di punta della Lega Nord, è nei guai. Le sue dichiarazioni al Parlamento per il caso della minorenne marocchina salvata da Berlusconi con le sue telefonate alla Questura di Milano stanno confermando la strana idea di verità che mostrano di avere tutti coloro che frequentano e sostengono Silvio Berlusconi. Sul Presidente del Consiglio tutti gli italiani ormai si sono fatti l’idea che è un vero Pinocchio. Prima fa dichiarazioni e poi le smentisce. Inizialmente afferma che un oggetto è bianco e immediatamente dopo afferma il contrario e che la stampa lo aveva travisato. Dichiara che i media inventano le notizie perché gli sono contrari in politica. Quello che lascia perplessi è tuttavia il fatto che anche il Ministro Maroni, di solito un uomo di poche parole che si è sempre distinto per aver sempre fatto affermazioni sobrie e discrete, adesso è stato contagiato dallo stile comunicativo del capo del Governo, il Pinocchio per eccellenza, a dire frottole. Insomma Maroni è accusato dal Giudice Fiorillo di avere mentito in Parlamento. Se si esaminano attentamente i fatti di quella sera spuntano fuori tante bugie trasformate in verità dal ministro leghista. La prima panzana riguarda la minorenne marocchina spacciata per la nipote del Presidente dell’Egitto Ḥosnī Mubārak. La seconda invenzione riguarda la forzatura delle regole ritoccate dalla Questura milanese per obbedire al desiderio di Berlusconi di tirare fuori dai pasticci la sua protetta minorenne. La terza falsità riguarda la dichiarazione che quella notte non c’erano posti letto negli istituti milanesi per minorenni. La quarta fandonia riguarda il fatto che la Questura non ha ottenuto il via libera dal giudice titolare della pratica e nonostante tutto ha affidato lo stesso la minorenne a una ex-igienista dentale del Pdl che l’ha mollata qualche ora dopo nella notte nelle mani di una brasiliana dalla vita notturna non proprio monastica. Insomma, molte bugie e poche verità sotto il cielo di Milano. In verità il fatto grave è che Berlusconi considera norme e regole come orpelli che non hanno motivo di esistere perché lui è il Gran Capo, l’unico a non averne di bisogno. Così facendo si trasforma in un pericoloso modello antieducativo mentre, al contrario, avrebbe dovuto dare l’esempio ed essere un campione sicuro di correttezza. Roba da fine impero. Il “ghe pensi mì” di Berlusconi conferma l’inaffidabilità della persona e il pericolo che corre la democrazia italiana, unica anomalia d’Europa, di continuare ad avere un simile individuo nel posto di massima responsabilità che è la guida del governo. Che Dio ce ne scampi e liberi. Res satis est nota, plus foetent stercorac mota.

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