martedì 30 settembre 2008

Blocco delle intercettazioni telefoniche e salvezza di Berlusconi.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato che è sua intenzione far approvare una legge definitiva che blocchi TUTTE le intercettazioni telefoniche per qualsivoglia reato. Questa in sintesi la notizia riportata da molti quotidiani in questi giorni. Ed ecco le nostre opinioni. Finalmente viene svelato il desiderio nascosto di Silvio Berlusconi. Il padrone di Mediaset ha alla fine confessato alla stampa le sue vere intenzioni su come risolvere definitivamente la questione dei procedimenti della magistratura nei suoi confronti. Durante un momento di irritazione, dovuto al rinvio del cosiddetto lodo Alfano alla Consulta per anticostituzionalità, il Presidente del Consiglio vuole mettere defintivamente in ginocchio il "Partito dei giudici" facendo approvare dal Parlamento l'ennesima legge ad personam in grado di elimininare a priori qualunque possibilità della magistratura di inquisirlo. Questo è il più importante e prioritario obiettivo politico che si propone di conseguire al più presto per essere "al sicuro" nei prossimi anni. Se ciò si verificherà avremo in Italia una magistratura che non potrà perseguire i mascalzoni che delinquono perchè non sarebbe possibile intercettarli, come normalmente fanno tutte le magistrature dell'intero Globo terrestre. Abbiamo finalmente appreso quale è il più grande desiderio del padrone della più lucrosa catena televisiva d'Europa: essere "diseguale" dagli altri per essere uguale a se stesso, cioè essere "unico", "non perseguibile" e "al di sopra" della legge. Da come stanno evolvendo le cose si può dire che ci sta riuscendo in pieno. Con la complicità di centinaia di parlamentari non scelti dai cittadini ma imposti da lui medesimo nelle liste elettorali bloccate dalla legge ad personam approvata nella sua penultima legislatura, Berlusconi sta strozzando la moralità del paese, alterando la normale dialettica parlamentare che dovrebbe essere basata non solo su basi regolamentari ma, soprattutto, sulla "prassi dell'etica". Non ci stancheremo di criticare il suo modo di intendere la politica: strumento, e solo strumento, per perseguire i suoi interessi. Stop. Questo è il primo problema di questo paese. Abbiamo un Capo di Governo che non comprende l'importanza del detto: "prima di essere rigorosi con gli altri è necessario esserlo con se stessi". Ma cosa ci si può aspettare da un individuo che si è arricchito con la televisione delle veline? E poi si chiede perchè tutti gli italiani non lo amano.

domenica 28 settembre 2008

Scontro Gelmini-Epifani sulla scuola: i soliti incompetenti.

Dopo la sfilata di protesta obbligatoria dei bambini contro l'attuale Ministro della P.I. va in onda un altro teatrino. Si tratta della minaccia della CGIL di indire uno sciopero generale contro il Ministro della P.I. per la reintroduzione del maestro unico. Gelmini da una parte, Epifani dall'altra. Chi ha ragione? La nostra opinione è che abbiano torto entrambi perchè non ha niente di educativo la querelle "maestro unico=risparmi" e l'altra, contraria "gruppo di maestri=conservazione posti di lavoro". Entrambe le proposte sono il risultato di due interessi di parte. Chi viene sconfitto in questa burla di contrapposizioni sterili? Purtroppo, a perdere sono la scuola e l'educazione dei nostri ragazzi. Ma è mai possibile che in Italia quando c'è da cambiare qualcosa si pensa solo al contenitore in cui mettere il vino e nessuno si interessa al contenuto? Ovvero, è più importante la botte o la qualità del vino? Dunque, la soluzione del "Problema scuola" non è se sia meglio un solo insegnante o un gruppetto di maestri. No. Nell'uno o nell'altro caso la soluzione corretta è che tipo di preparazione devono avere i maestri per poter insegnare e che tipo di formazione essi debbono fornire ai bambini della scuola primaria per far imparare loro "a saper leggere e far di conto". Quello che è importante sono le competenze e non gli ordinamenti. Sono le capacità e non le strutture. Noi sfidiamo la CGIL e il Ministro della P.I. a lasciare libere e in totale autonomia le scuole dell'intera Repubblica di poter scegliere quale delle due proposte desiderano adottare. Naturalmente a condizione di giustificarlo nei relativi Piani di lavoro didattici ed educativi. Con le verifiche finali avremo la risposta corretta se ci sono differenze o meno tra le due sperimentazioni. D'altronde, nell'Antico testamento il Saggio Salomone quando dovette decidere a chi affidare il bambino a una delle due madri che lo reclamavano come il proprio, decise di dividere con la spada il neonato e di darne metà a ciascuna delle due che ne reclamavano il possesso. Come saprete, alla fine, la bugiarda fu scoperta perchè la vera madre, pur di non vedere ucciso il proprio bambino, rinunciò alla richiesta. Noi non abbiamo un Salomone moderno ma possiamo scoprire quale delle due proposte potrebbe conseguire i migliori obiettivi didattici ed educativi adoperando la tecnica di Salomone. E cioè valutando il lavoro svolto. Purtroppo temiamo che indipendentemente da chi vincerà il braccio di ferro le proposte della coppia Gelmini-Epifani faranno una sola vittima: la scuola. Perchè? Perchè a Epifani interessa il numero di tessere sindacali dei maestri e alla Gelmini interessa risparmiare sulle spese del personale della scuola. Dunque, nessuna soluzione è dietro l'angolo e tutto è rimandato. Come al solito, niente di nuovo all'orizzonte. Siamo in Italia.

sabato 27 settembre 2008

Abitanti del Bel Paese e italianità perduta.

Oggi vogliamo parlare dell'italiano vero. No. Non vogliamo parlare del cantante Toto Cotugno che dice "lasciatemi cantare con la chitarra in mano", nè vogliamo parlare di Luciano Pavarotti autore del più famoso "vincerò". No. Dopo molto tempo, finalmente abbiamo incontrato degli italiani veri. Noi viviamo a Roma da più di venticinque anni ma nella capitale è difficile incontrare italiani. Ci sono romani, ciociari, laziali, meridionali, settentrionali, cittadini di diverse regioni che vivono secondo le usanze del proprio territorio, stranieri naturalizzati, immigrati, ma non italiani, almeno non nel senso sociologico del termine che considera l'italianità un "modo di essere e di vivere" la vita. Non si possono chiamare "italiani" gente che da un lato è totalmente scoperta di codici di comportamento etici ed educativi e dall'altro considera l'italianità un male assoluto perchè sostenitori di una visione centralista in cui il "Campanile" deve venire prima di tutto il resto. In piccolo, è lo stesso tema che vede l'europeismo simile all'italianità. Tutti contro l'Europa Unita e, viceversa, tutti a favore del più bieco nazionalismo. Ecco perchè oggi siamo stupiti e sorpresi della novità. Non ce l'aspettavamo. L'occasione dell'incontro con gli alieni è una conferenza sulla Letteratura di viaggio. Gli italiani di cui parliamo e a cui questo post fa riferimento sono venuti per la maggior parte da fuori città, da altre regioni. Ci sono anche romani, ma non hanno nulla a che vedere con i concittadini di Trilussa. Sono fiorentini, bergamaschi, catanesi, etc., che si presentano come italiani e mostrano di avere tutti i requisiti di quella che ci permettiamo di chiamare l'"italianità perduta". Non ha importanza la latitudine: sono importanti le sensibilità e i modi di essere. Non poteva essere diversamente. Questi italiani sono persone qualunque, donne, uomini, giovani, anziani, credenti e laici, di destra e di sinistra. Non è il sesso o l'età o l'appartenenza politica che li distingue e li diversifica dagli indigeni delle variegate municipalità. No. E' lo stile (fine e curato), l'abbigliamento (sobrio e non appariscente), il tono della voce (moderato e non chiassoso), la lingua che adoperano (semplice nella sintassi e varia e completa nel lessico), i modi con i quali interagiscono (con simpatia e modestia). Tutto ciò li rende per l'appunto alieni, diversi dagli altri loro connazionali che, invece, mostrano caratteristiche socio-psicologiche opposte: parlano ad alta voce, sono scostanti e arrabbiati, sono vestiti in modo esagerato, non sanno esprimersi correttamente nella lingua di Dante, eccedono nell'uso di frasi tradotte dal dialetto, sono arroganti e spesso attaccabrighe. Insomma, ci ricordano uno di quei personaggi villaneschi arricchiti di Carlo Verdone nei suoi film. Le persone che ho etichettato come "veri italiani" mostrano invece di avere il senso della misura e sono gradevoli da ascoltare e vedere perchè dicono cose molto interessanti. In particolare, mostrano tratti caratteristici della gente positiva, che hanno la facilità di relazionare con gli altri e si notano subito differenziandosi dal magma del provincialismo e della maleducazione. Usano spesso il "mi scusi", lodano gli altri. E, soprattutto, è gente che sorride, sorride, sorride. Ecco perchè questa mattina siamo rimasti come folgorati nell'aver visto insieme a discutere dopo tanto tempo un bel po' di italiani che credevamo non esistessero più. E' un vero peccato che siano così pochi. Forse è perchè viaggiano molto e sono sempre all'estero. Speriamo che ritornino e aumentino.

venerdì 26 settembre 2008

Incapacità a far funzionare i servizi pubblici e immoralità delle scelte degli italiani: una indecenza.

La vicenda Alitalia, indipendentemente da come andrà a finire la vertenza, porta a una amarissima conclusione. Il paese Italia è incapace di "fare sistema". Si deve purtroppo registrare il palese e incontrovertibile fallimento di qualunque iniziativa che sia di natura statale e, dunque, pubblica. L'Italia non è più in grado di proporre aziende che funzionino se poste in mani pubbliche, cioè di proprietà dello Stato. La qualità dei servizi erogati è pessima. Tra le tante cose, gli appetiti egoistici che ruotano intorno alle vicende di aziende ed enti statali, viste come polli da spennare, impediscono che si possano sfruttare le professionalità e le sinergie disponibili nell'interesse della collettività. Non sta a noi proporre soluzioni. Constatiamo un semplice e singolare fatto: nelle altre nazioni le aziende pubbliche funzionano bene, mentre in Italia no. Vuol dire qualcosa questo fatto, si o no? A noi interessa qui confermare una nostra più che ipotesi, per non dire una certezza: gli italiani di oggi, cioè i cittadini della cosiddetta "seconda Repubblica", hanno ormai un DNA irreversibilmente e geneticamente modificato in pejus. Insomma, non siamo più quelli di una volta. In poche parole, la politica di centrosinistra prima e il berlusconismo subito dopo sono riusciti a far presa nella società modificando in peggio la già debole capacità degli italiani a resistere alle cosiddette debolezze umane. E' una realtà che purtroppo vivrà a lungo e che conferma la nostra idea di fondo che senza etica e senza una forte morale collettiva un popolo è destinato all’emarginazione, perché rappresenta soltanto un'accozzaglia di delinquenti che pensano soltanto a commettere reati e, per giunta, anche se pescati con le mani nella marmellata, non ritengono di dover essere puniti. Silvio Berlusconi è il primo della lista delle persone che la pensano così, ma anche altri milioni di suoi connazionali che lo seguono entusiasti a ruota sono convinti della bontà della sua tesi e, cioè, che la magistratura si deve interessare di altro. E la Chiesa Cattolica su questi temi tace e latita. E' tutto uno voltastomaco.

giovedì 25 settembre 2008

Alitalia fra ultima spiagga e stupidità.

La vertenza Alitalia sta concludendosi positivamente ma il Commmissario straordinario Augusto Fantozzi lancia un grido di allarme: "per favore comprate biglietti Alitalia". Questo il fatto delle ultime ore che commenteremo con le nostre opinioni. I vertici dell'Alitalia sono preoccupati per il fuggi fuggi di questi giorni dei clienti italiani che non hanno più fatto prenotazioni. Al Commissario Fantozzi noi diciamo a chiare lettere che per far si che gli italiani volino Alitalia è necessario risolvere due problemi. Il primo è quello di chiudere positivamente la vertenza e dare sicurezza ai dipendenti, ma soprattutto a chi vola. Non ci piacerebbe fare da cavia nei voli in cui piloti "stressati" sono costretti a volare proprio quando viaggiamo noi. E' evidente che le "picchiate" non ci piacciono. Ma passi questo fatto. C'è però il secondo problema che è altrettanto grave quanto il primo, perchè tocca la tasca dei viaggiatori. E cioè, c'è da superare la schizofrenia dei dirigenti Alitalia relativamente alla folle politica dei prezzi dei biglietti. Pensate che un mese fa sul tratto Roma Catania abbiamo prenotato con un mese in anticipo un biglietto di andata e ritorno al prezzo di 210,50 euro. Dunque, il semplice volo di andata, o di ritorno, è costato la metà, circa 105,25 euro. Bene. Appena una settimana prima di ritornare a Roma abbiamo prenotato un posto sullo stesso aereo a una nostra amica. Ebbene, il prezzo è stato di 98,77 euro. Da non credere! Questo vuol dire che il cliente che assicura ad Alitalia due viaggi garantiti, andata e ritorno, e paga anticipatamente un mese prima, alla fine pagherà più di colui che fa il solo il viaggio di ritorno prenotando appena una settimana prima della partenza. Se Alitalia continua con questa politica delle tariffe i passeggeri non prenoteranno mai. E' una questione di intelligenza. Tutto qui.

mercoledì 24 settembre 2008

Amici americani e conflitto di interesse.

Cinque interi anni di politica estera italiana della legislatura 2001-2006 di Silvio Berlusconi, com'è noto, sono stati "messi a disposizione" del suo amico personale, il Presidente degli Stati Uniti George Bush. Non capita di frequente che un paese del G8 sia tanto arrendevole in politica estera quanto lo è stato l'Italia di Berlusconi con l'amico americano. Tonnellate di polemiche, mille manifestazioni contro e chilometri di cortei di protesta non sono bastati per evitare concessioni esagerate all'amico George. Che ne è rimasto di tutti quegli anni di filoamericanismo? Niente. Nulla. Non un solo favore è stato ricambiato dal potente capo della Casa Bianca. Basi militari, guerre (nell'Iraq e nell'Afganistan), rapimenti di islamici sul suolo italiano, voli illegali, stragi dei top gun per gioco (Cermis), omicidi mascherati da fatalità di funzionari italiani (Calipari), insomma una valanga di favori fatti all'amico George mai ricambiati. Per la verità un favore Bush l'ha fatto a Silvio. Lo ha invitato al Congresso degli Stati Uniti per un discorso applaudito, alla fine, da tutti i parlamentari in piedi. Ma dollari, nulla di nulla. Adesso col caso Alitalia si sta sfiorando il ridicolo. Pensate che l'unico a farsi avanti per rilevare l'Alitalia non è la Delta Airlines statunitense ma la Aserca Airlines. Di chi è l'Aserca? Di Hugo Chaves, Presidente del Venezuela e acerrimo nemico di George Bush. Quando si dice ironia della sorte. In verità Berlusconi non è preoccupato per niente di come stanno andando le cose con Alitalia. In caso di fallimento della compagnia di bandiera non avrà alcuno scrupolo ad addossare la responsabilità a piloti e CGIL. Tanto lui ha il 70% di gradimento! Quello che conta per SuperSilvio è aumentare ulteriormente il conflitto di interesse. Detto, fatto. Marina Berlusconi, la sua potente figlia capitana dell'azienda di famiglia, entra con una quota di minoranza anche nel salotto buono di Mediobanca. Cosa volete di più?

martedì 23 settembre 2008

Vacanze all'adrenalina e riscatto facile.

Esistono due tipologie di vacanze relative alla visita di un luogo. La prima prevede la sicurezza mentre la seconda prevede il rischio. Il prezzo della vacanza è direttamente proporzionale al rischio. Più c'è rischio più aumenta il prezzo. I cinque italiani rapiti nel deserto, perchè avevano sconfinato in Sudan, molto probabilmente si stanno trovando nella spiacevole condizione di ostaggi perchè hanno privilegiato il rischio e non la sicurezza. Sono stati rapiti e sono bloccati dai predoni finché il Ministero degli Esteri non pagherà molti milioni di euro di riscatto. Ci dispiace molto per i nostri connazionali che si trovano in difficoltà e rischiano la vita. Tuttavia, è giunto il momento di dire basta al riscatto facile. Senza peli sulla lingua è necessario mettere un freno al pagamento di queste “tangenti” nascoste che dissanguano le casse dello Stato. Questi Signori dall'avventura facile hanno il vizietto del piacere di una vacanza eccitante. Pianificano e organizzano vacanze pericolose in posti dove la probabilità di essere rapiti è altissima e fanno finta di non rendersi conto dei pericoli a cui vanno incontro. Per il piacere di provare sensazioni forti in grado di stimolare la loro adrenalina mettono in grave difficoltà le sempre più vuote casse dello Stato perché poi è lo Stato che paga. Questi Signori devono sapere che non può più essere tollerato un andazzo del genere. Il riscatto lo paghino le loro famiglie e la smettano di programmare vacanze pagate da Pantalone. Si abbia il coraggio di dire una buona volta che il governo non pagherà più. E finiamola una volta per tutte di creare problemi per il piacere dell’avventura.

lunedì 22 settembre 2008

Ma la vogliamo smettere con questi discorsi da citrulli relativi alla difesa della vita "a tutti i costi"?

"E Dio fermò il Sole. Così Giosuè sconfisse i nemici di Israele". Non sono parole nostre ma della Bibbia (Antico Testamento). Si racconta il fatto che per fornire delle ore di luce in più e permettere all’esercito di Israele di sconfiggere i suoi avversari in battaglia, Dio non esitò a fare un gesto estremo: quello di alterare la normalità fisica del giorno e della notte modificando il normale funzionamento del nostro universo per permettere al popolo eletto di ammazzare più persone. Guardate che questo passo della Bibbia è tremendo. Che si alteri la struttura fisica dell’Universo per dare la possibilità di “far fuori” più nemici possibili ci sembra un fatto agghiacciante! Non riusciamo a dormire la notte alla sola idea che Dio abbia permesso ciò. La critica, naturalmente viene rintuzzata con fermezza dai cristiani affermando che alla luce dell’interpretazione teologica moderna le chiese cristiane giustificano l’asserzione biblica dicendo che non si deve commettere l’errore di interpretare il passo biblico “alla lettera”. La verità è più complessa dell’apparenza e bisogna essere in grado di interpretare la scrittura divina in modo intelligente, tagliano corto i teologi cristiani. Dunque, l’interpretazione letterale è fuorviante! Ormai il precedente che introduce differenze tra una “lettura letterale” e una “lettura interpretata” è stato assodato. Quindi, quando Gesù dice “crescete e moltiplicatevi” non significa che sempre e in qualunque contesto è necessario fare più figli per migliorare la statistica dei vivi (compresi i moribondi). No! Crescete e moltiplicatevi significa che a quel tempo, vista la bassissima densità della popolazione in Medio Oriente e la considerevole mortalità infantile, era necessario sviluppare al massimo la vita arricchendo di nuove vite la geografia di quel paese. Ma adesso? Ora che non siamo più in quel contesto storico dei primi anni del primo millennio come la mettiamo? Oggigiorno, lo sviluppo demografico è stato fatto e come! Basti pensare alla Cina che con un miliardo e trecentomilioni di cittadini non sa più come fare per impedire che la moltiplicazione dei suoi abitanti diventi esponenziale. Ecco dunque che la spiegazione teologica non solo non convince ma addirittura è stravagante nella sua incapacità di spiegare. A nostro giudizio c’è un vizio logico nelle spiegazioni religiose dei fatti biblici. Per spiegare fatti "inspiegabili" alla ragione umana si tira fuori l’idea che “l’interpretazione corretta è un’altra”. A nostro giudizio i cristiani vogliono fare i furbi. Hanno adottato quella che si chiama “la politica dei due pesi e delle due misure”. Cioè quando conviene al teologo il “crescete e moltiplicatevi” significa che in certe occasioni la guerra è da bandire perché uccide ed è contro Dio, mentre in altre - come nelle crociate - la guerra è da accettare perché va nell’interesse della madre chiesa ed è con Dio, come nel passo di Giosuè. Ma ammettiamo che i teologi abbiano ragione e che si deve fare di tutto per salvare la vita umana, anche nel caso della sfortunata Eluana che è, diciamo la verità, più morta che viva. Ma allora cosa succederà sulla Terra se fra qualche centinaio di anni saremo più di cinquanta miliardi di persone? Ci dice per favore il teologo cristiano come si potrebbe sopravvivere per sfamare tutta questa gente? Con la politica dei due forni? Oppure con gli interventi della Provvidenza che potrebbero realizzare la trasformazione dell’acqua in vino e della la sabbia in cuscus? Noi manifestiamo grande rispetto nei riguardi delle Religioni. Di tutte le Religioni. Siamo convinti che la loro collaborazione sia preziosa perché le faccende dello spirito non si possono risolvere con l’ateismo di stato. Ma quanto bisogna aspettare ancora per rilevare un briciolo di logica nei discorsi concreti dei religiosi nel momento in cui si parla di fatti della vita?

domenica 21 settembre 2008

L’ennesima gaffe della giunta di centrodestra al Comune di Roma: viva il Papa e abbasso lo Stato.

A Roma la giunta di centrosinistra di Veltroni ha prevalso per anni su tutti all’insegna del look e della vacuità. L’ex Sindaco ‘aValtere è sempre stato un maestro nell’apparire senza dare nell’occhio, diventando in pochi anni una icona del sistema mediatico della capitale romana. L’attuale giunta di centrodestra di Alemanno, dopo un fuoco di paglia di entusiasmo post elettorale, comincia a manifestare la propria vera natura a colpi di gaffes e di mediocrità. Nonostante i pochi mesi di attività al Campidoglio, il Sindaco Alemanno impiega moltissimo del suo prezioso tempo a scrivere giustificazioni e scuse per riparare al danno di immagine che gli stanno procurando in primo luogo alcune sue incredibili dichiarazioni su un fascismo buono e a seguire quelle del suo mediocre entourage. L’ultima è il tentativo di giustificare il suo modesto Vicesindaco che ieri, 20 settembre, ha commemorato la morte dei 19 soldati papalini avvenuta durante la battaglia di porta Pia a Roma nel 1870, tacendo intenzionalmente sulla analoga sorte accaduta in quella giornata ai 41 bersaglieri che militavano dalla parte dello Stato Piemontese. E’ evidente che c’è una scriteriata e balorda strategia di andare controcorrente, criticando in tutti i modi lo Stato repubblicano. Insomma, l’ideologia fascista fa ancora sentire a questa squallida gente gli “ardori del ventennio”. Alemanno e La Russa hanno tentato un goffo tentativo di recuperare l’immagine di un fascismo buono che non esiste. Adesso il Vicesindaco e anche un generale dei granatieri hanno tentato un'altra goffa velleità di recuperare l’immagine del potere temporale dei Papi. Questi casi, a nostro parere, non sono isolati, nè episodici. Aspettiamoci ancora altri tentativi, grossolani e ridicoli, di recuperare la peggiore tradizione dell’amor patrio italiano, la cosiddetta italianità perduta con la fine del fascismo. Sembra questa l’unica risorsa politica posseduta da una coalizione di centrodestra senza idee e senza competenze, che solo nelle pulcinellate si trova a suo agio. Una domanda: a quando la prossima rievocazione del Papa Re, magistralmente presentato nel film con Alberto Sordi dal titolo Il marchese del Grillo? Ahi! Come siamo caduti così in basso. E il peggio deve ancora venire. Ma l’hanno voluto gli italiani. Voltaire in una situazione simile ebbe a dire: “Quand la populace se mêle de raisonner, tout est perdu”.

sabato 20 settembre 2008

Impedimenti legittimi e impedimenti inopportuni: la solita vergogna nazionale dei potenti.

Immaginiamo per un istante il mondo alla rovescia. Supponiamo cioè che Silvio Berlusconi fosse un uomo integerrimo. In realtà non lo è perché in ogni caso, su decine e decine di processi a cui è stato sottoposto dai mille e uno tribunali della Repubblica, almeno in uno è stato condannato. Immaginiamo, dunque, il Presidente del Consiglio dei Ministri senza macchie, né conflitti di interessi, severo con i corruttori, lungimirante nel fare gli interessi della collettività, tutto dedito al bene comune. Insomma, un leader con pochi difetti. Supponiamo, inoltre, che noi ci trovassimo nei panni dell’attuale Berlusconi quello tanto per intenderci inquisito, quello cioè che negli annali della storia verrà definito, alla voce Silvio Berlusconi: “un ex palazzinaro milanese passato alla politica per interessi personali, con un gigantesco conflitto di interesse che nè lui, nè la combriccola di centinaia di giornalisti delle sue televisioni e dei suoi giornali che lo sostengono dicono di avere mai visto, ma che esiste in quanto c’è incompatibilità almeno etica e morale tra la carica politica occupata come Presidente del Consiglio e le cariche di proprietario del più colossale impero televisivo e dei media che esiste in Europa, nonché proprietario di centinaia di partecipazioni in affari inconciliabili con la carica occupata attualmente”. Questo Signore, pensate, è talmente arrogante che non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi antifascista e, fatto gravissimo, non ha mai presenziato, in ben tre legislature in cui è stato, ed è, Capo del Governo della Repubblica, a una sola celebrazione della ricorrenza del 25 Aprile accanto ai partigiani. Bene. Adesso ammettiamo che un Tribunale della Repubblica convochi noi che siamo dei poveri impiegati, in quanto accusati del reato di corruzione di un testimone chiamato, tanto per fare un nome qualunque, David Mills. Bene. Supponiamo, altresì, che noi decidessimo di non presentarci alla convocazione e addirittura, in modo platealmente provocatorio, non inviassimo neanche un nostro legale di fiducia a rappresentarci, adducendo la scusa che quel giorno nell’ufficio, diciamo del Catasto in cui lavoriamo come impiegati di bassa qualifica, abbiamo da sbrigare una pratica importante nell’interesse supremo della nazione. Secondo voi il Tribunale in esame ci nominerebbe un avvocato d’ufficio (pagando per noi le spese, noi che ne guadagniamo appena quarantaquattro al giorno, come i famosi gatti) riconoscendoci in più il diritto a non essere presenti perché impegnati in un lavoro di forte interesse per la nazione oppure ci farebbe venire a prendere dalla polizia penitenziaria pronta per farci fare “una bella vacanza” in un albergo di Stato come è stato vergognosamente fatto con Enzo Tortora? Diciamo la verità: la sfrontatezza di questo individuo senza vergogna è ormai plateale. Quello che irrita in tutta questa unta vicenda (unta perché è stata macchiata da una legge ad personam che Berlusconi si è fatto approvare dalla sua maggioranza in Parlamento per non essere più inquisito), non è che lui non abbia il diritto di non presentarsi. Per carità, noi gli riconosciamo questo diritto. Può capitare, perchè no, a tutti di non poter essere presenti a una riunione un giorno in cui abbiamo troppi impegni. Quello che irrita in questa telenovela, che dura da più di quindici anni, è l’arroganza del potere, che gli consente di non farsi rappresentare neanche da un suo legale di fiducia, lui che di avvocati ne ha centinaia ai suoi ordini. Ma è mai possibile che un milanese come lui, vanto della Milano da bere e famoso per il suo dinamismo meneghino, non possa trovare il tempo di andare in un Tribunale quando poi lo vediamo in programmi televisivi squallidi in cui sorride maliziosamente a proposito di toccate proposte da una schermitrice olimpica? Quello che irrita è che a pagare l’avvocato d’ufficio sarà la collettività, ovvero noi che lavoriamo al Catasto con stipendi miserrimi. Ebbene, noi ci ribelliamo all'imposizione di dover pagare, con i nostri soldi di contribuenti onesti, la parcella all'avvocato d'Uffico difensore del Sig. Berlusconi! Ognuno è libero di ragionare come vuole. Solo si sappia che il Signor Silvio Berlusconi ha un gigantesco, colossale e irrisolto conflitto di interessi che è lì, come una pietra che lo schiaccerà sempre a dimostrare l'imbarazzante e insopportabile scelta dei cittadini italiani a venire governati da lui.

mercoledì 17 settembre 2008

Ahi, tornano gli inadeguati.

Sembra che dopo le dimissioni di Giuliano Amato del partito democratico, a presiedere la Commissione per lo Sviluppo di Roma sia l’attuale presidente del Cnel, nonché ex ministro di Forza Italia del governo Berlusconi, Antonio Marzano, cioè il ministro della “lucetta dei televisori”. Per chi non comprendesse il senso delle parole racchiuse tra le virgolette ricordiamo che nel precedente governo di centro destra l’allora ministro delle Attività produttive Marzano, dopo il famoso black out che lasciò al buio mezza Italia per un’improvvisa diminuzione di fornitura di energia elettrica dalla Svizzera, aveva dichiarato che per limitare i danni di questi improvvisi distacchi di elettricità importata dall’estero bastava spegnere i televisori per risparmiare l’energia elettrica consumata dai led luminosi quando l’apparecchio si trovava in stand by.Questi i fatti. E passiamo alle opinioni. Ma vi rendete conto che tipo di soggetti vengono nominati in queste commissioni? Qui si tratta di una vera e propria riesumazione di un ex ministro della combriccola berlusconiana. Questi individui sono come i Gremlins: te li ritrovi da tutte le parti dopo aver sperato che non tornassero più. Per dovere di verità, tuttavia, è necessario ricordare che il vero motivo dei black out di energia elettrica è da ricercare nella sconsideratezza ed irresponsabilità di tutti i governi di centro sinistra, che per non dispiacere al partito dei Verdi e alla rissosa coalizione di partiti comunisti che hanno ricattato sistematicamente i governi di centrosinistra per lustri (Rifondazione comunista, Partito comunista d’Italia, etc), non si sono più costruite centrali elettriche. La colpa è, dunque, dei leader politici del massimalismo di sinistra che hanno la pesante e grave responsabilità di non aver dotato il paese delle strutture produttive di energia elettrica adeguate nei momenti in cui servivano e serviranno. L’ex ministro Marzano ha una sola colpa: quella di essere un politico sprovveduto, perché è inammissibile che un ministro, per giunta delle Attività produttive, non abbia il senso quantitativo degli “ordini di grandezza” della potenza elettrica consumata dalle famose lucette rosse dei televisori. A sostegno della sua incapacità o meno a risolvere il problema del deficit energetico del tempo ci piacerebbe sapere che cosa ha fatto in questi due anni questo Signore che ha presieduto il Cnel? In verità, nei due anni di governo del centrosinistra, mai i giornali hanno riportato articoli sul ministro Marzano. Eppure questo elefantiaco carrozzone pubblico dà lauti stipendi ai suoi manager. Dunque, dov’è andato il fiero senso antistatalista del Sig. Berlusconi che voleva chiudere tutti gli Enti inutili? Ma, forse, è meglio lasciar perdere. Quello che ci sembra di capire è che la serietà in questo paese è merce rara se non estinta da un bel po’. Ciò che non deve invece essere assolutamente dimenticata è la dichiarazione del nuovo sindaco di Roma Gianni Alemanno, che è alla base delle dimissioni di Amato. Infatti, il sindaco Alemanno ha detto pressappoco che “il fascismo non fu male assoluto e che ebbe anche i suoi lati positivi”. Ma come può il Sindaco della capitale della Repubblica fare delle dichiarazioni politiche così gravissime, inaccettabili e inammissibili sul piano storico? Ma non si vergogna delle irresponsabili parole dette a proposito del periodo più buio della storia d’Italia? Delle due l’una. O il sindaco di Roma è un amministratore valido, ma in tal caso non avrebbe dovuto fare le dichiarazioni inaccettabili che ha fornito alla stampa; oppure è una persona inadeguata. In questo secondo caso, più probabile perché cominciamo a capire finalmente chi è il Signor Sindaco del Campidoglio, come cittadini italiani non ci rimane che dire: “ahi, poveri noi! Dalla padella alla brace”. E’ questa purtroppo la sensazione che temiamo di provare per un intero quinquennio. Aiutateci.

martedì 16 settembre 2008

Matematica, inferriate ed educazione dei cittadini alla legalità.

Oggi ci sentiamo un po' matematici. Con questo stato d’animo adopereremo la matematica come strumento e linguaggio per parlare di un fatto che per essere interpretato necessita di un ragionamento quantitativo. Il fatto è poi suscettibile di interpretazione politica. Dunque, ne parleremo in questo senso perchè ci interessa ribadire il nostro punto di vista in merito all’obiettivo che questo post si propone, e cioè di criticare il modo in cui la società italiana è stata finora imbrigliata da una politica incapace di riportare sicurezza e fiducia nei cittadini. Il tema di oggi vuole affrontare il disagio dei cittadini di Roma, ma anche di altre città, i quali per avere un po’ di sicurezza nelle loro abitazioni devono spendere del denaro per dotarsi di inferriate da mettere alle loro finestre. Iniziamo col dire che spesso si sente affermare che la matematica non serve a nulla. In fondo in fondo che "due più due sia uguale a quattro" lo sanno anche i bambini, senza che abbiano conoscenze adeguate del formalismo astratto adoperato dalla matematica. Per capire viceversa il motivo e l'importanza del nostro interesse per i ragionamenti matematici partiamo da un esempio. Enrico Fermi, il grande fisico nobel italiano, fu un vero genio nell'uso della matematica. Pensate che usando la matematica ottenne la risposta alla strana e intrigante domanda relativa all’ordine di grandezza del numero di lavoratori che esercitavano il lavoro di accordo dei pianoforti di una città statunitense. Ma andiamo per gradi. Ecco il problema posto da Fermi: "stimare il numero di accordatori di pianoforte che lavorano a New York". Ed ecco la sua famosa soluzione. Per determinare il numero di accordatori è necessario calcolare il rapporto tra le ore di lavoro necessarie all'anno per accordare i pianoforti di New York e il numero di ore di lavoro che un accordatore mediamente svolge durante lo stesso anno. La frazione tra i due numeri stimati dà la soluzione del problema. Orbene, Fermi ipotizzò che i newyorkesi potessero essere circa dieci milioni; che fossero in possesso, grosso modo, di un pianoforte ogni dieci loro abitanti; che il tempo per accordarli fosse mediamente di due ore ciascuno; che il numero delle accordature fosse all’incirca una ogni due anni; che il tempo di lavoro giornaliero fosse di otto ore e che i giorni lavorativi all’anno fossero mediamente circa trecento. Con queste premesse, dividendo il numeratore (cioè un milione, ottenuto moltiplicando i primi quattro fattori) per il denominatore (cioè duemilaquattrocento, ottenuto moltiplicando gli ultimi due fattori) ottenne per risultato quattrocentodiciassette! Evidentemente questo numero non era la verità, ma una semplice stima, ovvero era il valore che probabilmente si avvicinava di più ai tempi di Fermi (1950) al valore reale utilizzando un ragionamento matematico e non buttando lì un numero a casaccio senza alcuna avvedutezza. In verità a noi interessa un altro problema. Interessa cioè discutere il fatto che nella città di Roma i cittadini romani, sentendosi indifesi e perseguitati da una microcriminalità sempre più aggressiva, pericolosa e prepotente, per difendere le loro case dai furti sono costretti a mettere le inferriate ad ogni finestra delle loro abitazioni, almeno nei casi di appartamenti posti ai piani bassi degli edifici. Vogliamo calcolare quanto è, in soldoni, il costo globale di questa operazione, che spilla denaro contante ai malcapitati cittadini e non offre alcuna ricaduta alla città sul piano dell’immagine e della praticità della vita. Dunque, procederemo secondo il metodo adoperato prima da Fermi, metodo chiamato successivamente Fermi Question, che in poche parole potremmo tradurre come "il conto della serva". Per determinare il totale della spesa sostenuta dalla cittadinanza romana ogni anno ragioniamo come segue. Partiamo dall'ipotesi che ogni appartamento ha in media circa cinque finestre, alle quali saldare le grate metalliche. La città di Roma ha circa tre milioni di abitanti. Ipotizzando che ogni famiglia sia composta in media da circa tre persone, il numero degli appartamenti disponibili nella capitale è circa un milione. Una ricerca al catasto naturalmente potrebbe dare risultati più precisi. Ma a noi non interessa la precisione, quanto il metodo. Di questo milione di appartamenti supponiamo che circa il 40% siano quelli interessati a montare le inferriate, cioè quattrocentomila che moltiplicati per cinque dà duemilioni di grate metalliche. Supposto che queste grate siano state saldate alle imposte in circa dieci anni, questo vuol dire che ogni anno il numero di grate commissionate è di circa duecentomila. Se ogni grata costa circa duecentocinquanta euro, avremo una spesa totale annuale all’incirca di cinquantamilioni di euro! Una cifra semplicemente demenziale. Vuol dire che i cittadini della città di Roma se non avessero deciso di mettere le inferriate avrebbero disposto di una quantità di denaro che avrebbe potuto permettere loro di avere servizi aggiuntivi a quelli scadenti offerti dalle giunte municipali di centro sinistra prima e, a giudicare dall’andazzo di questi primi mesi della giunta del nuovo Sindaco, anche di quella del centrodestra. E passiamo alle conclusioni. La matematica ci ha permesso di fare delle stime utili per mettere in luce un fenomeno, quello della sicurezza, che ha prodotto a Roma tre aspetti negativi. In primo luogo, una spesa aggiuntiva e sostanzialmente inutile imposta alle famiglie. In secondo luogo, l’aumento incontrollato del numero di grate alle imposte ha prodotto e continua a produrre una serie notevole di inquinamenti dovuto alla produzione di ruggine alle inferriate che prima o poi va a depositarsi nel terreno con il pericolo di raggiungere le falde acquifere e inquinare l’acqua che beviamo dai rubinetti. Per non parlare poi del fatto che molti cittadini della capitale, come abbiamo potuto verificare con i nostri occhi da più di vent'anni, abbandonano le grate vecchie (ma anche frigoriferi e cianfrusaglie varie) ai cigli delle strade con conseguente aumento dell’inquinamento. In terzo luogo, una vergognosa e oscena modifica della funzionalità e dell’estetica delle case romane. E’ semplicemente imbarazzante spiegare a un cittadino straniero che le grate alle finestre a Roma sono indispensabili per non permettere ai ladri di penetrare con facilità nelle case dei romani. Ma allora come si può spiegare il fatto che in nessuna città del centro e del nord Europa esistono le inferriate alle finestre? Perché quei popoli civili non sono costretti a spendere del denaro inutile, mentre a Roma si? Questa differenza vorrà dire qualcosa no? La verità è che in Italia si sommano due gravi e irrisolti nodi. Da un lato l’incapacità del potere politico a tutti i livelli a educare i cittadini alla legalità. A cominciare dalla scuola c’è nel meridione del paese (Roma è da considerare meridione a tutti gli effetti) una incapacità cronica delle istituzioni a formare cittadini onesti, che non delinquano e che non difendano le organizzazioni criminali, come alcune volte si è visto a Napoli quando la polizia si è dovuta difendere dalla aggressione di centinaia di cittadini che si sono adoperati per fare sfuggire un ricercato dalla polizia. Dall’altro lato i cittadini percepiscono questo fatto come disinteresse e abbandono delle istituzioni a tutelare il diritto alla proprietà di chi con fatica si è costruito una casa per viverci. In ogni caso la conclusione è amara, amarissima. C’è un pezzo del paese che paga una tassa occulta solo per poter avere la probabilità di non essere visitato dai ladri. Ma vi rendete conto quanto sia folle e illogico questo modo di essere degli italiani? E questo pezzo di paese, nonostante la spesa pro-capite, deve fare attenzione, perché spesso al danno si aggiunge la beffa. Non è una novità quella che molti ladri nonostante la protezione delle imposte rubano lo stesso nelle case. Peggio di così non si può.

domenica 14 settembre 2008

La fortuna bussa alla porta una sola volta.

Italia anni '60. E fu boom. Il nostro paese in quel periodo fu attraversato da un autentico vento di benessere. Si trattò di un improvviso e straordinario momento di crescita socio-economico di buona parte dell'Italia di quel tempo, producendo ricadute positive sulla vita pratica di ogni giorno degli italiani. Per la prima volta nella loro vita i cittadini di questo disastrato paese provarono l’ebbrezza di un salario e di uno stipendio sicuro. La vita prosperò in molti settori, l´economia andò a gonfie vele e vi fu un rapido, ancorché tumultuoso, miglioramento delle condizioni di vita che portarono al passaggio veloce da una economia agricola a una industriale. Il cinema, la televisione, la musica, la moda, la cucina, l´automobile, il divorzio furono alcune delle straordinarie conquiste socio-culturali degli italiani che produssero quello che da quel momento in poi si chiamò il “made in Italy”. Alla luce dei risultati conseguiti in quegli anni ci si può chiedere come mai, nonostante tutto quel “ben di Dio” di condizioni economiche e finanziarie di base, siamo stati così sciuponi da produrre il baratro dell'attuale avvilimento? Come mai siamo arretrati in tutti i settori, ma proprio in tutti? Ci deve pur essere una spiegazione, no? A meno che non si voglia credere alla favola berlusconiana, raccontata con sconcerto dei presenti in un incontro a Londra con il leader inglese Brown, che siccome ogni italiano possiede in media due telefonini e un televisore, per questo solo fatto è da considerare tra i primi al mondo, noi tenteremo di proporre una nostra spiacevole e sgradita spiegazione. E "al diavolo" a chi non piacciono le cose sgradevoli e fastidiose. Popper, il grande epistemologo austriaco che conosceva l'animo umano, ha sempre teorizzato che nella scienza più che a uno scienziato che scopre nuove frontiere è necessario dare ascolto a pochi scienziati che scavano criticamente nelle scoperte altrui per smascherare gli imbrogli nascosti nelle loro teorie. In breve, si tratta di ricordare che se è vero come è vero che il boom economico portò a un miglioramento delle condizioni di vita degli italiani, è altrettanto vero che non si vollero cogliere pienamente i frutti di quei presupposti per continuare lo sviluppo. Perchè non si vollero cogliere i frutti se le ceste erano li, pronti ad essere utilizzate come contenitori di successi economici e sociali? Non a caso abbiamo voluto sottolineare l'idea della intenzionalità con il verbo non volere. Perchè si tratta di una scelta. Infelice, ma sempre scelta. Partiamo dal presupposto che a quel tempo c’era la possibilità di “compattare” la nazione in crescita in modo più equilibrato, più equo e più giusto sia in assoluto, sia relativamente ai blocchi geografici del Nord e del Sud, come fu fatto in altre nazioni europee. Ma qui cade l'asino. Sembrava la cosa più facile del mondo, soprattutto in un paese come il nostro che è sede della grande Chiesa Cattolica, in grado di essere efficacemente complementare nello sviluppo di linee di azione tendenti alla giustizia e all’equità che sono valori condivisi tra Stato e Chiesa. Viceversa, il paese fu preda del delirio dell’accaparramento manifestato con spinte egoistiche e ciniche, in cui prevalsero gli istinti più primordiali dell’uomo, inteso come lupo, non certo come agnello. Scandali, speculazioni finanziarie ed edilizie, appropriazioni indebite ai danni dello Stato, connivenza con la criminalità e, primo fra tutti, una classe politica arrivista e ingorda, che per furore ideologico operò con un solo interesse : appropriarsi del benessere per se e per la propria famiglia. Roba da tribù afgana, tanto per intenderci. E i simpatici afgani ci perdoneranno se abbiamo proposto un simile paragone. Probabilmente non meritano il primato ai danni della combriccola di affaristi entrati in politica a quel tempo e immediatamente dopo. L’aspetto più devastante di questa azione a tenaglia sullo Stato fu che tutti, ma proprio tutti coloro che dovevano far funzionare la macchina statale con funzioni di controllo e di stimolo lavorarono in sinergia per spolpare l'osso, mettendosi a rubare prima di tutto nella macchina pubblica e poi imbrogliando in quella privata, creando quegli squilibri sociali ed economici che misero le premesse per l´attuale Italietta di Berlusconi. La Cassa per il Mezzogiorno, per esempio, fu uno strumento politico messo in mano ai truffatori di Stato che si allearono con la criminalità regionale (mafia, camorra, 'ndrangheta, sacra corona, ecc...), poi rapidamente diventata campione nazionale e internazionale di prevaricazione. Aggiungiamo anche il fattaccio del Vaticano che con Calvi, Sindona e Marcinkus crearono un caso “religioso” di criminalità finanziaria internazionale ed avremo più di un elemento per comprendere la debacle dello Stato. Adesso rimane una Italietta spompata e senza risorse nelle mani di un azzeccagarbugli televisivo, quel Signore di Arcore, più interessato alle faccende del calcio che ai temi della giustizia e dell'equità, che con la complicità di una sinistra scema e inetta, che ancora oggi è incapace di proporre un partito socialdemocratico europeo di tipo riformista, ha portato il paese dai primi posti agli ultimi in Europa. E dire che questa nazione, con una morale e un’etica rigorosa, avrebbe potuto fare molto meglio di altre per contribuire a rendere meno disequilibrata e meno ingiusta questa folle e autolesionista Repubblica. Ma si sa: il rigore da una parte e una etica rigida nei valori e nei principi dall’altra e più da protestanti che da cattolici della sacra romana e apostolica chiesa. Non per niente noi non abbiamo avuto alcun Lutero in grado di insegnare cosa sia il rigore morale e la durezza etica delle scelte personali, in cui prima si è rigorosi con se stessi e poi con gli altri. Sta proprio qui la risposta agli interrogativi iniziali. Non si vollero cogliere i frutti del boom economico perché questo paese è pieno di delinquenti e mascalzoni impuniti che vivono la loro vita commettendo prima di tutto azioni immorali alla coscienza civile ed etica del paese e poi reati penali che, com’è noto, prima o dopo vengono amnistiati con decisioni politiche dei maggiori partiti che siedono in Parlamento con una magistratura che pensa solo a come difendere il potere insidiato dall'ex massone Silvio Berlusconi. Non esistono altre risposte alla domanda “perché l’Italia è caduta così in basso”. Nel frattempo gli altri paesi, tutto sommato, vivono, crescono e progrediscono decentemente. Noi no. Retrocediamo. Sfidiamo coloro che non la pensano come noi a dare una interpretazione diversa.

lunedì 8 settembre 2008

Il Presidente della Regione Lazio Marrazzo come Pinocchio? (Parte II)

Il Governatore di centrosinistra Piero Marrazzo ha proposto di ammettere la Regione Lazio nella cordata della nuova Alitalia. Ha parlato di alcune decine di milioni di euro da fornire alla nuova compagnia aerea. Com'è noto l'Alitalia è in fase di fallimento per gli enormi debiti accumulati a causa della gestione fallimentare dei suoi dirigenti nominati da tutti i partiti di maggioranza e di opposizione nel corso degli ultimi venti anni circa. Questo il fatto di alcuni giorni fa che commenteremo con le nostre opinioni. Diciamo subito che è scandaloso che un Governatore proponga di mettere soldi regionali in una cordata privata di furbetti del quartierino. I politici del centrosinistra il vizietto di fare gli statalisti non lo hanno mai perduto. Nonostante la sonora batosta ottenuta alle elezioni nazionali continuano imperterriti a chiedere di far entrare in un’operazione di apparente salvataggio una istituzione pubblica come la Regione Lazio che nulla ha a che vedere con un progetto industriale nazionale ma che è una pura e semplice operazione di look berlusconiano post elettorale. Questo signore della TV di Stato, coccolato e vezzeggiato dagli ambienti della sinistra come una calamita elettorale, già ampiamente criticato da noi in un precedente post (Parte I), dopo aver permesso ai partiti della sua coalizione di fare gli spendaccioni regionali, dilapidando il denaro pubblico della Regione per motivi spesso faziosi e inaccettabili, adesso punta a fare cassetta nella nuova compagnia aerea. La Regione Lazio, famosa per essere una delle poche regioni con buchi di bilancio spaventosi, soprattutto nel settore della sanità, e con un organico dilatato all'inverosimile perchè nel tempo si è trasformata in un mostro di assistenzialismo e di nepotismo, con questa operazione crede forse di poter dirottare l'attenzione dai debiti ai crediti? Ma perché il Marrazzo non cerca di eliminare i buchi in casa propria invece di tentare la sorte in progetti industriali progettati in casa altrui? Faccia funzionare piuttosto la macchina regionale normale e non perda tempo a inseguire il pifferaio di Mediaset che mai come adesso sta macinando utili personali a bizzeffe.

sabato 6 settembre 2008

La CEI ha o non ha il diritto di fare politica? (Parte II)

Dunque, avevamo visto giusto. Le nostre idee hanno trovato sostegno consistente e scientifico nel libro di Michele Martelli Quando Dio entra in politica, Roma, Fazi, 2008. Abbiamo indovinato in pieno quando abbiamo proposto il post precedente. Sebbene lo abbiamo scritto con un po’ di cautela (il tema è complesso e delicato, si dice in questi casi), la nostra tesi relativa al morboso interesse espresso ultimamente dalla Chiesa cattolica a fare politica diretta e “invasiva” sul suolo della Repubblica italiana sembra essere stata confermata adeguatamente dal lavoro dello storico Martelli. Ecco cosa dice del libro, in una sintesi lodevole, il filosofo ed epistemologo Giorello: “Michele Martella accusa la gerarchia ecclesiastica di voler dettare legge in ogni settore della vita pubblica”. Si voglia o meno, questo è il tema sollevato dal nostro articolo in tempi non sospetti. Con Papa Ratzinger il dogmatismo cattolico è entrato pesantemente in azione nell’agone politico italiano. Questa non è più un’ipotesi. E’ un’ulteriore conferma e una potente corroborazione del fatto degno di nota di questo papato. L’unica cosa che ci piacerebbe vedere a questo punto è se la CEI e il Vaticano vogliono essere coraggiosi rispondendo senza polemiche alla tesi di Martelli con argomentazioni chiare e non cardinalizie. “Sopire, troncare padre molto reverendo: troncare, sopire” diceva il Manzoni a proposito del dialogo tra il Conte Zio e il Padre Provinciale. Qui la frase si dovrebbe cambiare in : “Svegliare e rinvigorire le coscienze critiche con la discussione, caro molto Card. Bagnasco”. Chi pretende di non essere relativista deve avere il coraggio di discutere e argomentare. Noi ce lo auguriamo.

venerdì 5 settembre 2008

La CEI ha o non ha il diritto di fare politica?

Ogni essere umano, in base alla propria esperienza educativa ricevuta e al proprio vissuto concretizzato negli anni, possiede degli schemi mentali prestabiliti che si sono sviluppati nel tempo, sedimentando una metodologia di indagine della realtà che è unica e personale. In base a questi schemi noi siamo portati a interpretare il mondo con risposte spesso automatiche e, comunque, senza una vera e propria attività raziocinante. Possiamo riconoscere due modalità di questi schematismi a cui è sovente soggetta la nostra mente. La prima, che chiameremo “ideologica”, è la più frequente e la seconda che chiameremo “del dubbio”, la meno facile da incontrare. Facciamo un esempio. Il Cardinale Bagnasco dichiara alla stampa che “la CEI in Italia ha il diritto di fare politica”. Come reagiamo noi a questa dichiarazione? Se apparteniamo alla prima modalità, quella cosiddetta ideologica, nel caso in cui siamo dei sostenitori di Bagnasco confermiamo la dichiarazione, che consideriamo ovvia, e nel caso in cui non siamo dei sostenitori di Bagnasco la contestiamo, come altrettanto ovvia. Se, invece, noi ci sentiamo più vicini allo schema mentale che abbiamo chiamato del dubbio il minimo che in questi casi ci può capitare è di rimanere perplessi. La sostenibilità o l'insostenibilità della tesi di Bagnasco viene pertanto sottoposta a un processo di indagine raziocinante che è la cosa più indovinata di questo schematismo e che ci caratterizza sul piano del ragionamento. Chi crede nella laicità dello Stato e nella autonomia della Chiesa (libera Chiesa in libero Stato) non può non rimanere disorientato dalla dichiarazione di Bagnasco e chiedersi il perché di questo modo forte e invasivo di porre il problema. Il disorientamento nasce dal fatto che è inammissibile accettare la contemporanea funzione politica di due soggetti così diversi, come Stato e Chiesa, nelle faccende della politica nazionale di casa nostra cioè di un paese libero e non sottoposto a tutela. Vorrebbe dire mischiare “il sacro col profano”. E questo non è consentito. E si badi bene che ciò non è consentito nè al Vaticano come soggetto straniero, nè a maggior ragione a subdoli e capziosi atteggiamenti di adulazione nei confronti del Papa da parte di qualsiasi governo della Repubblica. Inaccettabile sarebbe altresì il produrre commistione e confusione in un settore costituzionalmente tutelato come è quello che riguarda la separazione tra Stato e Chiesa. Il pericolo è che in questi casi si possano sovrapporre due prospettive politiche in antitesi tra loro, svuotando di contenuto e merito il Parlamento della Repubblica. La Chiesa Cattolica, e per essa il suo autorevole Papa Benedetto XVI, più volte citato in senso ironico da qualche buontempone come Ottone II, non può pretendere di sgretolare l'impianto costituzionale uscito dal cambiamento ottenuto con la nascita della Repubblica. Non conviene a nessuno modificare una delle norme più efficaci del rapporto tra Stato e Chiesa in Italia. Dunque, il Card. Bagnasco non crei pericolosi precedenti. Se invece il progetto del Vaticano è quello di intravvedere nella crisi generale della politica italiana la possibilità di fare politica influenzando e condizionando pesantemente l'attività parlamentare, allora sarebbe possibile spiegare molti perché del modo invasivo di fare dichiarazioni politiche della CEI. D'altronde la politica nazionale sta cambiando rapidamente i termini del discorso relativo al tipo di società che è immaginabile prevedere in un futuro non molto lontano. L'insterilirsi della politica della sinistra, la scomparsa dalle aule parlamentari della sinistra massimalista, l'incapacità a consolidare uno schieramento moderato riformista, i comportamenti degli italiani vieppiù delinquenziali e lontanissimi da un'etica e una morale forte, la berlusconizzazione del centro-destra, l'aumento di influenza del leghismo, sono tutti elementi che producono spinte centrifughe in grado di portare acqua al mulino del Vaticano permettendo alla CEI di pensare a un progetto politico centrato sul ritorno alla frantumazione dell’attuale Stato repubblicano in macroregioni federaliste che lascerebbero spazio di influenza notevole all'unico soggetto in grado di calamitare consensi e potere, e cioè alla Chiesa cattolica. Dio non voglia che noi abbiamo visto giusto.

giovedì 4 settembre 2008

Graduatorie e medagliere olimpico.

I giornalisti sportivi hanno stilato la classifica finale degli ultimi giochi olimpici 2008 che si sono svolti nel mese di Agosto a Bejing, in Cina. In base al medagliere hanno dichiarato che la Cina ha vinto per il maggior numero di medaglie d'oro, ben cinquantuno (51/21/28/100) mentre gli USA sarebbero primi per il totale del numero di medaglie, ben centodieci (36/38/36/110). Diciamo subito che a noi questa storia delle classifiche ci annoia. Sono temi fuori tempo. Avevano un senso quando i nazionalismi tra gli Stati permettevano una gestione politica delle medaglie. Adesso non ha più senso. Prevale solo l'individuo, ovvero l'atleta con i suoi record, la sua bravura, la sua potenza. Nient'altro. Michael Phelps e Usain Boilt ne sono un esempio. Tuttavia vogliamo dire la nostra. Ci permettiamo cioè di dissentire da questa semplicistica e furbetta interpretazione della graduatoria. Ci sembra riduttivo accettare il confronto basato sul fatto, per esempio, che tra cinesi e irlandesi, come dire tra un paese con più di un miliardo di abitanti e un altro con poco meno di diecimilioni, abbiano vinto i cinesi perché questi ultimi hanno preso 51 medaglie d'oro mentre gli irlandesi nessuna. Che senso ha confrontare due elementi eterogenei come un paese che è quasi un continente e un altro che, al confronto, è un'isoletta. La realtà è che il paragone deve essere fatto tra l'intera UE e gli altri. In questo caso ha stravinto in tutti i settori possibili e immaginabili l'Unione Europea con ottantasette medaglie d'oro, centouno di argento, novantadue di bronzo e per un totale stratosferico di duecentottanta (87/101/92/280)! Che poi gli atleti cinesi sono stati bravi in diverse discipline questo è vero. Ma niente graduatorie fasulle, per favore.

mercoledì 3 settembre 2008

Matematica e giornalismo italiano: un rapporto conflittuale.

Oggi ci sarebbero da commentare tanti fatti politici importanti presenti nei principali quotidiani. Ci occuperemo invece di un tema apparentemente più "frivolo" che tratteremo con ironia. Matematica e giornalismo italiano si sa non si amano. Il giornalista italiano di solito è un ignorante di scienza e di matematica in particolare. Le sole notizie che la grande stampa politica pubblica sulla matematica riguardano di solito frivolezze o stranezze di questa scienza. L'indagine P.I.S.A. non è il nome della città della torre pendente toscana ma è l'acronimo di Programme for International Student Assessment ed è una indagine campionaria internazionale che dal 2000 coinvolge 32 paesi europei ed extraeuropei. In poche parole mira a valutare in quale misura gli studenti di 15 anni, al termine della scuola dell’obbligo, possiedano le conoscenze e le competenze necessarie per inserirsi in modo attivo nella società. Questa valutazione viene attuata attraverso la verifica dei livelli raggiunti nelle abilità di lettura, matematica e scienze. I risultati dei test dicono che gli studenti italiani sono fra i peggiori nell'apprendimento della matematica. Ragioni storiche, filosofiche e religiose stanno alla base della mancanza di abitudine allo studio delle scienze astratte ed empiriche in Italia. Orbene, non avremmo mai immaginato di trovare analoghi risultati anche in casa del giornalismo più famoso e "importante" d'Italia che è il Corriere della Sera. Basta osservare cosa pensano del semplice concetto di "percentuale" i giornalisti di questa "prestigiosa" testata per avere un'idea precisa di quanto asseriamo. A pag.25 dell'edizione di oggi, 3 settembre 2008, vi è un'intera pagina che parla della distribuzione percentuale dei più conosciuti browser che servono per sfogliare le pagine web presenti in internet. Ecco gli "strani conti" del redattore del giornale milanese : Internet Explorer 79%; Firefox 28%; Safari 2,6%; Opera 2,1%.Il totale ammonta a 111,7%, il che evidentemente non è possibile, almeno per noi comuni mortali. Forse l'operazione di somma sarà possibile allo strano redattore del Corriere in forza dell'abitudine che egli ha di presentare conti in cui permette "al tutto di essere maggiore delle sue parti". A noi non è consentito, purtroppo. E poi dicono che il pesce puzza dalla testa e non dalla coda. Con queste teste che ci ritroviamo, è normale, no?

martedì 2 settembre 2008

Nel caso del calcio la tolleranza zero diventa massima tolleranza.

Qualche migliaio di bestie, rozze e primitive, chiamate tifosi di calcio, hanno di fatto dimostrato che neanche il centrodestra attualmente al governo è in grado di frenare la brutalità dei seguaci violenti del calcio italiano. Dei cosiddetti “tifosi” della squadra del Napoli - in realtà dovrebbero essere chiamati con il loro vero nome e cioè delinquenti - hanno invaso una stazione ferroviaria, assalito un treno come si faceva nel west, costretto i viaggiatori a scendere dalle carrozze, e poi si sono accaniti contro le strutture ferroviarie danneggiandole per più di mezzo milione di euro di danni. Il fatto più grave è però un altro. Pensate che hanno preteso e ottenuto da chi avrebbe dovuto avere il dovere di impedire questa sopraffazione che il convoglio raggiungesse Roma, dove le bestie con il volto coperto da passamontagna sono state ospitate su decine di autobus che li hanno portati senza pagare biglietto allo stadio di Roma addirittura portando con loro dei sacchi di bombe di carta.
A commentare il fatto bastano due articoli significativi: quello di Giuseppe D’Avanzo sulla Repubblica e quello di Claudio Magris sul Corriere della Sera. I due bravi giornalisti hanno detto tutto. La lettura dei due articoli ha prodotto su di noi, che crediamo nel principio di legalità, uno strano senso di smarrimento, di amarezza e di delusione per essere stati presi in giro dall’attuale coalizione di governo. La ragione sta nel fatto che questa armata brancaleone del governo Berlusconi aveva fatto del principio della sicurezza dei cittadini il tema centrale della campagna elettorale. Si scopre invece che la "musica" non è cambiata. Praticamente l’attuale governo si è comportato come quello precedente di Romano Prodi, cioè alla stregua di Ponzio Pilato incapace di risolvere il problema della delinquenza degli stadi che non è nuovo ma che si ripresenta ciclicamente con la complicità di tantissime personalità che ruotano intorno agli interessi sporchi del calcio. Una sola conclusione. Noi siamo rimasti profondamente delusi dal comportamento del Governo Berlusconi su questo preciso tema. Ma ancor di più dal Presidente della Camera Fini e dal Sindaco di Roma Alemanno che sono da considerare dei veri e propri voltabandiera perché hanno spudoratamente mentito durante la campagna elettorale. Per il Presidente del Consiglio Berlusconi la critica è ancora più severa. Questo paladino del buonismo ecumenico, che eliminerebbe il carcere dal codice penale, ha mostrato di essere un “buono a nulla” perché essendo il padrone di una squadra di calcio è da considerare a tutti gli effetti doppiamente responsabile dei fatti teppistici verificatisi. Nella sua veste di tifoso di calcio e di capo del governo non è stato in grado di garantire quella sicurezza che aveva invano promesso. Non vogliamo poi parlare della sinistra che annovera tra i suoi politici quell’ex deputato Paolo Cento che è non solo un buono a nulla ma è anche un balordo quando assolve i tifosi violenti delle squadre di calcio romane. A Berlusconi e a tutti i sostenitori del suo governo noi diciamo che hanno barato e in modo molto sporco. Non si tratta dei delinquenti, come quelli nascosti sotto un passamontagna, come amici del calcio.

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