Italia anni '60. E fu boom. Il nostro paese in quel periodo fu attraversato da un autentico vento di benessere. Si trattò di un improvviso e straordinario momento di crescita socio-economico di buona parte dell'Italia di quel tempo, producendo ricadute positive sulla vita pratica di ogni giorno degli italiani. Per la prima volta nella loro vita i cittadini di questo disastrato paese provarono l’ebbrezza di un salario e di uno stipendio sicuro. La vita prosperò in molti settori, l´economia andò a gonfie vele e vi fu un rapido, ancorché tumultuoso, miglioramento delle condizioni di vita che portarono al passaggio veloce da una economia agricola a una industriale. Il cinema, la televisione, la musica, la moda, la cucina, l´automobile, il divorzio furono alcune delle straordinarie conquiste socio-culturali degli italiani che produssero quello che da quel momento in poi si chiamò il “made in Italy”. Alla luce dei risultati conseguiti in quegli anni ci si può chiedere come mai, nonostante tutto quel “ben di Dio” di condizioni economiche e finanziarie di base, siamo stati così sciuponi da produrre il baratro dell'attuale avvilimento? Come mai siamo arretrati in tutti i settori, ma proprio in tutti? Ci deve pur essere una spiegazione, no? A meno che non si voglia credere alla favola berlusconiana, raccontata con sconcerto dei presenti in un incontro a Londra con il leader inglese Brown, che siccome ogni italiano possiede in media due telefonini e un televisore, per questo solo fatto è da considerare tra i primi al mondo, noi tenteremo di proporre una nostra spiacevole e sgradita spiegazione. E "al diavolo" a chi non piacciono le cose sgradevoli e fastidiose. Popper, il grande epistemologo austriaco che conosceva l'animo umano, ha sempre teorizzato che nella scienza più che a uno scienziato che scopre nuove frontiere è necessario dare ascolto a pochi scienziati che scavano criticamente nelle scoperte altrui per smascherare gli imbrogli nascosti nelle loro teorie. In breve, si tratta di ricordare che se è vero come è vero che il boom economico portò a un miglioramento delle condizioni di vita degli italiani, è altrettanto vero che non si vollero cogliere pienamente i frutti di quei presupposti per continuare lo sviluppo. Perchè non si vollero cogliere i frutti se le ceste erano li, pronti ad essere utilizzate come contenitori di successi economici e sociali? Non a caso abbiamo voluto sottolineare l'idea della intenzionalità con il verbo non volere. Perchè si tratta di una scelta. Infelice, ma sempre scelta. Partiamo dal presupposto che a quel tempo c’era la possibilità di “compattare” la nazione in crescita in modo più equilibrato, più equo e più giusto sia in assoluto, sia relativamente ai blocchi geografici del Nord e del Sud, come fu fatto in altre nazioni europee. Ma qui cade l'asino. Sembrava la cosa più facile del mondo, soprattutto in un paese come il nostro che è sede della grande Chiesa Cattolica, in grado di essere efficacemente complementare nello sviluppo di linee di azione tendenti alla giustizia e all’equità che sono valori condivisi tra Stato e Chiesa. Viceversa, il paese fu preda del delirio dell’accaparramento manifestato con spinte egoistiche e ciniche, in cui prevalsero gli istinti più primordiali dell’uomo, inteso come lupo, non certo come agnello. Scandali, speculazioni finanziarie ed edilizie, appropriazioni indebite ai danni dello Stato, connivenza con la criminalità e, primo fra tutti, una classe politica arrivista e ingorda, che per furore ideologico operò con un solo interesse : appropriarsi del benessere per se e per la propria famiglia. Roba da tribù afgana, tanto per intenderci. E i simpatici afgani ci perdoneranno se abbiamo proposto un simile paragone. Probabilmente non meritano il primato ai danni della combriccola di affaristi entrati in politica a quel tempo e immediatamente dopo. L’aspetto più devastante di questa azione a tenaglia sullo Stato fu che tutti, ma proprio tutti coloro che dovevano far funzionare la macchina statale con funzioni di controllo e di stimolo lavorarono in sinergia per spolpare l'osso, mettendosi a rubare prima di tutto nella macchina pubblica e poi imbrogliando in quella privata, creando quegli squilibri sociali ed economici che misero le premesse per l´attuale Italietta di Berlusconi. La Cassa per il Mezzogiorno, per esempio, fu uno strumento politico messo in mano ai truffatori di Stato che si allearono con la criminalità regionale (mafia, camorra, 'ndrangheta, sacra corona, ecc...), poi rapidamente diventata campione nazionale e internazionale di prevaricazione. Aggiungiamo anche il fattaccio del Vaticano che con Calvi, Sindona e Marcinkus crearono un caso “religioso” di criminalità finanziaria internazionale ed avremo più di un elemento per comprendere la debacle dello Stato. Adesso rimane una Italietta spompata e senza risorse nelle mani di un azzeccagarbugli televisivo, quel Signore di Arcore, più interessato alle faccende del calcio che ai temi della giustizia e dell'equità, che con la complicità di una sinistra scema e inetta, che ancora oggi è incapace di proporre un partito socialdemocratico europeo di tipo riformista, ha portato il paese dai primi posti agli ultimi in Europa. E dire che questa nazione, con una morale e un’etica rigorosa, avrebbe potuto fare molto meglio di altre per contribuire a rendere meno disequilibrata e meno ingiusta questa folle e autolesionista Repubblica. Ma si sa: il rigore da una parte e una etica rigida nei valori e nei principi dall’altra e più da protestanti che da cattolici della sacra romana e apostolica chiesa. Non per niente noi non abbiamo avuto alcun Lutero in grado di insegnare cosa sia il rigore morale e la durezza etica delle scelte personali, in cui prima si è rigorosi con se stessi e poi con gli altri. Sta proprio qui la risposta agli interrogativi iniziali. Non si vollero cogliere i frutti del boom economico perché questo paese è pieno di delinquenti e mascalzoni impuniti che vivono la loro vita commettendo prima di tutto azioni immorali alla coscienza civile ed etica del paese e poi reati penali che, com’è noto, prima o dopo vengono amnistiati con decisioni politiche dei maggiori partiti che siedono in Parlamento con una magistratura che pensa solo a come difendere il potere insidiato dall'ex massone Silvio Berlusconi. Non esistono altre risposte alla domanda “perché l’Italia è caduta così in basso”. Nel frattempo gli altri paesi, tutto sommato, vivono, crescono e progrediscono decentemente. Noi no. Retrocediamo. Sfidiamo coloro che non la pensano come noi a dare una interpretazione diversa.
domenica 14 settembre 2008
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