martedì 16 settembre 2008

Matematica, inferriate ed educazione dei cittadini alla legalità.

Oggi ci sentiamo un po' matematici. Con questo stato d’animo adopereremo la matematica come strumento e linguaggio per parlare di un fatto che per essere interpretato necessita di un ragionamento quantitativo. Il fatto è poi suscettibile di interpretazione politica. Dunque, ne parleremo in questo senso perchè ci interessa ribadire il nostro punto di vista in merito all’obiettivo che questo post si propone, e cioè di criticare il modo in cui la società italiana è stata finora imbrigliata da una politica incapace di riportare sicurezza e fiducia nei cittadini. Il tema di oggi vuole affrontare il disagio dei cittadini di Roma, ma anche di altre città, i quali per avere un po’ di sicurezza nelle loro abitazioni devono spendere del denaro per dotarsi di inferriate da mettere alle loro finestre. Iniziamo col dire che spesso si sente affermare che la matematica non serve a nulla. In fondo in fondo che "due più due sia uguale a quattro" lo sanno anche i bambini, senza che abbiano conoscenze adeguate del formalismo astratto adoperato dalla matematica. Per capire viceversa il motivo e l'importanza del nostro interesse per i ragionamenti matematici partiamo da un esempio. Enrico Fermi, il grande fisico nobel italiano, fu un vero genio nell'uso della matematica. Pensate che usando la matematica ottenne la risposta alla strana e intrigante domanda relativa all’ordine di grandezza del numero di lavoratori che esercitavano il lavoro di accordo dei pianoforti di una città statunitense. Ma andiamo per gradi. Ecco il problema posto da Fermi: "stimare il numero di accordatori di pianoforte che lavorano a New York". Ed ecco la sua famosa soluzione. Per determinare il numero di accordatori è necessario calcolare il rapporto tra le ore di lavoro necessarie all'anno per accordare i pianoforti di New York e il numero di ore di lavoro che un accordatore mediamente svolge durante lo stesso anno. La frazione tra i due numeri stimati dà la soluzione del problema. Orbene, Fermi ipotizzò che i newyorkesi potessero essere circa dieci milioni; che fossero in possesso, grosso modo, di un pianoforte ogni dieci loro abitanti; che il tempo per accordarli fosse mediamente di due ore ciascuno; che il numero delle accordature fosse all’incirca una ogni due anni; che il tempo di lavoro giornaliero fosse di otto ore e che i giorni lavorativi all’anno fossero mediamente circa trecento. Con queste premesse, dividendo il numeratore (cioè un milione, ottenuto moltiplicando i primi quattro fattori) per il denominatore (cioè duemilaquattrocento, ottenuto moltiplicando gli ultimi due fattori) ottenne per risultato quattrocentodiciassette! Evidentemente questo numero non era la verità, ma una semplice stima, ovvero era il valore che probabilmente si avvicinava di più ai tempi di Fermi (1950) al valore reale utilizzando un ragionamento matematico e non buttando lì un numero a casaccio senza alcuna avvedutezza. In verità a noi interessa un altro problema. Interessa cioè discutere il fatto che nella città di Roma i cittadini romani, sentendosi indifesi e perseguitati da una microcriminalità sempre più aggressiva, pericolosa e prepotente, per difendere le loro case dai furti sono costretti a mettere le inferriate ad ogni finestra delle loro abitazioni, almeno nei casi di appartamenti posti ai piani bassi degli edifici. Vogliamo calcolare quanto è, in soldoni, il costo globale di questa operazione, che spilla denaro contante ai malcapitati cittadini e non offre alcuna ricaduta alla città sul piano dell’immagine e della praticità della vita. Dunque, procederemo secondo il metodo adoperato prima da Fermi, metodo chiamato successivamente Fermi Question, che in poche parole potremmo tradurre come "il conto della serva". Per determinare il totale della spesa sostenuta dalla cittadinanza romana ogni anno ragioniamo come segue. Partiamo dall'ipotesi che ogni appartamento ha in media circa cinque finestre, alle quali saldare le grate metalliche. La città di Roma ha circa tre milioni di abitanti. Ipotizzando che ogni famiglia sia composta in media da circa tre persone, il numero degli appartamenti disponibili nella capitale è circa un milione. Una ricerca al catasto naturalmente potrebbe dare risultati più precisi. Ma a noi non interessa la precisione, quanto il metodo. Di questo milione di appartamenti supponiamo che circa il 40% siano quelli interessati a montare le inferriate, cioè quattrocentomila che moltiplicati per cinque dà duemilioni di grate metalliche. Supposto che queste grate siano state saldate alle imposte in circa dieci anni, questo vuol dire che ogni anno il numero di grate commissionate è di circa duecentomila. Se ogni grata costa circa duecentocinquanta euro, avremo una spesa totale annuale all’incirca di cinquantamilioni di euro! Una cifra semplicemente demenziale. Vuol dire che i cittadini della città di Roma se non avessero deciso di mettere le inferriate avrebbero disposto di una quantità di denaro che avrebbe potuto permettere loro di avere servizi aggiuntivi a quelli scadenti offerti dalle giunte municipali di centro sinistra prima e, a giudicare dall’andazzo di questi primi mesi della giunta del nuovo Sindaco, anche di quella del centrodestra. E passiamo alle conclusioni. La matematica ci ha permesso di fare delle stime utili per mettere in luce un fenomeno, quello della sicurezza, che ha prodotto a Roma tre aspetti negativi. In primo luogo, una spesa aggiuntiva e sostanzialmente inutile imposta alle famiglie. In secondo luogo, l’aumento incontrollato del numero di grate alle imposte ha prodotto e continua a produrre una serie notevole di inquinamenti dovuto alla produzione di ruggine alle inferriate che prima o poi va a depositarsi nel terreno con il pericolo di raggiungere le falde acquifere e inquinare l’acqua che beviamo dai rubinetti. Per non parlare poi del fatto che molti cittadini della capitale, come abbiamo potuto verificare con i nostri occhi da più di vent'anni, abbandonano le grate vecchie (ma anche frigoriferi e cianfrusaglie varie) ai cigli delle strade con conseguente aumento dell’inquinamento. In terzo luogo, una vergognosa e oscena modifica della funzionalità e dell’estetica delle case romane. E’ semplicemente imbarazzante spiegare a un cittadino straniero che le grate alle finestre a Roma sono indispensabili per non permettere ai ladri di penetrare con facilità nelle case dei romani. Ma allora come si può spiegare il fatto che in nessuna città del centro e del nord Europa esistono le inferriate alle finestre? Perché quei popoli civili non sono costretti a spendere del denaro inutile, mentre a Roma si? Questa differenza vorrà dire qualcosa no? La verità è che in Italia si sommano due gravi e irrisolti nodi. Da un lato l’incapacità del potere politico a tutti i livelli a educare i cittadini alla legalità. A cominciare dalla scuola c’è nel meridione del paese (Roma è da considerare meridione a tutti gli effetti) una incapacità cronica delle istituzioni a formare cittadini onesti, che non delinquano e che non difendano le organizzazioni criminali, come alcune volte si è visto a Napoli quando la polizia si è dovuta difendere dalla aggressione di centinaia di cittadini che si sono adoperati per fare sfuggire un ricercato dalla polizia. Dall’altro lato i cittadini percepiscono questo fatto come disinteresse e abbandono delle istituzioni a tutelare il diritto alla proprietà di chi con fatica si è costruito una casa per viverci. In ogni caso la conclusione è amara, amarissima. C’è un pezzo del paese che paga una tassa occulta solo per poter avere la probabilità di non essere visitato dai ladri. Ma vi rendete conto quanto sia folle e illogico questo modo di essere degli italiani? E questo pezzo di paese, nonostante la spesa pro-capite, deve fare attenzione, perché spesso al danno si aggiunge la beffa. Non è una novità quella che molti ladri nonostante la protezione delle imposte rubano lo stesso nelle case. Peggio di così non si può.

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