giovedì 26 novembre 2015

Dunque è possibile. Il suq non c'è più!


Il quotidiano La Repubblica ma anche altri giornali hanno pubblicato la notizia che a Roma il Commissario prefettizio - che com'è noto sostituisce il Sindaco fino alle nuove elezioni della primavera prossima - ha firmato l’ordinanza con la quale blocca centurioni, risciò & company dall’operare in modo indiscriminato e spesso scandaloso davanti al Colosseo, infastidendo turisti e persone interessate a visitare una delle otto meraviglie del mondo. Chi trasgredisce l’ordinanza si vedrà irrogare multe da 400 euro e il sequestro dell'attrezzatura.
“In men che non si dica” e in un silenzio che fa ben sperare per il futuro il Commissario Tronca ha velocemente e opportunamente allontanato dalla zona turistica l’intero blocco del racket locale risolvendo un problema gigantesco con semplicità e chiarezza disarmante. Neanche l’ex sindaco Marino era riuscito a tanto. In pratica Tronca “ha troncato” qualsiasi tentativo di sabotare l’ordinanza.
Ci chiediamo: ma allora a Roma si può e non è vero che una maledizione divina abbia per millenni bloccato una norma di civiltà. E noi che avevamo creduto alla favoletta che non era possibile bloccare i soggetti dediti a tali attività illecite che agiscono spesso con modalità inopportune, insistenti e talvolta aggressive.
Dunque, se si vuole si può. E’ possibile cioè recuperare il “buon odore” del decoro del patrimonio artistico, storico e monumentale della città. Quindi si possono realizzare benissimo qui, nella Città Eterna, i propositi di civiltà e di educazione che l’ordinanza veicola sull’intera città. Basta volerlo. Con questo provvedimento Tronca ha spazzato via facilmente e tempestivamente l’idea che è impossibile governare Roma.
Nello stesso tempo l’amarezza che abbiamo sempre provato a vedere il Colosseo assediato da una soldataglia sgradevole diventa dolorosa e crudele nel momento in cui ci si chiede perché finora non è stato possibile? La risposta, purtroppo, dimostra che fin qui gli amministratori di Roma, tutti gli amministratori di Roma, non hanno mai voluto far diventare la Capitale una città civile ed europea. Vuol dire che i romani, che hanno votato tutti i sindaci bugiardi e menzogneri della città, non hanno mai voluto che Roma diventasse una civile capitale come le altre. Giù la maschera e vergogna a chi l’ha finora impedito. Tronca "Santo subito"!

sabato 21 novembre 2015

Analfabetismo scientifico e ingiustizia a perseguire i reati.


«Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio»? In Matteo 7-27 c’è scritto anche che: «non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati».
Attenzione. Matteo non dice che non bisogna giudicare. Le cose non stanno così. Matteo da una parte intende dire che i giudizi spesso sono di parte, parziali, inesatti, alcune volte iniqui e, quindi, inaffidabili perché fa parte dell’umano agire e dall’altra che si può benissimo giudicare a condizione che alla stessa maniera si sarà giudicati dagli altri e sicuramente con efficacia e severità. Si può non essere d’accordo con questa nostra interpretazione (fa parte della medesima natura umana) ma è necessario comprendere che i giudizi affrettati o quelli dati sotto impulsi di un forte dolore frequentemente sono inesatti, perché dettati da emozioni che annebbiano l’imparzialità di chi li esprime.
Questa lunga premessa ha lo scopo di introdurre una breve considerazione che intendiamo proporre qui in merito alla sentenza di assoluzione data ieri dalla Cassazione sulla vicenda delle responsabilità dei sette membri scienziati della Commissione rischi in ordine alle conseguenze del terremoto dell’Aquila. In poche parole, sette esperti scienziati ritennero di non allarmare la popolazione dell’Aquila nelle giornate che precedettero il terremoto. Per gli analfabeti scientifici dovevano essere condannati perché responsabili dell’evento e non aveva senso prendersela con altri.
Due sono le osservazioni che desidero proporre qui in ordine alle conseguenze di questa sentenza.
Premesso che siamo e siamo stati, fin dall'inizio, vicini al dolore dei familiari delle vittime e che ha piena legittimità la loro richiesta di risarcimento, per primi avvertiamo l’esigenza di criticare tutta quella messe di sapientoni che con una logica “da taglione” hanno gridato che i sette scienziati non erano altro che i veri responsabili e che pertanto dovevano andare in galera.
Brucia a persone come noi che hanno speso una vita a insegnare cultura scientifica ai giovani di tutta Italia nei licei nazionali che imputare - come hanno fatto tanti insensati inesperti usando una logica rozza e primitiva – alla Commissione la responsabilità di non avere previsto il terremoto equivale a un assassinio collettivo. Questo modo di ragionare equivale a scambiare uno scienziato con un astrologo e un’attività scientifica con attività divinatorie. Di fatto l’errore che si commette è associare al lavoro della scienza quello della chiromanzia e confondere il lavoro dello scienziato con quello di un chiromante, il quale con sfere di cristallo e carte da gioco avrebbe dovuto ottenere l’informazione che dopo qualche giorno sarebbe arrivato l’evento sismico.
Nel dizionario colui che non sa si chiama giustamente ignorante perché ignora, cioè non conosce, cosa significa scienza in senso galileiano e non in senso astrologico. Dunque, per fare un esempio il prof. Enzo Boschi, direttore del Centro nazionale terremoti (che si trova a Roma in Via di Vigna Murata) è uno dei migliori sismologi italiani nonché docente universitario di sismologia all’Università di Bologna, condannato insieme agli altri sei in primo grado per non aver previsto il terremoto, spacciandolo a tutti gli effetti per un mago indovino. I due procedimenti giudiziari successivi alla condanna in Primo grado (cioè dell’Appello e della Cassazione) sono stati differenti, affermando con chiarezza che ai sette non poteva essere imposta una condanna che non aveva basi giuridiche basate su prove.
La seconda considerazione che desideriamo proporre è invece il nostro punto di vista perché, a nostro parere, il passo evangelico della Bibbia di Matteo ha la sua validità nella parte che non dice esplicitamente ma che è lapalissiana della responsabilità. Se i responsabili della mancata informazione non sono stati gli scienziati su chi avrebbe dovuto cadere la responsabilità della tragedia? Anche un bimbo di pochi anni avrebbe capito che i soli responsabili sono da ricercare nei furfanti dei costruttori delle case, che se ne sono infischiati della mappa sismica prodotta da quel valente Centro nazionale di geofisica di via Vigna Murata diretto per anni dal prof. Boschi che aveva a suo tempo mappato i rischi dei terremoti nelle varie regioni d’Italia e che aveva indicato l’Abruzzo come una delle regioni più a rischio.
Orbene, il non aver voluto a suo tempo incolpare della tragedia luttuosa i costruttori può avere una sola possibile spiegazione. Quale? Che si volessero coprire i veri responsabili. Questa “razza brutta” di palazzinari sfrontati è da ricercare nei costruttori delle case dell’Aquila i quali, invece di mettere più tondini di ferro più cemento e soprattutto più ingegneria edilizia e cultura scientifica di tipo sismico nelle fondamenta delle case da loro costruite, sono stati lasciati liberi di guadagnare irresponsabilmente denari sporchi spesi probabilmente per tangenti e rimpolpare così l’immoralità e l’irresponsabilità dei loro comportamenti in cui la meridionalità inserisce valore aggiunto all’abominio di un reato gravissimo di procurata calamità. Te capì?

sabato 14 novembre 2015

Nuzzi e Fittipaldi santi subito.


Alcune decine di anni fa la sorella del parroco di un paese siciliano litigò con una sua amica che protestava per avere comprato da lei del vino sfuso adulterato. Alle rumorose proteste dell’amica, con calma olimpica, rispose : «cara signorina ‘Ntonia, nel commercio il furto non è peccato»! Orbene, mentre lei con sfrontata sicurezza rivendicata il diritto, in quanto sorella di un sacerdote, a imbrogliare la gente credulona il suo non meno sfrontato fratello, pastore della stessa chiesa dei Bertone e dei Ruini, ricordava all’Arciprete della parrocchia dello stesso paese che Egli non poteva rimanere escluso dai proventi parrocchiali di Santa Romana Chiesa Cattolica. Con parole meno sfumate, rivendicava parte del bottino che l’arciprete, suo scaltro e lucido rivale, lucrava dal patrimonio curiale della parrocchia. Per chiarire la natura delle entrate l’Arciprete, non solo utilizzava per fini personali le sostanze parrocchiali ma in quel periodo era concentrato a distrarre anche cemento, marmi e mattoni di travertino dai lavori di ristrutturazione della chiesa impiegandoli, sempre per uso privato, nella costruzione della nuova casa di famiglia. Naturalmente parlare in paese della faccenda era vietatissimo e i pochi che avevano il coraggio di protestare contro la rapina venivano tacciati di irreligiosità e miscredenza, rimanendone alla fine emarginati.
Questa vicenda ci è venuta in mente in questi giorni perché la stampa abbonda di notizie sull’ultimo scandalo del Vaticano in cui, com’è noto, si fronteggiano tra di loro due schieramenti, a favore e contro papa Francesco. Abbiamo già scritto su questo blog quanto siamo grati all’azione risanatrice e pastorale di questo papa venuto da lontano. Quello che qui desideriamo sottolineare è la sfrontatezza dello schieramento avverso al Papa che con calcolata furbizia e strategia cardinalizia sostiene l’idea della coppia di sacerdoti del paesino siciliano, che in poche parole consideravano proprietà personale i beni della parrocchia.
L’aspetto più sgradevole della vicenda vaticana è che la cordata di avversari di papa Bergoglio è formata da due formazioni che non si possono dire francescani.
La prima, che opera nell’ombra, è formata dalle gerarchie ecclesiastiche che si oppongono al rinnovamento della chiesa. Non è difficile individuarne alcuni. Certo non appartengono a coloro i quali si interessano esclusivamente di studi teologici, pastorali e missionari. Piuttosto sono da individuare in coloro che da un lato non appaiono mai in pubblico e dall’altro hanno esperienze di sostegno politico pro-berlusconiano, in cui un certo numero di anni fa fecero “il bello e il cattivo tempo”. Per individuarli basta solo elencare i posti di responsabilità ottenuti durante il pontificato di papa Wojtyla, al quale peraltro, non dispiacque la richiesta (accettata ipso facto) di “liberarlo” dai fastidiosi impegni della chiesa italiana e permettergli di concentrarsi sull’azione politica mondiale. Non dimentichiamo che quelli furono gli anni forti del papato wojtyliano che, con la sua azione politica incalzante, velocizzarono il successivo collasso del comunismo polacco prima e quello sovietico poi. Il do ut des funzionò egregiamente sul doppio fronte nazionale e internazionale, in sinergia con il berlusconismo più settario. Ricordare qui che la CEI di Ruini rimase estranea a questo processo è come affermare che Berlusconi fu veramente vittima innocente dei comunisti e della magistratura.
La seconda fazione che opera pubblicamente contro il papa - affermando paradossalmente che opera nell’interesse di Bergoglio - è formata dalla categoria contigua alla precedente e che riguarda l’informazione: la sola che manifesti insofferenza a qualunque cambiamento venga introdotto da papa Francesco.
Avete mai ascoltato o letto qualcosa di quel mondo che ruota intorno alla stampa cattolica e berlusconiana e ad alcune televisioni private? Leggete qualcosa e vi verrà il disgusto. Per non parlare poi di tutte quelle organizzazioni che ruotano intorno ai movimenti integralisti della chiesa cattolica che stanno facendo “il diavolo a quattro” proprio come si faceva nel teatro medievale quando nelle rappresentazioni uno dei personaggi era proprio il diavolo che doveva cambiarsi di abito più volte. Così si preferì far interpretare il diavolo fino a quattro attori, agghindati da diavolo in maniera differente per svolgere la loro parte in modo immediato, senza pause per il cambio di abito di scena. Questi personaggi, direttori di quotidiani cattolici e laici, fondazioni, movimenti politicamente schierati “senza se e senza ma” con il centro-destra, Bambini Gesù etc, la stanno facendo da padrone, minacciando arresti qualora si continuasse a pubblicare libri e articoli che sostengano posizioni di pulizia nelle gerarchie religiose.
Noi non abbiamo letto, né acquistato i due libri dei due giornalisti italiani che hanno denunciato truffe, menzogne e scandali della Curia vaticana. Non è la saggistica che preferiamo. Siamo tuttavia convinti che qualcosa di vero in quei libri ci sia, anche se non tutto il contenuto sarà oro colato. Pensiamo che esista sempre un momento della vita di uno Stato (v. Stato del Vaticano) in cui è necessario fare pulizia come è indispensabile che in un appartamento vetusto, dopo un certo numero di decenni, sia necessaria un'opera di ristrutturazione. Il Vaticano, purtroppo nell’ultimo millennio, non ha mai dato neanche una rinfrescatina di vernice nuova alle pareti. Forse è giunta l’ora che intervenga a farla.
Noi in questa sconcertante vicenda siamo con Trilussa, quando dice : “quanno ce vò, ce vò”. E in questo momento ci vuole un papa come Francesco che faccia pulizia degli imbrogli e degli imbroglioni che spendono vergognosamente denaro proveniente da oboli vari, che ci ricordano il trio (sacerdote, sorella del sacerdote e arciprete) del paesino siciliano. Volendo possiamo dire alle Loro Eminenze, che si oppongono al cambiamento voluto da papa Francesco, che non potranno mai più fare come fecero a suo tempo contro Galileo. Oggi, sarebbero sommersi da una sonora pernacchia, magari alla Eduardo De Filippo come nel film L’oro di Napoli diretta alle Loro principesche personalità, nella parte del Duca Alfonso Maria di Sant'Agata dei Fornari che pretese di passare con la sua automobile di rappresentanza per gli stretti vicoli del quartiere occupati dalle masserizie, dalle sedie, dalle poltrone e dai fornelli degli abitanti dei bassi.

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