sabato 31 marzo 2012

Il TG4: dalla farsa alla spudoratezza.

Il TG4 non ha più la sua icona più importante. Il Direttore storico della testata berlusconiana Emilio Fede è stato rimosso e sostituito da certo Giovanni Toti. Motivi gravi supponiamo. Si tratterà di motivi che riguardano divergenze di carattere giornalistico o strategie culturali o scelte editoriali differenti. La risposta è un no secco. I motivi riguardano il viaggio in Svizzera di Fede con una valigetta contenente 2,5 milioni € rifiutati da una banca elvetica che hanno fatto arrabbiare il Presidente Confalonieri. Altro che motivi di cultura giornalistica. Qui si tratta di temi che, a detta della stampa, riguardano denari contesi tra personaggi non certo irreprensibili, in cui compaiono il miliardario immorale Silvio Berlusconi che “presta” la stessa cifra al maneggione Lele Mora e Fede ne reclama la metà. Insomma, avete capito che si tratta di faccende non proprio elevate, in cui il giornalismo e la cultura centrano come i cavoli a merenda. Dunque, al TG4 Emilio Fede non c’è più. Chiariamo subito una cosa: a noi il barcellonese di Pozzo di Gotto Emilio Fede ci è sembrato più un imbonitore che un giornalista. Per noi con Fede il giornalismo italiano ha toccato il fondo e fatto vergognare persino le pietre. La sola idea di immaginare che si possa essere definito un collega di Indro Montanelli ci fa arrossire di vergogna. Un giornalismo il suo che ha sempre viaggiato tra la farsa e la tragedia, per l’incredibile faccia tosta di pretendere obiettività dai suoi concorrenti quando lui faceva l’adulatore e il cortigiano di Berlusconi. Adesso è stato sostituito da un Signore che a sentire alcuni suoi editoriali fa accapponare la pelle più di Fede. Come si dice in questi casi: dalla padella alla brace. Quanti anni devono ancora trascorrere per avere fuori dal giro questi mediocri imbonitori che si fanno chiamare Direttore?

giovedì 29 marzo 2012

Prove finali di suicidio del Pd.

Era inevitabile che andasse a finire così. Tra dichiarazioni piccate e ripicche Monti e Bersani sono giunti all’epilogo. La tregua tra Pd e Monti è terminata. Non è una questione di autocontrollo ma di inconciliabilità tra due mondi, quello di Monti che si è stufato di vedere in azione i vecchi metodi della mediazione politica e dell'annacquamento e quello di Bersani che considera il modo sbrigativo di Monti il pericolo principale alla sua leadership. Una CGIL aggressiva contro Monti, che dichiara lo sciopero nazionale Bersani non la può ignorare. Lo sponsor maggiore di Bersani è passato alle maniere spicce, chiedendogli di allinearsi alle sue decisioni. La nicchia ideologica della sinistra è sempre più attiva. Sente odore di elezioni e vuole rompere col governo Monti. Tra vendoliani, dipietristi, camussiani, landiniani, dalemiani & C. da una parte e Monti dall’altra si sta assistendo a prove finali di suicidio e al conseguente ritorno alla vittoria di Berlusconi. Già Berlusconi. Dallo scontro tra Monti e Bersani il capo di Mediaset ha tutto da guadagnare. E poi, quando Monti dice che ha "la fiducia degli italiani mentre i politici no", dice forse una bugia?

mercoledì 28 marzo 2012

Non solo destra, c’è anche la sinistra a fare guai.

Spuntano notizie disarmanti su ciò che è diventato il Pd di Bersani. Con Crozza in tv avevamo capito che il partito delle battute, cioè il partito di coloro che ”non siamo mica qui per pettinare le bambole” o per “mettere lo smalto ai criceti”, fosse l’unico partito in grado di contrastare il berlusconismo e il nepotismo dei baroni universitari. Spunta adesso la notizia che il Pd, con i suoi voti in Senato, ha bocciato la norma voluta dal premio nobel Rita Levi Montalcini che prevedeva fondi ai giovani ricercatori italiani in base al merito e non secondo il giudizio dei baroni universitari. Questa notizia data da “Il Fatto Quotidiano” è allarmante ma anche pedagogica, perché ci insegna che non è mai esagerato diffidare dell’intera classe politica italiana. Ma allora, quando noi e altri accomuniamo in un unico cesto destra e sinistra, conservatori e progressisti, berlusconiani e bersaniani, "non siamo mica qualunquisti che sbagliano". Che ci fosse del marcio in Danimarca lo sapevamo da tempo, ma che il marcio non avesse colore politico è una triste scoperta.

martedì 27 marzo 2012

Monti e la prontezza dei politici per aiutarlo ad andare via.

Eccoli. Stanno per rientrare in gioco. Si erano stufati di essere diventanti il contorno. Vogliono ritornare ad essere primo e secondo. Vogliono a tutti i costi riprendere le vecchie abitudini di nascondere dietro il primato della politica la loro pantagruelica fame di distribuzione di posti e denari pubblici. Il magna magna lo hanno consumato entrambi gli schieramenti, sottoforma di prebende per far funzionare la “politica”. Monti non ci sta e minaccia di andarsene. La nostra opinione è che ad andarsene non deve essere Monti e il suo governo. In verità, il Senatore a vita, che sta salvando l’Italia dal sicuro fallimento, qualche errore lo sta commettendo. Ma noi siamo del parere che davanti a una più che probabile bancarotta è meglio preferire alcuni errori e tenersi Monti che commettere il peccato mortale del “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Ad andarsene, pertanto, devono essere tutti i soliti politici del Pdl, del Pd, dell’Idv e della Lega. Quelli della sinistra poi sono i più ipocriti e non capiscono che fanno ridere quando parlano di serietà, perché nessuno crede loro. Il giochino del sono più bravo io che la CGIL non piace più a nessuno. Per anni hanno fatto i comodacci propri, danneggiando l’Italia tutta e potandola, insieme a braccetto con Berlusconi, alla rovina. Ma ora basta. Non c’è più nessuno disposto a credere a queste volpi e faine della politica che ci sembrano ogni giorno che passa degli squallidi soggetti volti a far fuori l’unico Capo di governo che negli ultimi decenni sta lavorando bene.

sabato 24 marzo 2012

Diliberto tra cimiteri e becchini della dignità.

Oliviero Diliberto, Segretario nazionale del Partito dei comunisti italiani, è stato fotografato con un'attivista che indossava una maglietta con su scritto “La Fornero al cimitero”. Questo il fatto che commenteremo brevemente. Era ovvio che ci sarebbero state delle polemiche. Noi ne facciamo una sola e non contro di lui ma contro i pochi suoi sostenitori, che hanno il coraggio di affermare che “soltanto i compagni della sinistra sono la sola alternativa al governo Monti”. Poveri illusi. E poi ci si chiede come mai alle ultime elezioni abbia vinto Berlusconi. Con questi Ascari della politica della sinistra, diciamo la verità, non si poteva mai e poi mai vincere contro l'astuto padrone di Mediaset. Purtroppo, a perdere non è stata solo la sinistra che con tipi come Diliberto è rimasta fuori dal Parlamento per l’intera legislatura. No. A perdere è stata l'Italia e i cittadini più poveri e indifesi. Mentre la gente soffre dei licenziamenti e della crisi, il signor Diliberto gioca con gli scherzi macabri e con la pensione di parlamentare. E poi, gli costava molto chiedere subito scusa al Ministro del Lavoro? Evidentemente, c'è in lui zero tagliato di cultura del confronto e di sensibilità. Ci dispiace, ma con un tipo del genere neanche un caffè al bar.

giovedì 22 marzo 2012

La difesa dei marò tra cautele e reticenze.

In India ci sono due militari italiani che sono attualmente agli arresti in carcere con l’accusa di omicidio per avere ucciso due pescatori indigeni scambiandoli per pirati. Siamo dell’avviso che su questo “incidente” diplomatico tra Italia e India “c’è del marcio in Danimarca”. Finora non ne avevamo mai parlato ma adesso l’idea che ci possa essere della disinformazione ci irrita per l’assordante silenzio sulla stampa dei fatti e non delle chiacchiere. E’ infrequente che la stampa parli solo di cibo e sistemazione logistica e taccia sui fatti. E’ poi inquietante e sgradevole leggere cose diverse sulla stampa straniera. La domanda che ci poniamo è: come mai, a tutt’oggi, la stampa italiana ha evitato accuratamente di parlare del fatto e della dinamica per la quale i due sono indagati dalla magistratura indiana e, viceversa, la medesima stampa si è interessata solo sul fatto secondario che essi appartengono alle forze armate e che vestono la divisa dell’esercito? Perché non si fa cenno alla differenza di giudizio tra la versione dei due marò e quella delle autorità locali? A noi questa “distrazione” della stampa nazionale puzza parecchio. Anzi, ci riteniamo autorizzati a pensare male e vogliamo avanzare l’ipotesi che i due marò hanno prima ucciso i due pescatori e poi si sono posti la domanda se erano pirati. Sarebbe terribile se fosse così! Noi non abbiamo prove, non abbiamo dati e, soprattutto, non abbiamo nè competenze di diritto internazionale e marittimo, né esperienze di diplomazia e/o di geopolitica. Siamo semplicemente dell’avviso che qui c’è una forte “puzza di bruciato”. Molto probabilmente i due militari hanno preso un abbaglio colossale, uccidendo due poveri pescatori incapaci di offendere chicchessia senza avere alcuna giustificazione. Se le cose dovessero stare come noi presumiamo vuol dire che tutta questa pantomima sul luogo dove i due devono stare e cioè se in carcere con uno status speciale e alimentazione tricolore, a base di spaghetti e pizza, o in un hotel a tre stelle con vista sul mare è tutta una arlecchinata. A nostro parere le autorità indiane hanno tutto il diritto di verificare perché due militari stranieri si sono esercitati al tiro a bersaglio su cittadini inermi, senza che la zona fosse stata dichiarata teatro di guerra tra eserciti avversari. Ci sembra evidente che il minimo che le autorità indiane possono fare è chiarire le cause del perché due loro concittadini civili sono stati abbattuti come se fossero state due beccacce. Insomma, questi due marò hanno o no oltrepassato i limiti assegnati loro dalle autorità militari italiane la cui missione era tutelare la sicurezza di una nave mercantile? Perché di questo non si parla sulla “libera e indipendente” stampa italiana?

mercoledì 21 marzo 2012

Fiducia alla classe politica, ma con garanzie.

Quali scenari ci attendono dopo Monti? In aprile del 2013 scade la XVI legislatura. Che tipo di elezioni saranno le prossime? Sarà tutto meravigliosamente diverso o si ritornerà tristemente come, e peggio, di prima? Noi lo confessiamo siamo preoccupati e sospettosi. “Il lupo perde il pelo ma non il viso” recita un vecchio e sempre valido proverbio e, dunque, in questi casi la diffidenza non è mai eccessiva. Quello che non vogliamo che si verifichi è il rito della sceneggiata, in cui tutti i politici sulla stampa e nella tv prima delle elezioni giurano e spergiurano che d’ora in poi tutto cambierà e invece, nel dopo Monti , ognuno riprenderà i vecchi vizietti della 2° Repubblica. “Tengo famiglia” dicono i napoletani. Almeno loro lo ammettono candidamente ma i politici no, lo negano fino all’evidenza. No, carissimi politici chiunque voi siate. Non ci siamo. Noi non siamo disposti ad accettare di essere presi in giro da alcun rito della 2° Repubblica. Vogliamo che inizi la 3° Repubblica, che si deve basare su un Parlamento di eletti pulito, senza condannati, basato sull’idea di un’Istituzione al servizio dei cittadini e non del contrario, come è stato purtroppo finora. Vogliamo parlamentari dalle virtù effettive ed eticamente inattaccabili. Come? Mediante il Codice etico. Tutti coloro che aspirano a una poltrona in Parlamento si devono impegnare a tenere fede a un codice di comportamento moralmente irreprensibile, in cui dichiarino esplicitamente che eviteranno fenomeni criminali a base di tangenti, prestiti fittizi, distrazioni, elusioni e ruberie varie. Perché tutto dovrà essere trasparente. In caso contrario si dimetteranno immediatamente. Il codice è stato stilato da ETICASEMPRE che, sia chiaro, non ha la pretesa che sia perfetto. Inoltre, chi lo firma sarà monitorato e sanzionato se non lo rispetta. In nome della chiarezza e dell’equità è necessario pertanto che essi si impegnino a mantenere fede al contratto con gli italiani. In modo vero e non fasullo come ha fatto un certo Signore che firmava contratti in tv per accalappiare voti e consensi immeritati.

martedì 20 marzo 2012

Lotta all'evasione: il vero volto dei partiti.

A chiacchiere sono tutti contro l'evasione e a favore di maggiori controlli. A chiacchiere. Poi nei fatti si scoprono atteggiamenti esattamente contrari che dire vergognosi è poco. Ancora una volta in Parlamento c'è il solito film in proiezione che riguarda la lotta all'evasione. Solite scene, prevedibili e facilmente consequenziali, tutte con la stessa trama della assoluta mancanza di etica della nostra classe politica. Il no di tutti alla lista dei negozi che non fanno scontrini è stata la solita sceneggiata alla napoletana. A teatro, tuttavia, c'era Mario Merola che quando sceneggiava lui tutti lo applaudivano. Almeno lui cantava armonie napoletane che facevano piangere gli spettatori. Anche nell’attuale Parlamento tutti fanno piangere, ma di rabbia. Tra maggioranza e opposizione, sul versante etico, non c'è alcuna differenza: sono tutti gli stessi, come le prostitute che nelle ex-case di tolleranza, senza veli, mostravano le loro nudità in modo disgustoso. Ahi, poveri Padri della Repubblica! Se sapessero cos’hanno fatto alla loro creatura questi nipotini arroganti e mariuoli. Ci rimangono solo due cose piacevoli da gustare. La prima è che fino alla fine della legislatura, i mariuoli dei nostri parlamentari non potranno più rubare la marmellata perché lo Zio Mario, l’unico che ha la chiave della credenza, l'ha chiusa in cassaforte. D’altronde le crisi di astinenza dal furto di marmellata si vedono con i vari tentativi di contrastare la lotta all’evasione. La seconda è che alle prossime elezioni molti di questi nipotini, che con Berlusconi si leccavano le mani piene di marmellata prelevata dal barattolo di tutti, non avranno più il posto al sole che il Sultano di Arcore aveva loro pagato in anticipo nei migliori alberghi sul mare. Per quanto riguarda poi il voto, questa gentaglia se lo può solo sognare. Non glielo daremo mai.

lunedì 19 marzo 2012

Un firewall per difendersi alle prossime elezioni.

Nelle foreste infestate da animali feroci gli uomini vivevano in miniabitazioni di legno costruite sugli alberi come accorgimento difensivo per non essere sbranati nel sonno dai predatori. L’albero era un firewall a difesa della propria casa e della propria vita. Ecco la metafora che ci viene in mente quando pensiamo al governo Monti. Prima o poi però da quell’albero dovremo scendere tutti a terra senza più protezione perché il governo Monti, fra un anno, arriva a scadenza. E dopo? E qui viene la paura, perché si corre seriamente il rischio di rivedere le belve feroci e senza il governo Monti ci sarebbero conseguenze disastrose. Ebbene si, abbiamo paura, tanta paura che le belve ritornino “come prima, più di prima”. Ve la sentite di avere fiducia che dopo Monti, con il ritorno dei politici, il prossimo Presidente del Consiglio ripeterà ciò che ha fatto Monti in materia di trasparenza? Per esempio, questo nuovo Capo del governo obbligherà tutti i ministri a pubblicare i propri averi come ha fatto Monti? Vi aspettate che il prossimo Presidente del Consiglio inteso dalla Casta come politico di razza, ovvero come essere superiore per grazia divina, rifiuterà lo stipendio come ha fatto Monti? Vi aspettate che tutti i ministri saranno costretti a dimettersi da tutti i doppi, tripli ed ennupli incarichi dai quali incassavano lucrose prebende? E, infine, siete sicuri che col prossimo governo questo “predestinato dalla politica”, chiunque esso sarà, non aiuterà la propria cricca e i propri amici ai danni dei cittadini onesti come ha fatto Berlusconi? Orbene, se non avete fiducia vi consigliamo di cominciare a pensare a come evitare questo pericolo, preoccupandovi di procurarvi un firewall per evitare la presenza di famelici personaggi del sottobosco politico. Il firewall, cioè l’unica difesa possibile, è che tutti i candidati alle prossime elezioni firmino un documento pubblico, chiamato Codice etico, che impone loro, se eletti, moralità, correttezza e onestà nel lavoro politico che andranno a svolgere. Chi non lo firmerà, è lapalissiano, vuol dire che sarà “uno di quelli”.

sabato 17 marzo 2012

L’aumento del debito/Pil tra cricche e maneggioni.

Il rapporto debito/Pil in Italia è sempre stato alto. Da vent'anni è oscillato da un minimo del 103,1% nel 2007 a un massimo del 120,1% nel 2011. L'essere stato sempre oltre il 100% non va bene. Tuttavia le statistiche dicono che nel 2007 con Prodi il debito era al 103,1%, mentre con Berlusconi nel 2011 è salito fino al 120,1%. La differenza fa 17%! Troppo. Come mai dal governo Prodi nel 2007 al governo Berlusconi nel 2011 è aumentato tanto? Una ragione ci deve essere. Berlusconi si è guardato bene dal dirlo. Siamo costretti pertanto ad avanzare un’ipotesi. Noi siamo del parere che il governo Berlusconi, con la complicità del menestrello Tremonti, abbia nascosto i conti, facendo capire che tutto era sotto controllo e che l'Italia non avrebbe mai avuto problemi perché la crisi non era italiana ma europea. Quali conseguenze ha portato la sua inidoneità? Berlusconi ha creato maldestramente le premesse e gestito irresponsabilmente la fase acuta della crisi in modo biasimevole senza fare nulla. Indaffarato nelle alcove in cui faceva amorazzi con prostitute, l’ex Capo del governo ha acconsentito che aumentasse il debito senza fare alcunché. Lo dimostra Monti che in appena tre mesi ha sfebbrato il “malato Italia”, lo ha reso convalescente e adesso lo sta irrobustendo con una cura ricostituente. In tre mesi ha praticamente risolto la crisi finanziaria, tanto che ha dimezzato lo spread tra Btp e Bund portandolo da 550 a 280. Berlusconi aveva fatto il contrario e stava per rovinarci. Addirittura ha evitato di curare il malato. Se fosse rimasto appiccicato alla poltrona ci avrebbe portato al fallimento. Ma la critica più aspra che si possa fare alla sua condotta riguarda il fatto che in quel triennio Berlusconi ha permesso alle varie cricche di maneggiare una buona fetta di quel 17% di debito per interessi privati. Ma avete idea a quanti miliardi ammonta il 17% del Pil? Una stima per difetto è 320 miliardi di euro. Ecco perché la magistratura ha aperto tante inchieste che non basteranno decine di azioni giudiziarie per processare tutta la melma che ha trasferito ricchezze nelle proprie tasche. I maneggioni hanno sottratto risorse importanti che avrebbero permesso di alleggerire la crisi dei lavoratori licenziati o messi in cassa integrazione. Se gli italiani vogliono fare un po’ di giustizia, alle prossime elezioni, dovrebbero punire Berlusconi come colui che ha distrutto l’occupazione in Italia. Ecco chi è stato il Signor "meno male che Silvio c'è"!

giovedì 15 marzo 2012

Pdl e Berlusconi come il lupo.

Il governo Monti vuole modificare il disegno di legge sulla corruzione e l’illegalità attualmente in discussione alla Camera dopo essere stato approvato al Senato dal precedente governo Berlusconi. Il governo Monti si è reso conto che così com’è il ddl è talmente annacquato da essere inutile. Ha presentato quindi alcuni emendamenti efficaci, tra i quali nuove ipotesi di reato, per emendarlo e renderlo più incisivo e meno limitato del precedente. Indovinate un po’ quale forza politica in Parlamento si è opposta e ha addirittura lanciato avvertimenti quasi mafiosi, del tipo : “il governo in materia di corruzione, Rai, frequenze tv e giustizia si tenga fuori”? Avete indovinato: il Pdl, ovvero Alfano, cioè Silvio Berlusconi, apparentemente imboscato dal suo amico Putin ma sempre attento e attivo in politica. Come dire “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. I mali dell’Italia si conoscono benissimo e sono quasi tutti concentrati in tre paroline: corruzione, illegalità, incertezza delle condanne. Cambiare queste parole nei loro contrari (onestà, legalità, certezza della pena) renderebbero il nostro paese invidiabile e molto più vivibile. Prendiamo nota di chi non lo vuole così.

mercoledì 14 marzo 2012

Privacy e amnistia: i nuovi espedienti per evitare il carcere ai rei.

Il Garante per la privacy Francesco Pizzetti e Marco Pannella sono più che mai attivi nel protestare per le ragioni che attengono il primo al mantenimento della più assoluta privacy e il secondo per permettere ai detenuti che si trovano nelle carceri di ottenere l’amnistia. Per il digiunatore di professione Pannella non far scontare la pena ai carcerati è diventato un "chiodo fisso". Personaggi diversi i due, con percorsi politici e professionali differenti, ma entrambi legati dallo stesso obiettivo, che è quello di evitare che ci siano delle strette sugli evasori e sui delinquenti. Siamo dell’avviso che la coppia, che si sta adoperando con vigore per far valere diritti di libertà esasperati e a senso unico a personaggi che violano o hanno violato le leggi della Repubblica, sia ipocrita. Accusare l’Agenzia delle Entrate di avere esagerato nei controlli per individuare gli evasori fiscali a scapito della privacy, in un paese Pulcinella come l’Italia, è a nostro avviso una provocazione scandalosa. Il risultato di queste schermaglie è che gli evasori hanno una freccia in più per non pagare le tasse e nei loro hotel di lusso se la ridono ai danni della collettività onesta che paga tutto. Noi siamo dalla parte della Guardia di Finanza e diciamo al Garante che al contrario si dovrebbero fare più controlli e più indagini per beccare gli sciacalli che sottraggono al fisco le entrare fiscali da impiegare per la crescita del Paese e per aiutare i giovani e i disoccupati ad avere un posto di lavoro. In relazione ai controlli fiscali noi non comprendiamo il moralismo del Presidente Pizzetti, perché nel migliore dei casi è inopportuno e nel peggiore è un aiuto a chi delinque. Il Garante si distenda e si rassicuri perché noi cittadini onesti non siamo per niente impensieriti per l’eventuale perdita della nostra privacy. In quanto a Pannella si sta impegnando allo spasimo per far avere l’amnistia ai carcerati tirando fuori affermazioni che sono in malafede mentre nel frattempo i delinquenti continuano a rubare e a evadere il fisco con buona pace dei suoi digiuni che gli hanno fatto dimenticare cose più importanti dell’amnistia.

domenica 11 marzo 2012

La modernità realizzata a colpi di populismo.

Il governo Monti ha approvato una norma che introduce l’obbligo di gestire tutte le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione esclusivamente online a partire dal 2014. E’ una buona cosa. Si risparmia tempo, denaro e si ha certezza della comunicazione. Peccato che siamo decenni indietro dalle altre nazioni europee che in questo campo sono state velocissime ad ammodernare la loro PA. Di chi la colpa? Un nome solo: Silvio Berlusconi che in una delle sue campagne elettorali aveva eletto a dogma le famose tre i: Impresa, Internet, Inglese. Aveva promesso che l’Italia con il suo impegno nel mondo delle imprese, della rete e della scuola avrebbe raggiunto la Svezia, la Francia e la Germania e superato tutti gli altri, Spagna compresa. Abbiamo visto come è andata a finire. E’ stato cacciato via perché stava strangolando la finanza e l’economia. Un bugiardo di prima qualità. Nel frattempo ci hanno superati tutti, tranne la Grecia. Purtroppo, fra veline discinte e intrattenimento scondiderato questo pifferaio della politica ha fatto cadere nel trappolone milioni di cittadini. Il fatto è che gli italiani vivono la loro vita tra servilismo e servizi da terzo mondo, in cui operatori di tutte le discipline sono mandati quotidianamente allo sbaraglio da Dirigenti parassiti di nomina berlusconiana, super pagati e improvvisatori. Un solo esempio tra tanti. L’Estonia un paio di anni fa ha inaugurato il voto di tutti i suoi cittadini alle elezioni politiche nazionali attraverso il web da casa, sul proprio pc. In questo paese del nord Europa le elezioni politiche si sono tenute il 6 marzo 2011, ottenendo il plauso per la loro innovatività. Infatti l’Estonia risulta essere il primo Paese al mondo ad eleggere il proprio Parlamento via internet. E noi, amanti della musica suonata dal pifferaio, in collaborazione con il maestro Apicella, abbiamo perduto tutto questo tempo perché un impostore, a capo di un impero televisivo che da Capo del governo si portava a letto le minorenni, ha abbindolato i suoi connazionali facendo credere loro che l’Italia sarebbe diventata l’Eldorado. Poveri illusi.

sabato 10 marzo 2012

TG, stampa e disinformazione all’italiana.

Chi ha ascoltato, letto e visto radio, giornali e tv ieri a proposito della cosiddetta ristrutturazione del debito greco ha capito subito che nessuno degli organi di informazione succitati è serio. Nessuno. Non lo è stato il Tg3, né quello di La7. Non parliamo poi del Tg1, Tg2, Rete4, Canale5 e Italia1. Tutti sono stati condotti da ruspanti giornalisti, boriosi e omissivi, che hanno "dimenticato" qualcosa. Nel migliore dei casi i servizi sono stati omissivi e fuorvianti. In ogni caso c’è stata autentica disinformazione perché tutti hanno nascosto una parte importante dell’informazione. Vediamo come e perché. Tutte le tv e i giornali di oggi hanno detto che le banche hanno accettato all'85% di ristrutturare il debito. E hanno fatto passare l’idea che l’operazione sia stata un successo perché gli istituti di credito si sono immolati per il bene comune degli europei. La prima osservazione riguarda il 15% rimanente: nessuno ha detto nemmeno una parola su questo 15%. Per il giornalismo italiano questo 15% è come se non fosse mai esistito. In verità le cose sono andate ancora peggio, perché la seconda osservazione riguarda il perché le banche hanno aderito non all’85% ma al 100%. Perché? La risposta è che hanno avuto il do ut des della BCE del nostro Mariolino Draghi. Dalle apparenze sembrerebbe che tutte le banche hanno accettato di perdere tanti soldi. Credete a Babbo Natale? Siete tra quelli che credono che le banche possono perdere miliardi di euro senza fare nulla? Noi non ci crediamo. E allora perché le banche hanno accettato di perdere tanti soldi nell’operazione di scambio? Semplice, perché in realtà ci hanno guadagnato. Com’è possibile? Perché sono state interamente ripagate dalla BCE. In che modo? Con il prestito che il nostro Mario Draghi Presidente della BCE ha fatto loro di 1000 miliardi all'1% per tre anni. In cambio di 100 miliardi di bond ellenici che prevedono la perdita di circa il 46,5%, ma di fatto il 75% del loro valore, hanno ottenuto dalla BCE di poter investire in titoli di stato il prestito con rendimenti circa quattro volte superiori, realizzando un utile medio largamente superiore alla perdita provvisoria. Ecco perché le banche hanno accettato di ‘perdere’ del denaro. Furbi questi banchieri, no? Ma allora chi ha perduto? Ovvio, i piccoli risparmiatori che hanno investito in titoli ellenici. Infatti manca all'appello quel 15% che appartiene ai piccoli risparmiatori che i vari TG hanno colpevolmente omesso di richiamare nei loro servizi con un comportamento ignobile dal punto di vista della professionalità. Il paradosso è poi, come terza osservazione, che alla trattativa hanno preso parte le banche e la BCE escludendo proprio i privati che con quel 15% subiscono l'unica perdita reale. Nessun TG ha detto una sola parola di questo fatto distorcendo la realtà e contravvenendo all’obbligo giornalistico di dire la verità e di essere completi nell’informazione. Ecco chi è la vera stampa in Italia: degli imbroglioni della notizia, incompetenti, che hanno orizzonti ristretti e che praticano l'unico giornalismo che sanno fare: quello della cronaca e del pettegolezzo, politico e non.

giovedì 8 marzo 2012

Codice etico e politica.

Credete che i politici italiani alle prossime elezioni faranno come i bravi scolaretti che si presentano sempre a scuola con tutti i compiti svolti? No, nessuno ci crede. Se persino la Lega Nord che doveva essere il ‘cane da guardia’ del sistema politico italiano ha accettato il sistema delle tangenti, come e peggio degli altri, facciamo fatica a credere che la prossima volta i nostri politici cambieranno. No, non cambieranno. Per cambiare devono essere costretti. A questo proposito, ricordate Gigliola Ibba, la solitaria inserzionista che sul Corriere della Sera pubblicò la famosa pagina di protesta contro i politici italiani? Ebbene sta lavorando in rete, aggregando il consenso dei social network, dei blog e in genere del web, per produrre un progetto volto a pubblicare, tra le tante cose, un “Codice etico” in modo da sottoporlo agli italiani per tempo e pretendere che i politici che si candideranno alle prossime elezioni dovranno firmarlo. Altrimenti, per questi ultimi, saranno dolori sul piano dell'immagine. Quello che Ibba sta facendo è un buon lavoro. Se non altro sta cercando di fare qualcosa di utile e di concreto, al contrario di molti che non hanno prodotto alcunchè. La domanda, assolutamente da condividere, che Ibba pone ai cittadini è semplice: “vogliamo votare chi non se la sente di firmare il codice”? Appunto, non vogliamo votare gente che non lo firmerà. Noi siamo tra quelli che appoggiano la sua iniziativa. Noi siamo tra coloro che vogliono stanare gli ipocriti senza etica della politica italiana. Dove c’è un po‘ di etica c’è amore. Amore per il nostro paese e amore per chi è incorruttibile, pulito e perbene. I disonesti devono sapere che d’ora in poi avranno problemi per il loro modi di essere incivili e delinquenziali. Sosteniamo la Ibba. Se lo merita.

lunedì 5 marzo 2012

Roma e i romani: una sfida impari.

Roma e la sua classe dirigente. Si può parlare bene della città e male di una parte degli indigeni? In realtà quando si parla di Roma è rarissimo che si parli di virtù ed è frequente che si parli di immoralità e corruzione. Un motivo ci deve essere altrimenti perché si insiste per mettere in evidenza i difetti piuttosto che i pregi? Noi pensiamo che Roma sia amata da tutti, italiani e stranieri, perché tutti la identificano come la città del cuore, la città amata perché bella, simpatica, ricca di pregi di tutti i tipi. Roma come il prototipo dell’immaginario più bello. Ma allora perché si parla male dopo che la si è visitata? La risposta è una sola: perché la città è governata nel migliore dei casi da una massa di mediocri, nel peggiore dei casi da malfattori. Senza scomodare le “pagine gialle” basta leggere per alcuni giorni la cronaca romana e si ha subito la risposta. Dal Sindaco all’ultimo Usciere, dal Capo dei Vigili urbani all’ultimo Vigile, dai Presidenti delle municipalizzate all’ultimo Impiegato, e così via, si può essere certi che costoro non assumeranno mai nei confronti di un comune cittadino non raccomandato quei comportamenti di gentilezza, di disponibilità e di collaborazione che una società civile offre come minimo indispensabile a chi vi vive. Le eccezioni esistono sempre ma questa gente svolge malissimo il suo ruolo, è interessata quasi esclusivamente al lauto stipendio, è sempre latitante quando si tratta di discutere le critiche che vengono mosse loro con dati e prove inoppugnabili e, non ultimo, non hanno lo spirito del lavoro come missione. Aggiungiamo poi che il romano doc è un opportunista, cinico e incapace di discutere senza pregiudizi e criticamente, e avremo la conferma di quanto detto prima. Peccato che a causa di pochi si rovinano i molti. A noi dispiace che una certa frazione dell’intera cittadinanza distrugga il buon nome della città. Ma la colpa non è dell’agnello che si fa mangiare dal lupo. Semmai è il contrario.

domenica 4 marzo 2012

Banche, banchieri e assenza di dignità.

Al clamoroso strappo delle dimissioni delle “teste d’uovo” delle banche (Presidenza dell'Abi) c'è una sola possibile risposta per riportare sul binario della normalità il rapporto tra banche e società. Si tratta di riconoscere che la "sfrontatezza" di queste persone è tale che esse hanno perduto il senso della misura e che devono sapere che la società pretende da loro meno sregolatezza e più equilibrio. Sentire che le banche non sono Babbo Natale e che devono guadagnare come se fosse una verità teologica ci informa del totale disprezzo che questa gente della finanza nutre contro la politica e la società civile. Che non siano un servizio pubblico lo sapevamo tutti e nessuno l’ha mai preteso. Con equità tutti riconoscono loro che svolgono un lavoro importante, ma con equilibrio e sobrietà. Invece Lor Signori hanno la spudoratezza di affermare che devono guadagnare a tutti i costi e molto e che è inconcepibile per loro non poter guadagnare quanto vogliono. Ma la cosa più disgustosa è la loro risposta alla domanda: "si, ma quanto volete guadagnare"? Non rispondono. Si vergognano di dirlo, perché essi, volgari speculatori autorizzati, non vogliono guadagnare molto ma moltissimo. Vogliono guadagnare tutto. Vogliono l'intero cucuzzaro per poi essere gli arbitri della vita dell’intera società. Voraci come i pirana sono diventati il male incurabile della società civile e non si pongono assolutamente alcuno scrupolo nel perseguire questo indegno obiettivo. Qui si sta discutendo di etica e di degrado nella politica dimenticando che c’è una immoralità della finanza che è semplicemente disgustosa. Sarà necessario che dalle prossime elezioni esca un Parlamento sensibile alla correzione di questo palese vizio.

venerdì 2 marzo 2012

Meglio "pecorelle" che fricchettoni.

Non si può non scrivere qualche riga di riflessione sul tema dell’aggressione verbale subita dal carabiniere in Val Susa da parte di un ottuso fricchettone e più in generale dove sta andando il movimento No-Tav. Diciamo subito che se qualcuno avesse voluto svalutare le ragioni del movimento No-Tav non ci sarebbe mai riuscito così bene come ha fatto il provocatore. La reputazione del movimento è stata rovinata più da lui che da interi eserciti di giornalisti contrari al movimento. Si è trattato di un vero e proprio suicidio delle idee e della ragione. Solo così si potrebbe giustificare, per la prima volta, la perdita di autocontrollo e gli insulti di quel gran furbacchione del pensionato bancario Alberto Perino, che è il vero capopopolo del movimento No-Tav. Dopo l'infelice e stupida aggressione verbale ai danni del dignitoso carabiniere, il Bertoldo Perino ha capito che il movimento ha perduto, sconfitto non tanto dalle frasi irragionevoli dette dall'ingenuo e sprovveduto militante, ma dalla scelta degli organizzatori di accettare l’intervento dei violenti che rischia di innescare pericolose ricadute terroristiche. Il risultato è che il giovane ha creato un danno letale alla causa del movimento e la reazione scomposta di Perino ha mostrato finalmente la pochezza politica delle ragioni dei No-Tav che rifiutano il metodo della democrazia. Tra lanci di sassi e bottiglie incendiarie, tra assalti ai treni e blocchi stradali e autostradali, abbiamo assistito alla solita sceneggiata di violenza che compare sempre quando intervengono ragionamenti che rifiutano il principio di legalità. A nostro parere chi accetta la violenza come metodo di lotta si mette fuori da qualunque contesto di democrazia. E non ci interessano i fricchettoni che giocano a fare la rivoluzione.

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