mercoledì 14 marzo 2012

Privacy e amnistia: i nuovi espedienti per evitare il carcere ai rei.

Il Garante per la privacy Francesco Pizzetti e Marco Pannella sono più che mai attivi nel protestare per le ragioni che attengono il primo al mantenimento della più assoluta privacy e il secondo per permettere ai detenuti che si trovano nelle carceri di ottenere l’amnistia. Per il digiunatore di professione Pannella non far scontare la pena ai carcerati è diventato un "chiodo fisso". Personaggi diversi i due, con percorsi politici e professionali differenti, ma entrambi legati dallo stesso obiettivo, che è quello di evitare che ci siano delle strette sugli evasori e sui delinquenti. Siamo dell’avviso che la coppia, che si sta adoperando con vigore per far valere diritti di libertà esasperati e a senso unico a personaggi che violano o hanno violato le leggi della Repubblica, sia ipocrita. Accusare l’Agenzia delle Entrate di avere esagerato nei controlli per individuare gli evasori fiscali a scapito della privacy, in un paese Pulcinella come l’Italia, è a nostro avviso una provocazione scandalosa. Il risultato di queste schermaglie è che gli evasori hanno una freccia in più per non pagare le tasse e nei loro hotel di lusso se la ridono ai danni della collettività onesta che paga tutto. Noi siamo dalla parte della Guardia di Finanza e diciamo al Garante che al contrario si dovrebbero fare più controlli e più indagini per beccare gli sciacalli che sottraggono al fisco le entrare fiscali da impiegare per la crescita del Paese e per aiutare i giovani e i disoccupati ad avere un posto di lavoro. In relazione ai controlli fiscali noi non comprendiamo il moralismo del Presidente Pizzetti, perché nel migliore dei casi è inopportuno e nel peggiore è un aiuto a chi delinque. Il Garante si distenda e si rassicuri perché noi cittadini onesti non siamo per niente impensieriti per l’eventuale perdita della nostra privacy. In quanto a Pannella si sta impegnando allo spasimo per far avere l’amnistia ai carcerati tirando fuori affermazioni che sono in malafede mentre nel frattempo i delinquenti continuano a rubare e a evadere il fisco con buona pace dei suoi digiuni che gli hanno fatto dimenticare cose più importanti dell’amnistia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Zeno quello che mi dispiace di più e che gente come te con questi stupidi articoli non fa capire la realtà delle cose al popolo.l'amnistia non serve per fare uscire i detenuti dalle carceri,ma per svuotare un poco i tribunali che non c'è la fanno a svolgere i processi in tempi ragionevoli.io nel 1999 ho commesso un reato ora siamo nel 2012 e da poco mi è stata fatta la cassazione che ha confermato la pene ora secondo te dopo 13 anni in cui ho cambiato vita lavoro ho una famiglia un bimbo di 3 anni e giusto che devo perdere tutto per entrare in quella fogna chiamata carcere solo perché la giustizia riesce a chiudere un processo dopo 13 anni allora prima di scrivere sciocchezze informatevi bene a cosa serve realmente l'amnistia.

Zeno ha detto...

Caro Anonimo,
intanto grazie del commento. Non capita tutti i giorni ricevere giudizi non proprio lusinghieri su qualche mio post. Pertanto accetto volentieri la sfida di dialogare sulle ragioni di come interpreto "la realtà delle cose" nei miei interventi pubblici su questo blog. Intanto, desidero richiamare la sua attenzione sul fatto che il post si pone l’obiettivo di evidenziare come in questi ultimi anni la legislazione italiana in materia di privacy e di condanne nei tribunali è diventata così complessa, esasperata e tecnicistica da perdere lo status di giusta e adeguata norma giuridica per diventare un colossale limbo dove a perdere sono tutti i protagonisti: Stato, tribunali e cittadini, questi ultimi nel doppio senso di chi commette e di chi subisce i reati. Lo scopo del mio intervento era pertanto quello di stigmatizzare l’attuale normativa giuridica, soprattutto per l’abnorme potere che ha assunto la privacy nella vita di noi tutti che è, e rimane, il motivo principale del mio scritto. Al centro di tutto c’è pertanto la richiesta di equità e di giustizia per i meno fortunati, compreso lei che, da quanto ho compreso dal suo commento, ha tutte le ragioni per protestare contro il sistema normativo dei tre gradi di giudizio che non hanno mai fine. Per questo le mostro la mia comprensione e solidarietà per quanto concerne l’inaccettabile metodo delle sentenze che non arrivano mai a essere definitive in tempi accettabile. Tuttavia sono del parere che l’amnistia non deve essere concepita come un do ut des, cioè come una merce di scambio tra uno Stato che sbaglia nel non riuscire a produrre una legislazione giudiziaria corretta, onesta e veloce come lei giustamente reclama e chi deve pagare un debito con la società per avere sbagliato commettendo un reato. Chi sbaglia deve pagare il suo debito con la società senza sotterfugi e aiutini vari e nello stesso tempo le sentenze devono essere deliberate in tempi certi e veloci. Pannella ha protestato per questo? Non mi risulta. Riconosco a Marco Pannella molte ragioni quando affronta la tematica carceraria nel protestare contro l’Amministrazione dello Stato che è incapace di fornire al paese una sistema carcerario adeguato. Tuttavia il suo impegno sarebbe stato a mio parere lodevole se avesse fatto una campagna per modificare le norme della giustizia che prevedono una lentezza esasperante prima di arrivare a sentenza definitiva. Per quanto poi riguarda il fatto che lei possa definire stupido un articolo che esprime idee di giustizia e di equità ho dei dubbi. In ogni caso io sono del parere che in una società corretta e giusta non dovrebbero esistere né sentenze che impiegano 13 anni per essere definitive, né amnistie che consentono di non pagare il debito contratto con la società. A lei auguro di trovare la forza per superare questo difficile momento.

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