domenica 4 marzo 2012

Banche, banchieri e assenza di dignità.

Al clamoroso strappo delle dimissioni delle “teste d’uovo” delle banche (Presidenza dell'Abi) c'è una sola possibile risposta per riportare sul binario della normalità il rapporto tra banche e società. Si tratta di riconoscere che la "sfrontatezza" di queste persone è tale che esse hanno perduto il senso della misura e che devono sapere che la società pretende da loro meno sregolatezza e più equilibrio. Sentire che le banche non sono Babbo Natale e che devono guadagnare come se fosse una verità teologica ci informa del totale disprezzo che questa gente della finanza nutre contro la politica e la società civile. Che non siano un servizio pubblico lo sapevamo tutti e nessuno l’ha mai preteso. Con equità tutti riconoscono loro che svolgono un lavoro importante, ma con equilibrio e sobrietà. Invece Lor Signori hanno la spudoratezza di affermare che devono guadagnare a tutti i costi e molto e che è inconcepibile per loro non poter guadagnare quanto vogliono. Ma la cosa più disgustosa è la loro risposta alla domanda: "si, ma quanto volete guadagnare"? Non rispondono. Si vergognano di dirlo, perché essi, volgari speculatori autorizzati, non vogliono guadagnare molto ma moltissimo. Vogliono guadagnare tutto. Vogliono l'intero cucuzzaro per poi essere gli arbitri della vita dell’intera società. Voraci come i pirana sono diventati il male incurabile della società civile e non si pongono assolutamente alcuno scrupolo nel perseguire questo indegno obiettivo. Qui si sta discutendo di etica e di degrado nella politica dimenticando che c’è una immoralità della finanza che è semplicemente disgustosa. Sarà necessario che dalle prossime elezioni esca un Parlamento sensibile alla correzione di questo palese vizio.

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.