martedì 15 luglio 2003

Il mio sesto viaggio nelle capitali dell'Unione Europea: Madrid



Madrid
(10 luglio - 14 luglio 2003)

Il mio sesto viaggio nei paesi dell'Unione Europea l'ho effettuato nella incantevole Mayrit, antico nome della città dei Mori dell'Emirato Autonomo che aveva sede a Cordova nel IX secolo, oggi chiamata Madrid, capital de España y de la Comunidad de Madrid. Penso che dopo Roma, Amsterdam, Londra, Parigi, Berlino e Vienna la decisione di andare a visitare la capitale spagnola nella quale scorre il fiume Manzanares, nell'immagine sotto riportata, è giusta e sacrosanta. Il Manzanares è il fiume di Madrid ed è un fiume piccolo. La sua lunghezza non supera i 100 chilometri ed ha una piccola portata. Nell'immaginario poetico degli italiani il nome del fiume è famoso perchè Alessandro Manzoni nella sua ode Il Cinque Maggio, dedicata a Napoleone, dice: "Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar." Il suo intento fu di enumerare le campagne fulminee di Napoleone, uomo a suo parere deciso e geniale. Contemporaneamente Manzoni mette in luce anche un aspetto geografico, sinonimo di ovest, ovvero di Occidente. Fu l'Emiro Mohamed I che nell'852 fece costruire una fortezza (Alcázar) in seguito alla quale venne costruito sui suoi ruderi l'attuale Palazzo Reale madrileño. Nell'immaginario di ogni europeo Madrid è la città della corrida, del calcio e del flamenco. Ma, soprattutto, Madrid è la capitale della nazione europea nella quale si parla la bellissima e musicale lingua spagnola. «A las cinco de la tarde. Eran las cinco en punto de la tarde. Un niño trajo la blanca sábana a las cinco de la tarde. Una espuerta de cal ya prevenida a las cinco de la tarde. Lo demás era muerte y sólo muerte a las cinco de la tarde[...]». Leggere, o meglio ascoltare, questi versi del poeta e drammaturgo spagnolo Federigo Garcia Lorca colpisce come una scudisciata e fa precipitare chiunque li ascolti in uno scoramento dovuto alla dura legge della tauromachia spagnola e delle sue tragiche conseguenze. Oltre Federigo Garcia Lorca ci sono altri due nomi della cultura spagnola, ovvero della Ispanidad, che mi attraversano subito la mente quando penso alla Spagna e di cui nella cultura europea non se ne può veramente fare a meno: sono Miguel Cervantes e Calderon de la Barca. Ma avremo modo di parlarne in seguito.
Premessa. Credo che il mio sesto viaggio a Madrid nel cuore della Spagna e al centro della mesetas sarà un po' diverso dagli altri che lo hanno preceduto. Madrid infatti ha una collocazione geografica di capitale mediterranea posta nel sud Europa, analoga all'Italia. Finora i miei viaggi sono stati effettuati alle medie-alte latitudini. Qui si ritorna sui +40° e pertanto mi aspetto di realizzare una visita tra colore e calore, tra suoni e sapori, tra storia e architettura, tra arte e tradizione, tra visioni e sensazioni. Madrid eccelle in tutto. Ma nei tre settori sopra citati dà il meglio di se stessa. In questi campi, e non solo in questi, Madrid primeggia per tante ragioni. E' l'unica capitale europea che ha uno stadio per la corrida, la famosa Arenas de Plaza de Toros de Las Ventas, con il suo unico Museo Taurino dai rossi ritratti dei più famosi matadores. E che stadio. Corrida e tori, un binomio unico nel suo genere di folklore e di tradizione in una capitale dell'UE. Si potrà non essere d'accordo sull'esistenza di una simile struttura per le rozze finalità di spettacolo che genera. Uccidere scientificamente un animale, lentamente e crudelmente, non è bello. Lo so. Forse i tempi imporranno la chiusura dell'arena e la sua definitiva soppressione. Ma intanto esiste e rappresenta storia e tradizione, oltre alla letteratura di cui i pochi versi di Federigo Garcia Lorca ne ricordano l'esistenza e la drammaticità.

Madrid ha un famoso campo di calcio, il Santiago Bernabeu, che è tra i pochi stadi al mondo ad essere conosciuto in tutti i continenti. E ha un ballo tradizionale che da solo rappresenta il DNA della nazione spagnola. Madrid poi vanta una storia e delle radici culturali che affondano nella cultura araba prima e della cristianità dopo in modo veramente significativa. Citare gli aspetti culturali di Madrid significa ricordare la grande tradizione dell'arte e della letteratura spagnola che ha poche eguali per qualità e dimensione. Ma Madrid è anche la capitale di uno Stato che ha raggiunto nella storia e nella politica vette di straordinaria importanza. Si può benissimo parlare di eccellenza della cultura spagnola senza battere ciglio. Voglio ricordare qui alcune grandi figure di spagnoli illustri oltre ai tre già citati di Federigo Garcia Lorca, Miguel Cervantes Saavedra e Pedro Calderon dela Barca. Sono : Antoni Gaudì, Diego Velasquez, El Greco, Francisco Goya, Luis Buñuel, Pablo Picasso, Salvador Dalì, Manuel Vázquez Montalbán. Di questi autori formidabili della cultura spagnola avremo modo di parlarne in seguito. Adesso quello che mi interessa di più è proporre di seguito il resoconto del mio piacevole e indimenticabile viaggio nella sorprendente e stupefacente capitale spagnola.

Primo giorno Giovedì 10 luglio. Iniziamo dal viaggio aereo che mi porta da Roma a Madrid. Partenza dall'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino nella primissima mattinata. L'ora è veramente mattutina e per essere in aeroporto in orario ho dovuto fare una levataccia, iniziata ancor prima delle cinque del mattino. Al Terminal B di Fiumicino, gate8, mi aspetta un aereo dell'Alitalia delle 08.05 per Madrid Barajas. Il biglietto dell'andata ha il codice AZ 58, posto 10F. l titolo di viaggio l'ho acquistato il 7 agosto all'agenzia Sfogliaviaggi Srl di viale Londra a Roma.

II ritorno avverrà il 14 luglio da Madrid Barajas (MAD) per Roma Fiumicino (FCO), volo AZ 61 posto 09B delle 12.40. So che il volo non sarà breve e impiegherà circa due ore e mezza. Diciamo pure che Madrid non è proprio "a due passi" da Roma ed ha un'ora di differenza di fuso orario. Ho il posto vicino al finestrino e sono molto curioso di osservare, da quasi diecimila metri di quota, come possano apparirmi da lì sopra il mar mediterraneo e il territorio spagnolo. Il volo è eccellente e Alitalia, come al solito e piacevolmente, diletta i suoi passeggeri con il consueto programma video relativo a variegate candid camera divertenti e comiche. Insomma, il programma è pieno di scherzi televisivi visti nel piccolo monitor presente in alto davanti a me nel posto in cui sono seduto. Il buon umore è così garantito. Nelle pause non tolgo gli occhi dal finestrino perché voglio vedere come si sviluppa l'orografia del suolo spagnolo. Pertanto durante il volo ho avuto modo di vedere molte parti del centro della penisola con panorami desertici di colore giallo, poco verde e poca acqua in improbabili laghi. Il volo nella geografia del planisfero sta avendo un percorso orizzontale. Roma e Madrid si trovano pressappoco sullo stesso parallelo. In verità Roma è più a nord di poco più di un grado di latitudine. Dunque, il volo sarà parallelo all'equatore e in orizzontale. Ho avuto modo di vedere in internet il sito della Aena (Aeropuertos Españoles y Navigación Aérea) che mi ha aiutato molto nella ricerca delle informazioni su come muovermi da e per l'aeroporto con i trasporti madrileni. L'aereo atterra a Madrid Barajas in perfetto orario alle 11 in punto. Al nastro bagagli dell'aeroporto svincolo subito la valigia, compro un biglietto valido tre giorni che mi permetterà di viaggiare ininterrottamente sui mezzi pubblici senza l'assillo dell'acquisto di biglietti e prendo la metro. La linea 8 collega l'aeropuerto Barejas, Terminal1, con la fermata di Nuevos Ministerios situata nel nord della capitale, vicino allo stadio di calcio Santiago Bernabeu. Da qui con la linea 6 (la Circular) per Manuel Becerra. Infine, da qui, con la linea 2 (Cuatro Caminos-Ventas), per Sevilla, che mi permette un comodo viaggio e uscire dai gradini della fermata a due passi dal mio hotel situato in pieno centro di Madrid. Il nome Cuatro Caminos mi fa venire in mente il quartiere romano di Settecamini. Il toponimo indica una frazione di Roma, cioè un quartiere della capitale che si trova nell'area nor-est della città. Probabilmente le origini dei due quartieri sono completamente differenti. Rimane il fatto che l'analogia è forte e mi permette di accostare i due nomi in una ipotetica gara di omonimia dei luoghi in comune delle due capitali. Attenzione che non è facile trovare analogie e similitudini di nomi all'estero. In genere le lingue sono diverse anche se hanno in comune alcune radici. Qui a Madrid però i nomi spagnoli presentano alcuni tratti di una assoluta somiglianza con quella italiana. Un solo esempio per tutti: "farmacia". Ebbene non esiste nessuna nazione europea oltre alla Spagna che chiami farmacia il negozio dei medicinali. Il nome non solo è facilmente comprensibile ma è addirittura identico, tanto che alla lettura dell'insegna dello stesso colore e forma dell'iscrizione non mi sembra neppure di essere all'estero. Le carrozze della linea 8 sono nuovissime e praticissime. Si vede chiaramente che la linea ferroviaria è stata realizzata da poco. Il sistema di condizionamento è perfetto. Sono previste giornate di caldo afoso e canicolare a Madrid. A Roma si boccheggiava. Qui è ancora peggio. In mezz'ora circa percorro l'intero tragitto. Rimango stupito dalla pulizia delle stazioni e dal fatto che nonostante abbia preso tre linee di metropolitana differenti non ho visto nessuna scritta sui muri, nessun graffito e niente murales tranne una breve scritta contro la policia che controlla efficacemente bene i corridoi della metro facendo ottima prevenzione. Sono colpito anche dal fatto che il logo della metro madrilena e i colori delle sue insegne mi ricordano molto quelli della Tube di Londra. Oserei dire che Madrid ha riprodotto perfettamente, con ottimi risultati, la struttura segnaletica della metro londinese. Considero questo fatto lodevole. Devo fare i miei complimenti all'Alcade della città di Madrid per avere una metro efficiente e pulita, con ben 11 linee di trasporto. Mi sento in condizioni psicologiche di inferiorità quando penso che a Roma ci sono solo due linee (A e B) della metropolitana, peraltro vecchie e malridotte, per giunta sempre sporche e disorganizzate. Un vero e proprio record positivo per la capitale spagnola e uno negativo per la stupidità dei vari sindaci della capitale italiana.

Esco dalla metro alla fermata Sevilla e mi trovo a qualche decina di metri dall'entrata dell'albergo. Sono stato veramente fortunato a prenotare un hotel così vicino a una fermata della metro. Con questo caldo torrido è un fatto piacevole camminare solo per poche decine di secondi sotto il sole. L'albergo si chiama Hotel Regina ed è un albergo a tre stelle, situato al numero 19 della centralissima Calle Alcalá, in pieno centro cittadino, a poca distanza dalla Puerta del Sol. A proposito della Calle de Alcalá c'è da dire che è una via lunghissima. Anzi è la strada più lunga di tutta la città. Un vero record di lunghezza, dopo naturalmente le famose strade consolari di Roma. Si estende per quasi 11 km dal centro in direzione est-nordest. Pensate che inizia a ovest a Puerta del Sol e finisce a est nell'Avenue Hispanidad, sulla M-14, percorrendo in leggera diagonale quasi tutta la città. A proposito del nome dell'albergo è da notare che la scritta è all'italiana e non all'inglese. Di solito, soprattutto all'estero, gli alberghi si chiamano Regina Hotel e non Hotel Regina. Questo particolare mi fa sentire la lingua spagnola più familiare e vicina a quella italiana. L'hotel si trova unito nello stesso edificio dove erge maestosa la Real Academia de Bellas Artes ed è ben servita dai mezzi di trasporto pubblico. A pochi metri dall'entrata c'è, come ho già detto, la fermata della metro línea 2, la estación Sevilla e molte fermate di autobus. La mia camera ha l'aria condizionata, la TV e la cassetta di sicurezza. Che l'hotel disponga anche di un ristorante è irrilevante, perché io non pranzo quasi mai nei ristoranti degli alberghi. A proposito dell'indirizzo dell'hotel la via si chiama «calle» e si pronuncia "caglie". Nella lingua spagnola ci sono anche altre parole per indicare una strada. Oltre «Calle» c'è «Avenida», «Plaza», «Puerta», «Paseo», «Cuesta», «Traversìa», «Glorieta», «Passaje», «Ronda» e «Via» . Non ne conosco altre. Peccato che di «Via» ce ne sia una sola, come la mamma, ma straordinaria per dimensioni, importanza, lunghezza e "vetrina" di spettacolo urbano. E' la Gran Via, una specie di viale dei ricordi della Bella Epoque madrilena che taglia obliquamente il centro e il cui inizio è vicinissimo alla fermata Sevilla della metro su Calle Alcalá vicino al mio albergo. Paseo e Glorieta sono nomi tipicamente spagnoli che non hanno un analogo nella lingua italiana, almeno io credo sia così. Il Paseo poi è una strada veramente importante a Madrid. Potremmo tradurlo come Passeggiata oppure meglio, come in certe località di mare, il Lungomare della Libertà a Riccione o il Lungotevere Flaminio a Roma. Avremo modo di parlarne successivamente. Prima però voglio togliermi il gusto di vedere quanta italianità c'è a Madrid nella toponomastica. Di solito nelle capitali straniere faccio quasi sempre una specie di censimento dei nomi di strade che contengono nomi italiani. Per esempio a Madrid esistono Plaza Italia, Calle Génova, Calle Roma, Calle Milán, Calle Milaneses, Calle Brescia, Calle Parma, Calle Toscana, Calle Pescara, Parque de Roma, Calle Nàpoles, Calle Capri, Calle Etruria, Calle Calabria, Calle Sicilia, Calle Palermo, Calle Catania, Calle Siracusa, Calle Galileo, Calle Tiziano, Calle Linneo, Jardines de Sabatini, Calle Francisco Ricci, oltre la solita Calle e/o Plaza Colón. Certo non si può pretendere che siano tutte in centro ma il loro numero è rilevante. Mi bastano per togliermi la curiosità che Madrid non fa eccezioni nelle capitali europee. Anzi è molto prodiga con noi italiani. Ritorniamo a parlare dell'albergo e della sua ubicazione. L'Hotel Regina ha latitudine +40° 25' 01" e longitudine -3° 40' 08". Il che significa che ha quasi la stessa latitudine di Roma, cioè 41° 53′ 35″. La longitudine invece è decisamente differente. Il segno meno davanti all'angolo 3° 40' 08" indica che, contrariamente al resto dell'Europa, la parte di Spagna che individua Madrid si trova a sinistra del meridiano di Greenwich che, com'è noto, passa per Londra ed è il meridiano di riferimento mondiale per misurare gli angoli sull'equatore o sui paralleli. Roma ha longitudine +12° 29' 31" circa. Il che significa che si trova molto spostata ad est rispetto a Madrid nella cartina geografica dell'Europa di ben 16° circa. A qualcuno che legge queste note relative alla coordinate geografiche dell'Europa esse potranno dare fastidio. Guardate che non è così, perchè la conoscenza della posizione sull'intero pianeta è facilissima e si apprende a scuola fin da giovane età. Permette tra l'altro, di avere una buona idea delle distanze e delle posizioni di tutte le altre città, facilitando il compito di saper localizzare con sicurezza la nostra posizione ovunque ci troviamo. Alla reception mi hanno dato una bellissima camera. E' una matrimoniale molto bella, abbastanza spaziosa e la tv ha un canale italiano della Rai. Bene, così potrò vedere il telegiornale. Alla Reception mi sono presentato dicendo che "he reservado a través de agencia una habitaciòn". Guardo l'orologio e vedo che si sta facendo tardi per andare a pranzare. Mi lavo solo le mani e sono subito in strada a respirare l'aria madrilena. Trovo un caldo sahariano. Ci saranno circa 40°C. Ho fame e a pochi passi dall'hotel c'è una specie di istituzione culinaria che è La casa del Abuelo. Si trova in Calle Núñez de Arce, 5. In pratica da Calle de Alcalá si imbocca Calle Sevilla, poi Calle de la Cruz e subito dopo, sulla sinistra, c'è Calle Nuñez de Arce. In tutto saranno poche centinaia di metri circa. Da notare che la Calle de la Cruz sbocca in Calle Antocha che è la strada dove si trova la Stazione Centrale dei treni. E' come se a Roma abitassi in un hotel che dista poche centinaia di metri dalla Stazione ferroviaria di Roma Termini. La strada è stretta e anonima, ma i cibi che si gustano in questo piccolo locale sono straordinari e unici. In realtà si tratta di una piccola "taberna" che ha quasi un secolo di vita la cui specialità sono gamberi e gamberetti cucinati con e senza guscio e si beve un particolare vino rosso dolce dal gusto aromatizzato. Ecco alcune proposte: «Gambas a la Plancha, Gambas al Ajillo, Langostinos Plancha, Gambas Gabardina, Croquetas de Gambas». Il tutto annaffiato, come dicevo, con un «chato de vino tinto» cioè un bicchiere di vino rosso. Rimango sorpreso per le piccole dimensioni del locale. C'è poca gente. Chiedo l'accoppiata "gamberetti-vino rosso" e con mia sorpresa perchè non me l'aspettavo mi viene servito su un piccolo piattino, con un tovagliolo di carta e senza posate, una porzione di gamberetti col guscio, probabilmente cotti in padella o sulla piastra. Rimango un po' indeciso ma la fame è più forte di qualunque perplessità. Naturalmente sono costretto a sgusciarli e a metterli in bocca con le mani, preoccupato per un eventuale cattivo sapore dovuto al fatto che avrebbero potuto non essere freschi. Invece stupore per la freschezza dei crostacei madrileni e piacere per l'ottimo gusto. Ho sempre diffidato in Italia, nel mezzogiorno, di mangiare prodotti ittici in località distanti dal mare. L'idea che del pesce fresco, magari appena pescato, dovesse essere trasferito in località interne distanti centinaia di chilometri con i cattivi tempi di percorrenza e soprattutto con la pessima reputazione dei trasporti meridionali, disorganizzati e poco sicuri sulle condizioni igieniche, mi ha sempre imposto di non frequentare ristoranti di pesce. Ripeto, è difficile immaginare che in un esteso paese come la Spagna la sua capitale, situata nel centro geográfico de la península Ibérica, a 650 m. sobre el nivel del mar, ovvero nel centro della larga penisola iberica ad almeno quattrocento chilometri dalla località più vicina al mare, possa proporre ai suoi abitanti pietanze di pesce fresco come quello che viene messo in vendita in una cittadina di mare. Un pregiudizio del genere può ingenerare falsi convincimenti, come per esempio quello di "stare alla larga" dai ristoranti di pesce che qui a Madrid, contrariamente a come avrei supposto, abbondano con autorevolezza e ragionevoli certezze di genuinità. Al contrario, con mia grande sorpresa e meraviglia, non solo questi famosi gamberetti sono gustosi e teneri ma addirittura si sente in bocca la freschezza del prodotto. Avete capito che ho fatto velocemente un bis di crostacei e un ter di squisito vino rosso della casa chiamato, con poca originalità ma con molto orgoglio, "vino de Abuelo". Il locale è simile a una piccola rosticceria di città. Si mangia in piedi, senza sedie o sgabelli appoggiando il piattino su una mensola ridotta di marmo. Il locale, con le dovute differenze di tempo e di stile, mi ricorda quando da giovane, alle scuole superiori e lontano da casa, abitavo in una pensione per studenti con vitto e alloggio pagato dai miei genitori. In alcuni rari casi veniva a farmi visita mio padre. Era per me un giorno di festa. All'uscita da scuola mi portava a pranzo in una rosticceria, chiamata "da Borgia". Il pranzo consisteva sempre in un piatto di "pasta al forno" con un arancino di carne al sugo e una bottiglietta di gazzosa fresca. Poi facevamo una passeggiata per le vie della città e dopo mi riaccompagnava in pensione. Nella trattoria, non c'erano nè sedie, nè sgabelli giusto come "da Abuelo" e si mangiava in piedi con il piatto appoggiato su una mensola di marmo esattamente come qui sto facendo io a Madrid. Questa storia di vedere cose che non ti aspetti in luoghi nei quali pensi di esserci stato mi ricorda Italo Calvino, il quale confessava che l'arrivo in ogni nuova città gli dava la possibilità di "ritrovare un suo passato che non sapeva più di avere". Ricordo che le visite di mio padre erano da me viste come una giornata di festa, lieta e piacevole. Non solo ero felice di stare un po' con lui ma in più andavo a mangiare "a ristorante" delle pietanze che erano squisite, sentendomi importante. E' inutile dire la forte sensazione di nostalgia che ho provato "da Abuelo" nel ricordare questo episodio della mia infanzia. Quando si è giovani, la capacità di provare emozioni forti è sempre un aspetto garantito e gradito. Indipendentemente dall'idea che Abuelo ha sempre avuto nei confronti dei suoi avventori, penso che le sensazioni provate nel suo locale mi rimarranno per sempre piacevolmente nella memoria, associandole al locale madrileno dell'anonima Calle Nuñez de Arce. Con le mani un po' unte di olio ma la pancia piena pago 6,30 € e decido di ritornare subito in hotel per rinfrescarmi e riposarmi un po'. La temperatura fuori è elevatissima e si rischia un colpo di calore. In più, sotto la camicia mi trovo ad aver indossato con un elastico una specie di tasca interna con una zip nella quale ho nascosto denaro e carta di credito. Non si sa mai che qualcuno mi rubi documenti e carta di credito come in parte è successo a Vienna lo scorso anno, nel mese di agosto. Orbene, questa tasca interna mi dà fastidio perché a contatto con la pelle la strofina e fa aumentare la sensazione termica producendo calore e prurito. Affretto il passo, cercando lungo la strada le poche zone d'ombra che a quell'ora, con il sole a picco, sono rare. All'angolo con la Gran Via scorgo un Internet Cafè. Ne approfitto per andare in rete e chiedo una postazione al giovane che mi viene incontro. Mi assegna per "usuario" il codice 006LDY e la "contraseña" è JHTN5S con i quali navigherò in internet mezz'oretta al prezzo di 1.25 €. Il rientro in camera è piacevole e desiderato. Farò adesso un buon riposino pomeridiano che qui, in un paese mediterraneo, è prassi accettata da chiunque. Dopo alcune ore di pausa, con ancora il sole che fa da padrone nel cielo imponendo alti valori della temperatura e riposato quanto basta per essere pronto alla prima passeggiata nelle calleteres madrilene, decido di uscire dal fresco e piacevole hotel nel quale alloggio. Ricordo che mi trovo a 40º25'01'' di latitudine nord e a 3º40'08'' di longitudine ovest. E' la prima volta che mi trovo oltre questo meridiano di riferimento in Europa. Le città di Roma, Amsterdam, Londra, Parigi, Vienna e Berlino che ho già visitato hanno valori di longitudine positivi. Il bello è che il prossimo viaggio lo farò a Lisbona che batterà tutti i record di longitudine ovest, perché si trova ancora più a occidente di Madrid. In strada c'è ancora caldo, ma questa volta è decisamente più sopportabile di quando sono arrivato in albergo. Mi guardo intorno. In Calle de Alcalá ci sono due versi di percorrenza. Da una parte, verso sinistra, si va verso l'inizio della Gran Via, in direzione della Plaza de Cibeles e Plaza Indipendencia. Dall'altra, verso destra, si va verso Plaza Puerta del Sol e quindi in Calle Mayor e nella desiderata Plaza Mayor. Decido di andare prima verso est, a Plaza Indipendencia, per vedere subito da vicino la Puerta de Alcalá, naturalmente a piedi perchè il tempo è a mio favore in quanto si va verso sera. Non è lontano e io sono molto curioso di osservare tutto ciò che mi circonda. Edifici e loro stato di conservazione, monumenti, traffico automobilistico, traffico pedonale, negozi e altro. Intanto la mia prima meraviglia è vedere all'inizio della Gran Via, il cui nome mi colpisce per la completa italianità del suo nome, si trova il famoso e impareggiabile Edificio Metropolis. Vedo molti negozi e una farmacia con la sua croce verde come insegna universale. C'è scritto come ho detto prima "Farmacia" nello stesso modo come viene scritta in Italia. Finalmente un posto all'estero dove si parla una lingua comprensibile, mi dico. E' la prima volta che fuori dai confini trovo un nome identico a quello italiano per indicare una farmacia. In inglese è Pharmacy, in francese Pharmacie, in tedesco Apotheke, in olandese Apotheek, in greco φαρμακείο, in danese e svedese Apotek, in ungherese Gyógyszertár, in polacco Apteka e via discorrendo. Anche in portoghese si scrive Farmacia. Tuttavia, mentre la grafia è simile la pronuncia è diversa, perchè nei due casi l'accento cade su una vocale differente. In breve, la parola in italiano è piana mentre in spagnolo e portoghese è sdrucciola. Questo fatto mi fa provare un forte pulsione di simpatia verso gli indigeni e una sensazione concreta di radicamento, come se mi trovassi a casa mia. D'altronde, un secolo di dominazione spagnola in Italia doveva lasciare qualche segno. Guardate che la questione della lingua viene spesso sottovalutata, soprattutto in Italia. Nel Bel Paese non ci si rende conto di quanto siano importanti le lingue straniere e la loro conoscenza. Da questo punto di vista l'Italia è un paese che definirei senza mezzi termini "provinciale" e come tale costretto a misurare forti tassi di isolamento linguistico a livello internazionale. Ma ritorniamo a Madrid. La Calle Gran Via che si trova vicino al sede dell'Instituto Cervantes la percorrerò domani.

Adesso mi dirigo, in leggera discesa, verso Plaza de Cibeles con la sua fontana circolare davanti al monumentale e imponente Palacio de Comunicaciones. La Fuente de Cibeles è molto bella. La mia guida dice che questa fontana è dedicata alla dea greca Cibele, sposa del titano Crono e madre di Atis. Si tratta di una fonte di una proporzione minuscola rispetto alle dimensioni del Palacio de Comunicaciones. La lascio alle mie spalle e continuo a camminare, sempre nella Calle de Alcalá, fino ad arrivare alla Puerta de Alcalá con i suoi tre archi in granito sulla sommità della quale campeggia l'iscrizione «Rege Carolo III Anno MDCCLXXVIII», cioè Reggente Carlo III 1778. La Puerta è uno dei monumenti più celebri di Madrid. Guardata da lontano, come nella foto degli anni '50 qui presentata, sembra che le porte siano cinque. In realtà le due estreme non sono porte, ma semplici campate esterne di forma rettangolare. E' alta circa venti metri. Tra le tante cose da dire su questa bellissima opera d'arte è che essa è arricchita da molti elementi decorativi in marmo. Si trovano, per esempio, cornucopie, chiavi, putti e, in cima alla costruzione, alcune sculture raffiguranti le virtù cardinali. Rimango alcuni minuti ad ammirarla. Facendo i dovuti raffronti e tenuto conto delle notevoli diversità, penso che questa porta abbia molto in comune con Porta Fiorentina a Viterbo, nel Lazio. E' una mia idea, non certo bizzarra, che mi viene in mente perchè provo la stessa sensazione che provai quando la vidi per la prima volta a Viterbo. Ripercorro la stessa via all'incontrario, questa volta con la strada in leggera salita. Supero di nuovo il mio hotel e passo davanti al portone centrale della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando che si trova di lato all'Hotel Regina. Dalla porta centrale dell'edificio dell'Academia esce un flusso d'aria fredda dovuta ai climatizzatori messi al massimo di potenza. L'effetto è quello di far incontrare, sul marciapiedi, aria calda della strada con l'aria fredda del palazzo. Il risultato è una sensazione piacevole di fresco che non vorrei che mai cessasse. Penso piuttosto all'enorme spreco di energia elettrica dovuto al funzionamento dei condizionatori. Tuttavia, ne colgo il piacere perchè produce su di me e nei rari passanti un senso di frescura piacevole. Dopo aver superato la Real Academia de Bellas Artes vedo in azione un giovanotto con una macchina pulitrice delle strade, consistente in una apparecchiatura funzionante ad aspirazione. Ha una tutina color rosso del Comune di Madrid. Rimango colpito dal fatto che nonostante il caldo lavora ininterrottamente senza fermarsi. Colgo nel suo sguardo un che di precisione e di rigore nel pulire il marciapiede che mi colpisce. Penso ai netturbini romani, che adesso si chiamano ipocritamente "operatori ecologici", che quando spazzano le strade lo fanno lavorando in modo superficiale e non vedono l'ora di finire. Puliscono svogliatamente, in gruppi di due, e trascorrono il tempo o a chiacchierare oppure fermi, con il mento appoggiato sulle mani messe alla sommità del manico della scopa, ad osservare pigramente ciò che li circonda. E alla fine lasciano qua e là alcuni mucchi di spazzatura non raccolta. Qui un solo giovane fa molto meglio dei due pigri e indolenti operatori ecologici della "città della lupa". La questione mi mette addosso una sensazione di stima e ammirazione verso la città di Madrid che riesce molto meglio della capitale italiana ad essere più pulita ed efficiente. Insomma, non mi aspettavo per niente una città orgogliosa della propria pulizia come invece dimostra di essere Madrid. Nel frattempo arrivo in fondo a Calle de Alcalá dove ha inizio la bellissima Plaza Puerta del Sol. Stiamo in pieno centro della Madrid antica. L'immagine è quella della piazza principale di una cittadina, bella e splendente, piena di persone che "vanno e vengono", indaffarate, perchè ci sono uffici importanti, come l'ufficio della posta centrale, del mercato rionale che qui si chiama Mercado de San Miguel, del Municipio che in spagnolo si dice Ayuntamiento, etc. Dunque, la Puerta del Sol come teatro cittadino e luogo simbolo del centro storico di Madrid. In verità mi sento fortemente attratto come se la piazza la conoscessi da sempre. Osservo i bei palazzi che la circondano. In realtà ci sono alcuni particolari che mi sorprendono e che calamitano la mia attenzione. TIO PEPE per esempio. E' un cartello luminoso la cui iscrizione si trova sul tetto di un edificio della piazza con accanto sulla sinistra l'immagine di una bottiglia che rappresenta un musicista con cappello e chitarra. L'iscrizione completa è: TIO PEPE Sol de Andalucia Embotellato - Gonzáles Byass. Un'immagine che ho visto molto tempo fa e che è il nome di un liquore dolce. Mi ricordo che a Poschiavo, in Svizzera, lungo la strada per Saint Moritz negli anni '70 c'era un negozio di alcolici, di sigarette e di cioccolato a prezzi economici che vendeva questo tipo di bottiglia di sherry accanto all'altro famoso vino portoghese Sandeman e al wisky scozzese Chivas Regal. Queste immagini hanno il potere di farmi ricordare con la memoria a quando ero ancora un giovane studente facendomi ricordare l'eccitazione nel comperare un prodotto proibito di natura internazionale che faceva volare la mente di chi non era ancora diventato adulto ed aveva premura di diventarlo. Tío Pepe viene prodotto a Jerez de la Frontiera in Andalucia nella provincia di Cadice. Poi c'è la statua equestre di Carlo III, il famoso "Re Alcade", che assume una veste di grande importanza. In verità c'è tanto altro. C'è il "simbolo" di Madrid che è un orso che si appoggia su due zampe a un tronco di albero di corbezzolo, in spagnolo Estatua del Oso y el Madroño. C'è la Iglesia de Nuestra Señora del Buen Suceso. C'è la statua della Venere chiamata Estatua de la Mariblanca, che ha un'origine molto italiana perchè prodotta dallo scultore italiano Rutilio Gaci, comprata da un altro italiano, di nome Turchi, il quale la portò in Spagna e la pose qui nella piazza. E' di marmo bianco, candido, di un candore che coloro che la trasportarono qui la chiamarono "mariblanca". C'è il magnifico palazzo chiamato Casa de Correos. Infine c'è la cosiddetta Placa del kilómetro cero, ovvero la piastra del "chilometro zero". Si trova posta di fronte al cancello principale dell'edificio del Governatore ed è una piastra orizzontale piastrellata sul pavimento che rappresenta, sul piano geografico in un sistema di coordinate direzionali in cui la piastra è l'origine (chilometro 0) il punto iniziale delle sei strade radiali che si irradiavano fuori della capitale. E 'diventato un luogo caratteristico di incontro e punto di riunione. Insomma ci sono tante attrazioni belle e piacevoli. Nella parte ovest della piazza c'è una biforcazione: Calle Arenal da una parte e Calle Mayor dall'altra. Imbocco Calle Mayor e mi dirigo a Plaza Mayor, la straordinaria e bellissima piazza seicentesca che rappresenta un raro gioiello di bellezza artistica e di felice sintesi di storia e cultura della città. La Calle Mayor è una strada piena di negozi. Si vede che siamo in pieno centro nella vecchia e piacevole Madrid. La salita di calle Postas mi porta nella piazza un vero gioiello di architettura e di storia di Madrid. La visione della piazza è da mozzafiato. E' tutto un universo di balconi e di pinnacoli che colpiscono per la loro rara bellezza architettonica e cromatica. La perfezione rettangolare della piazza la rende più grande di quanto non sia e, soprattutto, fa immaginare quanti spettacoli si sono succeduti qui dalla sua costruzione. Per esempio quale spettacolo è stato più suggestivo di quello di una corrida (qui ne sono state fatte molte) con i tori a fare inizialmente da cacciatori e alla fine da vittime sacrificali. Anche qui c'è una statua equestre come a Puerta Mayor che non è più di Carlo III ma di Filippo III, che poi fu quello che commissionò la stessa piazza. Sotto i portici di Plaza Mayor ci sono delle tapas. In una di queste "metto sotto i denti" qualcosina di tipico, di locale, ovvero una nuova portata di gambas a la plancha, di patatas bravas (cioè di patate fritte con una salsina piccante che sa di aglio) e un assaggio di queso manchego, una specie di formaggio DOP di pecora. Così in un solo colpo sono diventato un esperto di gamberetti spagnoli, di patate e di formaggi locali. Rimarrei qui tutta la sera. Ma sono troppo stanco per continuare a camminare. Ritornerò sicuramente nei prossimi giorni. Le mie prime impressioni su Madrid, naturalmente parziali e da prendere con riserva, risentono del clima di festa che la vacanza porta con sé. La prima cosa che mi colpisce sono i colori. Praticamente Madrid è una Londra in lingua spagnola. L'ho già detto prima e lo confermo di nuovo dopo avere acquisito una intensa esperienza di vita di mezza giornata (dal pomeriggio alla sera): la capitale spagnola mi ricorda molto la città del Tamigi sia nei colori dei caratteri delle parole presenti nelle insegne dei negozi (caratteri neri su sfondo giallo), sia nella struttura cromatica della metropolitana che presenta lo stesso logo londinese, sia nelle strade che si sforzano di prendere a modello quelle londinesi. Insomma, fa impressione trovarsi a Madrid e credere di essere a Londra. Ma la cosa più singolare che non mi sarei mai aspettato di vedere è che non esiste una sola scritta e alcun graffito sui muri e all'interno della metropolitana sulle linee più frequentate. Su tutto, insomma, aleggia uno spirito di pulizia che colpisce e impressiona favorevolmente. La mia impressione è che Madrid sia una gigantesca, piacevole e straordinaria sagra di paese. Proprio così. Mi viene in mente in modo istintivo mentre osservo in Plaza Mayor lo stupendo e magnifico panorama, mentre ascolto il suono di una fisarmonica, alla presenza di un disegnatore di caricature delle turiste, ai tavoli dei bar della Plaza, alla presenza di una statua di Felipe III che risulta estranea in questa stupenda atmosfera di relax che si gode osservando la piazza, con i turisti che fanno fotografie ovunque, alla vista del saluto di un madrileno a un cameriere che serviva ai tavoli, alle gigantesche e coloratissime bandiere che sventolavano sui pennoni della Plaza, ai visi della gente, alle ragazze in jeans e sigaretta, a tutto quello che una atmosfera di serena libertà propone in una città bella e piena di vita che mi colpisce fortemente. Un gigantesco circo, delicato e colorato, senza chiasso ma festoso. Questa città già al primo giorno riesce a produrre emozioni intense e tanta simpatia per tutto ciò che sa di spagnolo.
Secondo giorno Venerdì 11 luglio. La mia prima mattinata madrilena mi vede di buon'ora subito fuori dall'albergo. Ieri è stata una giornata caldissima e afosa. Oggi sarà come minimo lo stesso. Compro bottigliette di acqua minerale naturale a ripetizione durante il giorno. Con queste temperature sono preoccupato per l'impossibilità di camminare liberamente come vorrei lungo le strade della città in orari centrali della giornata col sole alto. I bollettini stilati dai servizi meteo europei sono catastrofici. Ovunque in Europa il caldo provoca incendi e ci sono anche anziani morti per colpi di calore. Dunque, dovrò per forza di cose programmare le visite che prevedono lunghe camminate con attenzione e solo all'inizio e alla fine delle giornate, cioè o al mattino o alla sera. Decido pertanto come prima escursione di fare una visita alla città a bordo di uno di quegli autobus che permettono di effettuare il City Tour chiamato in genere "Sightseeing tour", con i suoi famosi autobus color rosso a due piani. Qui si chiama Visitas turísticas e viene organizzata dalla società Madrid Vision. Il prezzo per l'intera giornata è di 9.62 € per gli adulti. Ci sono tre percorsi cittadini da scegliere : Ruta 1 Madrid Historíco, Ruta 2 Madrid Moderno e Ruta3 Madrid Monumental. Intrecciando le fermate tra i tre percorsi riesco a "saltare" da un autobus all'altro e vedere quasi tutto ciò che c'è di meglio nel centro città. Ho davanti a me la piantina di Madrid con le sue fermate e, soprattutto, ho la cuffietta che mi permette di ascoltare in italiano la storia dei monumenti e degli edifici più importanti davanti ai quali il bus si sofferma. I vari percorsi visti attraverso il finestrino sono piacevoli e molto istruttivi. Molte cose le sapevo già, altre sono una sorpresa, altre ancora una piacevole scoperta. Davanti a me scorrono le immagini, tutte bellissime, di questi cari luoghi della storia e della cultura spagnola. Ascolto, con attenzione nella cuffietta la sfilza di nomi dei vari luoghi nella melodiosa pronuncia spagnola: Edificio España, Gran Via (con i suoi straordinari edifici in stile newyorchese), Plaza Puerta del Sol, Calle Alcalá (dove c'è il mio hotel), Plaza Cibeles, Banco de España, Paseo del Prado, Plaza de Canovas de Castillo, Museo del Prado, Estacíon de Atocha (che è la stazione Centrale dei treni di Madrid), Paseo de Recoledos, Biblioteca National e, di fronte, il Palacio de Justicia con a fianco il Museo delle cere, Plaza Colon che approfondirò successivamente, Paseo de Castellana, Museo de Ciencias Naturales. Tre ministeri in fila vicino alla fermata della metro di Nuevos Ministerios, seguiti da Plaza de Lima e "dulcis in fundo" l'Estadio Santiago Bernabeu con tanti altri gioielli dell'architettura spagnola completano il giro della Madrid antica, borbonica e commerciale che è un piacere osservare. Cominciamo dalla Gran Via che è una delle strade più famose e conosciute di Madrid. Inizia in Calle de Alcalá vicino al mio hotel e finisce in Plaza de España (o viceversa). Questa strada è la più importante dell'intera capitale ed è piena di cinema, teatri, ritrovi pubblici e privati, alberghi, ristoranti e negozi. In questo bellissimo viale si notano stili e varietà architettonici differenti. Per esempio c'è l'impressionante cinema Palacio de la Musica che è un edificio Art Déco, mentre l'edificio La Estrella è neoclassico. La Telefonica è addirittura un grattacielo che ricorda la New York degli anni del primo Novecento. La sensazione che provo è quella di una strada newyorchese, trasformata in un gigantesco studio cinematografico hollywoodiano. Una specie di Cinecittà per la produzione di film ambientati nella New York di primo Novecento. Le diversità di stili apparentemente sembrano, a un palato di intenditori, un miscuglio indigeribile. A un'analisi più attenta, viceversa, gli accostamenti risultano più gradevoli e alla fine si apprezza il tutto come una felice sintesi di una "strada spagnola" all'architettura del XX secolo. Rimane il fatto che a un visitatore interessato come me questa miscela di stili permette di caratterizzare Madrid come una felice sintesi tra passato Primo Novecento e futuro Duemila. L'Edificio Metropolis, di ispirazione francese, con la sua caratteristica cupola poi è un gioiello, anzi un'icona che caratterizza la Gran Via in modo decisamente forte. Dopo un po' mi trovo in uno dei tanti paseo madrileni. A Madrid ci sono almeno una trentina di paseo. Sono riuscito a individuarli quasi tutti. Eccoli: Paseo de la Regina Cristina, Paseo de la Infanta Isabel, Paseo del Prado, Paseo de Recoledos, Paseo de la Castellana e Paseo de las Delicias, Paseo de Santa Maria de la Cabeza, Paseo de la Habana, Paseo de las Acacias, Paseo de las Yeserias, Paseo Chopera, Paseo Molino, Paseo de los Pinos, Paseo de los Melancólicos, Paseo Rey, Paseo Virgen del Puerto e Paseo Bajo de la Virgen del Puerto, Paseo San Illán, Paseo del Quince de Mayo, Paseo Ermita del Santo e Paseo Florida, Paseo Plasencia, Paseo de Ruperto Chapi, Paseo de Pintor Rosales, Paseo Juan XXIII, Paseo de S. Francisco de Sales, Paseo Uruguay, Paseo del Pintor Rosales, Paseo de Moret. Non escludo che ce ne siano altri. Quelli che che più mi interessa ricordare qui sono il Paseo de Recoledos, il Paseo del Prado e il Paseo de la Castellana. Saranno solo questi tre che percorrerò a piedi nei prossimi giorni per "gustarli" pienamente da vicino. E inizio subito scendendo dall'autobus Madrid Vision proprio a Plaza Colón. Il fatto è che avverto il bisogno di qualcosa che mi ricordi il sapore del passato e della memoria storica. Decido pertanto di soddisfare la mia curiosità di vedere il monumento al grande Cristoforo Colombo. Sono al corrente della querelle esistente nell'attribuzione della nazionalità al famoso scopritore del Nuovo Mondo. Cristoforo Colombo o Cristóbal Colón? La disputa sulle origini genovesi dello scopritore continua da secoli. C'è un'intera letteratura giornalistica, storica, geografica che mette di fronte le due ipotesi: italiano o spagnolo? Naturalmente io sono dell'idea che il grande genovese fosse proprio di Genova e che trasferendosi in Spagna chiese e ottenne la cittadinanza spagnola. E per sembrare più spagnolo di quanto non fosse realmente è verosimile l'ipotesi che si inventò il suo nome tradotto e manipolato in spagnolo Cristóbal Colón col quale ottenne dalla Reina Isabel la possibilità di fare la scoperta del Nuovo Mondo. Ma qui la disputa non ci interessa. Anche perchè c'è un implicito riconoscimento delle Autorità indigene per aver intitolato la strada di fronte al monumento proprio Calle Genova. Ho introdotto il tema solo per ricordare che esistono diversi monumenti nel mondo intitolati al nome di Colombo. Si trovano in molti paesi principalmente europei e sudamericani, oltre quello di Manhattan a New York. In Italia ce ne sono tre: a Genova, a Milano e a Rapallo. Bene. Raggiungo la piazza e rimango deluso per le dimensioni contenute del monumento. Dico la verità: mi aspettavo qualcosa di decisamente più grande. Ma non importa, la storia non dipende dall'altezza dei monumenti (comunque è alto 17 metri). La mente vaga per i ricordi di scuola, di quella data, il 1492, che per noi italiani (penso ai genovesi) rappresenta un valore storico fondamentale. Sono curioso di leggere tutte le iscrizioni presenti alla base della colonna. Faccio decine di giri intorno alla base perché avverto la forte sensazione che questo monumento rappresenta uno degli eventi storici più famosi al mondo, legato com'è alla scoperta dell'America nel 1492. Con una calligrafia quasi impossibile da decifrare, per la evidente trasandatezza della superficie in cui è scritta nella facciata sud del basamento, leggo che : «Remando Alfonso XII se erigio erte Monumiento por iniciativa de Titulor del Reino». Nella facciata nord c'è solo la data del 1885, mentre nelle altre due facciate ci sono solo figure scolpite. La statua è di marmo bianco, probabilmente di provenienza italiana. La giornata è calda e il sole dà fastidio. Sono praticamente l'unico turista interessato alla statua. La piazza è gradevole e interessante. A fianco c'è la bella sagoma dell'armonica e imponente Biblioteca Nacional e del Museo Arcqueológico Nacional. Il Paseo de Recoletos poi è un grande e ampio viale a molte carreggiate e corsie. Per alcuni aspetti in concomitanza col nome di Colón mi ricorda il viale Cristoforo Colombo a Roma che ha anch'esso quattro carreggiate e per ciascuna di esse tre corsie. Convergenza fortuita del nome del Nostro. Guardo di profilo il monumento. Però, mi dico, è proprio bello. Cristoforo Colombo da lassù, in piedi sulla colonna, appare un vero Gigante delle scoperte geografiche. Mentre sto osservando di nuovo la facciata del basamento del lato nord, dove si trovano una nave e un globo e le parole "A Castilla Y León Nuevo Mundo Dió Colón", improvvisamente spunta dal nulla un giovane immigrato che si rivolge a me dicendo che lui ha capito che io sono italiano. Si presenta dicendo che lui è egiziano e che è stato in Italia tante volte e che ha una sorella che vive a Milano. Sbalordito dalla sua buona pronuncia italiana e dal fatto che ha individuato la mia nazionalità senza che io parlassi una sola parola rimango senza dire nulla. Bassino e rotondetto il giovane mi invita a chiacchierare e mi chiede di fargli una foto. Quando viene a sapere che sono siciliano e che ho provo tanta simpatia per l'Islam mi propone di trascorrere la mattinata con lui.. Ma io inflessibile non accetto, perchè ho premura di continuare il mio giro turistico che non ammette perdite di tempo e aumento inutile dell'entropia. Gli faccio tanti auguri, lo saluto e dimentico l'episodio. Non ho molta fame ma molta sete e pertanto decido di mangiare qualcosa qui vicino in modo tale da bere subito qualche bevanda fresca. Mi sposto a poche centinaia di metri nel viale alberato del Paseo de Recoletos per trovare un ristorante dove mettere sotto i denti qualcosa. Trovo un'isola di verde con una specie di piano bar all'aperto, dove un pianista sotto gli alberi suona musica orecchiabile da film. Si chiama Cafè Restaurante El Espejo. Fa al caso mio. Mi seggo e al cameriere chiedo pulpo alla vinagrette e medijones al vapore . Proprio come volevo io. Anche qui il cameriere capisce che sono italiano e con tanta gentilezza mi dice che lui è stato a fare il cameriere a Firenze e che gli piace il calcio delle squadre italiane. Ricambio facendogli notare che le squadre spagnole sono più forti di quelle italiane, ma mi trattengo dall'andare oltre perchè in verità a me il calcio non piace per nulla. Anzi. Mi irrita. A me piace il rugby, soprattutto quello giocato dalle squadre anglosassoni e celtiche del Six Nations. Per quanto riguarda il calcio un'ultima osservazione. Quando con l'autobus Madrid Vision sono passato a fianco dello Estadio Santiago Bernabeu ho notato che improvvisamente l'interesse dei turisti presenti nel veicolo è aumentato al massimo. Ho visto cose inaudite: vecchietti che hanno effettuato torsioni del busto di quasi 180°; più di un finalista olimpico della ginnastica, per vedere il più a lungo possibile la facciata dello stadio; giovani e meno giovani di entrambi i sessi che con eccitazione descrivevano nelle loro lingue chissà quali grandi gesta dei loro calciatori preferiti e persino l'audio della mia guida ha parlato con enfasi di questa "ottava meraviglia" del mondo. Faccio gentilmente notare con amarezza che per i veri gioielli della cultura spagnola poche persone sul bus hanno mostrato vero interesse. Non ho parole per sintetizzare il fatto. Mi rendo conto tuttavia che il mondo è variegato e spesso abbondano più di tutti coloro che non la pensano come me. Rimango della convinzione che il calcio è uno sport stupido e noioso. A fine pasto, con un sole decisamente potente che emette raggi luminosi sempre più caldi a perpendicolo sulla mia testa, rientro in hotel percorrendo a piedi il Paseo de Recoletos fino a Plaza Cibeles per svoltare a destra nella salita di Calle de Alcalá fino all'hotel Regina. Il pomeriggio mi vede protagonista di passeggiate in pieno centro. Io non sono un turista che vuole visitare tutto. Mi definisco un turista che ama la lentezza delle visite, alla Kundera. Preferisco vedere e visitare meno cose ma gustarle più a lungo, come un cono gelato che si lecca a poco a poco. Dunque, piuttosto che fare improbabili viaggi a rincorrere tutti i luoghi turistici da visitare (il famoso 99% di tutto ciò che c'è da vedere) preferisco visitare solo il 50%. E poi non si sa mai che si possa ritornare in seguito sui "cari luoghi del delitto" per visitare il resto, con calma e piacere lento della scoperta. Dunque, passeggiata tranquilla all'insegna degli approfondimenti. Calle de Alcalá, Edificio Metropolis, Gran Via, Calle Montera. Nella Gran Via entro in una libreria per acquistare un libro in lingua spagnola che desidererei regalare. Mi interessa anche vedere da vicino come è strutturata all'interno e che tipo di proposte presenta. La libreria è grande ed è distribuita su più piani. E' un piacere visitarla. La trovo interessante anche per osservare che la narrativa spagnola ha grande successo e le proposte di romanzi nella lingua di Cervantes traboccano. Ci sono centinaia di proposte più o meno accattivanti. Sono colpito da tanta abbondanza. Cosa dire di più dopo questa immersione totale nel privato della cultura letteraria spagnola? Come italiano comincio a provare invidia per i cari cugini spagnoli. Sono riusciti a superarci in lungo e in largo. Questa è una verità, non un'opinione. Essere spagnolo, oggi, è trend. La Spagna è diventata protagonista in molti campi della cultura e della società in Europa. Fa tendenza, non c'è che dire. E questo indipendentemente dalla pessima reputazione politica che hanno i governi italiani. Gli spagnoli e i loro politici hanno lavorato sodo e bene, riuscendo a produrre un vero e proprio miracolo spagnolo. Hanno una capitale pulita, ordinata, piacevole, con tutte le facciate degli edifici messe a nuovo. Ma, soprattutto, vivono il loro boom, che continua da due decenni, con forte propensione al miglioramento e all'innovazione. Sono orgogliosi delle loro tradizioni e della loro cultura. Non per nulla, nel 1808 hanno battuto in battaglia anche Napoleone nella cosiddetta Guerra de la Independencia Española. Ma poi, mi chiedo, dove nascondono la spazzatura di giorno? Non c'è un solo cassonetto in giro e le strade sono sempre pulite. Vuol dire che puliscono le strade in tutte le ore del giorno ininterrottamente fino a notte inoltrata. E' così difficile farlo anche a Roma? Si! E' difficile, anzi sembra impossibile nonostante Roma abbia delle amministrazioni comunali di centrosinistra da decenni. E poi hanno una bella città, ben servita da trasporti efficienti. Hanno 11 linee metropolitane e un servizio di autobus da fare invidia a Londra. Imbocco adesso Calle Montera. Qui trovo la prima novità che mi colpisce. Avevo visto in precedenza tante giovani donne in piedi in attesa, ma non avevo dato peso al fatto. Adesso che guardo con attenzione capisco di che cosa si tratti. Sono prostitute! Giovani donne, quasi sicuramente sudamericane che si prostituiscono. Mi ricordano un passo del Don Quijote (Don Chisciotte) di Miguel de Cervantes quando scrive: "La senda de la virtud es muy estrecha y el camino del vicio, ancho y espacioso", cioè che "la via della virtù è molto stretta e la strada del vizio ampia e spaziosa". La mia sorpresa è grande perchè non avevo mai visto, a due passi della piazza centrale di Puerta del Sol, donne che avessero la sfrontatezza di presentarsi a fare il più antico mestiere del mondo. Nella mia ingenuità credevo che per il decoro della città la polizia non permettesse loro di farle rimanere nei posti strategici della città. Mi fermo a osservare. Le "ragazze" non mi sembrano impaurite per nulla. Anzi. Sono sfrontate quanto basta e non soffrono di alcun complesso di inferiorità. Sono anche scaltre perchè non sono aggressive. Aspettano. Con pazienza e caparbietà, aspettano di essere avvicinate. C'è un fugace controllo di due poliziotti che verificano i documenti a una di queste signorine ma non c'è alcun tentativo di contestazione. Evidentemente conoscono le leggi e i loro diritti. E poi parlano spagnolo come lingua madre e probabilmente hanno anche la cittadinanza spagnola. Rimango sconcertato dal fatto che ci si possa esibire in maniera così irriguardosa nei confronti della gente che passa più o meno velocemente. Ma vedo che le persone sono praticamente immunizzate, come se non facessero caso al "teatrino dell'attesa" e del controllo dei documenti. Non vedo curiosità da parte degli indigeni. E' un segnale che il fatto è stato completamente digerito e, dunque, come se non esistesse. Ci sono ragazze di tutti i tipi. Alte e magre con volti scavati, basse e grasse con visi paffuti e sottomento pronunciato. Tutte attendono quasi annoiate. Percorro Calle Montera per intero e mi ritrovo in Plaza di Puerta del Sol davanti al simbolo di Madrid, ovvero davanti alla statua di bronzo raffigurante un orso in piedi intento ad annusare i frutti di un madroño, cioè di una pianta di corbezzolo. Vedo qualche turista che fa delle foto. Io non ho la macchina fotografica e, dunque, posso solo vedere per ricordare. Ora che ci penso non ho mai visto una pianta di corbezzolo in vita mia. Di sorbo si ma di corbezzolo no. E dire che a colazione, da decenni, per dolcificare il latte metto sempre un cucchiaino di miele al corbezzolo. Me lo ha prescritto il mio allergologo, a causa di una allergia al polline di cui sono affetto. Comunque sia, questo corbezzolo si presenta come se fosse un gigantesco broccoletto barese, tutto fusto e in cima l'addensarsi delle infiorescenze di cui quella principale al centro costituisce la parte commestibile da cucinare. Il fatto è che in Italia il miglior miele al corbezzolo si trova quasi esclusivamente in Sardegna. 

Non mi sembra però il caso di attraversare il mar Tirreno per togliermi la soddisfazione di vedere un alberello di corbezzolo. Dunque, il madroño, a parte la sintonia con Madrid, credo rimarrà ancora una pianta per me sconosciuta. Per rimanere poi in tema di compartecipazione propongo qui la similitudine di due vie, chiamate entrambe MADRID. La differenza sta nel fatto che una si trova nella capitale spagnola e l'altra, vicino casa mia, nella capitale italiana. Curioso no? La scritta Q.XX significa Quartiere 20° della città di Roma.

 Nel frattempo mi viene da pensare che sono a Madrid da due giorni e non ho ancora assaggiato un solo dolce locale. Urge pertanto coprire questa "falla turistica". In piena Plaza Puerta del Sol nel lato ovest della piazza c'è una pasticceria indigena che presenta una vasta gamma di specialità dolciarie spagnole. Si trova esattamente all'uscita della fermata Sol della metro. Si tratta de La Mallorquina, una pasticceria-bar molto famosa in città per le varietà di dolci proposti. Deve il suo nome al primo proprietario che era originario di Mallorca. Capite subito che al femminile la pasticceria non poteva non chiamarsi che Pastelleria La Mallorquina. Delizioso il pan di Spagna, i napolitanas alla crema e i rosquillas de San Isidro. A Roma abbiamo i bignè di S. Giuseppe nella doppia versione alla crema e alla ricotta. A me piacciono quest'ultime. Ma questo è un altro discorso. Ancora è presto per andare a cena così il tardo pomeriggio lo trascorro prima in Plaza Mayor e poi a Plaza Del Sol dove, in Calle Tetuán, 15 ho un appuntamento che coniuga cibo e politica. Si tratta di una "tapas" importantissima nella storia di Madrid e della Spagna. In poche parole questa "tappa del gusto" si chiama Casa Labra, ed esiste dal 1879, anno in cui fu fondato il Partido Socialista Obrero Español. Si, proprio così. Il famoso PSE nacque proprio qui in questa vecchia taperia. Sulla porta di entrata del locale vi è scritto che non si accettano carte di credito degli Estati Unidos. Quando si dice che le radici sono quelle... Attenzione. Non è una cena. Si tratta solo di un piccolo spuntino fatto solo di due crocchette, una croqueta de bacalao e un'altra di patatas con una piccola barra de pan e un bicchiere di birra alla spina. Un vero e proprio bagno di politica spagnola! Unico particolare, oltre il gusto di queste gustose croquetas, è che mi sono scottato la lingua, perchè i "ristoratori comunisti" mangiano proprio caldo e il cibo scotta parecchio. Qui è facile fare le ore piccole. Il centro di Madrid, ovvero Puerta del Sol, è piena di gente. Un incredibile numero di persone, soprattutto giovani, la affollano, chiacchierando come solo gli spagnoli sanno fare, con gusto, esagerando. Rimango fino a sera inoltrata perchè dopo l'antipasto a Casa Labra vado a cenare da Sobrino de Botin, anzi alla Antigua Casa Sobrino de BOTIN, in Calle de Cuchilleros 17 uno dei riferimenti più famosi della cucina tradizionale madrilena. Il menù è quello standard della casa e consiste in un piatto chiamato Gazpacho (una zuppa all'aglio) e un secondo chiamato Cochinillo (maialino al latte al forno a legna). Tutto gustoso. Spero solo che questa notte non passerò dei guai perchè digerire l'aglio in una zuppa non dovrà essere facile. Speriamo bene.
Terzo giorno Sabato 12 luglio. Questa mattina esco dall'albergo con il chiaro intento di visitare la parte sud del centro storico. Qualcuno chiama questa parte della città, la Madrid borbonica. In ogni caso un tempo qui c'era solo campagna impiegata a produrre ortofrutta, tanto da essere chiamata "il Prado", cioè "il Prato". Adesso, sembra essere diventata una specie di City londinese con la presenza di edifici di chiara matrice politico-economico-finanziario. Ci sono il Banco de España, la Bolsa de Comercio, il Palacio de Linares, il Congreso de los Dipudatos, il Ministero de Agricoltura. La strada principale è il Paseo del Prado col chiaro intento di introdurre l'importanza del museo più importante di Madrid e uno dei più affascinanti musei che propone percorsi storico-artistici dell'intero pianeta. A Madrid non c'è solo il Museo del Prado. Ci sono il Centro de Arte Reina Sofia, il Museo del Ejército, il Museo Nacional de Arte Decorativa, il Museo Thyssen-Bornemisza, il Museo Naval; e la Real Academia de la Historia, la Real Academia Española e il Teatro Español. Non dimentichiamo poi la spettacolare Stazione centrale di Madrid, chiamata la Estación de Atocha, il Parque del Retiro, la Plaza Emperador Carlos V ed altro e avremo la chiara consapevolezza della ricchezza del quartiere. Dunque il Paseo del Prado che parte da Plaza Cibeles e va giù a sud verso Plaza de la Lealtade e Plaza Canovas del Castillo. Insomma un tratto di autostrada della cultura madrilena. Ero già stato qui il primo giorno quando ho visitato la Puerta de Alcalá. Ci sarebbe da scrivere per giorni per riuscire a dare senso a ciò che c'è qui. Esistono delle buone guide di Madrid che parlano approfonditamente dei tesori esistenti nei vari edifici museali, in particolare al Prado e al Centro de Arte Reina Sofia. A me rimane il compito di vedere e osservare quello che mi è possibile. Non basterebbe una intera settimana per vedere tutto ciò che viene offerto al pubblico. Si va dalle tele spagnole di Velázques e di Goya tanto per parlare dei due massimi esponenti della sola pittura spagnola. Poi ci sono quelle della pittura fiamminga, italiana e francese, alcune delle quali sono collezioni uniche al mondo. Non voglio dire nulla di più se non di ringraziare la cultura spagnola per le belle emozioni che regala nel mondo dell'arte. 

La Estación de Atocha mi colpisce per il suo caratteristico padiglione a forma di pagoda. E' la stazione centrale ferroviaria. In parte rassomiglia più a Milano centrale che a Roma Termini. E' abbastanza antica e prestigiosa. Il servizio ferroviario iniziò nel 1851 quando ancora non esisteva lo Stato unitario italiano. In Italia la più antica tratta ferroviaria fu la ferrovia Napoli - Portici, prima linea ferroviaria in assoluto costruita nel Mezzogiorno e inaugurata nel 1839 con una locomotiva a vapore chiamata naturalmente "Vesuvio". Non sottovalutiamo questo fatto. La mia guida dice che "la parte vecchia della stazione fu una delle prime grandi costruzioni in vetro e ferro battuto. E' in pratica una specie di vero e proprio hub che mette in comunicazione la stazione ferroviaria con una fermata della metro di Madrid della linea 1, chiamata fermata Atocha Renfe, con la stazione dei treni a corta e media percorrenza, chiamata Atocha Cercanias, e dulcis in fundo con la recente Puerta de Atocha, dei treni ad alta velocità chiamata AVE. La passeggiata continua perchè dalla piazza della stazione di Atocha iniziano a seguire una serie di Ronde che si chiamano rispettivamente Ronda Atocha, Ronda Valencia, Ronda Toledo e Ronda Segovia che circondano l'intero centro sud cittadino come una specie di Gran Raccordo Anulare come a Roma. E' l'ora di pranzo ed io ho un po' di fame. Decido di andare a mangiare qualcosa al Museo del Jamón per assaggiare il famoso prosciutto spagnolo, qui chiamato Jamón Ibérico. Sembra che a Madrid la catena di negozi chiamati tutti con lo stesso nome, cioè El Museo del Jamón siano una istituzione. Questi locali non sono dei veri ristoranti. L'insegna all'esterno dice che sono contemporaneamente Cafeteria, Charcuteria e Restaurante. E' come dire in Italia che un locale è contemporaneamente un ibrido di Bar, Rosticceria e Ristorante. Hanno comunque tutti un elemento che li caratterizza in modo particolare e li accomuna rendendoli simili: vendono e fanno mangiare il prosciutto spagnolo. In particolare io scelgo il locale che si trova in Carrera de San Jerónimo 6, a pochi metri dalla Puerta del Sol. Devo dire la verità: sono molto perplesso. Credo di avere un pregiudizio. Per me che provengo da un paese che è la patria dei prosciutti, dove si mangiano il prosciutto di Parma e quello di San Daniele, tanto per fare i primi due nomi che mi vengono in mente, mangiare un prosciutto spagnolo mi imbarazza. Ma spesso, in questi casi, è possibile superare certi pregiudizi osando e così decido di fare questo assaggio per togliermi questa curiosità. Sono quasi le due del pomeriggio, di un pomeriggio di fuoco, che mi vedono entrare in questo locale fresco e invitante. Devo dire subito che l'architettura del negozio, con una parete foderata in legno e un bancone enorme e lunghissimo somiglia più a un saloon texano che a un museo della ristorazione madrilena vero e proprio come pretende di essere. Tuttavia l'ambiente è stato architettato con cura, ed è invitante anche in considerazione del fatto che è spazioso e pulito. Nelle immediate vicinanze non vedo tavoli a cui sedersi mentre, alle spalle del bancone, sono appesi molti prosciutti interi che danno una piacevole sensazione di abbondanza. Decido di ordinare al banco alcuni panini di jamón ibérico con un bicchiere di viño tinto, cioè rosso. Dopo pochi minuti mi vengono serviti in un piatto. Sarà stata la freschezza e la fragranza dei panini, sarà stata la fame, sarà stato il prosciutto che è risultato al mio palato una novità originale con un gusto molto simile a quello italiano detto "di montagna", saranno stati il colore dei cibi e la cortesia del personale che mi ha servito, fatto sta che ho fatto il bis sia di panini che di bicchieri di vino. Certo questo jamón ibérico, marcato Bellota, non è proprio dolce e rosato come lo può essere un prosciutto di Parma dolce. Ma non è male. Completo il tutto con uno squisito caffè ed eccomi di nuovo in strada lungo la Calle de Alcalá. Si ritorna in hotel a fare la siesta.
Questa sera il programma prevede una cena caratteristica. Nella mia guida si dice che la miglior paella alla marinera (cioè di pesce) a Madrid si mangia al Restaurante "La Barraca", in Calle de la Reina che è una strada stretta e parallela alla Gran Via, situata sul lato nord vicino alla metro Gran Via a pochi passi dall'edificio Metropolis. E' sera e devo assolutamente mangiare questa pietanza perchè il tempo stringe e non posso rimandare la conoscenza di questo piatto famoso della cucina spagnola. La paella più conosciuta è quella alla valenciana (al pollo) che è nominata spesso in Italia come l'alternativa spagnola al risotto italiano e dato che a me piace il pesce si tratterebbe, un po' ironicamente, dell'alternativa spagnola al "risotto alla pescatore" italiano. Quella che voglio ordinare è una "paella di mariscos" ma ci sono anche paelle di altro tipo come alla carne, alle verdure e miste. Entro nel locale. Mi aspetto che sia pieno di gente. Invece non c'è quasi nessuno. tranne una coppia di signori anziani a un tavolo nella sala all'entrata che aspettano le pietanze. Mi riceve una gentile signora che sembra la titolare del ristorante. Le dico che sono italiano e che desidererei assaggiare la paella marinera della Casa. Buenas tardes. Yo quiero comer la Paella! Il mio spagnolo non sarà perfetto ma è prezioso perchè mostra da parte mia il dovuto rispetto della lingua locale. Vedo la signora perplessa e meravigliata della mia richiesta. Preoccupato per qualcosa che non avrei dovuto dire, mi informa che la paella è un piatto cucinato all'istante e che per essere realizzato dal cuoco è necessario produrne una quantità per almeno due persone. E siccome io sono solo, non è possibile esaudire il mio desiderio. Chiedo alla signora che sono disposto ad aspettare che altri clienti la ordinassero quando entrano un giovane e una ragazza che chiedono di mangiare anche loro la paella. La signora mi tranquillizza dicendomi che sono stato fortunato. Bien, gracias, rispondo. Mi rivolgo ai due giovani per ringraziarli per avere richiesto quella pietanza quando mi accorgo che sono italiani, liguri in particolare. Accettano i miei ringraziamenti e si siedono a un tavolo vicino al mio. Trascorre una buona mezz'ora prima che il piatto si presenti sul mio tavolo. Questo depone bene perchè vuol dire che non si tratta di avanzi o di pietanza cucinata il giorno prima. La signora tutta contenta mi porta un enorme piatto di riso con una quantità incredibile di crostacei. Ci sono gamberi, cozze, vongole, gamberoni tutti presenti in un enorme piatto. A me dà l'impressione di essere una miscela di risotto mischiato con zuppa di pesce o, vista l'origine dei miei due connazionali, con "caciugo" ligure nel quale prevalgono i crostacei. Con del buon vino blanco de la Casa chiamato Viña Sol. La paella a base di pesce è veramente squisita e non ha nulla a che vedere con quella cucinata con i sacchetti colorati comprati al supermercato. Il piatto si presenta bene, è abbondante, ha il riso cotto al dente e cucinato con gusto. Esco dal ristorante soddisfatto.

Quarto giorno Domenica 13 luglio. Oggi il programma mattutino prevede di visitare principalmente luoghi religiosi. Il calendario è: Catedral dell'Almudena dove ascolterò la messa, poi S. Francisco, e dulcis in fundo Palacio Real de Madrid con vista su Rió Manzanares con guida in italiano. E' domenica e la giornata festiva invita alla visita del grande e sfarzoso Palazzo Reale di Madrid, compresa la Catedral de la Almudena altro piatto interessante del menù mattutino. Intanto perchè questa visita? Due le ragioni principali. In primo luogo il palazzo fu costruito per stupire. Qui i reali spagnoli non si sono discostati in nulla dallo stesso atteggiamento degli altri regnanti d'Europa del tempo. "E' necessario che gli altri parlino di noi perchè abbiamo un Palazzo Reale da invidiare". Lo stesso è stato a Vienna, a Parigi e persino a Bucarest con la Casa Poporului simbolo della dittatura di Ceausescu. Probabilmente sarà stato questo il pensiero che è passato nella mente dei regnanti d'Europa nei secoli del tardo Secondo millennio. E ci sono riusciti, perchè nel nostro Continente si trovano decine di palazzi reali che stupiscono veramente. In secondo luogo, lo abbiamo accennato nella premessa, il Palacio Real si trova sullo stesso luogo della nativa Roccaforte dei Mori chiamata, nei secoli di fine primo millennio, Alcázar, parola chiaramente araba che significa il castello (القصر). I Mori lo avevano costruito per i loro emiri due secoli prima della fine del sogno arabo di espandersi in Europa lungo la via occidentale della Spagna. L'Enciclopedia Treccani traduce la voce qaṣr (attenzione con il puntino sotto la esse) con "castello, forte e, anche, palazzo di principi o governatori. È usato nella toponomastica di paesi di lingua araba, persiana e turca, sia nella forma qaṣr dell’arabo classico, sia nella forma dialettale qṣar. In Spagna, unito all’articolo arabo al-, ha dato origine al nome comune e toponimo alcázar". Se avevamo qualche dubbio adesso non lo abbiamo più. In Spagna ci sono diversi Alcázar. C'è quello di Siviglia, chiamato Alcázares Reales de Sevilla, Cordova, Segovia, Toledo e San Juan, tutti luoghi lussuosi e bellissimi nella loro architettura. Tra l'altro Luis Paret y Alcázar fu il nome di un pittore madrileno della seconda parte del Settecento, allievo di Velázquez che dipinse quadri sacri. Così come Nicola Granèllo fu un altro pittore, morto a Madrid, ma italiano di Genova, che si recò a Madrid nel XVI secolo per eseguire gli affreschi proprio nella Real Alcazar. Dunque, esistono due buoni motivi per visitare questa interessante reggia madrilena e trascorrere piacevolmente le ore antimeridiane. Dopo due fermate della metro linea 2, da Sevilla a Opera (alle spalle del Teatro Reale) con fermata intermedia di Sol, arrivo nella Plaza de Oriente a mattinata inoltrata. Il caldo comincia ad essere inaccettabile ed io con due bottigliette di acqua minerale al seguito bevo ripetutamente per evitare disidratazioni perniciose. La statua equestre di Felipe IV è lì, nel centro della Plaza, con l'iscrizione: PARA GLORIA DE LAS ARTES Y ORNATO DE LA CAPITAL ERIGIO ISABEL SEGUNDA ESTE MONUMENTO alla base del monumento. Sembra dire ai visitatori di fare attenzione perchè alle sue spalle ci sarà il Palacio Real che il padre, il Rey de España Felipe V, ordinerà di costruire. La piazza è molto bella ma la mancanza di alberi non produce ombre desiderate e la presenza di tanta ghiaia e pietrisco fastidiosi da calpestare aumenta la sensazione termica. La calura è terribile. Il mio cappellino non basta a coprirmi il capo dal sole che picchia come se fossimo nel sahara, che in arabo significa proprio "deserto". Non c'è molta gente in giro. Vedo pochi turisti. Probabilmente sono già venuti per tempo, con il fresco della mattina e adesso sono in qualche zona di Madrid a gustare qualche venticello artificiale dei loro alberghi, come il "ponentino" romano. Urge mettersi al riparo. Lo faccio entrando nel Palacio e mi aggrego a un gruppo italiano diretto da una ragazza spagnola che parla italiano. Ad osservare attentamente il Palacio Real con i suoi sontuosi interni che la mia guida mostra abbondantemente mi viene in mente un passo dell'opera La vida es sueño di Pedro Calderon de la Barca. L'autore, drammaturgo teatrale, nato a Madrid nel 1600 e morto sempre a Madrid 81 anni dopo, è un vero madrileño che ha scritto una ponderosa serie di tragedie tutte straordinarie. Nella Scena terza del Secondo atto, Sigismondo, dopo essersi svegliato dal sonno causato dalla bevanda soporifera somministratagli da Clotaldo, il suo guardiano, esclama: «Cielo aiutami che vedo? [...] Non mi spaventa ciò che vedo, ma stento a credervi. In questi palazzi sontuosi, io? Io, fra preziose stoffe e broccati? [...] sarebbe un errore dire che sogno: so bene che sono desto». Immagino quanti personaggi che hanno visitato questo Palazzo saranno stati d'accordo con le parole di Sigismondo per aver potuto vedere i bellissimi saloni realizzati tra l'altro da un italiano di nome Sabatini. In una sala del palazzo la ragazza spagnola che ci fa da guida ci informa che un piccolo armadio presente in un angolo è chiamata "stipu". Questo mi fa ricordare i legami esistenti tra la Spagna e il meridione d'Italia dove un piccolo armadio viene chiamato in dialetto esattamente "u stipu" nella stessa maniera come lo chiamava Carlo III. All'uscita decido di osservare la vallata sottostante al Palacio da dove si vede la Valle del Manzanares. Il panorama è bello e la vallata è assolata ed è difficile scorgere il fiume. Il Rió Manzanares si scorge appena e suscita poco interesse, almeno da questa distanza. Fa uno strano effetto osservare un fiume di piccola portata in un ambiente desolato. Mi ricorda i fiumi siciliani che sembrano in estate dei rigagnoli più che dei veri e propri fiumi. Decido di entrare nella Catedral per visitarla. Il nome completo della cattedrale è Catedral de Santa Maria la Real de la Almudena. Si trova in Plaza de la Armería, vicino al Palacio Real, ed è dedicata alla patrona della città, la Virgen de la Almudena. La Catedral ha pianta a croce latina, con tre navate e transetto. E' stata costruita in stile architettonico tutto nuovo (soprattutto neogotico, ma anche neoromanico e neoclassico). Ha un bellissimo organo a canne, una bella cupola ed è stata consacrata da poco, una decina di anni fa, da Papa Giovanni Paolo II come Catedral de Madrid. Quello che mi colpisce immediatamente è il colpo d'occhio neogotico. Le colonne in particolare sono in stile neogotico e lasciano intendere una diversità di architettura che nasconde un orgoglio nazionalistico di differenziarsi dal solito stile romanico barocco italiano. Sono in pratica simili alle stesse colonne di S. Paolo dentro le Mura a Roma, che è una Chiesa protestante episcopale americana che si trova in via Nazionale a Roma. L'interno come al solito invita al raccoglimento e alla meditazione. Ne approfitto godendo della temperatura piacevolmente fresca esistente nella navata centrale. Penso a quanta storia ci sia all'interno di queste mura. Lo stesso interno della cupola in colore blu aiuta molto e piacevolmente a riflettere su dove sia andata la bussola della cattolicità in questo grande paese che lega insieme grande religiosità e forti segni di intransigenza laica per negare l'ortodossia della fede. Belle sono anche le vetrate policromatiche. Non c'è che dire è una bella cattedrale. Bene. Nonostante il caldo sia sempre l'avversario da battere mi incammino per la mia passeggiata preferita. Quale? Si tratta del quadrilatero Gran Via-Plaza España/Calle Bailèn-Plaza de Oriente/Calle Arenal/Puerta del Sol-Calle de Alcalá. Lungo questo tragitto mi attrae moltissimo Plaza España. Perchè? Per due ragioni. In primo luogo considero questa piazza un piccolo parco limitato e racchiuso da colossali edifici che la circondano. Si tratta dei due edifici della Torre Madrid e dell'Edificio España. In realtà questo mini parco mi ricorda quando ero bambino e vivevo in un paesino siciliano alle falde dell'Etna e mio padre mi portava a Catania a passeggiare nel Giardino Bellini, dai catanesi chiamato Villa Bellini. Ebbene la bella Plaza España, non so spiegare il perchè, mi ricorda proprio Villa Bellini a Catania. Forse perchè è bella, con del verde curato e con le panchine e gli alberi ben tenuti. Fatto sta che la sento a me familiare, come se fossi vissuto qui in un'altra vita e lo conoscessi da sempre. La seconda ragione è che al centro c'è un bellissimo obelisco e tre statue che in un solo colpo ricordano uno dei più grandi scrittori spagnoli Miguel de Cervantes posto appena sopra delle due statue di Don Quijote de la Mancha che cavalca Ronzinante e di Sancho Panza che lo segue su un asino realizzate dallo scultore Lorenzo Coullaut Valera. Il titolo del romanzo di Miquel de Cervantes è noto ed è El ingenioso caballero don Quijote de la Mancha, una delle migliori opere letterarie mai scritte e seconda come numero di copie tradotte nel mondo solo alla Bibbia. Ricordare Miguel Cervantes è il minimo che si possa fare passeggiando o rimanendo seduti in questa magnifica piazza. Per gli spagnoli Don Chisciotte è come per noi italiani il Pinocchio di Collodi o I Promessi Sposi di Manzoni. E a proposito del Don Quijote mi viene in mente un passo della sua opera monumentale che collega l'espanidad tipica dell'opera di Cervantes con la sicilianità di questa piazza. Il passo si trova nel Cap. 30, quando Don Chisciotte fu raggiunto dal curato, dal barbiere camuffato con la barba posticcia, da Sancho e dalla donzella Dorotea, ovvero regina Micomicona, legittima erede del gran regno di Micomicone figlia del re suo padre, che si chiamava Trinacrio il saggio, per convincerlo a seguire la richiesta di Dorotea: "Avremo un lungo cammino da compiere - disse la donzella per giungere al regno di Micomicone, lasciatomi in eredità da mio padre, Trinacrio il Savio, e toltomi con la perfidia dal malvagio Pandalfilando[...]". Trinacrio dunque è il nome del padre di Dorotea che proviene dal sostantivo Trinacria, antico nome della Sicilia. Ricordo che Cervantes nel 1570 fece tappa a Palermo e due anni dopo partecipò alla battaglia di Lepanto contro i turchi dove perse la mano sinistra. Cervantes conosceva bene l'Italia. Vi era stato girando in lungo e in largo per la penisola. Ebbene ho la netta sensazione di sentire in questa piazza madrilena il forte richiamo della sicilianissima Catania, proprio in virtù del legame siciliano di Cervantes. Si è fatto tardi e io ho fame. Come si dice a Roma "Francia o Spagna purché se magna". E il pranzo qui è un'istituzione. Ricordo a me stesso prima che agli altri che la colonnina di mercurio del termometro, a quest'ora, misura ben 39 gradi Celsius. Un caldo terribile. Nella Gran Via trovo un localino accettabile e decido di mangiare le cozze. Il locale mi piace. Ha una sola sala all'entrata, con una decina di tavoli, uno vicino all'altro. Mi seggo nel centro della sala. Le sedie sono robuste, del tipo di una trattoria romana. L'atmosfera è quella di un locale che mette a proprio agio i turisti. Il cameriere con discrezione mi porta il menu, nel quale trovo nella "sezione pesce" una pietanza dal titolo mejillones alla marinera, cioè una insalata di mare, tutta di cozze, condita con olio, limone. prezzemolo e cipolla. Ordino questo piatto con la mia solita perplessità mista a preoccupazione di mangiare cibo indigesto. Ma il caldo da una parte e il brillante superamento dell'esame precedente da Abuelo con i gamberetti alla piastra mi convince che gli spagnoli sono più seri ed onesti dei ristoratori romani. A prima vista il piatto sembra normale ma alla fine risulterà più che abbondante e di completo gradimento. In pratica mi sazia completamente. Oso dire che questa pietanza di cozze sgusciate e cucinate come insalata di mare è una delle più grandi abbuffate di cozze che io abbia potuto fare nella mia vita. Tra le tante cose credevo che il gusto fosse pessimo. Alla fine mi son dovuto ricredere una seconda volta sulla validità delle proposte di pesce a Madrid. Madrid non cessa di stupirmi. Sa essere intrigante quanto semplice e piacevole allo steso tempo. Parodiando Kafka oso dire che Madrid "è destinata ad essere un grande lunedì" e la domenica, al contrario di Kafka, passa subito mentre le nuvole non sono migranti ma semplicemente non ci sono. Rientro in albergo per riposarmi e soprattutto per rinfrescarmi. Oggi è l'ultima serata che ho a disposizione perchè domani si rientra a Roma. Dunque il riposino pomeridiano dura meno del previsto. Percorro a piedi ancora una volta, forse la sesta, il Paseo de Regoledos. E’ quasi sera, le luci dei lampioni sono accese e in giro c’è poca gente. Decido che è arrivato il momento di rientrare definitivamente in albergo. Domani mattina devo andare all'aeropuerto per il rientro. Tutte le sere che precedono la partenza io vado a letto presto. Devo far preparare il conto alla Reception e fare la valigia. E’ ormai una prassi consolidata che si ripete in tutti i miei viaggi concludere così la serata che precede la partenza con cautela. Mi trovo nel Paseo Regoledos e fra poco sarò a Plaza Cibeles dove svolterò a destra, su per la salita di Calle Alcalá. Improvvisamente mi sento chiamare da qualcuno con un “ciao italiano”. Mi giro e riconosco subito il giovane immigrato egiziano che ho incontrato qualche giorno fa a Plaza Colón. Sorpreso dall'incontro casuale mi chiede come sto e se può camminare insieme a me. Non potendo dire di no ma ancora stupito dalla rara coincidenza dell’incontro, aumento il passo per Plaza Cibeles. Dopo alcune decine di metri gli vedo estrarre dalla sua tasca il cellulare e comporre, in modo circospetto, un numero telefonico. Vedo questo suo atteggiamento che non mi ispira fiducia come un richiamo a fare attenzione. Che strano, mi dico, invece di parlarmi si mette a fare telefonate segrete e sospettose con qualcun altro. Lo sento mormorare qualcosa in arabo e poi chiude la connessione come se nulla fosse. Nel frattempo mi trovo in una zona poco illuminata, prima dell’Istituto Cervantes, e noto nel mio interlocutore un cambiamento di loquacità notevole. Mi chiede quando partirò da Madrid, in quale hotel alloggio e che farò questa sera. Gli rispondo che domani rientrerò in Italia. Non faccio in tempo di concludere la risposta che sbucano improvvisamente, chissà da dove, due persone di età indefinibile che ci fermano. Dicono di essere della polizia nonostante non abbiano la divisa e ci chiedono i passaporti per un generico controllo. Vedo con la coda dell’occhio che il mio compagno giramondo esibisce troppo in fretta a uno dei due il suo documento. La scena è surreale perché tutto mi sembra fuori luogo, finto, da scena cinematografica. L’altro individuo, che mi rifiuto di chiamare poliziotto, si rivolge a me facendomi segno con la mano di dargli il mio documento, senza parlare in spagnolo. Avrebbe dovuto dirmi di dargli il pasaporte. In ogni caso non sono intenzionato a dargli nessun documento, perchè capisco che sto per essere derubato del mio passaporto, senza il quale domani non potrei più partire. Capisco al volo in tempi brevissimi che i due sono dei falsi poliziotti che stanno per fregarmi e che i tre sono tutti compari nord africani. Memore della fregatura avuta a Vienna la volta scorsa sulla metro per il Prater, in cui un finto ingessato al braccio mi ha rubato dal borsello il palmare, intuisco che devo fare assolutamente qualcosa per salvarmi. Per sorprenderli decido di fare un urlo molto forte, distraendoli quel tanto da mettere in moto le gambe e scappare il più presto possibile, allontanandomi. E poi si vedrà. L’effetto sorpresa ha successo. I tre presi alla sprovvista e sorpresi dalla mia reazione brusca e imprevedibile, non sanno cosa fare e perdono secondi preziosi. Quando prendo un po' di vantaggio loro iniziano a rincorrermi. Ma ormai è troppo tardi perché superata Calle Barquillo arrivo all’inizio della Gran Via, dove i passanti sono numerosi e la zona è illuminata a giorno. Vedo i tre desistere e scomparire, probabilmente imboccando la stessa Calle Barquillo da dove erano arrivati i due individui sinistri. Ansimante ma determinato percorro i cento metri rimanenti che mi portano alla fermata Sevilla della metro, all'inizio di Calle Virgen de los Peligros. Scendo le scale della metro per risalire subito dopo fuori dalla salida come un perfetto agente segreto 007 e sviare qualche possibile complice dal mio domicilio. In un baleno entro in hotel mettendomi al sicuro. Perbacco! L’ho scampata bella. I tre per poco non mi sequestravano il passaporto, bloccandomi a Madrid chissà per quanti giorni. Più probabilmente ricattandomi me lo avrebbero ridato in cambio di denaro. In futuro dovrò adeguare la mia strategia per i prossimi viaggi. Oltre al passaporto porterò la mia carta di identità. Lascerò il passaporto in albergo nella cassetta di sicurezza e porterò addosso solo il più comodo e sottile documento di identità, valido in tutti i paesi dell’UE. Naturalmente questa sera non uscirò più dall’albergo e mangerò solo un toast al bar. Sarà una buona occasione per vedere un po’ di televisione spagnola.

Quinto giorno Lunedì 14 luglio. E' il giorno della partenza. Si ritorna a casa, a Roma. Fin dalle prime ore del mattino ricordo la brutta serata precedente ma non sono in ansia. Di solito i ladruncoli non operano scopertamente la mattina e quindi non credo che li incontrerò. In ogni caso farò attenzione quando prenderò tra poco la metro per l'aeroporto di Madrid  Barajas. Il viaggio e la relativa vacanza madrilena sono finiti. Qualche riflessione può essere utile. Intanto faccio notare che la preparazione del viaggio è stata abbastanza faticosa. Ho dovuto studiare per la sesta volta geografia, storia, letteratura, storia dell'arte e teoria delle mappe urbane. Tiziano Terzani ha scritto che «se lo riterrete necessario dotatevi pure di tutte le cartine geografiche che volete. Però prima di partire dovete mettervi a studiare la geografia - consultando libri e guide turistiche - ma ricordate che non potrete mai sapere cosa vi riserverà il sogno». Per lui il viaggio era vita e sogno, mentre per Pedro Calderon de la Barca come abbiamo visto sopra solo la vita era un sogno. Io rientro a casa ma non dimenticherò mai il piacere di questa visita turistica nella capitale spagnola.
C’è ancora il tempo di lasciare qualche traccia nella mia memoria per quanto vedrò lungo il percorso di ritorno che mi porta all'aeroporto. Per me, che considero questi itinerari di viaggio una modalità di vita per vedere il mondo allargato agli altri paesi dell'Europa, è importante raccontare tutti i temi della mia esperienza di viaggio. Non solo perchè essi sono importanti per lasciare dei ricordi costituiti anche da semplici frammenti di vita vissuta nella quotidianità reale e non virtuale, ma anche perchè il viaggio inizia e si conclude a Roma e io ancora sono a Madrid. Ho un solo rimpianto. Lascio Madrid senza essere riuscito a vedere nè una corrida, nè lo stadio di Las Ventas. E la mia amarezza non è dovuta tanto alla perdita dello spettacolo in sè, quanto per non aver potuto vedere e respirare l'atmosfera dell'arena, con il toro che all'inizio la fa da padrone mettendo paura. Ho tentato in tutti i modi di informarmi per una visita ma l'arena di Las Ventas nei giorni della mia permanenza a Madrid è rimasta inesorabilmente chiusa. Tra l'altro, poi, credetemi, l'idea di stare in uno stadio all'aperto sotto il sole terribile e infernale di questi giorni, anche solo per poche decine di minuti mi ha distolto dall'insistere. Questa volta infatti per arrivare alla fermata di Nuevos Ministerios e prendere la línea 8 per l'aeropuerto Barejas di Madrid non passerò più da Cuatro Caminos ma da Manuel Becerta, prendendo la linea 6. Mi dispiace lasciare Madrid. Mi ci ero affezionato. E poi a parte l'increscioso episodio di un furbetto egiziano non mi posso lamentare di nulla. La mia vacanza è stata, a parte il caldo, semplicemente perfetta. E, tuttavia, non si può mai dire mai. Perchè la novità del rientro romano si manifesterà in tutta la sua gravità all'arrivo all'aeroporto di Roma Fiumicino quando scopro che la mia valigia non c'è al nastro di arrivo. In poche parole, e per prima volta in assoluto nei miei viaggi, dopo una lunga attesa al banco dell'Assistenza clienti di Alitalia scopro che la mia valigia, per un errore, è rimasta a Madrid. Non sono stato il solo al quale gli è cascata in testa questa incresciosa tegola. Ma in questi casi non si può dire"mal comune mezzo gaudio", perchè nel buco nero di aeroporto che è Roma Fiumicino, la valigia arriverà alcuni giorni dopo a Roma e a casa mia ben sette giorni dopo il mio arrivo in Italia. Non aggiungo altro. Arrivederci e ... al prossimo viaggio Lisbona.


Elenco dei report di viaggio delle capitali europee già pubblicati.

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BIBLIOGRAFIA LETTERATURA DI VIAGGIO

Manuali e guide di viaggio adoperate.

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