venerdì 30 settembre 2011

Secessione, democrazia , scuola e decadenza della società italiana.

Il tema è di quelli che hanno valore e che è necessario che se ne parli per evitare che in fututo si sbagli di nuovo. Vediamo di proporre una riflessione adeguata per giustificare il fatto che i mali non vengono dal nulla ma sono l'effetto di ben precise cause. La secessione è un tema pericoloso perché agita nei cuori delle opposte fazioni passioni e sentimenti forti. E’ evidente che la secessione potrebbe avere un senso in una società divisa in due da fattori linguistici, culturali, sociali, etici e religiosi. Nel caso della Lega Nord non esistono ragioni del genere. Dunque, la secessione proposta da Bossi & C. è in realtà un mero calcolo di bottega della Lega Nord per avere più potere e più schèi. Tuttavia, la stessa idea è già trasgressione bella e buona, con una Costituzione che la vieta esplicitamente. Ma secessione vuol dire soprattutto incapacità del sistema politico a dare risposte. Significa inadeguatezza di proposte politiche valide per la soluzione dei problemi. E di questo si tratta. L’idea secessionista nacque da fatti evidenti in cui la degenerazione dei partiti ha portato il paese alla bancarotta. Prima “mani pulite” e adesso il “Sultano” di Arcore. Ma perché l’idea della secessione? Una ragione potrebbe essere quella che parte dalla insufficiente proposta politica dei partiti degli anni ’70 i quali, per calcoli di potere politico, sacrificarono gli ideali della democrazia per biechi interessi partitocratici. Attenzione qui stiamo parlando non dei partiti di oggi ma di quelli di ieri, cioè di PCI, DC, PSI e altri minori. Stiamo parlando dei famosi partiti della Liberazione e della costituzione della Repubblica. Come è stato possibile che il collante della democrazia sia venuto meno? Noi abbiamo una spiegazione: la scuola. E lì che è stato possibile trovare il grimaldello in grado di scardinare la porta della democrazia, della buona società e dell’idea stessa di Costituzione. Gli studenti di quegli anni sono adesso i dirigenti e i politici di oggi. Avere permesso al ’68 di entrare liberamente nelle scuole senza avere creato prima un firewall di protezione è stato l’errore più colossale che la Prima Repubblica abbia potuto commettere. L’entrata trionfale della sinistra nel mondo della scuola, realizzata con la complicità della DC, non è stata come si è sempre fatto intendere una giusta rivendicazione di un maggior legame fra scuola e società. No. E’ stata la scusa per far entrare nella scuola la peggiore politica, che si chiamò "partitismo". I Decreti Delegati che avrebbero dovuto rappresentare lo strumento normativo per mettere in relazione scuola e società sono stati, viceversa, la clava con la quale si è iniziata l’opera demolitrice della democrazia, della formazione dei giovani e dell’idea stessa di Costituzione. Qualunque intervento dei rappresentanti dei partiti nella scuola degli anni ’70 ha avuto per obiettivo l’interesse della partitocrazia ai danni della cultura e dell’educazione dei giovani alla democrazia. Chi i responsabili? In ordine di responsabilità: il PCI e la CGIL per primi che volevano“cocuzze” e “cucuzzaro”, la DC a seguire che voleva passare all’incasso elettorale tramite le varie lobbies come “Comunione e Liberazione”, il PSI per ultimo che non è riuscito a comprendere che non avrebbe mai dovuto combattere il PCI con le tangenti e la Milano “da bere”. Tutti hanno privilegiato il proprio orticello e adesso ne paghiamo le conseguenze. Quello che oggi appare in tutta la sua spudoratezza è il progetto che sinistra e centro del tempo misero in atto tradendo l’idea dei principi politici del comunismo e del cattolicesimo senza etica politica. Un vero e proprio "mercato del bestiame" si scatenò sull’intera scuola italiana bloccando per sempre l’idea che la scuola potesse e dovesse costruire i futuri dirigenti attraverso i principi della democrazia, del merito, del confronto delle idee, e in fin dei conti dell’idea costituzionale di libertà democratica. Da lì nacque la questione morale che investì, com’è noto, tutti i partiti producendo alla fine il berlusconismo, una medicina peggiore del male. Qui vogliamo ricordare in conclusione che il vero diavolo fu il matrimonio tra comunisti e cattolici. Adesso tutto è drammaticamente chiaro ed evidente: si è trattato di due pessime religioni che hanno prodotto il disastro di oggi. Che squallore! Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

martedì 27 settembre 2011

Finalmente la Chiesa cattolica predica e razzola bene.

Tanto tuonò che piovve! Per dire che dopo tante belle e inconcludenti prediche finalmente sono venuti i fatti. E i fatti sono là che dichiarano in maniera eloquente che abbiamo un Presidente del Consiglio che deve dimettersi perché non possiede i requisiti politici e morali per rimanere seduto sulla sedia di Capo del Governo. La prolusione del Card. Bagnasco è, come si suole dire in questi casi, “carta che canta”, perché le cose dette da ultimo (da noi desiderate da anni) dal Presidente della C.E.I., sono chiarissime e pesantissime per i destinatari. Solo i sordi che non vogliono sentire possono dire che le parole del Presidente della C.E.I. non sono dirette a Silvio Berlusconi. In realtà il Capo della Chiesa cattolica italiana rimprovera a tutti i politici italiani che non si ispirano al bene comune, alla sobrietà della vita e non hanno timore della loro licenziosità, che è necessario che si facciano da parte. Oggi è una giornata epocale. Nessun cattolico che si dichiari seguace della Chiesa cattolica può far finta di niente: ne uscirebbe come sostenitore di Satana. I Presidenti del Consiglio (in verità solo Berlusconi) che non fanno gli interessi della nazione devono andarsene a casa. Speriamo che i cattolici italiani che sono impegnati in politica recepiscano il messaggio e attuino di conseguenza atteggiamenti coerenti con le parole del Capo della Chiesa cattolica in Italia. Berlusconi, per favore, si dedichi ai suoi processi. Ne ha di bisogno. E ... a casa i furbi con le loro cricche!

domenica 25 settembre 2011

Politica italiana screditata e paura della scienza.

Lo diciamo subito per evitare fraintendimenti: lo scopo di questo post è parlare male dei politici che ci governano che sono tutti a senso unico, cioè tutti contrari alla scienza e dediti alle conseguenze di questo furore antiscientifico. Basta fare il conto di quanti scienziati ci sono in Parlamento e confrontarli con quanti avvocati si trovano a fare i parlamentari. Una vera e propria vergogna nazionale. In subordine abbiamo anche l’obiettivo di ridicolizzare i Signori degli oroscopi che attualmente imperversano in Italia su tutti i media, in particolare nelle televisioni (ormai non c’è più differenza tra tv pubblica e privata; la Rai con i lacchè di regime filo berlusconiani che comandano al suo interno è adesso anche peggio di Mediaset). Facciamo un gioco divertente e intelligente. Prendiamo tre libri, li leggiamo uno dopo l’altro e facciamo la sintesi. Ciò che deduciamo rassomiglia più a un quarto libro o a nessuno dei tre? Di una cosa siamo sicuri: che se i tre libri parlano di scienza il quarto libro o la sintesi che non si riconosce nei tre precedenti conterranno sicuramente una avversione alla scienza in modo mostruoso. Il gioco sta tutto qua: tre libri che parlano male della scienza è facilissimo trovarli in libreria. In realtà abbondano su tutti i tavoli in bella vista. Basta scegliere un autore cattolico, uno scrittore filo berlusconiano e un intellettuale di centrodestra, ma anche uno di centrosinistra, tanto sono gli stessi. Ne esce fuori come risultato lo specchio dei nostri giorni. Un esempio? La brillante vita dei Signori degli oroscopi, per non parlare del caso del medico in pensione Di Bella, cioè di quel medico siciliano che aveva detto di aver trovato la miscela anticancro. Dunque i maghi degli oroscopi, osannati dalla critica televisiva, messi in cima agli interessi di qualunque rete televisiva, immancabili in un qualunque programma generalista di tutte le televisioni italiane: questi signori della predizione del futuro sono diventati indispensabili. Come mai? Semplice: lo vuole la società berlusconiana e lo impongono i vari Direttori delle reti tv. Perché? Perché la loro presenza allontana dalla mente dei telespettatori la possibilità di pensare con la propria testa, in modo critico e, dunque, li si abitua alla passività nelle scelte. Ci ricorda la famosa questione posta nell’800 dal Ministro dell’Istruzione russo allo Zar quando gli confidò che i giovani e la società russa, purtroppo, sapevano poco di Geometria. Lo Zar ci pensò su un po’ e poi disse al suo ministro che sì, si poteva insegnare la Geometria a scuola. Con una sola restrizione: che i teoremi non fossero dimostrati. Aggiungiamo che il credere negli oroscopi fa tendenza perché permette di far decidere agli altri la nostra vita e il nostro futuro. E gli "altri" sono i proprietari delle tv e dei settimanali patinati, quelli che privilegiano il pettegolezzo e le foto osè delle veline di turno. In pratica il berlusconismo oppiaceo televisivo sta sviluppando una specie differente di italiano: gente che non ha mai letto un libro senza figure e che si dedica a veleggiare nell’analfabetismo scientifico. La scuola, i giornali, le tv sono tutte concentrate a produrre una forma antiscientifica di vita. E la stessa Chiesa sta facendo la sua parte parlando ripetutamente male della scienza come se tutti i mali del nostro tempo dipendessero dalla scienza e non dai politici. Sopravviveremo? Forse si. Ma senza scienza vivremo sempre più male, perché il male non è nella scienza ma nelle decisioni dei politici. Sono questi ultimi che danneggiano la società. C’è un solo modo di rivitalizzare il razionalismo e il buon uso della ragione. Lo disse bene il filosofo Popper: “Non per ingenerare l’illusione che l’uomo sia un essere ragionevole. Per insegnare alla gente a fare buon uso della ragione, che è il dono più meraviglioso che abbiamo ricevuto dalla natura. Dobbiamo imparare a essere ragionevoli e modesti, perché come diceva Socrate, sappiamo a mala pena di non sapere. Chiunque si vanti di sapere più degli altri è un imbroglione”.

giovedì 22 settembre 2011

Il silenzio della Chiesa è un “prudente calcolo” o una “voluta ipocrisia”?

That is the problem fece dire ad Amleto, nel suo celebre monologo, il grande tragediografo inglese William Shakespeare. La frase è spesso criptica. In questo contesto, tuttavia, la domanda è chiara perché si vuol mettere in evidenza che fra le due possibilità non c’è equivalenza ma disparità. Ecco di che si tratta. In questo periodo di tragici avvenimenti politici, che vedono coinvolti da una parte Silvio Berlusconi e dall’altra il sistema politico italiano e la sua credibilità internazionale, molti commentatori hanno avvertito la necessità di conoscere il perché la Chiesa cattolica abbia tenuto un comportamento di grande estraneità nella vicenda. Nel ricordare che il governo Berlusconi ha preso dei provvedimenti pesanti per i cittadini, soprattutto nei confronti di quelli più poveri favorendo in modo plateale le classi più ricche, ci si è interrogati del perché dell’”assordante silenzio” delle gerarchie cattoliche. Le risposte più significative dei due schieramenti pro- e contro- a questo interessato silenzio sono nel titolo di questo post. A noi il compito di aggiungere un commento alla questione. A nostro avviso tutte e due non ci convincono. La prima non ci convince perché non si può definire prudente un calcolo basato sul silenzio. “Chi tace acconsente” dice un proverbio. La seconda ci sembra riduttiva. Dire che la Chiesa è ipocrita perché non vuole essere “tirata per la giacchetta” significa affermare che il legame tra i due, governo e chiesa, è talmente in sintonia che non si ha interesse a entrare nella questione. Noi siamo per una terza interpretazione che si riconosce nell’affermazione che il silenzio della Chiesa sul caso Berlusconi è una vergogna epocale che annulla, in un solo colpo, tutto ciò che di buono avevano fatto Giovanni XXIII, Paolo V e Giovanni Paolo II. La Chiesa cattolica di oggi è un insieme di pochi dirigenti ecclesiastici, spesso legati al Vaticano più che alla CEI, che hanno la psicosi della sostituzione di Silvio Berlusconi. E’ gravissimo che la Chiesa cattolica taccia sul comportamento immorale e scandaloso del premier e del suo stile di vita, che è un oltraggio sistematico e persistente a quasi tutti i Comandamenti (uno di questi recita di “non bestemmiare”). Ma, soprattutto, è una sconfitta totale sia sul piano etico della missione della Chiesa a servizio della verità, sia sul piano sociale nella sua pastorale a sostegno dei poveri e dei loro problemi sociali. E quando Monsignor Salvatorino Fisichella, archetipo giustificazionista di Berlusconi, difende il premier dall’accusa di avere bestemmiato raccontando una delle mille barzellette indecenti, con la grossolana tecnica oratoria della “contestualizzazione”, vogliamo denunciare questa totale mancanza di rispetto della verità. Pater, remitte illis, quia nesciunt quid faciunt.

venerdì 16 settembre 2011

I nuovi furbetti del quartierino.

Eccoli qua, di fronte, insieme, belli, eleganti, spensierati, raffinati nell’abbigliamento, glamour, che fanno tendenza. Sono i nuovi modelli dell’Italian Style che hanno allietato le serate di Arcore del Presidente del Consiglio. Insomma, sono quelli del Bunga Bunga. Con Berlusconi hanno trovato la mucca da mungere e si sono divertiti e chissà per quanto altro tempo si sarebbero svagati alla faccia della gente che lavora e suda le fatidiche sette camice per sbarcare il lunario. E’ una vergogna che gente simile sia invitata a frequentare il Capo del governo, Silvio Berlusconi. Ma forse, a ben pensarci, la vergogna non sono loro, mantenuti di lusso, ma chi li paga.

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