sabato 31 ottobre 2009

Una conferma autorevole della deficiente politica televisiva della Tv di Berlusconi.

L’autorevole giornalista Sergio Romano sul Corriere della Sera risponde a una lettera di un suo lettore che lo ha invitato a prendere atto che, visti gli ascolti record della trasmissione “Il Grande Fratello” (più di sei milioni) trasmessa dalle reti televisive della TV del Presidente del Consiglio, è lecito pensare che in Italia le cose non vadano poi così male come la sinistra vuol far credere. In altre parole, il lettore si pone la domanda se è vero o meno che la televisione italiana e tutto il paese da quando c’è Berlusconi al potere sono caduti così in basso come la stampa di sinistra tenta di accreditare. Il lettore è dell’idea che se si macinano record di ascolti televisivi è perché il paese va bene e tutti sono contenti. Sergio Romano risponde in modo impareggiabile. Osiamo dire che ha risposto se non meglio almeno pari a come avrebbe risposto Indro Montanelli. Dice infatti Romano: “Io ne trarrei un’altra conclusione. Ma non vorrei offendere né sei milioni di italiani, né la TV che realizza il programma”. Bene. Noi adesso intendiamo commentare questa notizia. Quella di Romano ci sembra una straordinaria ed efficacissima risposta per dire in sintesi che i sei milioni di ascoltatori sono degli sciocchi che si fanno abbindolare da un programma vuoto di idee e indecente fino al punto di essere trasgressivo, che è poi la caratteristica che accomuna in questi ultimi lustri entrambe le televisioni monopoliste italiane della RAI e di Mediaset, come dire più del 90% di tutto quello che viene lanciato nell’etere del Bel Paese dal monopolista per eccellenza che è il padrone di tutto il vapore pubblico e privato in Italia, ovvero da quello sfrontato Silvio Berlusconi che ha un gigantesco conflitto di interessi che non vuole risolvere per interesse e potere. Una televisione da scemi. Ecco di cosa si tratta. Più di una volta abbiamo criticato il fatto che la televisione di un paese di grande tradizione culturale come l’Italia dovrebbe privilegiare la tradizione che, com'è noto, ha a che vedere più con l’arte e la cultura che per il velinismo berlusconiano. Assistiamo pertanto a mediocri programmi antieducativi, violenti, volgari, negativi, con contenuti inopportuni nelle immagini, inaccettabili alla morale e alle persone. Sonny Rollins il grande jazzista, all’età di ottanta anni, ancora oggi dice che quello che è importante nella vita di una persona che conta è mantenere l’equilibrio. Appunto. Quell’equilibrio che manca al proprietario televisivo italiota la cui mancanza ci sta facendo perdere l’unico tesoro che i nostri antenati ci hanno lasciato: la cultura. Ma gli Eminentissimi ed Eccellentissimi Cardinali della CEI non hanno nulla da dire su questo perverso e diabolico abbraccio del loro amico Berlusconi con l’immoralità televisiva?

venerdì 30 ottobre 2009

Ministri, politica e inganni.

Chi è un Ministro della Repubblica? Dovrebbe essere un politico, onesto e competente, che giura nelle mani del Presidente della Repubblica che servirà lealmente la Nazione. Lealmente e senza inganno. Abbiamo posto il verbo “dovere” al condizionale perché da qualche lustro in qua (prima non era così) molti ministri che partecipano in televisione a dibattiti di qualunque genere invece di parlare come ministri della Repubblica e, quindi, di tutti i cittadini parlano solo come ministri del partito di appartenenza, facendo bassa propaganda politica per la loro parte. Questo modo di fare dei ministri non ci piace. Noi riteniamo che un ministro che viene intervistato su una questione che attiene al suo ministero non dovrebbe parlare in difesa del suo partito o della coalizione che rappresenta o, più frequentemente, a giustificare le “stranezze” del Capo del Governo a cui appartiene ma dovrebbe parlare come responsabile di quel dicastero in rappresentanza di tutti i cittadini, di maggioranza e di opposizione, e non solo di una sola parte. Invece, assistiamo a ministri che vanno in tv a difendere il Presidente del Consiglio o il Segretario del loro partito facendo filippiche e sostenendo tesi insostenibili e indifendibili. Diciamo subito che questi personaggi sono squallidi, non hanno rispetto della loro funzione generale e utilizzano la carica di ministro per sbrigare le “loro faccende”. Sono dei veri e propri ingannatori del ruolo che dovrebbero svolgere e che non svolgono. Sono di uno squallore indescrivibile.

giovedì 29 ottobre 2009

Lezione 10 - Commento alla verifica relativa al decimo esercizio di pag.25.

Decima lezione. La decima lezione segue lo stesso iter delle ultime lezioni precedenti e propone lo studio ortografico della scrittura delle due lettere ta (ط) e ta (ظ ) e della cosiddetta alif waslah. Le due lettere, anch’esse enfatiche, si trascrivono con una ṭ e una ẓ col puntino sotto. Non c’è molto da dire se non che per noi italiani la (ط) è importante perché è la lettera t presente nel nome del nostro paese (Italia). Dunque Italia si pronuncia con la (ط) enfatica e non con la (ﺖ) normale. L’alif waslah è una alif con sopra un segno a forma di ricciolo, che serve per mettere in risalto il processo di elisione tra due parole. La Veccia descrive il fenomeno linguistico chiamando l’alif in esame “prostetica”, perché dovuta secondo il vocabolario a esigenze eufoniche di facilità di articolazione di un fonema vocalico o semivocalico all’inizio di una parola. Passiamo adesso a evidenziare un terza distrazione dell’impaginatore del nostro libro di testo scritto dalla Veccia. Ricordo che già nella terza e nella settima lezione ho rilevato analoghe imprecisioni presenti nel libro. Adesso, nella 10ma lezione, si ripresenta un caso simile a quello precedente in cui si chiede di traslitterare dall’italiano all’arabo la parola huwa che si trova nell’ultima riga dell’esercizio di pag25. La Veccia non avrebbe dovuto inserire questa lettera in questa lezione per il semplice fatto che la lettera huwa di pag.25 non è stata ancora introdotta e spiegata. Tutto qui. E adesso di seguito propongo l’esercizio che ho svolto oggi.

















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martedì 27 ottobre 2009

Lezione 9 - Commento alla verifica relativa al nono esercizio di pag.22.

Nona lezione. Come la precedente, anche la nona lezione mette sul piatto dell’apprendimento due aspetti: la conoscenza e il ruolo della maddah e le due altre lettere dell'alfabeto arabo che sono la sad (ص) e la dad ( ض) . Per queste ultime potrei affermare le stesse cose dette in precedenza per la qaaf, e cioè che parlare con una buona pronuncia araba significa capire che i suoni delle due lettere sad e dad non esistono nella lingua italiana, in quanto la sad e la dad sono consonanti fortemente enfatiche che richiedono alla lingua una posizione nella bocca per noi italiani sconosciuta e disagevole. Ne consegue che ogni italiano mostra forti difficoltà ad articolare bene i due suoni. La Veccia a tale proposito è stranamente sintetica. In mezza paginetta liquida la conoscenza delle due lettere sbrigativamente a pag. 23, lasciando lo studente, a mio giudizio, un po’ disorientato. Evidentemente lo studente che affronta lo studio di queste due lettere “non sa cosa l’aspetta”. Pensate che durante i famosi vespri siciliani per capire se una persona era francese gli insorti chiedevano di pronunciare la parola “ceci”. I francesi, com’è noto, pronunciano questa parola dicendo “sesi” e di conseguenza venivano scoperti e passati per le armi. Bene, gli arabi per vedere se siete bravo vi fanno pronunciare la dad e, credetemi, sono dolori riuscire ad azzeccare la pronuncia giusta. Questo per farvi capire la difficoltà di intonazione di questa micidiale lettera dell’alfabeto arabo, tanto che una modalità di definire l’arabo è che l’arabo è considerato la lingua del dad. Per quanto riguarda invece la maddah c’è da dire che essa è il segno (~) che si mette sopra l’alif (Ĩ )ed ha l’ufficio di rappresentare, in forma sintetica, una doppia alif. In forma matematica sarebbe qualcosa del genere: أ + أ = آ . Non mi chiedete perché non si mette una shadda (w) che, com’è noto, significa raddoppio di una lettera, perché non so rispondere. Anzi, devo chiedere al mio maestro la ragione del perché di questo fatto. La traslitterazione che la Veccia adopera a piene mani nel suo libro presenta le due lettere con ṣ e ḍ scritte come si vede con un puntino sotto, mentre l’alif maddah si traslittera come una vocale a lunga del tipo â. Tutto qui. Un’ultima osservazione. Per completezza di informazione dico che per quanto riguarda la traslitterazione c’è una profonda differenza nella didattica dell’arabo a seconda che a insegnarlo sia rispettivamente un docente di madre lingua oppure un docente italiano autoctono (soprattutto universitario). Il docente arabo non solo non usa mai la traslitterazione, ma addirittura la ritiene dannosa perché disabitua lo studente all’uso diretto e immediato della scrittura coranica. Viceversa, tutti i docenti italiani, compresa la Veccia, traslitterano abbondantemente trasformando la bellezza e complessità dei caratteri arabi in comuni lettere latine. Personalmente mi schiero con la posizione del docente di madre lingua araba che invita ad evitare la traslitterazione. Purtroppo, qui non è possibile ometterla per evidenti ragioni dovute al fatto che noi seguiamo il testo della bravissima signora Laura Veccia Vaglieri. E adesso di seguito propongo l’esercizio che ho svolto oggi.

















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giovedì 22 ottobre 2009

Lezione 8 - Commento alla verifica relativa all'ottavo esercizio di pag.19.

Ottava lezione. Il programma della lezione di oggi comprende due elementi di studio: la comprensione del concetto di hamza e l’apprendimento ortografico e fonetico di altre due lettere importanti dell’alfabeto, molto simili tra loro, ovvero la fa e la qaaf. Dal punto di vista delle suggestioni la giornata di oggi presenta sensazioni forti perché i due temi all’ordine del giorno sono di quelli veramente considerevoli e sostanziosi. Oserei dire che sono tra i temi più caratteristici e peculiari della lingua araba e studiarli fin dall’inizio del corso è gradevole e affascinante. Cominciamo dalle due lettere fa e qaaf. Avete notato che non ho scritto kaaf o, peggio, caaf ma qaaf con la q invece della kappa o della c. C’è un motivo perché il mio maestro mi ha detto che la qaaf è un suono che non esiste nella lingua italiana. Dunque, siamo in pieno arabismo fonetico con una delle tante novità assolute nel suono di una lettera. Non per niente nella lingua araba ci sono ben 28 lettere. Da qualche parte alcuni di questi suoni possono benissimo non esistere nella nostra lingua, no? La Veccia ne parla abbondantemente alle pp. 16, 17 e 18. Spende ben tre pagine del suo straordinario libro per far capire l’importanza dell’hamza. Voi che seguite il corso di grammatica della Veccia ve ne siete sicuramente resi conto. Il mio maestro dice che sull’hamza non si scherza perchè ci sono studi centenari e pubblicazioni che da sole riempirebbero un’intera biblioteca. In effetti la Veccia definisce la hamza come compressione della faringe per indicare “l’erompere o il brusco cessare della corrente di aria che produce quando si riaprono le corde vocali, dopo averle chiuse”. Che belle parole e come è chiara nell’esprimere un concetto difficile come quello dell’hamza! In alcuni esempi tira fuori delle parole dove c’è l’alif che spesso funge da sostegno. A questo proposito la Veccia dice che l’alif ha un doppio senso: di allungamento e di semivocale. Da un vecchio e bravo professore somalo di arabo ho appreso, in una forma didatticamente felice ed efficace, che l’alif può essere scritta nel duplice modo di alif di allungamento ا e di non allungamento أَ. Il primo non ha altro segno grafico che la semplice astina verticale e per questo viene detto “nudo”, mentre il secondo modo prevede un particolare segno grafico l'hamza, aggiunto all’astina verticale, detto “vestito”. E per far comprendere meglio la questione ha tirato dal cappello tre parole scritte in arabo: la prima ab أَب col significato di padre e le altre due senza significato, ovvero ib إِب e ub أُب, ma utili per far comprendere tutti i casi in cui l’alif può essere presente in funzione di a,i e u di tipo “vestito” e non nudo (in quest’ultimo caso ripeto ha il solo significato di allungamento del suono della vocale a). Devo dire che è una maniera semplice, elegante ed efficacissima di far apprendere la delicata questione grafica relativa alla hamza. E adesso passiamo all’esercizio di oggi che è molto lungo. Per rimanere in tema di vocale di allungamento l’esercizio di oggi potrei definirlo senza tema di smentita un esercizio “moolto” lungo con una doppia o a mo’ di vocale lunga, che lascia intendere che non si può studiare l’arabo alla maniera della Veccia se non si lavora e si fatica parecchio. Altro che noccioline! Ecco l’esercizio risolto da me.

















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martedì 20 ottobre 2009

Ora di islam a scuola: si o no?

La proposta di introdurre nella scuola italiana un'ora di religione islamica facoltativa e alternativa a quella cattolica ha scatenato il finimondo. Tutto è precipitato improvvisamente quando giorni fa dal partito di AN è stata lanciata l'idea di istituire nella scuola nazionale l'ora di religione islamica. C’è stato un diluvio di interventi. Una serie di personalità, tutte legate da un robusto cordone ombelicale che si richiama al centro-destra berlusconiano, hanno fatto a gara per dire di no, con la speranza di farsi belli davanti alle gerarchie cattoliche. Si sono scomodati la CEI, giornalisti di alto rango cattolico che intervengono sulle prime pagine dei giornali nazionali, televisione pubblica e privata orientate a evidenziare solo l'aspetto negativo della proposta e da ultimo, perché da meno, la Lega Nord che dichiara guerra alla proposta secondo la sua matrice razzista e xenofoba. Questi i fatti e passiamo adesso alle opinioni. E' raro che su una proposta come quella accettata anche dal Presidente della Camera che, lo ricordiamo, nel suo ruolo superpartes non è nè di sinistra, nè di centro, nè di destra, si scateni una guerra mediatica di tali proporzioni per bloccare qualunque discussione pacata e seria sull'argomento. La proposta è figlia di due aspetti: l’enorme aumento del numero di giovani musulmani che frequentano la scuola italiana e l’esigenza di non lasciare a se stessi o, peggio, in balia di pessimi istigatori estremisti pseudo-coranici i giovani studenti. Dunque, perché no? Noi non ci uniamo al coro dei pseudo-cattolici del centro-destra e neanche a quello della sinistra, più o meno massimalista, che vuole immediatamente tutto quello che non vuole il centro-destra. Sono entrambe posizioni sbagliate e sintomo evidente della incapacità di questi settori della politica italiana di affrontare le grandi scelte del futuro. Qui non è in ballo la cattolicità del paese, che è un valore inalienabile. Ci mancherebbe altro. Qui sono in ballo il senso dell'accoglienza, la capacità di integrazione delle giovani generazioni figli di immigrati stranieri e, soprattutto, l'orientamento a far crescere questi giovani come futuri italiani da vedere come ricchezza, non già come povertà. Noi siamo per una integrazione completa dei giovani di fede musulmana nella italianissima società del Bel Paese perché crediamo che tutte le religioni abbiano diritto di essere aiutate nello sviluppo della religiosità dei fedeli, soprattutto se giovani. Noi abbiamo un grande rispetto di tutte le religioni, in special modo delle tre monoteistiche, che rappresentano sicuramente una ricchezza quando operano nella società con il loro ufficio di pace, di tolleranza e di rispetto fra loro. Noi non vediamo scandalo nella proposta dell'On. Fini. Crediamo anche che il problema non può essere affrontato con le urla dei leghisti che, lo ricordiamo per chi avesse memoria corta, sono le stesse urla che a suo tempo fecero contro Berlusconi, definendolo mafioso, mentre adesso vanno con lui a braccetto. Bella coerenza. Le posizioni estremiste come quelle della Lega non fanno bene al confronto delle idee. Parliamone pacatamente, con serenità e cerchiamo di trovare ragioni positive per una più efficace integrazione dei giovani musulmani nella scuola e nella società italiana, anche offrendo loro la possibilità di riflettere sul senso religioso della loro fede nella scuola. Certo il problema è complesso perché ci sono in ballo un ordinamento costituzionale che non lo prevede e soprattutto i Patti Lateranensi con lo Stato della città del Vaticano. E’ ovvio che senza l’accordo di tutti, il Parlamento non potrà decidere in modo univoco perché il problema non è solo una questione di laicità dello Stato ma è anche una questione tra Stati che attualmente prevede la presenza dell’IRC nella scuola italiana in base a un accordo diplomatico e in base alla tradizione religiosa del paese. Ma se si vuole si può. E, soprattutto, sarebbe un bene evitare di lasciare abbandonati i giovani musulmani nelle mani di pericolosi imam estremisti. Perderemmo così non solo le cocuzze ma anche l’intero cocuzzaro. Noi la pensiamo così.

domenica 18 ottobre 2009

Vittimismo e responsabilità.

Dicono che a Messina dopo l'alluvione ci sia stata una forte richiesta della politica e della gente di avere come l'Aquila il lutto nazionale per la morte dei messinesi rimasti sotto le macerie causate dalla frana. Dicono che la gente, i politici e persino le gerarchie cattoliche del luogo hanno chiesto solidarietà per le vittime e per il cattivo destino che ha provocato il luttuoso evento. Dicono, altresì, che per non fare disparità con l'Aquila sarebbe necessario adesso un gigantesco progetto di ricostruzione per aiutare la popolazione del luogo a riprendersi e a ricostruire le abitazioni distrutte nello stesso luogo dove sorgevano prima. Dicono ancora che simili tragedie non possono essere previste da nessuno e, dunque, che si lascino stare le responsabilità, si mettano da parte le inadempienze e si provi a ricostruire. Dicono, infine, che in questi casi è necessaria la massima tolleranza per voltare pagina. Dicono. Questo il fatto che intendiamo commentare oggi. E veniamo alle nostre opinioni. Noi non siamo d'accordo nel chiudere le polemiche. Anzi. Le polemiche, forse sarebbe meglio chiamarle "le accuse", dovrebbero essere rinforzate perchè si muovono contro il conformismo politico e contro tutte le omertà tipiche della società siciliana che intende nascondere le responsabilità e passare subito alla gestione dei fondi governativi e magari lucrarci sopra. Quella messinese, e più in generale quella siciliana, è una società che, come si è visto in questo caso e in cento altri esempi, ha permesso lo scempio del territorio per anni senza che nessuno abbia protestato minimamente. I fatti sono completamente diversi da come i politici locali vogliono farli apparire e riguardano le connivenze di un potere politico che per decenni ha permesso l'abusivismo nelle zone della frana. E adesso si chiede di ricostruire le abitazioni abusive ed illegali nello stesso posto con i soldi di una gigantesca colletta nazionale. Una sfacciataggine da rasentare la sfrontatezza. Abbiamo usato più volte il verbo "dicono" al plurale impersonale, in modo tale da generalizzare le categorie che a Messina, in modo ipocrita e subdolo, sono responsabili della tragedia e che ora vogliono allontanare l'idea dello scandalo delle costruzioni abusive mai combattute da alcuna forza politica siciliana a tutti i livelli di Comune, Provincia e Regione da almeno cinquant'anni, da quando cioè si è permesso di costruire in modo difforme dalle norme di legge senza intervenire per stroncare gli abusi. Lo scandalo del disastro messinese sta tutto qui, e cioè che le responsabilità ce l'hanno tutti. Hanno responsabilità incredibili tutti coloro, politici e cittadinanza, che hanno vissuto allegramente nel territorio incriminato costruendo case illegali in posti vietatissimi dalla geologia, dove era chiaro che prima o poi si sarebbe verificata una tragedia. Ma in questi casi, si sa, che finchè la tragedia non avviene i siciliani vi vivono e convivono allegramente e in modo incosciente e irresponsabile. Perchè le Autorità hanno permesso di costruire le case abusive in totale irregolarità? Perchè i Sindaci e i Presidenti della Provincia di Messina a iniziare dagli anni post-bellici non si sono dati da fare per evitare questi scempi del territorio stroncando le attività illecite? Tutta la colpa sta in un nesso perverso di illegalità diffusa e connivente che intercorre tra costruttori, autorità istituzionali, politici da quattro soldi e ceppi di magistratura che avrebbero dovuto impedire, in un modo o nell'altro, le costruzioni. Persino la cittadinanza è colpevole di avere omesso di vigilare e di denunciare gli abusi secondo il luogo comune "nulla vidi, nulla sentii e se c'ero dormivo". E invece si sarebbero dovuti denunciare tutti i responsabili fin dall'inizio. Persino Gesù Cristo (è scritto nel Vangelo) più di una volta ha chiamato le Autorità di quei tempi iprocriti. Perchè di questo si tratta. A Messina il partito più numeroso è il partito degli ipocriti, dei mentitori e dei farisei che hanno nascosto la possibile tragedia annunciata più volte da anni al primo temporale d'autunno. La città di Messina non ha fatto nulla per meritarsi la solidarietà del resto del paese. Tutti sono corresponsabili della tragedia compreso il Vescovo che per anni non ha mai denunciato le responsabilità di un sistema corrotto che non ha mai badato al bene della collettività ma solo all'interesse personale e di famiglia. Vero Eminenza?

venerdì 16 ottobre 2009

Ecco la prova che la RAI è un covo di dilettanti del giornalismo.

Oggi possiamo tranquillamente dimostrare che la critica da noi manifestata nei confronti della RAI è valida e risponde al requisito della validazione. Seguiteci nel ragionamento. Tutti i servizi mandati in onda ieri sera dal pachiderma RAI relativi alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi da Sofia hanno mostrato con chiarezza l'insipienza e l'incapacità dei giornalisti che dirigono le redazione RAI a fare correttamente il lavoro di informazione per cui sono pagati. Pensate che tutti i telegiornali che il nostro pessimo servizio pubblico dispensa ai cittadini italiani hanno mostrato la conferenza stampa di Berlusconi nella sola parte in cui il Presidente del Consiglio ha parlato esclusivamente di politica interna. In nessuna parte dei servizi giornalistici relativi al viaggio di Berlusconi in Bulgaria si è data informazione del perché Berlusconi è andato a Sofia. Nessun giornalista RAI ha avuto l'accortezza di informare i telespettatori circa le ragioni del viaggio e men che mai ha citato temi relativi ai rapporti italo-bulgari. Nessun giornalista RAI ha commentato l'incontro di Berlusconi col Capo di Governo bulgaro. Nessun giornalista RAI ha dato la minima informazione sul paese che ha ospitato il nostro Premier e addirittura tutti i giornalisti RAI hanno evitato accuratamente di dire il nome del Premier bulgaro e del Presidente della Bulgaria. Alla faccia dell'informazione non abbiamo saputo nulla del mondo bulgaro in questa circostanza. Insomma, i giornalisti RAI sono andati nella capitale bulgara solo per riprendere lo spezzone polemico di conferenza stampa di Berlusconi per mettere in onda la solita tiritera del nostro Premier relativa alla pessima sinistra di opposizione che esiste in Italia. Se abbiamo capito bene, dunque, lo staff giornalistico che ha seguito Berlusconi è stato inviato quasi esclusivamente per registrare l’ennesimo sfogo di Berlusconi contro l’opposizione, parlando solo di politica interna e infischiandosene delle ragioni politiche e diplomatiche del viaggio nella città di Sofia. Vi pare serio questo modo di lavorare in Rai? E di grazia, quando si dovrebbe parlare di relazioni bilaterali, di progetti internazionali in comune tra Italia e Bulgaria, di amicizia italo-bulgara, di rapporti economici con questo paese, etc.? Quando? E così è per tutte le visite all'estero di Berlusconi. In qualunque paese estero la RAI invia giornalisti e operatori televisivi principalmente per esaudire il desiderio di Berlusconi di vedere registrate le sue sfuriate contro la sinistra all’opposizione. Insomma, un classico esempio di servitù a disposizione per le faccende di politica interna del nostro Premier. Un codazzo di giornalisti fannulloni, che non informano sui fatti ma sui desideri del potente di turno è quello che è emerso dalla serata televisiva alla RAI. E questo sarebbe giornalismo serio adeguato agli stipendi dei dirigenti che vi comandano? Pessima RAI, pessimi giornalisti, pessimi dirigenti. Siamo proprio nella melma della palude dell'informazione. E poi ci lamentiamo che gli italiani sono tra i pochi europei che soffrono di provincialismo e non sanno nulla di cosa succede negli altri paesi dell'Unione Europea. Ma si può essere più insulsi di così nel fare discorsi di nessun valore sul piano culturale generale relativi al paese oggetto della visita?

sabato 10 ottobre 2009

Sporcizia e mancanza di etica nella politica italiana.

Oggi commenteremo due fatti di politica interna. Due fatti che a dichiararli indecenti è poco. L’aggettivo indecente ha qui il significato di evidenziare l’inaccettabile comportamento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dal punto di vista etico, a proposito dei due fatti che lo riguardano direttamente. Vediamo di cosa si tratta.
Primo fatto: la RAI. A leggere i giornali si rimane senza fiato. E’ ormai assodato che la RAI non solo perde audience; non solo produce programmi spazzatura, ma fa regali indecenti e spudorati al “concorrente” Mediaset di proprietà di Berlusconi
perdendo incassi. Tra l’altro la RAI si trova anche in fortissimo indebitamento. I dirigenti che hanno prodotto questo dissesto, pensate, sono stati nominati dal Governo Berlusconi che è, com’è noto, contemporaneamente anche padrone del colosso televisivo “concorrente”, il quale al contrario non solo non perde e non ha debiti ma addirittura incassa forti guadagni. Come mai? Abbiamo messo tra virgolette la parola concorrente perché nelle intercettazioni telefoniche effettuate dalla magistratura e rivelate dai media sono state individuate telefonate tra i massimi dirigenti delle due aziende televisive che si mettevano d'accordo sulla messa in onda o meno di alcune notizie nei telegiornali. Ripetiamo la domanda: come mai l'una guadagna e l'altra perde? Semplice. Si tratta di una cosa da far vergognare tutti i cittadini di questo paese perché non si può accettare che il proprietario di un’azienda (Berlusconi) avversario di un’altra azienda (RAI) nomini i dirigenti di quest’ultima. Ma vi rendete conto dell’enormità dello scandalo in cui ci troviamo?
Secondo fatto: approvazione della legge dello scudo fiscale. Anche qui c’è da rimanere senza parole. Silvio Berlusconi è riuscito nel suo intento di aiutare gli evasori. Dunque, adesso chi ha evaso il fisco portando capitali italiani all’estero non può temere più nulla dall’Agenzia delle Entrate perché la nuova legge gli consente di pagare solo una percentuale irrisoria. Vi sembra giusto che si premino i mascalzoni? Tra l’altro la norma vale anche per Berlusconi medesimo, il quale, volendo, potrebbe rimpatriare gli eventuali denari in suo possesso all’estero utilizzando la norma prodotta da se medesimo. Che ne dite? Come vogliamo definire questi due fatti, fortemente voluti da Silvio Berlusconi, se non con un gigantesco e colossale “conflitto di interesse”? Kant soleva dire che “sopra di lui c’era il cielo stellato, dentro di lui c’era la legge morale”. La verità è che Berlusconi, oltre a prendere in giro con la storiella di essere il più bello e il più amato dagli italiani, si è "fatto i soldi" a scapito dei milioni di poveri italiani che non riescono a sopravvivere durante la crisi, mentre le sue aziende si stanno ingrassando come polli e la RAI perde. Ma l’ingiustizia più grande risiede all’interno della Chiesa Cattolica che continua a sostenerlo. Vero Eccellentissime Eminenze che il voto dei cattolici è meglio darlo a lui che ai suoi avversari?

giovedì 8 ottobre 2009

Rozzezza e irrefrenabilità di Berlusconi nell’accusare gratuitamente tutte le figure istituzionali.

La Costituzione italiana dice che il potere esecutivo è uno dei poteri dello Stato, non l’unico. C’è il potere legislativo e c’è il potere giudiziario. In cima c’è anche la figura istituzionale del Presidente della Repubblica. Ricordare che l’Italia non è una monarchia sembra importante a chi è il Capo del governo, il quale invece non perde occasione per far finta che in Italia di potere ce n’è uno solo, che si chiama Silvio. Subito dopo avere appreso della incostituzionalità della legge, chiamata Lodo Alfano, Silvio Berlusconi si è scagliato “in modo rozzo e senza limiti” contro la Corte Costituzionale, contro la Magistratura e contro il Presidente della Repubblica. In serata, per “svagarsi”, ha anche telefonato al conduttore di una trasmissione televisiva di successo ribadendo con maggiore enfasi le accuse insensate già proposte. In chiusura di trasmissione se l’è presa poi contro una parlamentare del PD, Rosy Bindi. Per offenderla, ha detto: "lei è più bella che intelligente". Questo il fatto accaduto ieri. Ed ecco le nostre opinioni. Da parte di Berlusconi c’è stata a nostro parere una caduta di stile, oltre all’irrituale e inutile gesto di maleducazione nel voler umiliare la Bindi, la quale poveretta non aveva detto praticamente nulla di male. Come commentare questa ennesima perla del Presidente del Consiglio che non perde occasione per autodenigrarsi con queste battute fuori dai canoni di sensatezza? Da quando è diventato di nuovo premier Berlusconi si è sempre distinto per il piacere di offendere i rivali, per le parole disdegnose verso gli avversari, senza pensare minimamente alle buone maniere, allo stile e alla sobrietà che dovrebbe avere un Capo di Governo quando parla in pubblico di politica. Se aggiungiamo che è diventato, ogni settimana che passa, sempre più prepotente, aggressivo e litigioso si arriva alla conclusione che sta rovinando in modo irreparabile il dibattito politico in Italia. Ci ricorda il prepotente di turno nei gruppi di giovani, che altera le regole del gioco e alla fine non accetta nessun dialogo con gli altri ma risolve tutti i problemi e i conflitti con la forza dei propri muscoli e con la cattiveria. Ecco dove siamo arrivati oggi in Italia. Praticamente abbiamo smarrito la strada della civile convivenza. Ahi! Poveri noi! Bisognerebbe dire in faccia a Berlusconi che è uno screanzato, un insolente e un individuo rozzo. Anche se ha i soldi.

martedì 6 ottobre 2009

Dilettanti allo sbaraglio.

Eccoli di nuovo in azione. Sono gli “stimatori di folle” che in Italia non perdono una sola occasione per dire la stupidaggine di turno. Tema di oggi è l’incapacità dei responsabili preposti da un'organizzazione a stimare con precisione il numero di persone che manifestano in una piazza, in uno stadio, a un comizio elettorale, a un concerto o a una manifestazione sindacale. A questo proposito ci sono due scuole di pensiero: quella della questura e quella degli organizzatori. Diciamo subito che entrambe sono sempre eguali nel metodo e nel merito e si presentano con le stesse caratteristiche di forzare il risultato in un senso e nel senso opposto. In pratica, a qualunque latitudine della penisola, si presentano alla stessa maniera, ovvero sono fotocopie replicate della peggiore interpretazione dei mali italiani, cioè la faziosità. Rimane inteso che aderendo ad una o all'altra delle due correnti di pensiero gli esiti saranno differenti. Per esempio, in una delle ultime manifestazioni a Roma i primi hanno stimato la presenza di sessantamila persone mentre i secondi in trecentomila. Facendo il rapporto tra i due numeri forniti si ottiene che la stima suggerita dagli organizzatori è cinque volte maggiore di quella proposta dalla questura o, se si vuole in modo speculare scambiando numeratore con denominatore, si ottiene che la questura ha stimato che la folla presente fosse un quinto di quella stimata dagli organizzatori. Facciamo presente, tra le righe, che gli addetti a queste stime spesso fantasiose di entrambe le parti sono persone come noi, vive e vegete, che guadagnano uno stipendio spesso molto maggiore del nostro! Ma torniamo alla questione. Non è la prima volta che succede e non sarà l'ultima. E sapete perché non sarà l'ultima volta? Perché in Italia chi sbaglia non paga mai. In pratica, la gente sa che c'è una diffusa convinzione di impunità a tutti i livelli. Di solito nei paesi stranieri chi sbaglia paga, e subito! Vi pare poco? Eppure basterebbe un minimo di "sale in zucca" per far cessare questo scandalo dei numeri folli per la moltitudine stimata a casaccio. Come? Basterebbe studiare un po' i criteri scientifici che vengono applicati all'estero da demografi e statistici. In pratica, si fanno delle fotografie aeree dell'area interessata. Si trasmettono istantaneamente le foto a un centro preposto il quale in un batter d'occhio ingrandendo un quadratino dell'area contano il “numero di persone per quadratino” e alla fine moltiplicano questo “numeretto” per il totale dei quadratini presenti nell'area. Semplice no? Eppure in Italia non si fa. Perché? Perché questurini da una parte e distributori di volantini pro-manifestazione dall'altra perderebbero il posto. E noi purtroppo dobbiamo sorbirci gli inganni di questi dilettanti allo sbaraglio per ancora chissà quanto tempo. Cosa dire di più? Un appello. Per favore, Sig. Questore e Sigg. Organizzatori dei prossimi eventi di folla informatevi prima di come si fa una valutazione (stima) di una folla con criteri scientifici per non sparare alla fine frottole colossali che fanno ridere la gente. E, si sa, il Colosseo è molto grande. Quello che invece dovrebbe essere piccolo (e non lo è) è lo stipendio di questi dilettanti da corrida, che di professionisti non hanno proprio nulla.

giovedì 1 ottobre 2009

Lezione 7 - Commento alla verifica relativa al settimo esercizio di pag.15.

Settima lezione. Si tratta di un esercizio molto impegnativo di esercitazione di “traslitterazione biunivoca”, cioè dall’arabo all’italiano e dall’italiano all’arabo. Considero questo lavoro terribilmente necessario e nello stesso tempo non solo interessante, ma anche piacevole, soprattutto nel momento in cui si manifestano delle difficoltà di apprendimento. La prima di queste è la “ventinovesima” lettera (aggiuntiva) dell’alfabeto arabo, chiamata lam-alif. Una vera novità. Nello studio di una lingua straniera non si presenta spesso prendere atto, dopo molte lezioni di studio, che esiste una lettera dell’alfabeto che “non è una lettera” dell’alfabeto! All’iniziale perplessità dello studente (che sarei io) si dice che essa nasce dalla esigenza di sfruttare la contrazione di due lettere. Sarebbe come dire che in italiano, oltre alle ventuno lettere dell’alfabeto, spuntasse dal nulla e all’improvviso, l’esistenza di una ventiduesima lettera, chiamata “esse-a” di cui da quel momento non si può fare a meno. Vedete voi se questa non è una stranezza.
La lezione di oggi, anch’essa breve come la precedente, ci invita all’apprendimento e all’uso delle due lettere ل che è una lettera solare e ك che è una lettera lunare . Due sole lettere che in realtà sono tre, in quanto la loro somma, chiamata lam-alif, si aggiunge alle altre due. Detto questo passiamo al nostro “esercizio-applicazione” di oggi che prevede solo sei righe di testo più altre tre di traduzione al contrario.
La lam e la kaf sono due lettere interessanti. Il loro aspetto morfologico si presenta nella scrittura come una specie di uncino per entrambe, con la differenza che mentre la lam è un uncino e basta, la kaf ha un segno interno alla parte uncinata a forma di tilde. La lam-alif si presenta come una specie di Y maiuscola deformata. Addirittura, nel corsivo manuale, c’è un’altra forma oltre alla Y prima accennata, che viene rappresentata come una specie di E maiuscola ruotata di 90° in senso antiorario, mancante del lato finale di chiusura. Insomma, qualcosa del genere . Strano, molto strano. Passiamo adesso a evidenziare un secondo errore trovato nel libro di grammatica della Veccia. Ricordo che il libro della Veccia sul quale sto studiando è la ristampa fotomeccanica con correzioni della 10ma edizione, datato 2006, dall’Istituto per l’Oriente di Roma. A pag. 15, nella penultima riga della pagina, si trova l’esercizio che prevede la traslitterazione dall’italiano all’arabo in particolare la parola milun. Non so cosa questa parola significhi, ma so che la Veccia non avrebbe dovuto inserirla qui per il semplice fatto che la lettera mim non è stata ancora introdotta e spiegata. Non si può chiedere a uno studente alle prime armi, come sono io, di scrivere una lettera di cui non se ne conosce il senso. E’ la seconda volta che mi capita di fare questa osservazione. La prima volta è stata nella lezione 3, a proposito dell’esercizio di pag.8, presente a questo link. Comincio a preoccuparmi. Due imprecisioni di questo genere fanno un errore. E siamo solo a pag.15 su più di cinquecento pagine del primo dei due volumi. Se ne trovo ancora un altro, scriverò alla casa editrice per far presente che il prezzo da me pagato all’unica libreria che vende il libro a Roma (un vero e inaccettabile caso di monopolio) necessita di un piccolo rimborso a causa di un difetto che ne svaluta il valore. Sarò troppo esigente ma la cosa non può finire qui.
Ecco a questo punto il risultato del mio impegno relativo a questa lezione. Spero che il mio maestro apprezzi lo sforzo fatto dal suo allievo. Grazie maestro per aiutarmi nel difficile cammino dell’apprendimento della kabira lingua araba.

















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