martedì 27 ottobre 2009

Lezione 9 - Commento alla verifica relativa al nono esercizio di pag.22.

Nona lezione. Come la precedente, anche la nona lezione mette sul piatto dell’apprendimento due aspetti: la conoscenza e il ruolo della maddah e le due altre lettere dell'alfabeto arabo che sono la sad (ص) e la dad ( ض) . Per queste ultime potrei affermare le stesse cose dette in precedenza per la qaaf, e cioè che parlare con una buona pronuncia araba significa capire che i suoni delle due lettere sad e dad non esistono nella lingua italiana, in quanto la sad e la dad sono consonanti fortemente enfatiche che richiedono alla lingua una posizione nella bocca per noi italiani sconosciuta e disagevole. Ne consegue che ogni italiano mostra forti difficoltà ad articolare bene i due suoni. La Veccia a tale proposito è stranamente sintetica. In mezza paginetta liquida la conoscenza delle due lettere sbrigativamente a pag. 23, lasciando lo studente, a mio giudizio, un po’ disorientato. Evidentemente lo studente che affronta lo studio di queste due lettere “non sa cosa l’aspetta”. Pensate che durante i famosi vespri siciliani per capire se una persona era francese gli insorti chiedevano di pronunciare la parola “ceci”. I francesi, com’è noto, pronunciano questa parola dicendo “sesi” e di conseguenza venivano scoperti e passati per le armi. Bene, gli arabi per vedere se siete bravo vi fanno pronunciare la dad e, credetemi, sono dolori riuscire ad azzeccare la pronuncia giusta. Questo per farvi capire la difficoltà di intonazione di questa micidiale lettera dell’alfabeto arabo, tanto che una modalità di definire l’arabo è che l’arabo è considerato la lingua del dad. Per quanto riguarda invece la maddah c’è da dire che essa è il segno (~) che si mette sopra l’alif (Ĩ )ed ha l’ufficio di rappresentare, in forma sintetica, una doppia alif. In forma matematica sarebbe qualcosa del genere: أ + أ = آ . Non mi chiedete perché non si mette una shadda (w) che, com’è noto, significa raddoppio di una lettera, perché non so rispondere. Anzi, devo chiedere al mio maestro la ragione del perché di questo fatto. La traslitterazione che la Veccia adopera a piene mani nel suo libro presenta le due lettere con ṣ e ḍ scritte come si vede con un puntino sotto, mentre l’alif maddah si traslittera come una vocale a lunga del tipo â. Tutto qui. Un’ultima osservazione. Per completezza di informazione dico che per quanto riguarda la traslitterazione c’è una profonda differenza nella didattica dell’arabo a seconda che a insegnarlo sia rispettivamente un docente di madre lingua oppure un docente italiano autoctono (soprattutto universitario). Il docente arabo non solo non usa mai la traslitterazione, ma addirittura la ritiene dannosa perché disabitua lo studente all’uso diretto e immediato della scrittura coranica. Viceversa, tutti i docenti italiani, compresa la Veccia, traslitterano abbondantemente trasformando la bellezza e complessità dei caratteri arabi in comuni lettere latine. Personalmente mi schiero con la posizione del docente di madre lingua araba che invita ad evitare la traslitterazione. Purtroppo, qui non è possibile ometterla per evidenti ragioni dovute al fatto che noi seguiamo il testo della bravissima signora Laura Veccia Vaglieri. E adesso di seguito propongo l’esercizio che ho svolto oggi.

















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