giovedì 22 ottobre 2009

Lezione 8 - Commento alla verifica relativa all'ottavo esercizio di pag.19.

Ottava lezione. Il programma della lezione di oggi comprende due elementi di studio: la comprensione del concetto di hamza e l’apprendimento ortografico e fonetico di altre due lettere importanti dell’alfabeto, molto simili tra loro, ovvero la fa e la qaaf. Dal punto di vista delle suggestioni la giornata di oggi presenta sensazioni forti perché i due temi all’ordine del giorno sono di quelli veramente considerevoli e sostanziosi. Oserei dire che sono tra i temi più caratteristici e peculiari della lingua araba e studiarli fin dall’inizio del corso è gradevole e affascinante. Cominciamo dalle due lettere fa e qaaf. Avete notato che non ho scritto kaaf o, peggio, caaf ma qaaf con la q invece della kappa o della c. C’è un motivo perché il mio maestro mi ha detto che la qaaf è un suono che non esiste nella lingua italiana. Dunque, siamo in pieno arabismo fonetico con una delle tante novità assolute nel suono di una lettera. Non per niente nella lingua araba ci sono ben 28 lettere. Da qualche parte alcuni di questi suoni possono benissimo non esistere nella nostra lingua, no? La Veccia ne parla abbondantemente alle pp. 16, 17 e 18. Spende ben tre pagine del suo straordinario libro per far capire l’importanza dell’hamza. Voi che seguite il corso di grammatica della Veccia ve ne siete sicuramente resi conto. Il mio maestro dice che sull’hamza non si scherza perchè ci sono studi centenari e pubblicazioni che da sole riempirebbero un’intera biblioteca. In effetti la Veccia definisce la hamza come compressione della faringe per indicare “l’erompere o il brusco cessare della corrente di aria che produce quando si riaprono le corde vocali, dopo averle chiuse”. Che belle parole e come è chiara nell’esprimere un concetto difficile come quello dell’hamza! In alcuni esempi tira fuori delle parole dove c’è l’alif che spesso funge da sostegno. A questo proposito la Veccia dice che l’alif ha un doppio senso: di allungamento e di semivocale. Da un vecchio e bravo professore somalo di arabo ho appreso, in una forma didatticamente felice ed efficace, che l’alif può essere scritta nel duplice modo di alif di allungamento ا e di non allungamento أَ. Il primo non ha altro segno grafico che la semplice astina verticale e per questo viene detto “nudo”, mentre il secondo modo prevede un particolare segno grafico l'hamza, aggiunto all’astina verticale, detto “vestito”. E per far comprendere meglio la questione ha tirato dal cappello tre parole scritte in arabo: la prima ab أَب col significato di padre e le altre due senza significato, ovvero ib إِب e ub أُب, ma utili per far comprendere tutti i casi in cui l’alif può essere presente in funzione di a,i e u di tipo “vestito” e non nudo (in quest’ultimo caso ripeto ha il solo significato di allungamento del suono della vocale a). Devo dire che è una maniera semplice, elegante ed efficacissima di far apprendere la delicata questione grafica relativa alla hamza. E adesso passiamo all’esercizio di oggi che è molto lungo. Per rimanere in tema di vocale di allungamento l’esercizio di oggi potrei definirlo senza tema di smentita un esercizio “moolto” lungo con una doppia o a mo’ di vocale lunga, che lascia intendere che non si può studiare l’arabo alla maniera della Veccia se non si lavora e si fatica parecchio. Altro che noccioline! Ecco l’esercizio risolto da me.

















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