Sesta lezione. Il gioco continua ad essere duro. E questo mi piace. L'esercizio-applicazione di oggi verte, quasi come il precedente, in sette righe di traslitterazione dall'arabo all'italiano e quattro righe dall'italiano all'arabo. Si trova a pag.13 e si propone di abituare l'allievo alla scrittura e all'uso delle tre lettere: la ج , la حe la خ . Cosa dire di queste tre importantissime lettere dell'alfabeto arabo? Senza di loro non ci sarebbero le "acca aspirate", nè la g alla francese. Come dire che l'arabo sarebbe irrimediabilmente monco. La Veccia chiama la ج "gim" con il suono dolce, come in "giro", rassomigliante a una j francese, mentre le altre due le chiama "acca": la ح la scrive con la h aspirata (in translitterazione ḥ), mentre l'ultima ovvero la خ la traslittera con kh che rassomiglia alla jota spagnola. In fonetica, dice la Veccia, la ح si definisce una "faringale fricativa sorda", mentre la خ una "velare fricativa sorda". Te capì? Mica semplici, come definizioni fonetiche. Più specialista di così la Veccia non poteva essere. Che insegnante bravissima doveva essere, la Sig.ra Laura! E fin qui le cose si può dire che vanno bene. Quello che mi ha lasciato molto perplesso è la scrittura "a castello". In pratica, alcune lettere si scrivono nella parola una sull'altra. Nell'esercizio che segue sono tutte quelle scritte due volte, di cui una tra parentesi tonda. Dico: ma perchè si è voluto complicare le cose? Non stava bene la scrittura normale? Io mi rifiuto di scrivere in questo modo. Chiedo al mio maestro se questo modo di scrivere è obbligatorio. In caso contrario mi rifiuto di scrivere le parole con lettere una sull'altra. Comunque, ecco il risultato del mio impegno che ha il nome di sesto esercizio. Spero che il mio maestro non mi faccia troppe correzioni.
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venerdì 25 settembre 2009
Lezione 6 - Commento alla verifica relativa al sesto esercizio di pag.13.
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