giovedì 24 settembre 2009

Lezione 5 - Commento alla verifica relativa al quinto esercizio di pag.10-11.

Quinta lezione. Finalmente il gioco si fa duro. Non mi è mai piaciuto lo studio di una lingua o di una scienza, per esempio la matematica, con pochi e banali esercizi. Viceversa, credo che l’apprendimento di qualunque conoscenza diventi più efficace e più significativo laddove c’è vera applicazione, autentico sforzo mentale e almeno “un quintale” di impegno. La Veccia, con la sua inimitabile grammatica, ci riesce. Non per niente è stata una insegnante di altri tempi, quando non c’era il “copia e incolla” tanto per intenderci. La lezione di oggi, anch’essa brevissima (si tratta di apprendere l’uso delle due sole lettere e ), propone per menù un “esercizio-applicazione” molto lungo, ben otto righe di testo contro una media di appena due o tre righe delle esercitazioni precedenti. Dunque, impegno, studio e applicazione che in questo caso specifico devono essere moltiplicati per tre rispetto alle lezioni precedenti. A mio parere, la questione “dell’impegno” mediante applicazioni costanti e continue è la vera medicina per imparare. Adesso vediamo di non commettere errori nella traduzione. L’errore, si sa, è sempre dietro l’angolo o tra le pieghe di un foglio.
Lae lasono due lettere "simpatiche", piacevoli a scrivere. Il loro aspetto morfologico presenta la scrittura di due parti. Quella iniziale, che è il tratto più importante per il suo riconoscimento nella scrittura legata, è una vera e propria “omega” greca, mentre per usare le parole della Veccia l’altra parte “il tratto di abbellimento (ﺲ) scende al di sotto della riga. Iniziali o mediane il tratto di abbellimento si perde”. Dunque, è la prima parte, quella che si adagia sulla riga, ad essere fondamentale. Basta scrivere una omega al contrario, cioè da destra a sinistra, e il gioco è fatto! Non c’è niente di difficile da apprendere. C’è solo da lavorare duro, scrivendo e riscrivendo decine e decine di volte le parole (spesso senza senso) proposte dalla Veccia come esercizio. Ecco il mio risultato. Spero che il mio maestro apprezzi lo sforzo del suo allievo.

















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