Terza lezione, nuovo impegno. Devo dire che questa è la lezione più breve e più semplice finora affrontata. Consiste di due soli elementi grammaticali. In primo luogo il “tanwin”, con il suo doppio segno che impone di aggiungere una n finale alle fathah, kasrah e dammah facendole diventare an, in, un e, in secondo luogo, l’uso delle due altre lettere chiamate د (dal) e ذ (dhal). C’è da ricordare altresì che د e ذ sono lettere che non legano alla loro sinistra. Con ا (alif) e ي (yà) sono quattro le lettere che finora non legano alla loro sinistra. Questa storia della mancanza di legame a sinistra presenta due aspetti contrapposti tra loro. Da un lato è “cosa buona e giusta” perché il non legare permette alla forma della lettera di rimanere nella maggioranza dei casi come quella isolata, che è più semplice e facile da ricordare. Dall’altro c’è da aggiungere che si tratta di un altro caso di forma irregolare da memorizzare che appesantisce l’apprendimento. Per coloro che non hanno abbondante memoria, le irregolarità dei casi sono una tragedia. A proposito di irregolarità vi sono da ricordare alcune diversità che esistono tra la lingua araba e quella italiana. Per esempio mi ha colpito il fatto che non esistono nella lingua araba le vocali e ed o le quali vengono trasformate dagli arabi in i ed u, per cui il nome Sergio viene trasformato dagli arabi in Sirgiu e il nome Vincenzo in Vincinzu. Dato poi che nell’alfabeto arabo mancano le due consonanti italiane p e v che vengono trasformate rispettivamente in b ed f, il nome Vincenzo in realtà si pronuncia Fincinzu e Paolo in Baulu. Strano no? In ogni caso ecco la verifica svolta. L’esercizio consiste, secondo la prassi voluta dall’Autrice del manuale e come finora abbiamo fatto nelle due precedenti lezioni, in una prima parte in cui si deve tradurre un breve testo dall’arabo all’italiano traslitterato e, in una seconda parte, dall’italiano all’arabo. Le difficoltà dell’esercizio di oggi sono minime nella prima parte, in cui si traduce con discreta sicurezza le parole arabe che contengono le due nuove lettere dal e dhal, cioè د e ذ . Viceversa, è più difficile la seconda parte, soprattutto in alcuni casi in cui la presenza di forme irregolari di lettere che non legano a sinistra impediscono al neofita come me di capire bene i termini della questione. Per esempio, la parola badhadhun, cioè بذذ oppure nadibun نادب e, infine, l’ultima parola dathara (scritta in rosso nell’esercizio da me risolto) che si traduce con دذر . Su quest’ultima parola ho qualcosa da chiedere al mio maestro perchè ho l’impressione che ci sia un “errore” nel testo. Certo può sembrare presuntuoso da parte mia dichiarare che sul manuale più famoso d’Italia della Sig.ra Veccia Vaglieri si possa lontanamente immaginare che sia presente un refuso non eliminato in tutti questi anni di ristampe anastatiche. L’anno della prima edizione è il 1937, mica lo scorso anno! Possibile che in più di settanta anni nessun arabista glielo abbia fatto notare? Tuttavia i fatti mi inducono a chiedere l’intervento del mio maestro per rispondere al mio dubbio. Si tratta del fatto che l’ultima parola dell’esercizio di pag.8 prevede la traduzione dall’italiano all’arabo della parola dathara. Orbene, questa parola contiene una r che dovrebbe tradursi con la ر (ra). Ma questa lettera non ha fatto parte della lezione precedente! Dunque, la Veccia ha sbagliato la parola proposta che non dovrebbe essere dathara ma forse dathada o datata. Io non so se esistono queste parole in arabo. Dunque, chiedo l’intervento del mio maestro su questa questione delicata per illuminarmi.
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venerdì 27 febbraio 2009
Lezione 3 - Commento alla verifica relativa all’esercizio di pag. 8
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1 commento:
Caro Zeno,
in ordine alla questione delle lettere che non si legano a sinistra, va detto quanto segue. Intanto, quando affermi […]“con ا (alif) e ي (yà) sono quattro le lettere che finora non legano alla loro sinistra”[…], affermi una cosa non vera: la ي si lega, eccome!, a sinistra. Le lettere che non legano a sinistra sono, in tutto, sei. Esse sono ا د ذ ر ز و . Per rispondere subito alla tua domanda circa questa “stranezza”, voglio dirti che molto probabilmente ciò avviene perché, se si legassero a sinistra, si avrebbe un effetto estetico assai scadente, tale da rendere incomprensibile la scrittura. Provare per credere, come dice la pubblicità.
A proposito della “svista” della Veccia, be’ credo che tu abbia ragione. Nel senso che sì, la parola incriminata contiene una lettera non ancora studiata. Infatti, nella traslitterazione dall’italiano in arabo abbiamo che daṯḫara corrisponde a دثر, che vuol dire scomparire, cancellare, avvolgersi ecc.
Ma veniamo alla correzione dell’esercizio a pagina 8. Ci sono alcuni errori: al posto di بادن bisognava scrivere بادين , così come بذذا invece di بذذ e ancora: نادين invece di نادن , نبث invece di
نابث . Per il resto, tutto bene. Alla prossima يا تلميذ العزيز
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