Il detto “meglio tardi che mai” va benissimo in riferimento alla notizia pubblicata dalla stampa nazionale che ieri, nella Città del Vaticano, per la prima volta, dopo 367 anni dalla morte di Galileo Galilei (1564-1642) e dopo 377 anni dalla scomunica dello scienziato più famoso d’Italia, è stata celebrata una messa solenne in suo ricordo dalle gerarchie cattoliche vaticane. Un fatto epocale che è passato inosservato. Noi siamo convinti che in questi quasi quattro secoli di storia dopo la scomunica a Galileo, l’ostentazione di superiorità della Chiesa cattolica e la presunzione di non riconoscere alla scienza di essere colei che doveva spiegare i fatti naturali le ha fatto perdere molto in autorevolezza, tanto in fascino e di più in prestigio. L’incapacità e l’altezzosità nel non comprendere che era molto meglio riconoscere l’errore della scomunica già qualche secolo fa piuttosto che adesso, all’ultimo momento, ha prodotto una vera e propria emorragia di simpatie e di stima nelle posizioni della Chiesa a proposito del rapporto fede-scienza. Tra le tante cose che mettono in evidenza l’errore di valutazione della Chiesa c’è da dire che Galileo fu un vero e convinto credente della fede cattolica. E nonostante questo è stato punito per aver semplicemente detto che Scienza e Religione sono due cose diverse e che si doveva lasciare alla scienza lo studio dei fatti scientifici e alla chiesa tutto il resto. Galileo fu un eccellente cattolico ma questo non gli bastò e dovette abiurare e rimanere solo durante la sua vecchiaia consumata in Arcetri. Adesso Galileo è stato definito dall’officiante in Vaticano addirittura “divin uomo”. Noi che abbiamo fatto qualche piccolo studio di scienza fisica e che abbiamo seguito nel tempo la testardaggine delle autorità cattoliche nel non riconoscere al grande toscano i pregi e le virtù umane, scientifiche, spirituali e religiose che possedeva in abbondanza proviamo grande sofferenza nel ricordare quanto siano state dure le azioni della chiesa cattolica nei decenni precedenti alla nomina del grande Giovanni Paolo II che fu, lo ricordiamo, il primo Papa che ebbe il coraggio di riconoscere le grandi doti dello scienziato toscano. "Meglio tardi che mai" è vero, ma si poteva fare prima. A questo link la copertina del libro B.Brecht, Vita di Galileo, Torino, Einaudi, 1963 che fu, per gli studiosi di fisica degli anni ’60 del secolo scorso, un evento teatrale e culturale di grande portata nella storia della scienza.
lunedì 16 febbraio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento