martedì 10 febbraio 2009

Anche gli uomini di fede, se vogliono, possono piacere.

La notizia che commenteremo oggi riguarda un prete. Un prete speciale perché sta poco nelle parrocchie e molto nelle strade. Anche questa è una missione e di questi tempi, forse, se ne sente più bisogno dell’altra relativa alla predicazione nelle chiese. Questo prete lo vogliamo chiamare un religioso d’azione, di quelli tosti, impegnati, che non mollano. Qualche anno fa lo abbiamo criticato per una sua asprezza di fede, al limite del codice penale, che ci colpì negativamente. Oggi lo ringraziamo di esistere e abbiamo messo nel dimenticatoio gli eccessi di fede allora professati con tanta asprezza che non ci piacquero. Si chiama don Ciotti ed è protagonista da alcuni anni in Sicilia di lotta intelligente alla mafia. Ha avuto in dono dallo Stato un’azienda di calcestruzzi confiscata dalle autorità ai boss mafiosi che adesso fa funzionare di nuovo, dando lavoro e fiducia nello Stato a decine di operai in modo positivo e intelligente. Gli operai sono increduli e tornano a credere nella dignità del lavoro e nelle imprese umane sotto l’egida dello Stato e, perché no, della Chiesa. Quella chiesa che ci piace molto, per l’impegno non solo nel sociale ma soprattutto nell’etica al servizio del bene comune. Non ci piace invece la chiesa del nuovo papa tedesco Ratzinger, la chiesa del papa teologo che privilegia il ritorno all’antico, che reintroduce la logica preconciliare, la chiesa della messa in latino, che ha la capacità di annullare i grandi risultati conseguiti da due papi straordinari come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che hanno lavorato per anni inutilmente. Non ci piace la chiesa che parla troppo di teoria della fede, la chiesa che si presta a volere a tutti i costi di nuovo i preti lefreviani negazionisti dell’olocauso all’interno. Questa chiesa la sentiamo fredda, elitaria, estranea, cinica, conservatrice, che annulla le grandi conquiste introdotte dai papi precedenti. Noi pensiamo che c’è bisogno di molti preti alla don Ciotti nella nuova chiesa, uomini che riescono a far amare l’impresa religiosa, impegnata a pulire al proprio interno, dedita a collaborare con le autorità politiche per ridare fiducia e dignità a quel pezzo sfortunato d’Italia, chiamato meridione, che è la vergogna nazionale peggiore che si possa immaginare e lo strumento preferito con il quale si fanno gli interessi dei detrattori della nazione. Ci chiediamo perché queste notizie non vengano esaltate dall’informazione? Ci chiediamo perché questi progetti non vengano aiutati dalle autorità politiche nazionali? Perché la Presidenza del Consiglio, il nostro Pinocchio primo cittadino d’Italia, non si rende protagonista con lo stesso vigore e livore con i quali attacca in continuazione i suoi avversari politici a consolidare prassi e abitudini del genere? Cosa ha fatto e cosa fa il nostro Presidente del Consiglio per sviluppare più efficacemente la cultura della confisca dei beni mafiosi con leggi sempre più severe nei confronti dei criminali e dei loro sostenitori più o meno omertosi che si annidano nei gangli vitali della vita sociale e politica delle città siciliane? Grazie a don Ciotti il progetto di rinascita dell’azienda confiscata è realtà. Ma quanta fatica e quante contraddizioni. I media del tempo ricordano che il prefetto di allora, Fulvio Sodano, si ammalò per essere stato rimosso e cacciato via dal governo Berlusconi a causa dei suoi provvedimenti che permettevano di liberare la strada ai provvedimenti favorevoli al progetto. Ci sono “mille” notizie giornalistiche su questo caso ai quali il nostro Pinocchio non ha mai replicato. Eccone alcune [1] [2] [3] [4] [5]. Come mai? Chi è il nostro Presidente del Consiglio? E' l’uomo della Provvidenza che fa gli interessi dei poveri, lo Zorro della giustizia che combatte i criminali, che aiuta i bisognosi, che interviene nella legislazione parlamentare creando leggi etiche a favore di coloro che soffrono e che si impegnano a migliorare il paese o esattamente l’opposto? Per adesso i suoi comportamenti ondivaghi hanno fatto capire che è l’opposto, soprattutto osservando l’informazione televisiva che da quando è ritornato ad essere Capo del governo è incredibilmente imbavagliata e impregnata di cultura monopolistica. Non ci credete? Basta vedere come vengono proposte le notizie nei telegiornali della RAI e di Mediaset. Praticamente sono fotocopie a senso unico. Eppure dovrebbero essere aziende concorrenti, o no? Mi sbaglio io, non capite voi o sono i giornalisti comunisti che dicono cose diverse da quelle che dichiara Berlusconi alla stampa? Un vero disastro che non ha precedenti nell’intero sistema planetario. Peggio di così non si può.

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