venerdì 6 febbraio 2009

Sviluppi inverosimili del caso Eluana.

A proposito del mio post di qualche giorno fa sulla sfortunata vicenda della ragazza in coma da diciassette anni mi scrive Marco che mi invia il seguente intervento.
“Carissimo Zeno ti scrivo per esprimere la mia contrarietà verso il tuo pensiero in relazione alla vicenda Eluana. La cosa più assurda di questa questione è che l'arbitrio giusto o sbagliato di un giudice possa essere considerato idoneo a colmare un vuoto legislativo come l'assenza di una legge sul testamento biologico. Di questo passo è possibile prospettare un futuro con possibili casi come quelli di Eluana dove la mancanza di un consenso espresso e la discutibile presenza di un consenso tacito possano giustificare l'interruzione della vita di una persona”.
Rispondo a Marco, ma anche agli altri che sono intervenuti in questa materia così delicata e difficile, dicendo che se le cose fossero come afferma Marco penso che la posizione critica della Chiesa cattolica nei confronti dell'atteggiamento del padre di Eluana sarebbe giusta ed anch'io la penserei come Marco. Invece, il ragionamento di Marco funziona a metà, perchè si inceppa quando afferma che "l'arbitrio di un giudice si può considerare idoneo a colmare un vuoto legislativo". In realtà il provvedimento della magistratura non vuole colmare un vuoto legislativo ma deve riempire il vuoto legislativo lasciato dal legislatore. Come si vede c'è una profonda differenza tra il “volere” e il “dovere”. Se il Parlamento avesse votato una legge con la quale si fosse detto chiaramente cosa era necessario fare o non fare in questi casi, a quest'ora noi non ci sogneremmo di polemizzare, anche se in forme garbate, sulla vicenda. Il Parlamento aveva il dovere di colmare il vuoto legislativo con qualunque tipo di legge, avanzata o tradizionalista, ligia al dettato religioso o fortemente laica. La questione nasce perchè il vuoto legislativo esiste ed è palpabile. E poi le cose sarebbero potute andare diversamente se la magistratura avesse detto: “no, non si può fare”. Invece i giudici hanno detto “si, si può fare”. Vorranno pur dire qualcosa questi dati di fatto, o no? Dunque, le cose stanno diversamente da come prospettate da Marco. Permettetemi tutti adesso di aggiungere alcune considerazioni al sempre gradito commento di Marco o di qualunque altro interlocutore che desidera porre in modo civile e corretto il confronto delle idee. A mio parere è scorretto chiamare la vicenda in esame come il “caso Eluana”. In realtà la vicenda della ragazza in coma vegetativo da diciassette anni, viste le sue condizioni fisiche e psichiche di incapacità totale a esprimersi ed agire, non riguarda la sua persona ma quella del padre. Dunque, correttamente la vicenda avrebbe dovuto chiamarsi il caso “Beppino Englaro”, cioè il caso di un anziano signore che si è trovato, suo malgrado, in questa tragica vicenda schiacciato da dei macigni che gli altri gli hanno lanciato contro. La ragione di questo spostamento di attenzione e di ruolo non è solo formale o di metodo. E' una questione di merito, ovvero di sostanza che cambia le carte in tavola di entrambi gli schieramenti che stanno conducendo tra di loro una guerra totale non solo giuridica e formale ma anche mediatica e politica. Perché il fatto, lasciatemelo dire, ha valenza politica. Quello che lascia perplessi in tutta questa vicenda è la guerra di religione che si è innescata in modo strumentale via via facendo, perchè il fine non è la vita della ragazza ma il “principio” che essa sottende. Cosa volete che possa rappresentare la vita o la morte di una persona che praticamente non vive più da lustri davanti ai drammi collettivi si centinaia di vite umane che muoiono in guerra come a Gaza oppure migliaia di bambini in Africa che muoiono di fame perché non hanno cibo per sopravvivere. Questi si che sono drammi, perbacco! La vogliamo smettere di fare una nuova guerra dei Trent’anni per un caso che non meriterebbe far sprecare neanche un millimetro cubo di inchiostro su un giornale? Si comprenderà abbastanza bene che se la ragazza verrà lasciata morire si costituirà un pericoloso precedente per la posizione della Chiesa cattolica. Viceversa, se la ragazza verrà lasciata vivere costituirà un altro precedente che valorizzerà la posizione della stessa Chiesa cattolica. In altre parole sembra che la questione non sia la vita privata di una ragazza in fin di vita ma lo scontro tra due “massimi sistemi”, fra due Stati che sono arrivati alla battaglia finale. Ora la domanda che ci si dovrebbe porre correttamente a questo punto è quella che riguarda il fatto se è corretto costringere un padre, con il suo patrimonio affettivo di emotività dolorosamente messo in discussione dalle polemiche, ad essere il capro espiatorio di uno “scontro di civiltà” fra chi sostiene la tesi che la ragazza anche se in coma deve continuare a vivere fino a morte naturale, perchè lo dice la Bibbia, e chi invece vuole farla finita in ogni caso. Il tutto condito con una decisione della magistratura che sarà anche sbagliata ma che è una decisione vincolante per la vita di un paese di diritto. Se noi partiamo dal fatto, come sta facendo il panzer savonarolista Sacconi, che basta agitare un qualunque libro di religione, che oggi è la Bibbia e domani potrà essere il Corano (a proposito personalmente vi consiglio di studiare l’arabo), perché non si accettino le decisioni della magistratura allora la prossima riforma del codice civile e penale in Italia sarà quella che vedrà codificata la “legge della jungla”. E’ questo quello che si vuole? Come si può vedere in tutto questa gigantesca gazzarra la ragazza non ha voce in capitolo. Anzi, non l'ha mai avuta. Per essa vogliono parlare laicisti radicali da una parte e conservatori cattolici dall'altra. Entrambi non si rendono conto che non si vive così in una società moderna. Si vive in tutt’altra maniera, rispettando le leggi, confrontandosi nelle sedi competenti, colmando i vuoti legislativi e quando le leggi non piacciono modificandole opportunamente. Così fanno all’estero, che sono più civili di noi, dove buon per loro non è in funzione il Diritto giurisprudenziale che viene applicato in Italia, patria della “Scienza del Diritto”. Salvo poi a essere inutile, come è successo con l’avvocato Azzeccagarbugli quando saputo che il cliente Renzo era l’avversario di Don Rodrigo lo buttò fuori di casa con tutti i galletti. E nel frattempo i vescovi lefreviani, dopo aver negato l’Olocausto, dicono addirittura che il Concilio Vaticano II fu il più grande disastro della storia della Chiesa. Siamo vicini alla disgregazione totale?

1 commento:

Anonimo ha detto...

carissimo zeno se i confronti di idee diverse fossero sempre così nelle sede istituzionali l'italia sarebbe un paese migliore

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