domenica 1 febbraio 2009

Xenofobia e protezionismo nel Regno Unito: i professori sono diventati cattivi maestri?

Qualche anno fa se qualcuno avesse detto che nella avanzata e progredita società inglese si sarebbe fatto uno sciopero di protesta contro un gruppo di operai di una ditta italiana vincitrice di una commessa nel Regno di Sua Maestà Britannica non ci avremmo creduto. E invece questo fatto, increscioso e allarmante, si è verificato appena l’altro ieri, nel North Lincolnshire dell’isola britannica. Che dire? Gli operai inglesi che hanno fatto lo sciopero hanno tenuto a precisare che la manifestazione non è razzista. Intanto, però, hanno gridato slogan contro gli operai di un altro Stato membro dell’UE, mica contro i pirati che attualmente aggrediscono le navi vicino al Corno d’Africa. E poi, per rincarare la dose, hanno detto che gli operai italiani non sanno lavorare bene e commettono degli errori nel lavoro. Insomma, un piccolo capolavoro di ipocrisia e di difesa protezionistica del lavoro autoctono. Probabilmente volevano nascondere le vere ragioni discriminatorie con questa dichiarazione. “La ragione, dicono gli operai, è che i britannici vogliono salvaguardare il lavoro inglese, in terra inglese, per i lavoratori inglesi, come ha detto il Primo Ministro Gordon Brown. Il resto, dicono, non interessa”. Questa la notizia di oggi che commenteremo con le nostre opinioni. Crediamo che la querelle stia prendendo una brutta piega. C’è in Europa un vento sfavorevole alle conquiste del mercato unico europeo e molti paesi, in modo strumentale e ostile, stanno mettendo in atto politiche restrittive verso i partner europei che è, diciamolo a tutto tondo, contrario allo spirito dell’Unione. La questione poi sta diventando ancora più grave perché la Gran Bretagna, con la sua velleitaria politica economica espansionistica, è creatrice di falle enormi nella propria finanza a causa dell’immane indebitamento delle banche di Sua Maestà guidate per un decennio dall'allora Cancelliere dello Scacchiere che, guarda caso, è proprio l'attuale Primo Ministro inglese. La sua moneta, cioè la sterlina, che per anni ha sbeffeggiato l’euro dicendo che mai e poi mai aderirà alla moneta unica, sta precipitando a valori da “discesa libera alpina” e il confronto con l’euro è impietoso. Se non si corregge la rotta, le conseguenze saranno destabilizzanti non solo per l’economia inglese ma anche per le altre economie europee. Una prima personale valutazione riguarda il fatto che gli inglesi, a causa della crisi, stanno perdendo la testa. I lavoratori inglesi, invece di riconoscere alla società francese proprietaria degli stabilimenti di trasformazione del greggio la capacità di avere investito, magari con leggerezza e/o con entusiasmo, i propri denari creando occupazione indigena, si scagliano contro l’anello debole della catena che sono gli operai della ditta italiana che, sembra, riescono a fare lo stesso lavoro degli altri in modo più economico e adeguato. Che dire poi del fatto che in Germania, Spagna, Francia e in altri paesi europei ci sono decine di migliaia di lavoratori inglesi che svolgono lavori simili a quello dei lavoratori italiani discriminati in questa vicenda? Che facciamo, adesso, impediamo la libera circolazione della manodopera in Europa? E’ perfettamente inutile che si vada a fare uno sciopero contro trecento lavoratori italiani e portoghesi nella raffineria del Lincolshire di proprietà della Total quando la crisi investe tutto il mondo e non è dovuta agli italiani o ai portoghesi. Per non parlare poi delle furbate del Primo Ministro inglese che a Davos parla di “rischio protezionismo che deve essere combattuto a tutti i costi” e a Londra parla di “lavoro inglese per i lavoratori inglesi”! Il problema è che con queste mezzucci da quattro soldi di politica protezionistica non si va da nessuna parte, perché se si comincia così va a finire che anche gli altri faranno lo stesso e rischiamo di ritornare con le dogane alle frontiere tra S.Marino e la Regione Emilia-Romagna. E' questo quello che si vuole? Ciò che lascia perplessi è che il governo inglese, abusivo nella persona del suo Primo Ministro - perché votato capo del governo non si sa come e con quale procedura democratica quando sostituì il dimissionario Tony Blair - è incapace di intervenire con politiche di sviluppo. Sembra che l’economia inglese sia in una fase di implosione tale da non consentirle alcuna possibilità di adeguare richieste di nuove assunzioni contro licenziamenti. Al solito, in questi casi l’anello debole è l’Italia, soprattutto l’Italia dell'allegro e ottimista Silvio Berlusconi, invisa all’intero mondo perché immersa fino al collo di conflitti di interessi tra la sua azienda televisiva e le sue prerogative di Capo dell'secutivo. L’Italia ha una sola alternativa per continuare a galleggiare. La condizione è che il governo italiano intervenga con un progetto credibile di assunzione di responsabilità, come sta facendo il nuovo Presidente statunitense Obama nel campo delle energie alternative che ha varato un megapiano proprio in questo campo, per creare le consizioni della ripresa. Ma si sa che se Gordon Brown non ride, il Cavaliere Silvio Berlusconi, primo ministro di una italietta da ridere in cui le sue preoccupazioni principali sono Kakà e Beckam, non può fare altro che piangere. E siccome lui non sta mai al gioco, farà piangere al posto suo l’intero paese e i più deboli. E poi accuserà la stampa che non è stato capito. Peggio di così solo Pecoraro Scanio riuscì a fare col governo Prodi. Come dire: “dalla padella alla brace”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi corre l'obbligo di intervenire in questa sede per introdurre una correzione al senso dell'articolo, in quanto sembra che le agenzie di stampa riportano una dichiarazione del Primo Ministro britannico Gordon Brown, il quale ha detto che: "Gli scioperi selvaggi sono "indifendibili". Noi ne prendiamo atto. Vuol dire che i governanti inglesi non hanno ancora perduto la capacità di riconoscere ciò che è lecito da ciò che non lo è. Speriamo che i lavoratori italiani possano riprendere il lavoro al più presto. Lo prevedono le norme del diritto europeo e l'intelligenza degli arrabbiati lavoratori inglesi.

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