Eccoli di nuovo. Nonostante siano ormai fuori del Parlamento, perché non hanno superato lo sbarramento del 4% alle ultime elezioni nazionali, stanno tornando alla carica, più affamati di prima. Sono i piccoli partitini che affollano la variegata galassia dello schieramento politico italiano della sinistra. Sono il nulla della politica italiana, che non mollano. Testardi e ostinati, che hanno affossato il governo Prodi per la loro sete di protagonismo stupido e inconcludente, salottieri televisivi e non, che hanno portato il paese allo sconforto più totale regalando una maggioranza bulgara a Berlusconi, non rinunciano alla torta e si fanno avanti dichiarando di essere stati prima ingannati e adesso rischiano di essere anche truffati. Lo sbarramento al 4% li preoccupa perché corrono il pericolo di non superarlo. Né vogliono unirsi insieme perché bramano, come sempre, di essere l’ago della bilancia per ricattare e condizionare la politica dei grandi. Sono molti, sono socialisti, rifondaroli, comunisti scissionisti e non, socialisti di tutte le salse, verdi, mastelliani, radicali, repubblicani di non sappiamo più quale edera, liberali di qualunque bandiera tricolore, e altri, sempre numerosi e comunque attaccabrighe. Ecco alcune delle loro sigle: Ps, Prc, Verdi, Sd, Udeur, Radicali, Pri, Partito d'Azione, Pli, Liberaldemocratici, Psdi e Movimento dei 101. Ci ricordano la canzone di Rino Gaetano “Nun te reggae più...”, quando l’Autore diceva che si tratta di “onorevole eccellenza cavaliere senatore nobildonna eminenza monsignore” e i partiti allora erano: “pci psi pli pri dc dc dc dc”. Noi siamo dell’opinione che chi vuole partecipare al “banchetto” parlamentare deve mostrare di valere sul piano numerico qualcosina più dello “zero virgola qualcosa per cento”. Altrimenti a casa. Vadano a fare la calzetta coloro i quali sono stati nell'ultima legislatura dell'inetto Prodi degli arroganti mistificatori delle speranze dell’ambientalismo serio e della politica al di sopra delle parti. Questo paese merita di non trovarli mai più seduti sui banchi della Camera e del Senato della Repubblica. Francamente non se ne sente neanche il bisogno.
venerdì 30 gennaio 2009
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