lunedì 12 gennaio 2009

Quello che avremmo voluto dire, più di una volta, su De Andrè.

Oggi il nostro post tratta un tema che è generalmente un tabù nel mondo della rete. Lo sapete, noi siamo anticonformisti e la pensiamo diversamente dalla maggioranza. Se non fosse così questo blog e le cose che esso dice non avrebbero senso. Invece c'è, e fa sentire la sua voce, soprattutto quando in Italia si pratica il conformismo. Quale conformismo? Subito spiegato. Si tratta dell'evento mediatico più importante di questi ultimi mesi messo in atto dai media italiani a favore di un cantautore morto e sepolto da alcuni anni. Più di tre ore di musica, centinaia di radio collegate, un intero programma televisivo che fa ascolti nel mondo della sinistra su Rai3 e una lunghissima campagna pubblicitaria che ha mobilitato sostenitori, vecchi amanti delle canzoni di questo cantautore genovese e giornali di opinione come "La Repubblica" che è sempre in prima fila in questi casi. Noi non abbiamo gradito e adesso cercheremo di spiegare brevemente il perchè. Prima però dobbiamo far notare che per l'ennesima volta quando il mondo della sinistra decide di riunire le proprie forze intorno a un progetto che è musicale, oppure sportivo, o letterario, o cinematografico è sempre in grado di condizionare il mondo della comunicazione, riuscendo ad apparire interessante. Quando invece c'è da cambiare qualcosa nel mondo della politica, magari presentando una nuova classe politica, è sempre inconcludente e ottiene l’effetto contrario di premiare gli inetti e di dare più spazio nel migliore dei casi agli inefficienti. L'inconcludenza è la sua caratteristica principale. Lo diciamo con una punta di amarezza perchè da cittadini che credono nella democrazia siamo del parere che nella nazione sia necessaria una opposizione valida e concreta allo stradominio del centrodestra che con Berlusconi si sta trasformando il paese “da repubblica a monarchia” con buona pace alle speranze di cambiamento. Con De Andrè questa sinistra ha fatto ascolto, ha influenzato i media, ed è riuscita a muovere una quantità notevole di artisti che ci ha francamente meravigliato. Noi, tuttavia, non abbocchiamo, perchè abbiamo sempre avuto delle riserve per la canzone alla "De Andrè". A nostro giudizio la musica, le parole e le canzoni tutte di questo ambiguo cantautore degli anni passati non ci sembrano interessanti. Non lo sono per i testi che sono di una noia mortale, non lo sono per le musiche che sono lente e troppo parlate, non lo sono per i ritmi perchè il De Andrè a nostro parere è poco cantante e molto menestrello, e si caratterizza per essere fortemente monocorde nelle armonie, monotono nelle pause e lento nel movimento. Il tutto, naturalmente in "our opinion". L'opinione degli altri, in questo raro caso, ci interessa di meno. La canzone di Marinella, a nostro parere, più che “una storia vera che scivolò nel fiume a primavera ma il vento che la vide così bella dal fiume la portò sopra una stella” ci sembra una storia inventata da un furbacchione che ha usato il vento come parola magica per fare sognare la gente a suon di rimedi astrologici.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Aldo Grasso questa mattina ha pubblicato un articolo sulla medesima trasmissione di Fazio a Rai3. L'ha intitolata "Ma ha vinto un aulico kitsch sociale". Dice sostanzialmente le stesse cose che ho detto io ieri, con la differenza che lui le critiche le sa fare meglio di me. Quello che non avevo visto della trasmissione è che (cito testualmente ciò che ha scritto Grasso sul Corriere della Sera) "l'autore Pietro Galeotti, compagnuccio di scuola di Fazio, ha sentito invece il dovere di leggere una lettera che arrivava da Gaza[...]. Da Gaza? Che c'entra Gaza con la trasmissione su De Andrè? E' il solito vizietto dei sinistrorsi: più mischi le carte e più hai probabilità di avere successo ... confondendo la gente.

Anonimo ha detto...

bè...l'hai detto...grande ciao

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