L’Italia è la terra dei campanilismi. Ogni città, ogni paese, addirittura ogni borgo ha sempre avuto un campanile, una bandiera da issare su di esso al quale fare riferimento primitivo per la propria identità. I comuni medievali sono un esempio tipico di campanilismo. Spesso il “campanile” fu, e continua ad essere, riferimento socio-religioso, ovvero luogo di rappresentanza, di socializzazione e di culto. Per certi versi al tempo il campanile fu un’esigenza giusta e necessaria. Peccato che a rovinare questa immagine idealistica ci sia il fatto che il “campanile” di una città è stato quasi sempre costruito con toni e modalità differenti da quello del paese vicino. E’ inevitabile dunque una domanda: qual è il più bello? “Naturalmente il mio. Il tuo non solo non è bello come il mio, ma è anche brutto”. Questo, in sintesi, il modello di risposta che si immagina potrebbe rispecchiare adeguatamente l’essenza del campanilismo. Si tratta, come è facile immaginare, della incapacità di far fronte comune, su aspetti della vita sociale e politica dei comuni italiani, per risolvere i problemi dell'intera società. Un esempio? L’ennesima lite, infinita e sgradevole, tra Milano e Roma, ovvero tra il Sindaco di Milano e quello di Roma. In queste due città, in verità i campanilismi si sviluppano più in grande, in modo più visibile e spesso in modo più violento che altrove tra due sindaci di borgate più piccole. Nel caso delle liti Milano-Roma si riesce a toccare il massimo della provocazione e dell’offesa perché si innestano contrapposizioni e polemiche dovute principalmente ai sostenitori della polemica, cioè a quei due mediocri sindaci che rispondono al nome di Letizia Moratti e Gianni Alemanno che alimentano il campanilismo e la competizione tra le due città anche quando non se ne vede l’esigenza. L’ultimo motivo del contendere fra i due è la proposta del Sindaco di Roma Alemanno di trasferire il Gran Premio automobilistico di formula uno da Monza a Roma. La reazione del maggior partito lombardo non si è fatta attendere molto. Tuoni e fulmini contro la città di Roma in cui si suggerisce di cambiare gara e fare l’unica corsa alla quale la capitale è brava, cioè alla corsa delle bighe. Al di là del folklore, qui preme sottolineare un aspetto che viene disatteso dai media nazionali. E cioè che il governo Berlusconi, ennesima bufala contro gli italiani come lo fu specularmene l’ultimo governo Prodi, non solo non è riuscito nell’intento di dare coerenza e affidabilità alla sua presuntuosa compagine governativa ma evita in ogni modo di riprendere i compari delle due parti Nord-Sud che litigano per i più svariati motivi. Ciò che noi pensiamo di questa ennesima lite tra galletti infuriati e anonimi è semplice. Entrambi i contendenti hanno più torto che ragioni, perché entrambi si pongono in competizione tra di loro, sviluppando con gli intenti peggiori una polemica che è dannosissima al paese. Parodiando qualche favola potremmo dire che i due hanno in testa un’idea sbagliata di contrapposizione e di disputa sul "grado di bellezza" del proprio campanile. In altre parole, ci ricordano la famosa strega nella favola di Biancaneve, quando davanti allo specchio diceva: “Chi è la più bella del reame”? Nel nostro caso: “chi ha il più bel campanile del reame”? La cosa che stupisce di più è che il manovratore, padrone del vapore e della vaporiera, non fa assolutamente nulla per risolvere la zuffa tra i contendenti. Ve la immaginate una famiglia in cui il capofamiglia, davanti alla ennesima lite tra i figli, rimane in silenzio senza reagire? Invece di riprendere entrambi i contendenti e far comprendere loro che l’interesse generale è quello dell’intero paese, per cui Milano e Roma dovrebbero giocare in sinergia collaborando tra di loro per rappresentare al meglio l’intera comunità nazionale, è affaccendato in tutt’altre faccende. Quali? L’Avvenire, ovvero il maggior quotidiano di ispirazione cattolica, e noi siamo d'accordo, dice che Berlusconi è attualmente molto interessato a Kakà e Fiorello e che i problemi reali che riguardano il paese saranno risolti a loro tempo perché la crisi, essendo generalizzata, non può essere risolta con qualche provvedimento tampone, quà e là. Nel frattempo Berlusconi guadagna sempre di più denaro e potere, aumentando sempre di più il suo conflitto di interesse, mentre il paese va sempre di più alla deriva. Altro che “Italia, rialzati”! Qui si tratta solo di “Italia: un disastro totale”.
mercoledì 28 gennaio 2009
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