Il fatto di oggi riguarda la dichiarazione di un personaggio eccellente che ha detto che bestemmiare non deve essere condannato. L’Italia si sa è un paese provinciale. Qui per “provinciale” si intende un modo ristretto di vedere le cose e i problemi della vita, della società, della politica, del costume, etc. In senso etimologico, "provincialismo", secondo il dizionario di italiano De Felice, significa “cultura e mentalità, atteggiamenti e modi di provincia, da provinciali, e cioè arretrati, chiusi, limitati”. Domanda: qual è secondo voi la causa del provincialismo degli italiani? A nostro parere è il campanilismo eccessivo e sproporzionato di cui soffrono gli abitanti del Bel Paese. Questo campanilismo, che ha radici storiche antiche ed è radicato nelle coscienze degli italiani in modo vistoso e totalizzante, in realtà nasconde due aspetti deteriori e gravi della loro personalità: il razzismo e il regionalismo. Lasciamo da parte il primo dei due aspetti perché non è questo il momento di parlarne e soffermiamoci brevemente sul secondo. Prima però una precisazione. In genere gli italiani interrogati su questa circostanza fanno finta che la società italiana non sia in grado di provare sentimenti di odio verso gli altri e per dare ragione a questo loro convincimento errato, abusano del famoso luogo comune “italiani brava gente” che, detto fra noi, è una vera e propria menzogna storica. Dunque, che cos’è il regionalismo? Sempre secondo il De Felice è “un atteggiamento e comportamento caratterizzato da un interesse esclusivo o preminente per la propria regione, che può comportare una visone troppo particolaristica e ristretta dei problemi locali, staccati da un più ampio contesto internazionale o nazionale”. Con parole nostre il “regionalismo” è una forma esasperata di nazionalismo ristretto, che consiste nell’esaltare in maniera autoritaria solo e soltanto gli aspetti più approssimativi e popolari delle abitudini e delle prassi dei cittadini di un certo territorio. Si manifesta in tutti i settori della vita sociale e rappresenta il primo dei difetti di una persona provinciale. Il regionalismo si sviluppa in sintonia e in sinergia con le forme più disparate di autoesaltazione di pseudo-virtù di “qualità” possedute dagli abitanti della regione e di tutto ciò che è indigeno della regione di appartenenza. Sono esempi concreti di regionalismo l’uso del dialetto come manifestazione di appartenenza regionale, la cucina regionale, i prodotti regionali, gli usi e i costumi regionali, i proverbi regionali, i vini regionali, l’organizzazione della vita regionale, persino i difetti regionali, etc. Il regionalismo è, pertanto, uno stile di vita e rappresenta la difesa a tutti i costi di tutto ciò che è tipico della regione e nessuno si sognerà mai di criticarne nemmeno gli eccessi o le forzature. Un esempio? Il bestemmiare di molte persone di una regione, per esempio dei toscani. Naturalmente non di tutti i toscani, ma di molti di loro. E’ noto a tutti che molti abitanti della bella regione di Dante bestemmiano. E sin qui si potrebbe capire il fenomeno ma non giustificarne il difetto. Quello che è grave per molti toscani “che contano” è che la bestemmia viene difesa come “qualità” regionale che non fa male a nessuno. Nel nostro caso anche il potente e ascoltato Commissario della nazionale di calcio Marcello Lippi, di recente, l’ha difesa, affermando che “in Toscana la bestemmia è quasi un intercalare e non è astio verso Dio”. Noi non condividiamo nessuna parola di quelle dette dal Sig. Lippi, il quale avrebbe fatto bene a tacere e a mordersi la lingua piuttosto che fare affermazioni così sfrontate e fuori luogo. Questo signore, che viene lautamente pagato con cifre astronomiche per far tirare calci a un pallone, non si rende conto di essere uno dei principali responsabili di un atteggiamento provinciale non solo deplorevole e diseducativo verso la comunità e i giovani, ma soprattutto perché conferma il prodotto deteriore di una visione regionalistica che mortifica e offende la sensibilità dei cittadini e dei credenti dell’intera comunità nazionale. Che il sig. Lippi impari, per favore, l’educazione e le buone maniere. Se ne è capace.
giovedì 22 gennaio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento