Anno 2010 dopo Cristo. Sembra un secolo da quando in Italia ci fu la prima Repubblica. Gli anni che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale (fine anni ’40) alla caduta del muro di Berlino (fine anni ’80) saranno ricordati nei manuali scolastici come gli anni della preistoria della Repubblica Italiana. Gli anni ’50 e ’60 del dopoguerra sono stati gli anni della rinascita e del boom economico. Gli italiani cominciarono a rivivere dopo la parentesi buia e oscura del fascismo e della guerra. Gli anni ’70 furono gli anni della contestazione, delle stragi e del terrorismo. Gli anni ’80 produssero il successo della finanza, degli arricchimenti illeciti e della speculazione. Nonostante tutto il paese continuò a crescere, sebbene in modo irregolare e forse per inerzia, ma crebbe ancora e arricchì molti, soprattutto evasori ed eversori. Invece gli italiani onesti e civili cominciarono ad avvertire la prima crisi che fu prima di tutto crisi esistenziale e poi crisi politica ed economica. E arriviamo agli inizi degli anni ’90. Qui si produsse un colossale buco nero. Si arrivò ad un governo (Amato) che dovette addirittura attingere dai conti correnti bancari degli italiani per tappare le falle. Il paese, stremato da anni di guerra fratricida e da una lotta politica all’ultimo quartiere, collassò. Ognuno si sentì sciolto da vincoli e cercò di fare soldi in un modo o in un altro e a tutti i costi. E vennero i giudici che dichiararono guerra totale alla politica così come il paese l’aveva conosciuta nel lungo regno della “quiete” della Democrazia Cristiana. Uscirono di scena tanti protagonisti di quella politica. Il prosieguo degli anni ’90 e il primo decennio del ventunesimo secolo furono e continuano ad essere dominati da una nuova figura di politico-mediatico, che è l’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Questa in estrema sintesi la storia degli ultimi sessant’anni di politica nell’Italia repubblicana. La novità della nuova politica, chiamata seconda Repubblica, sta tutta nel fatto che un solo uomo, venuto da vicino (Arcore) ma assolutamente lontano dai valori della Costituzione repubblicana e della lotta alle ingiustizie (antifascismo), che non faceva il “teatrino della solita politica”, riesce in pochi anni a impadronirsi dell’intero potere politico-economico e finanziario del paese. La domanda che ci poniamo a questo punto è la seguente: com’è stato possibile? E’ da più di un decennio che noi ci poniamo questa domanda e ancora non riusciamo a capire bene come sia stato possibile tutto ciò. Intendiamoci. Noi non vogliamo dire che Berlusconi è tutto il male e l’opposizione di sinistra è il vero bene. E’ possibile che gli storici del futuro arrivino alla conclusione contraria, e cioè che il paese è stato retto in questi ultimi vent’anni dalla migliore mano politica immaginabile e che Berlusconi sia stato l’unico freno possibile alla crisi, che sarebbe stata molto più grave se non ci fosse stato lui. Dunque, non abbiamo certezze di nessun tipo. Invero, la domanda che ci siamo posti è un’altra. Come è stato possibile che l’Italia dei padri costituenti della Repubblica, cioè l’Italia dei De Gasperi, degli Einaudi, degli Spadolini, dei La Malfa, dei Pertini e di tutto quel mondo serio e responsabile di allora che la circondava e che ci dava sicurezze, sia passata senza soluzione di continuità, direbbe Fromm dall’idea della politica dell’”essere” a quella dell’”avere”, dal paradiso all’inferno? Come è stato possibile che dal mondo della severità, del rigore morale e della dirittura intellettuale si sia passati velocemente all’Italia dei “furbetti del quartierino”, dei Moggi, della Parmalat, delle intercettazioni telefoniche, della televisione condotta dai Pupo, dalle discussioni sguaiate e volgari degli Sgarbi, e da tutto quel mondo che circonda il velinismo, l’apparenza e l’esteriorità? Come è stato possibile che nonostante l’esistenza dei veri guardiani e mastini della severità dei costumi e dei comportamenti civili e politici,in particolare dei Montanelli, del giornale La Repubblica, etc, si sia arrivati al successo di trasmissioni come “Il grande Fratello”, “I pacchi”, le corna in televisione alla riunione del G8, alle accuse di Kapò nella sede del Parlamento Europeo, etc.? Com’è stato possibile che siamo sprofondati a livelli di indecenza nazionale e internazionale inimmaginabili? Chi ha fallito nella missione di traghettare il paese nella società del benessere in modo contenuto, in modo valoriale, con consapevolezza del rispetto, della solidarietà, del bon ton e della tolleranza? Qualcuno deve avere lavorato male. Ma chi? Visto che la risposta non può essere quella di dare la colpa ai marziani, noi diciamo a chiare lettere che la responsabilità maggiore è da attribuirsi a due soggetti italianissimi, che interessano la nostra società. Si tratta di due soggetti al tempo stesso politico e religioso. Essi sono la Sinistra italiana e la Chiesa cattolica. Il primo è responsabile di non avere capito assolutamente nulla di come si sarebbe dovuto traghettare un paese capitalista e occidentale attraverso la rivoluzione degli anni ’70 e ’80. Il PCI, dunque, primo responsabile di tutto, diventato successivamente Quercia con o senza falce e martello, quindi DS, dopo Ulivo e, infine, Democratici. E nel PCI di allora ci furono i Longo, gli Ingrao, i Berlinguer (per poco), i Natta e tutti quei maramaldi comunisti (per molto) che improvvisamente diventarono tromboni della politica, che non seppero o non vollero trarre il dado fino in fondo. Si chiamarono in modo bizzarro e singolare come miglioristi, berlingueriani, ingraiani, cossuttiani, il manifesto, etc. dove convivevano gente - templari dell’ortodossia comunista in occidente - che è sgradevole anche solo ricordare ma che furono protagonisti all’indietro di politiche retrive e antidemocratiche. I Cossutta, gli Occhetto e tutta quella gente che millantò insieme a loro onori che non ebbero, furono responsabili dell’acuirsi della contrapposizione degli italiani di una parte con quelli dell’altra (ricordate la marcia dei colletti bianchi?). Insomma non seppero gestire neanche il minimo della transizione politica del tempo. Il PCI fu un partito straordinariamente vitale per alcuni decenni nel post guerra. Diede molto all’Italia. Ma poi rovinò tutto e tolse altrettanto al paese. Con una metafora infantile possiamo dire che cadde e si ridusse come un pomodoro maturo che cade dal primo piano di una cascina, forse anche emiliana. Ma non fu solo. Una improvvisa follia collettiva dell’intera sinistra del tempo produsse risultati come l’omicidio di Moro, i collegamenti tra i partiti e la criminalità (Andreotti) per non parlare delle stragi e del terrorismo. La follia fu rinforzata dal pan sindacalismo della Triplice sindacale, i cui capi perdettero lucidità politica e lungimiranza intellettuale, per incapacità e/o per conformismo. In secondo luogo la Chiesa Cattolica (massimo sponsor del partito cattolico di maggioranza relativa del tempo) che non capì assolutamente nulla del pericolo che stava correndo l’intera società italiana. Tutta presa dalla novità del Papa polacco lasciò nelle mani italianissime della CEI la libertà di fare politica a suo modo. I fenomeni di mani pulite, della Lega Lombarda e della crisi economica e finanziaria sono il risultato della incapacità di questi due soggetti a non comprendere che era necessaria una svolta rivoluzionaria nella loro politica. Alle porte stava giungendo l’arrivismo politico, lo scambio dei favori, il cinismo sociale,il nichilismo valoriale, le droghe, la caduta del buon costume e, buon per ultimo, il rapporto con la malavita che nel caso della Chiesa produsse gli affaires Sindona, Ior, le collusioni con la banda della magliana, etc. L’attivismo elettorale delle parrocchie, gli scambi politici di favori, quelli economici e finanziari tra la finanza del tempo e la banca del Vaticano, il Cardinal Giordano inquisito, l’incapacità di comprendere che erano in gioco i valori di una società di quasi sessanta milioni di “anime” permise ai Craxi, ai Berlusconi, e a tutta quella classe di politici del meridione di fare politica errata e assassina. Basta ascoltare oggi, dopo più di trent’anni, la canzonetta di Rino Gaetano Nun te reggae più e si ha l’elenco completo delle mascalzonate commesse ai danni dell’intera società italiana in tutti questi anni. Adesso siamo qui a chiederci : quando finirà? Non conosciamo la risposta ma sappiamo che la cura sarà lunga e per niente piacevole.
sabato 9 gennaio 2010
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