Siamo alla vigilia delle elezioni regionali. Manca un giorno all’evento elettorale più atteso degli ultimi anni e in attesa di esercitare il nostro diritto-dovere di elettori abbiamo voluto guardare con attenzione i nomi dei circa mille candidati presenti nelle ventitre liste della Regione Lazio. Un enorme calderone di nomi, cognomi, soprannomi, nomignoli, diminutivi. Insomma, c’è di tutto. Eravamo a conoscenza della complessità e della varietà della fauna demografica di una città di circa tre milioni di abitanti come Roma, ma la realtà, come si dice in questi casi, supera la fantasia e di molto. Chi conosce la realtà sociale delle famiglie romane sa che questa città è unica al mondo. Lo è non solo per le bellezze, l’arte, i monumenti, la tavola, i cibi, l’atmosfera relativa agli eventi e agli spettacoli culturali, musicali e artistici ma anche perché Roma è l’unica città al mondo in cui gli indigeni danno del tu a tutti, anche se non ti conoscono. C’è una corsa al tu, al cameratesco, alla eliminazione di qualunque distanza, di qualunque regola, di qualsiasi convenzione, per eliminare subito la diversità, per ingabbiarti nel mondo indigeno che usa propri costumi, proprie modalità di comunicazione e stili di vita che non hanno uguali in tutto il mondo. Qui, il Lei è raro. E’ considerato alieno, estraneo, avverso, straniero. In una sola parola: nemico. Chi non sta al gioco del tu sa che in quel momento si sta autoemarginando, si sta mettendo “contro”. Viene guardato con diffidenza, trattato torvamente da straniero, visto con preoccupazione come un corpo estraneo da evitare. Tutto questo lo sapevamo. Come sapevamo anche il vezzo dei romani autoctoni, tutto romanesco, del soprannome. Tanto per intenderci del tipo: Carlo Rossi, detto “il migliore”. Forse l’esempio non calza alla perfezione. Ci scusiamo e lo cambiamo subito. Eccolo nella versione locale più vicina alla realtà. Carlo Rossi, detto “er patata”. E’ un po’ meglio, ma è difficile pensare a Carlo Rossi, o Mario Bianchi, come cognomi romani. E allora cambiamo di nuovo. Sentite questi altri. Marchioni Giovanni, detto “Totti”, che ne dite? O, per rimanere nella stessa varietà di insalata, Montella Guerino, detto “aeroplanino”? E quest’altro? Cassano Stefano Ciro, detto “Peter Pan” come vi sembra? Vogliamo continuare? Lo so, lo so che state dicendo che ho confuso i nomi dei candidati con i nomi dei calciatori della Roma. Ma vi giuro che non sto barando. Li ho appena visti negli elenchi dei candidati, mica li ho inventati io! Ebbene, tutti questi nomi e altri ancora sono presenti nelle liste dei candidati della Regione Lazio, magari come sinonimi di quelli veri. Non ci credete? Ecco l'URL dove controllare: http://www.comune.roma.it. Abbiamo contato ben ventisette nomi per ciascun raggruppamento. Quindi sono presenti ventisette nomi del genere che sono candidati del centro-sinistra e altri ventisette che sono candidati del centro-destra. I due schieramenti si equivalgono e presentano una par condicio che ha dell’incredibile. Per curiosità vediamone altri. Ponzo Umberto, detto “Carlo”. Qui non si capisce perché un individuo che ha il nome di Umberto si fa chiamare Carlo. Ma è possibile che la ragione sia conosciuta solo dal ristretto numero di amici che il Carlo ha. Mi immagino Umberto Bossi, come potrebbe apparire in un simile elenco. Umberto Bossi, detto il “giustiziere della Val Camonica”. Oppure “l’Umbertone che dà giustizia alla Padania”. E via dicendo. Corsi Fernanda, detta “Nanda”, ci ricorda la barzelletta romana di Fernando, il mandrillo del Tufello, che alla domanda della moglie “a Nando, che te paro?” le risponde che “mo’ vengo”. Continuiamo. GhebreIgzabilur Ghebremedhin, detto “Ghebre”. Questo è uno dei pochi casi in cui il candidato ha fatto bene a mettere il suo diminutivo perché altrimenti sarebbe stato difficile, vista la provenienza straniera del nome, farsi intendere. La Rocca Assunta, detta “Susy”. E passiamo al centro-destra. Prestagiovanni Bruno, detto “Presta”, oppure Lollobrigida Francesco, detto “Lollo”, si capisce che al centro della scelta vi è il desiderio molto romano di risparmiare fatica troncando il nome in uno più corto. Come i messicani nella pubblicità del TeAti fresco di frigorifero. Anche qui, il romano doc, si inserisce bene con una comunicazione elettorale che cerca di orientare l’elettore sul proprio dinamismo politico. Regimenti Luisa, detta “Luisa Reggimenti”. A parte la g di troppo, qui è veramente difficile capire il perché della "proprietà commutativa" presente nello scambio del nome e cognome. Vuoi vedere che si tratta di un matematico della Magliana che vuole fare colpo sulle persone interessate alla scienza astratta? Di Pedersoli Carlo, detto “Bud Spencer” abbiamo già parlato in epoca non sospetta. Basta andare a leggere l’articolo del 19.02.05. Damato Erasmo, detto “Mino Damato” lo sappiamo è un ex conduttore di programmi televisivi. Sentite questa. Di Fazio Ilaria, detta “De Fazio” o “Difazio”. Boh! Non lo sa neanche lei come si chiama. Giannini Giuseppe, detto “il principe”. E’ un ex calciatore della Roma. Petroniro Franca, detta “Francesca”. Oppure Golfo Consolata, detta “Lella”. Questa ci ricorda “’a Sora Lella” dei film di Alberto Sordi. Tarzia Olimpia, detta “Tarsia”. Qui si cambia la z con la s, forse perchè l'interessata deve avere origini emiliane. Chiapparelli Fiorella, detta “Monica”. E via di seguito, per un totale di cinquantaquattro nomi. Morale della favola? Manca solo il proverbio romano per completare l’opera: Francia o Spagna, purchè se magna. A parte gli scherzi, speriamo che il prossimo Consiglio Regionale abbia degli eletti che, indipendentemente dai soprannomi, faccia funzionare meglio i servizi laziali e non solo. Auguri Regione Lazio!
sabato 2 aprile 2005
Elezioni regionali, candidati e loro nomi.
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