domenica 6 giugno 2004

Noi italiani che Unione Europea vogliamo?

Più si avvicina la data delle elezioni europee e più si diventa nervosi per l’assordante silenzio dei candidati sui programmi che riguardano la politica europea. Tolto qualche sito internet che presenta in maniera vaga e superficiale un elenco generico di desideri, non c’è nulla di preciso nel programma dei candidati. Qui si rischia di dare una delega in bianco a dei Signori imbellettati sui manifesti elettorali che spiccano per l’assoluto vuoto di idee. Al massimo si dà rilievo immeritato a un candidato che dichiara di essere bisessuale, oppure a una nota di colore prodotta da una lista che si richiama alla bellezza delle opere d’arte. Vi sembra serio? Ebbene, io “non ci sto”, ed è venuto il momento di parlare chiaro e di dire qualcosa di concreto sulla finalità di queste elezioni. Il Parlamento europeo dura in carica un quinquennio. Cinque anni sono molti; sono tanti. In una intera legislatura, a Bruxelles, si possono produrre mutamenti più significativi di quelli di un’intera era politica, oppure si può sciupare inutilmente del tempo per nulla di utile. Che vogliamo fare? Domanda: che tipo di Unione Europea si desidera realizzare con queste elezioni? Vogliamo parlarne? Dico subito che sono profondamente contrario a un’idea di Europa annacquata. Sono del parere che un’Europa che esista solo sulla carta, come contorno geografico, senza una politica forte, senza un esercito comune europeo e senza una Costituzione adeguata, rischia di creare un soggetto politico debole, nano, anemico, buono a nulla. Non ha senso lavorare per un’Europa delle Nazioni, per un’Europa di facciata, senza poteri reali che non siano soprannazionali. Un’Europa incapace di essere veramente unita sarebbe un tradimento degli ideali e dei valori dei grandi europeisti degli anni ’50 che hanno costruito nel tempo questo unico, splendido e non comune progetto politico di unificazione del continente. L’Europa deve consolidare e arricchire il diritto di cittadinanza nello spazio dell’Unione. Deve promuovere una politica di integrazione di tutti i cittadini, con parità di diritti e doveri, dentro uno spazio comune che sia spazio di giustizia (importantissimo il mandato di cattura europeo), di sicurezza (altrettanto importante un esercito europeo), che valorizzino l’identità e le potenzialità degli Stati intesi come macroregioni, cioè come componenti armonici dell’intera Unione. Dunque, è necessario essere chiari. Si è, o non si è, per un’Unione Europea che vada oltre l’idea di collezione di Stati? Si o no? Si è d’accordo, o no, per un’Europa che sia “Nazione”, con Stati federati, con una bandiera unica che sostituisca quella degli Stati nazionali in tutte le manifestazioni? Si è per un’Europa che abbia un solo esercito federale, che abbia un solo seggio alle Nazioni Unite, che sia governata da un solo Governo di dimensioni continentali, si o no? Ebbene, di queste scelte nessuno parla. Comincio ad essere del parere che queste elezioni saranno una presa in giro, perché né il centrodestra, né il centrosinistra ne parlano con chiarezza e precisione. Come al solito si diluisce la tornata elettorale europea con una misera, riduttiva e campanilistica contrapposizione di tipo localistico, in cui a prevalere non è il senso del generale ma il criterio del particolare. Come al solito, purtroppo, in questo paese si insiste a non essere seri. Non progredi est regredi.

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