Costituzione europea e spirito critico.
In cosa consiste, si chiede il filosofo Emanuele Severino all’indomani dell’approvazione della Costituzione Europea, lo spirito europeo? La risposta sta nell’indovinato accostamento proposto tra “spirito europeo” e “spirito critico”. Sono d’accordo. Lo spirito critico si è manifestato, primo nel mondo, in una località dell’Europa che è la Grecia. Si è allargato, successivamente, nello stesso continente sotto forma di cultura dei popoli europei. Alla stessa maniera lo spirito europeo, che non ha nulla a che vedere con il monolitismo statunitense o il conformismo orientale, si sta manifestando, seppur tra mille difficoltà, nella straordinaria capacità di percezione dei popoli europei del ruolo svolto dalla ragione nel campo dei valori universali dell’uomo, come la libertà, la democrazia, il rispetto della dignità dell’uomo e la lotta contro tutte le tirannidi. Si tratta di elementi caratteristici della stessa matrice culturale europea, che hanno sempre costituito il centro dell’interesse dell’homo sapiens, cioè la continua ansia della ricerca della verità. E così come la verità è una cosa difficile da trovare, alla stessa maniera era da prevedere che sarebbe stato altrettanto difficile realizzare una Costituzione europea perfettamente adeguata all’ideale europeo. L’importante è essere riusciti a continuare questo formidabile progetto di unità. Sono ottimista, nonostante la presenza di tanti uccelli di malaugurio, tra i quali spicca l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Al contrario del Santo Francesco d’Assisi, di cui porta il nome, lavora sempre non per minimizzare le differenze ma per esaltare le diversità. Non per nulla l’unica idea che nessuno gli nega di avere avuto come sua è quella della comunanza di intenti tra la società che ha prodotto il terrorismo basco (una minoranza del popolo spagnolo) e la lingua sarda che, bella e straordinaria nel momento in cui la si usa come elemento di cultura e di tradizioni, diventa malvagia e criminale nel momento in cui consente la realizzazione del banditismo politico sardo volto alla difesa di una secessione sarda che ha molto in comune con quella del suo compare Umberto Bossi. Ma si sa, che i sassolini nelle scarpe, quasi sempre, non permettono di pensare se non altro che al solo interesse del piede e mai dell’intera persona. Peccato!
domenica 20 giugno 2004
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