venerdì 18 giugno 2004

Richiesta, ricatti e accordi.

La Lega Nord ha accettato di votare ai prossimi ballottaggi i candidati della Casa della Libertà. Chiede soltanto che Silvio Berlusconi accetti esplicitamente di impegnarsi, senza incertezze e ambiguità, ad approvare definitivamente il federalismo entro la fine della legislatura. A questo modo di ragionare si rileva una contraddizione logica che non è possibile non evidenziare. Si può sintetizzare in una domanda. Cosa avrebbe potuto altrimenti fare la Lega Nord se non aderire, in ogni caso, alla richiesta? Avrebbe mai potuto contrastare il centro-destra e far vincere il centro-sinistra? Dunque, da questo punto di vista la decisione del carroccio è una “non decisione” perché non avrebbe potuto decidere diversamente. Il fatto è che il partito di Bossi non è mai stato disponibile a collaborare a livello nazionale su nulla. Se adesso dà la sensazione di farlo è perché ha un suo particolare obiettivo che è quello di scardinare le strutture politico-costituzionali del paese, sperando che con un federalismo, anche annacquato, potrà in futuro intraprendere con maggiore vigore la strada della secessione. Riuscirà nel suo intento? Dipende da cosa decideranno l’UDC e AN. Solo loro, paradossalmente, possono invalidare il progetto degli uomini del carroccio. Il centrosinistra è fuori gioco. Certo che se il 5% della lega Nord, incassato alle recenti elezioni europee, è in grado di far digerire un cibo non commestibile come quello del federalismo a un governo in carica, cosa potrebbe fare Bertinotti, che ha il 6%, nei confronti della maggioranza dell’Ulivo nello schieramento del centrosinistra? Povero Prodi. Non sa cosa l’attende. I suoi sono, come si suol dire in questi casi, “cavoli amari”. Staremo a vedere.

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