mercoledì 30 giugno 2004

Ipocrisia e politica estera americana.

Il presidente degli Stati Uniti d’America, Gorge Bush, durante i lavori della NATO a Istambul, ha chiesto che la Turchia entri subito nell’Unione Europea. Ho l’impressione che Bush abbia commesso una irreparabile gaffe, che la dice lunga sull’idea che gli statunitensi hanno in merito al significato di Europa unita. Si era visto più di una volta il Presidente Bush sbagliare in modo sorprendente tono e misura in una vicenda complessa come quella dell’unificazione europea. Ma che adesso egli, estraneo a tutte le vicende europee, si immischi in una questione che non lo riguarda, è francamente inammissibile. Tra l’altro mi ricorda certe cantonate prese dal suo collega Silvio Berlusconi in occasioni analoghe. Entrambi riescono a fare delle figuracce memorabili. Ricordate quella contro l’europarlamentare tedesco Schultz? Tra l’altro, la presa di posizione di Bush, mostra una incredibile incoerenza di cui il Presidente americano non riesce a rendersi conto. Il fatto è che gli statunitensi, non riescono a digerire il fatto che l’unificazione europea rischia, ai loro occhi, di diventare un soggetto in grado di metterli in forte difficoltà su tutto lo scacchiere mondiale in tutti i settori, dall’economico al politico. Ricordate l’euro? E’ diventata una moneta forte in grado di mettere in crisi il dollaro. L’incoerenza nasce dal fatto che da una parte gli USA non vogliono riconoscere al soggetto UE il ruolo e l’importanza che a quest’ultima spettano nella politica mondiale. Dall’altro però, considerano l’UE importante e fanno di tutto per far entrare in essa la Turchia. Perché questa discordanza? Il perché è presto detto. Gli USA sanno che l’entrata immediata, o a breve tempo, della Turchia nell’Unione Europea genererebbe in quest’ultima una forte contraddizione in grado da sola a metterla in crisi. Soprattutto in questo periodo, la presenza di un paese musulmano in un’entità soprannazionale di origine cristiana, creerebbe i presupposti per una progressiva disgregazione dell’idea di Europa unita. E allora cosa fanno gli USA? Giù a lodare la Turchia che deve entrare subito nell’Unione. “Ca camma”, disse l’Avv. Degaetano. A suo tempo si vedrà. Per ora la Turchia si sta comportando bene e continui così. Intendiamoci. L’emarginazione e l’allontanamento dall’Europa della Turchia sarebbe un errore politico grave. Ma sarebbe altrettanto sbagliato precorrere i tempi di un evento politico complesso e delicato come quello dell’entrata a pieno titolo di un paese musulmano in un'Europa cristiana. La Costituzione europea per fortuna prevede che tutte le Religioni abbiano lo stesso status, con uguali diritti e doveri. Di più, la stessa Costituzione prevede che l’Unione Europea sia uno stato laico, in cui la separazione tra Stato e Chiesa sia garantita in assoluto, senza possibilità di equivoci. Da questo punto di vista l’essere la Turchia un paese musulmano non spaventa, né può creare grossi problemi, a condizione che si facciano le cose per benino e, soprattutto, con calma. La fretta in questi casi sarebbe una cattiva consigliera. In quanto all’amico Bush gli diciamo candidamente di non essere come l’elefante che vuole camminare a tutti i costi su un pavimento pieno di uova da “non rompere”. E, soprattutto, diciamo al suo amico Berlusconi, di “non rompere” con questa questione dell’entrata immediata nell’UE sia della Turchia, sia della Russia. C’è tempo. Con calma.

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