La gente è stufa della solita politica e dei soliti politici.
Cambiano i tempi, cambiano le società, cambiano le mode, i generi letterari, i costumi, i linguaggi, i mezzi di comunicazione, le musiche. Cambia tutto. Tutto, tranne che la politica italiana e gli uomini che la incarnano. I politici italiani sembrano delle cariatidi, sempre gli stessi, sempre prevedibili, sempre inutili. Passano gli anni ma loro sono sempre lì, con i soliti baffetti, con il solito taglio di capelli, con i soliti tic e le solite meline. Sono sempre gli stessi, di sinistra e di destra. Le stesse pause durante le interviste, gli stessi vestiti, lo stesso cerimoniale, le stesse parole, gli stessi gesti, gli stessi concetti di sempre. Possibile che tutto passa e cambia e loro restano? Rimane nei cittadini la inquietante sensazione di un immobilismo cinquantennale che è sempre lì, bloccato, impossibile da cambiare. Caratteristica di questa politica è la estraneità della gente alle cose dette e fatte dai politici. La gente non ne risulta mai coinvolta, non viene presa mai da nuove idee, che liberano le energie, le passioni, gli entusiasmi. Possibile che è necessario aspettare il rapimento e la liberazione di due ragazze italiane del volontariato in Iraq per sentire politici e giornalisti d’accordo, con le stesse idee condivise, con valori e programmi accettati da tutti? Possibile che sia tutto così difficile? Perché non si assiste a un guizzo di originalità che accomuna, a una virgola di creatività che prende tutti, a un sano ottimismo che coinvolge, a dichiarazioni e progetti che entusiasmano per gli intenti comuni da realizzare? Perchè? Perchè? Perchè? Perché non è possibile pensare al bene comune e non si programmano leggi e interventi parlamentari che possano portare benefici alla società italiana nella sua interezza? Perché dobbiamo elemosinare un po’ di buon senso solo in un’occasione straordinaria in cui sono solo due ragazze a unirci? Perchè?
mercoledì 29 settembre 2004
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