sabato 18 settembre 2004

A proposito della polemica calcistica tra i milanesi e i romani.

Abbiamo saputo che, all’indomani del gravissimo episodio di malcostume avvenuto nello stadio olimpico di Roma, con il lancio della famosa moneta da 1 € che ha fatto sanguinare il volto all’arbitro della partita, le rappresentanze politiche delle due città di Milano e di Roma si sono scambiate reciproche accuse insultandosi a vicenda. Il sindaco di Milano Albertini da una parte e il sindaco di Roma Veltroni dall’altra, spalleggiato dal Presidente della Regione Lazio Storace, hanno innescato la solita e inutile polemica su quale delle due città è da considerare più corretta e quale delle due città è meno violenta nel tifo calcistico. Francamente non avevamo avvertito l’esigenza di una simile, sciocca e inutile discussione. Ci sembra doveroso a questo proposito fornire al lettore una breve nota che chiarisca un po’ i termini della squallida vicenda. Questa disputa su chi è più o meno "bello" ci ricorda quella graziosa allegoria in cui uno storpio e un cieco fanno a gara per dimostrare che l’uno è da preferire all’altro perché il suo handicap o è irrilevante o, nel peggiore dei casi, è meno grave e vistoso di quello dell’altro. In verità si tratta proprio della incapacità dei due portatori di handicap a comprendere che il proprio difetto esiste, è reale e che la peggiore delle situazioni è quella di polemizzare con l'altro. Fuori metafora diciamo che spiace che delle persone normalmente intelligenti quando fanno il loro lavoro (e riconosciamo che i tre personaggi politici lo hanno finora svolto con passione e onestà), nel momento in cui affrontano temi di tifo calcistico ragionano come se fossero essi stessi protagonisti di punta delle comunità violente che rappresentano. Spiace che delle persone che svolgono ruoli istituzionali delicati e importanti passino con facilità e sotto l’impulso del tifo calcistico da quieti e razionali Mr. Hyde a pericolosi e irragionevoli Dr. Jekyll. Spiace che questi tre importanti personaggi politici diventino tre pessimi attori sul palcoscenico delle idee e dei ragionamenti nel momento in cui si parla di calcio. La verità è una sola. Con il loro intervento essi dimostrano di non avere compreso che tra le due tifoserie non esiste alcuna differenza. Si tratta della “stessa vile razza” di mascalzoni che praticano la violenza come scelta di vita. Si tratta di due comunità che hanno in comune la ferocia degli atti violenti. Esse sono costituite da incivili, rozzi e prepotenti mascalzoni che nascondono la loro inclinazione teppistica e violenta dal lunedì al sabato, e danno sfogo a questo loro selvaggio modo di essere la domenica, sfogando la loro aggressività con questi atti di inciviltà e di arretratezza culturale. Per favore Sigg. Albertini, Veltroni e Storace, evitate di farci vergognare difendendo in modo poco ragionevole questi mascalzoni. Quello che però colpisce e ferisce di più in tutta questa spiacevole storia calcistica è l'assordante silenzio delle personalità romane e milanesi di successo che non si sono mai poste il problema di spendere un solo minuto del loro tempo e della loro popolarità per fare opera di persuasione diretta sulla gente che costituisce la società romana e brianzola, in modo da educare questi "mascalzoni della domenica". Colpisce la distratta inerzia dei romani e dei milanesi che contano che non hanno mai fatto nulla per far cessare questo scempio di valori, di principi di legalità e di corretto approccio ai fenomeni sociali della vita. Nessuno di costoro (attori, politici, musicisti, cantanti, ecc..) ha mai messo in atto un solo progetto educativo pubblicitario, magari in collaborazione con le scuole, per condizionare le due società, romana e milanese, in modo autenticamente positivo ed educativamente significativo. Questo è il fatto più grave di tutta la storia. Mi dispiace, ma accanto ai mascalzoni della violenza, purtroppo, esistono anche i Ponzio Pilato del silenzio e dell’omertà.

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