Era prevedibile. Tutti se lo aspettavano. Colpisce semmai l'immediatezza con la quale la Chiesa Cattolica ha commentato la sentenza della Suprema Corte, che ieri ha deciso di consentire un nuovo processo sul distacco del sondino nasogastrico ad Eluana Englaro, la ragazza in stato vegetativo dal 1992 a seguito di un incidente stradale. Per la Chiesa cattolica "la sentenza significa orientare fatalmente il legislatore verso l'eutanasia". Questo il fatto. Passiamo alle opinioni. Secondo noi da questo clichè non se ne esce. La questione è di quelle che non si risolveranno mai. La ragione, lo sappiamo, è dovuta al fatto che uno dei soggetti coinvolti in questo affaire è una istituzione religiosa. E le religioni, lo sappiamo, non amano confrontarsi con gli altri, magari con spirito galileiano, sui grandi temi. Le religioni sono dogmatiche. Pertanto o si fa come dicono loro o non si cava un ragno dal buco. Con tutta la disponibilità per le ragioni della Chiesa noi non possiamo non far rilevare che la questione interessa l'agire umano, cioè le debolezze degli uomini e le libertà dei cittadini. Per favore, vogliamo ragionare con calma e pensare di dare un senso alle dichiarazioni? Che cosa vuol dire vivere? Se vivere significa stare appesi a un sondino per tutta la vita senza pensare, senza muoversi, senza avere emozioni, senza ansie e preoccupazioni, con l'encefalogramma piatto, allora stiamo prendendo un granchio. A decidere se staccare la spina o meno non può essere una Chiesa ma i familiari del o della disgraziata. Se così non fosse la prigione per gli uomini non sarà la vita ma il corpo. E che prigione può diventare lo abbiamo visto tante volte, non ultimo quello di Welby. Ci dispiace ma questa volta la Chiesa avrà da faticare per far sentire le proprie ragioni.
mercoledì 17 ottobre 2007
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