Può una politica di risparmio energetica conciliarsi con un’etica della domanda e del consumo? Domanda semplice ma di grande interesse. La nostra risposta è che si, si può, a condizione solo che lo si voglia! In un periodo in cui la politica italiana del contenimento dei consumi energetici e dello sviluppo delle fonti energetiche bio-alternative (solare, fotoelettrico, biomasse, eolico, etc.) è talmente debole che l’Europa, non a torto, ci ha classificati come i nemici dello sviluppo eco-sostenibile, è possibile recuperare. Ecco come in un esempio importante che è quello dei consumi elettrici. Dovrebbe funzionare pressappoco così. Si calcola il valore medio dell’energia elettrica consumata da un italiano in un anno. Facciamo un esempio, con numeri presi a caso e mirati alla semplificazione. Se vengono consumati sessanta miliardi di chilowattora all’anno, cioè 60 000 000 000 kWh/anno il valore medio pro-capite è 60 miliardi diviso 60 milioni di cittadini, uguale a mille kWh a testa in un anno. Lasciamo perdere se non è realistico un consumo così elevato e facciamo finta che i calcoli siano giusti. Questo vorrebbe dire che chi consuma più di questo valore medio di 1000 kWh è uno sprecone, mentre chi consuma meno è un virtuoso. In questa prospettiva dovrebbero essere stabiliti, dalle teste d’uovo del ministero competente, i valori del prezzo da pagare in funzione del consumo, cioè per chi consuma meno di 1000 kWh sconti progressivi a iosa, mentre per chi consuma di più penalizzazioni e aumenti via via crescenti, fino ad arrivare a stangate opportune e fortemente educative per ottenere ricadute di risparmio appropriate. E’ proprio così difficile pensare a una strategia dei prezzi così semplice? La proposta andrebbe incontro a tutta una serie di richieste che dovrebbero soddisfare l’esigenza del risparmio energetico nazionale in modo consistente, l’esigenza di premiare i cittadini virtuosi, l’esigenza di punire gli spreconi con messaggi educativi chiari del rispetto del contenimento dei consumi e, infine, l’esigenza di sviluppare una educazione ambientale che porterebbe buone abitudini nel campo dell’educazione dei cittadini nella vita sociale. Perché non lo si fa? A nostro giudizio non lo si fa perché né il centrosinistra, né il centrodestra in Parlamento hanno la voglia di “distrarre” il proprio tempo dalla polemica politica a causa di una miopia che non è solo politica, ma è culturale e, ancora peggio, immorale. Solo i mediocri pensano come fanno l’arrogante maggioranza e la disastrata opposizione. E nel frattempo spagnoli, tedeschi,inglesi, francesi & C. lavorano bene nell’interesse generale delle loro società. Mala tempora currunt.
mercoledì 3 dicembre 2008
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