lunedì 12 settembre 2005


Roma, Italia, Unione Europea: estranei in casa?

In Europa ci sono ben venticinque paesi che appartengono all’Unione Europea. Roma è la capitale di uno di questi paesi. Anzi. Roma rappresenta uno dei sei Paesi fondatori dell’Unione ed è una delle poche sedi privilegiate dello sviluppo comunitario perché nei suoi affascinanti palazzi sono stai firmati gli atti ufficiali di quasi tutti i trattati internazionali relativi alla costituzione dell’unità europea. Ci si aspetterebbe, pertanto, che Roma fosse una città con vincoli forti e legami speciali con l’Europa, evidenziati da strutture, simboli e segni di robusta rappresentanza. Nulla di tutto questo. Roma da sempre, per motivi quasi tutti riconducibili a preconcetti e pregiudizi politico-ideologici, è stata attratta da altri paesi, per lo più extraeuropei appartenenti all’area sudamericana o africana. Roma ha legami solidi con altri continenti, ma non con i paesi europei. Ecco il paradosso di questa città. Una cosa inaccettabile. Roma, in poche parole ha sottovalutato e sottovaluta l’importanza dei legami con gli altri partner del nostro continente. Cosa fa questa città per rafforzare i legami con le popolazioni di questo importante continente? Cosa fanno le istituzioni cittadine per conoscere meglio i cittadini dell’Europa e per farci conoscere meglio dai medesimi cittadini? Il Sindaco Veltroni, a nostro parere, ha fatto e continua a fare poco, molto poco in questo settore. Siamo al limite della rimozione totale dell’appartenenza all’Europa. A parte il caso Parigi, che è l’unico caso in cui si nota un adeguato interesse all’apparentamento, con le altre capitali d’Europa c’è il vuoto più assoluto. E’ una pessima cosa. Un vero Sindaco europeo, già da molto tempo avrebbe promosso progetti di miglioramento della reciproca conoscenza. Veltroni finora non lo ha fatto. Perché?

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