sabato 21 aprile 2012

Morte e web.

Che rapporto esiste tra la morte di una persona e la sua cittadinanza nel web? Cerchiamo di spiegarci meglio partendo dall’esperienza della scomparsa di una persona. Com’è noto, quando un cittadino muore il medico di famiglia ha l’obbligo di stilare un certificato di morte col quale informa ufficialmente le autorità del decesso. In poco tempo viene attivato un protocollo col quale municipio, datore di lavoro o istituto di previdenza, banca e altre istituzioni prendono atto del decesso di quel soggetto e intervengono sugli aspetti civili ed economici. E nel web cosa succede quando il titolare di un dominio muore? Nulla, assolutamente nulla. L’indifferenza è totale e non c’è alcun obbligo per nessuno di fare qualcosa. Se il soggetto non è conosciuto e il suo spazio web è gratuito, il tempo è come se si fosse fermato per sempre. Manca solo la polvere per certificare l'oblio. Se invece l’autore è conosciuto, all’inizio ferve una certa attività di comunicazione, si scrivono dei post nei forum ricordandolo ma anche qui dopo un po’ la notizia cessa di essere tale. Nel web non esiste alcuna autorità preposta a prendere atto del decesso di un internauta e attivare un protocollo adeguato. Per esempio non c’è alcun obbligo di un provider di chiudere il sito web o di rimuovere le pagine web del deceduto. Qualche anno fa è morto Carlo Berselli, alias Maria Strofa. Aveva un Blog molto seguito in rete che è stato chiuso due anni dopo dalla figlia. Per due anni è rimasto intatto come se egli fosse stato ancora in vita. Nel mondo di Internet la morte non è presa in considerazione. Non esiste. E se si è costretti a prenderne atto la si rimuove subito e non se ne parla più. Quello che conta è l’attività di informazione. Pubblicare, pubblicare, pubblicare. Non fermarsi mai, ed essere sempre presenti, dinamici, attivi, in evoluzione. La rete non ammette la quiete. E’ come se chi pubblica pagine non dovesse mai morire. E quando il triste evento si verifica quell'url non verrà mai più utilizzato. La vita e la morte nella virtualità della rete è qualcosa di diverso della realtà. Nella rete la morte, al massimo, può sembrare una pausa. Quanti blog per anni sono stati lasciati senza aggiornamento e poi all’improvviso compare un post in cui l’autore dice che è tornato e riprende l’attività come prima e più di prima? E’ dell’altro giorno la notizia della creazione di social network per i defunti. Non pensiamo che l’idea attecchirà. Rimane il fatto che il problema della morte diventerà sempre più anche un problema digitale. Meminisse juvabit.

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