martedì 27 maggio 2008

Romanità e comportamenti omertosi di molti cittadini della Capitale.

Roma. Ore 21 del 22 maggio 2008. Al semaforo di una via, molti automobilisti sono fermi perchè c'è il rosso. Uno solo non ci sta. E' un romano, giovane, capelli rasati. E' alto, robusto, sembra un forzuto centurione dell'esercito di Giulio Cesare. Ha una mercedes nera, viaggia con una bella ragazza al fianco. Si sente forte. Dunque, non ha bisogno di aspettare che il rosso diventi verde. Aspettino gli altri che sono inferiori: "io non accetto regole, sono romano". E così supera la doppia linea continua che funge da spartitraffico, guarda tutti con aria di sfida e accelerando a velocità sostenuta supera tutti. Nessuno gli può stare dietro: lui si sente imprendibile. Ma ecco l'imprevisto: due giovani ragazzi su un motorino sopraggiungono spensierati dalla strada che ha il verde. L'impatto fortissimo è ineliminabile, come ineliminabile è il passaggio immediato dalla vita alla morte dei due poveri sventurati innocenti. Il pirata non si fa sorprendere da scrupoli di coscienza. Tira diritto come se nulla fosse. Il suo cinismo ha ucciso due volte i due innocenti. Due giovani vite perdute per "un semplice incidente" per l'assassino. Dicono che il giudice abbia "derubricato" il gravissimo reato di omicidio volontario in omicidio colposo. E' possibile che abbia ragione. Ma due vite sono state distrutte in pochi secondi per l'arroganza di un delinquente per giunta senza patente perchè ritirata, che non ha avuto il coraggio di fermarsi per aiutare i due giovani. Ma è proprio vero che non si può fare altro a Roma per azzerare i potenziali assassini che a migliaia, con le teste rasate, circolano per le strade indisturbati? Intanto, noi possiamo pubblicare il senso di una breve lettera inviata a un giornale da un certo signor Carlo. Ecco il testo che condividiamo totalmente. "Vorrei manifestare la mia solidarietà e simpatia a quel ragazzo che ha tentato l'inseguimento del criminale che ha ucciso due ragazzi su via Nomentana a Roma. Basta con la morale del ma fatte l'affari tua! Un piccolo e costante impegno da parte di tutti scatenerebbe una grande forza che aiuterebbe nella lotta contro i prepotenti". Grazie Signor Carlo. Noi la pensiamo esattamente come lei. Purtroppo moltissimo romani, ancora oggi, sono più omertosi dei siciliani nel non collaborare con le Autorità. Ancor oggi, quando qualcuno vuole andare alla polizia per denunciare un sopruso, ci si sente dire: ma fatte l'affari tua! A sbiro! A 'nfame! Vergogna a tutti questi pessimi cittadini che ricordano storie e coltelli della ignorante Roma.Non abbiamo bisogno di questi "er più da situazione!". Somigliano troppo ai picciotti siciliani, con la coppola e il gilè di velluto o meno.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Zeno,
adesso arriva Berlusconi con il suo pacchetto sicurezza (dopo aver salvato Rete4, s'intende!).

Ciao
Livio

La grande bruttezza ha detto...

Coi siciliani non c'entrano proprio niente. L'omertà siciliana è frutto di un vincolo personale. Questi qua invece sono soltanto dei poveracci ignoranti pieni di paura, buoni solo a dissimulare per nascondere la propria totale, totale, inettitudine.

Sud ha detto...

di gran lunga il popolo più omertoso d'Italia. Sono pugliese, sono stato a Napoli, a Palermo, anche al nord Italia e non ho mai visto così tanta, così tanta, così tanta ignoranza e provincialità come a Roma. Riporto ogni singola parola del commenti di "La grande bruttezza" che ha fatto centro al 100%. In particolare, questo passaggio che andrebbe stampato e appeso su tutti i muri della regione Lazio: "sono soltanto dei poveracci ignoranti pieni di paura, buoni solo a dissimulare per nascondere la propria totale, totale, inettitudine"

Support independent publishing: buy this book on Lulu.