mercoledì 29 gennaio 2014

Casa e finestre con vista.


Se avete immediatamente pensato al romanzo Camera con vista, dello scrittore inglese E. M. Forster, non avete indovinato ma vi siete avvicinati un po' alla realtà. Il tema del nostro post è apparentemente differente dalla storia della giovane donna dell'Inghilterra dell'Età edoardiana che durante il suo soggiorno a Firenze, nella pensione Bertolini, è delusa dalla veduta della finestra della sua camera. C’è tuttavia qualcosa che accomuna l’aspetto infelice della veduta di una stanza della pensione fiorentina con la vista dei disgraziati finestroni di un magazzino romano. Nondimeno qui la veduta non riguarda la passione intima della giovane Lucy e neanche il suo atteggiamento interiore relativo ai sentimenti. Qui la veduta accomuna due fatti realmente accaduti in questi ultimi dieci anni di vita disordinata nella città della decadenza di valori e costumi, di cui l’eccellente film La Grande Bellezza del regista Sorrentino ne esplicita il forte degrado. Abbiamo pertanto due case. La prima è l’appartamento di proprietà dell’ex ministro Claudio Scajola, mentre la seconda è un magazzino di proprietà di un Signore, impelagato come Scajola in una giravolta di complicate situazioni più o meno illegali (al riguardo c'è un altro processo in corso) riguardanti la sua proprietà immobiliare in relazione alla testarda abitudine che c'è nella città della Lupa a non voler rispettare le regole del Codice civile. Vi chiederete giustamente che nesso possa esistere tra le due vicende che sembrano distanti mille miglia, mentre nella realtà e almeno dal punto di vista geografico sono separate da pochi chilometri in linea d’aria. La risposta è che in entrambi i casi la magistratura ha assolto i due proprietari giustificando le sentenze, almeno nel secondo caso e a nostro parere, con un saggio di equilibrismo giuridico che ci rende molto perplessi. Ricordiamo i due casi. Il primo è più famoso ed è il «caso Scajola», in cui l’illustre ministro del Pdl nel 2004 acquistò la famosa casa al Colosseo affermando che “a sua insaputa” qualcuno gliene pagò più della metà. In pratica il caso ebbe vasta risonanza mediatica, spesso ironica e irriverente, perché il pagamento fu effettuato alla presenza del notaio con quasi cento assegni, la maggior parte dei quali versati dal componente di una cricca lobbistica “a insaputa” del ministro. Il secondo caso è sconosciuto, perché interessa un tizio che in fase di ristrutturazione ha aperto delle finestre del magazzino acquistato da una cooperativa in modo palesemente difforme dal modello di finestra deciso da una delibera del Condominio. Vi chiederete che cosa abbiano in comune i due casi così apparentemente differenti. Ebbene, tenetevi forte perché hanno molti elementi in comune tanto da potere essere definiti un “caso esemplare” di compravendita immobiliare e dei suoi singolari sviluppi. Primo. Entrambi i casi interessano lo stesso notaio, che è stato colui che ha effettuato i rogiti notarili della casa del Ministro (addirittura il rogito è avvenuto nell'ufficio del Ministro) e degli assegnatari di tutti gli immobili della cooperativa. Coincidenza? Fate voi. Secondo. Entrambi si riferiscono a due soggetti che hanno avuto nella vicenda ruoli simili nella circostanza dell’acquisto. Comportamenti più o meno esoterici e una incredibile faccia tosta di entrambi nel non volere accettare le regole della trasparenza nella compravendita per il primo e del rispetto delle aree comuni per l'altro. Il risultato? Invece di essere condannati sono stati assolti dal giudice monocratico. Terzo. Entrambi i casi mostrano che l’assoluzione crea un pericoloso precedente per cui diventano leciti comportamenti che a prima vista sono palesemente scorretti (nel primo caso assegni che dovrebbero essere versati dall’acquirente e invece quasi i 2/3 vengono versati da un estraneo alla compravendita non si sa bene a che titolo, peraltro indagato per riciclaggio dalla magistratura, e nel secondo caso finestre completamente differenti in forma e dimensioni che alterano l’estetica dell’edificio. Ci chiediamo in primo luogo a cosa serve un notaio (si chiama Gianluca Napoleone) che dovrebbe essere un rappresentante dello Stato e della legalità, che permette il pagamento dell’immobile con assegni di un terzo? E in secondo luogo a cosa servono un Regolamento di condominio e il Codice civile che dicono che non è consentito variare l’estetica e il decoro di una facciata quando poi ciò si realizza concretamente nonostante il tizio sia stato avvertito dall’amministratore del condominio che non poteva farlo? Brutte storie e pessima morale.

1 commento:

Giancarlo ha detto...

Che la giustizia ,la quale non a caso viene rappresentata con spadone e bilancia, sia fallace è un fatto. E' ammministrata dagli uomini e questo dovrebbe...dare la prima risposta !
Lei elenca due casi ecclatanti , paragonando il tutto al bel romanzo io le segnalo un'altro caso che mi colpì a suo tempo.
Processo al divo Giulio per collusione con la mafia. Lo stesso processo alla fine si concluse con una sentenza di esemplare filosofia salomonica.
Fu assolto per decorrenza dei termini , leggere prescrizione, nel periodo che interessava questo reato, tra l'altro questo tipo di assoluzione non significa essere innocenti, fu assolto perchè il reato non sussisteva per il periodo nel quale la prescrizione non copriva. Morale fino alla fine, mi scuso per il possibile errore, degli anni 80 reato prescritto. Oltre quel periodo reato non in essere quindi assoluzione totale. Come dire fino a ieri eri colluso con la mafia oggi ti sei redento e sei innocente.
Amara conclusione, ha ragione il dominus degli ultimi 20 anni di questa democrazia quando dice che si deve riformare la magistratura ? Non certo a modo suo !
Nel Paese dei campanelli è possibile che una parte, importante, del costo di un appartamento venga coperto da terzi , a dispetto del fatto che il notaio dovrebbe certificare l'avvenuto pagamento, ma accade che il notaio si limita a domandare se il pagamento è stato fatto e se le parti sono soddisfatte !
E' evidente che , come detto sopra essendo la giustizia amministrata dagli uomini è di per se stessa imperfetta, quindi malgrado regolamenti di condomio, malgrado pronunciamenti dei condomini , malgrado tutto ciò si trova il cosidetto pelo nell'uovo per dichiarare che gli asini volano. Sarà anche vero...o no ?

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